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Oltre a essere il World Superbike Technical Director, alle dipendenze della FIM, Scott Smart in passato è stato un valente pilota motociclistico, e non poteva essere altrimenti, visto che è figlio di Paul Smart e nipote di Barry Sheene: una vera e propria “famiglia da corsa” quindi. Da alcuni anni Scott sovrintende alle regole tecniche ed agli sviluppi nel World SBK quale rappresentante della FIM.
Con lui abbiamo parlato delle nuove regole per i mondiali delle derivate dalla serie, e anche della situazione dei motori Honda in Superbike, che a qualcuno non è risultata chiara e che comunque, vista la deroga applicata al regolamento, rappresenta un'eccezione mai avvenuta in precedenza.
Si parla sempre più spesso di una “nuova” Supersport...
"Non è ancora ufficiale, ma in effetti ci stiamo lavorando da un anno e mezzo. Stiamo studiando delle nuove regole che tengono conto anche dei campionati nazionali. Siamo in contatto con gli organizzatori di BSB, Moto America, CIV e CEV, con i quali c’è una fattiva collaborazione, ma per preparare un regolamento unico per il mondiale ed i campionati nazionali occorre che tutti dispongano delle stesse tecnologie e degli stessi controlli, per gestire tutto nello stesso modo.
I campionati nazionali si sono aggiornati molto dal punto di vista tecnico negli ultimi anni, e questo ha permesso il crearsi di nuove sinergie."
Come è già successo per la 300...
"La 300 è stata difficile all’inizio, perché i vari costruttori hanno fatto proposte diverse, da 299 a 400 cc. I costruttori non producono moto di una specifica categoria, ma moto che si possono inserire in una specifica 'area'. Abbiamo ovviato al problema con un kit che ha permesso di incrementare la potenza dei motori Yamaha che sono di cilindrata inferiore, e nello stesso tempo abbiamo cercato di limitare le prestazioni delle Kawasaki 400. Ora stiamo cercando di fare lo stesso nella categoria intermedia. Inizialmente abbiamo pensato ad un campionato monomarca: una soluzione economica e facile da gestire, però non potevamo applicarla a tutti i campionati nazionali. Allora abbiamo considerato moto meno potenti rispetto a quelle attuali (tipo la Kawasaki 650 bicilindrica) ma infine ci siamo rivolti a moto con una potenza tra i 90 ed i 110 cavalli, una gamma nella quale entrano molte moto di marchi diversi. Attualmente stiamo lavorando per inserire tutte queste moto nello stesso regolamento, con l’obiettivo di livellare le prestazioni."
State considerando i costi per i team?
"Utilizzando motori di cilindrata maggiore, ma depotenziati, gli stessi saranno soggetti ad un minor numero di rotture, a tutto vantaggio dei costi. Un motore meno stressato ha una vita più lunga rispetto ad uno portato spesso al limite: basti considerare che un Factory Team Superbike impiega solitamente il 20% del budget per la parte meccanica, mentre un team privato ne spende il 30%. In Supersport i costi sono addirittura superiori, e raggiungono spesso il 50%. Considera anche che negli ultimi anni il tuning nella 600 non solo è stato costoso, ma spesso è stato difficile per i team avere accesso ai preparatori. Con un motore più grande ma con più controllo elettronico, il costo della preparazione del motore sarà più basso, e questo sarà un bene anche per i campionati nazionali."
E la parte elettronica?
"Innanzitutto bisogna dire che grazie all’elettronica ora disponiamo dei mezzi necessari per controllare la reale potenza delle moto e per livellarne le prestazioni. Ripetendo quanto già fatto nella 300, anche nella 600 abbiamo una centralina unica (ECU MKE7 Mectronik) che però ha un maggior numero di funzionalità, ed una più ampia gamma di settaggi. In questo modo si educano i team ad acquisire sempre maggior confidenza con l’elettronica e quindi ad avere meno problemi nel passaggio alla Superbike. Ovviamente questa centralina unica deve essere utilizzata anche nei campionati nazionali, per permettere poi ai piloti di fare delle wild card nelle prove del mondiale."
Parlando di Superbike però, i campionati nazionali hanno regole diverse non solo rispetto al mondiale, ma anche tra i campionati stessi.
"Dopo l’introduzione della classe 1000 i vari campionati hanno preso strade diverse, e proprio per questo stiamo lavorando per avvicinarli ad un regolamento unico."
Cambierà qualcosa nelle regole della Superbike?
"Anche nel 2021 nel mondiale continueremo a vedere solo moto da 1000 cc a 4 cilindri o bicilindriche da 1200 cc. Anche in seguito alla situazione venutasi a creare a causa del Covid19, i team devono avere un regolamento stabile. Inoltre, avendo disputato meno gare rispetto agli anni passati, dispongono di molto materiale che rappresenterebbe un notevole danno economico non poter utilizzare: economicamente parlando ha senso che tutto rimanga uguale nella prossima stagione.
Per quanto riguarda invece i campionati nazionali, il CIV è in un momento di transizione e l’arrivo della Panigale V4 ha creato non pochi problemi, perché a livello Stock quella moto ha prestazioni superiori a quelle delle altre. Abbiamo lo stesso problema nel MotoAmerica. Dobbiamo migliorare nel settore Superstock, perché vogliamo dare accesso a tutte le moto, ma fare in modo che le prestazioni siano più equilibrate."
Quali sono i tempi per la nuova Supersport?
"Nelle prossime settimane saremo in grado di confermare se il nuovo regolamento Supersport entrerà in vigore nel 2021 o nel 2022. Come ti ho detto, ci stiamo lavorando da tempo, ma solo ultimamente la cosa è trapelata, in quanto abbiamo dovuto parlare con i costruttori e con i team."
Ci puoi chiarire la situazione dei motori Honda in Superbike?
"Da qualche anno con il nuovo regolamento noi abbiamo il controllo dei motori SBK e li sigilliamo. A Phillip Island la Honda ci parlò di un possibile problema alle bielle del motore della nuova CBR, ed in effetti questo motore è stato poi oggetto di un richiamo a livello mondiale. A causa del Covid, i nostri tecnici non hanno potuto volare in Giappone alla sede della Casa giapponese, e nemmeno in Spagna, dove ha sede il team HRC, e quindi non abbiamo potuto verificare che una volta aperti i motori venissero sostituite solo le bielle. Di conseguenza abbiamo dato il permesso di aprire comunque i motori, che a regola, una volta rotti i sigilli senza la presenza dei nostri tecnici, non sarebbero più utilizzabili. Ma per permettere al team Honda di continuare a correre abbiamo acconsentito al loro utilizzo, sia pure con un numero limitato di chilometri."
Come avete calcolato quanti chilometri possono percorrere?
"Noi sappiamo i chilometri che ogni pilota percorre durante ogni round, e quindi durante l’intero arco della stagione. Solitamente la media annua è di 500/510 km ad ogni round, e quindi moltiplicandoli per 8 round ecco il numero di km che ogni pilota percorrerà (in media) in questo campionato 2020. Sappiamo sempre quale motore il pilota stia utilizzando, ne controlliamo il numero prima di ogni sessione: questo viene registrato nel sistema di cronometraggio, e a fine gara ricevo un report sui chilometri percorsi da ogni motore, e se lo stanno utilizzando o no. In Australia, Bautista ha utilizzato due motori a causa della sua caduta, mentre Haslam ne ha utilizzato uno solo. Quindi conoscendo i chilometri totali che un motore percorre in un anno, ho tolto i km percorsi a Phillip Island e mi sono rimasti quelli che restano da percorrere. Nella sessione nella quale quel motore avrà raggiunto quota zero vuol dire che non sarà più utilizzabile. Personalmente non credo che la Honda abbia più problemi di motore, ma se li avesse, e dovesse finire tutti i motori a disposizione, allora prenderà il via dalla pit lane."
Visto che avete tutti i chilometri percorsi dai piloti negli ultimi anni, ci puoi dire quale pilota ne ha fatti di più?
"È stato un calcolo molto interessante, e ti posso dire non solo che il pilota che ha percorso più chilometri è Jonathan Rea, ma che nei primi 8 -10 posti la classifica dei chilometri percorsi è esattamente la stessa del campionato."