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Sandro Cortese è stato per due volte campione del mondo, nel 2012 in Moto3 e nel 2018 in Supersport, anno del debutto assoluto nella categoria. L’anno successivo ha debuttato nel mondiale Superbike con il team Yamaha GRT e nella passato stagione ha iniziato il campionato con il team OUTDO Kawasaki Pedercini.
Purtroppo il suo campionato si è concluso anticipatamente a Portimao in Portogallo, nell’ultimo giro di gara-1. Dopo un contatto con l’incolpevole Leandro Mercado, il pilota italo tedesco è caduto andando ad impattare con la schiena contro il muretto di protezione. Trasportato in elicottero all’ospedale di Faro, gli veniva riscontrata la frattura della vertebra T7 per fortuna senza interessamento midollare, oltre ad una frattura alla tibia.
Lucio Pedercini ci aveva subito rassicurato, comunicandoci che Sandro non aveva perso sensibilità alle gambe, ma ci aveva anche preannunciato che non si sarebbe trattato di una cosa da poco. Ora dopo molti mesi trascorsi prima nelle cure e successivamente nella riabilitazione, sembra che il calvario di Cortese sia al termine.
“Ho potuto riprendere gli allenamenti – ha dichiarato in una recente intervista al sito ufficiale WorldSBK – perché finalmente non avverto più dolore. Dovrò tornare sotto i ferri per rimuovere le placche che mi hanno consentito di saldare la frattura alla vertebra, ma ormai sono alla fine di questa brutta avventura”.
“Voglio e devo guardare solo i lati positivi – ha proseguito l’italo tedesco – visto che ho rischiato di restare su di una sedia a rotelle, ma ora per fortuna ho potuto riprendere a lavorare, per tornare in forma e riprendere a correre”.
Infatti come tutti i piloti, Sandro non vede l’ora di tornare in pista, ma è molto realista: “Dubito di poter trovare una moto competitiva nella Superbike di quest’anno, e quindi resto concentrato sulla mia preparazione fisica, e chissà che non si apra qualche possibilità più avanti nella stagione. Ho solo 31 anni e so di essere un pilota competitivo, per cui non voglio limitarmi a fare numero, ma cercherò una moto che mi permetta di lottare per i risultati che contano”.
Chi ha lavorato con lui, dal team GRT Yamaha a quello di Lucio Pedercini, passando per il team Barni Racing con il quale ha svolto alcuni test, ne dice un gran bene. Non solo per quanto riguarda le sue prestazioni, ma anche per la sensibilità di guida e per le indicazioni che fornisce ai meccanici. Un vero professionista, che non è ancora riuscito ad esprimersi al massimo nel mondiale Superbike.
L’intervista si conclude con un ringraziamento: “Voglio ringraziare la mia ragazza, la mia famiglia ed i miei amici, che mi sono stati sempre vicini e mi hanno accompagnato in questo periodo difficile”.