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1'34"5. Un minuto, trentaquattro secondi e cinque decimi - in lettere o in numeri fa impressione allo stesso modo, soprattutto se avete mai girato a Valencia e avete visto il vostro riferimento dopo un giro in cui pensavate di aver disintegrato il cronometro. Un riferimento cronologico non del tutto fuori luogo in MotoGP: quest'anno c'è qualcuno che, in qualche tornata, ha fatto di peggio.
Bene, questo è il tempo che ha staccato Scott Redding. Così, per divertirsi - o meglio, per allenarsi, perché tutto fa brodo - in sella a una Ducati Panigale V4S 2020 a cui mancavano giusto gli specchietti, uno scarico omologato e gomme scolpite per poterci tornare in albergo a fine giornata. E da bravo appassionato (perché se lo seguite sui social, soprattutto su Instagram, sapete bene quanto sia malato per le due ruote) non ha aspettato un attimo per... bullarsene come un qualunque amatore. Come avrebbe fatto ognuno di noi.
Quando salta fuori un tempone del genere, è naturale scatenare una serie di confronti. Confronti che, pur con l'arbitrarietà dei numeri - la fredda e spietata legge del cronometro - sono costellati da una serie di se, ma, forse, quando e come. E allora, un po' per gioco e un po' sul serio, in redazione abbiamo cercato di capire quanto siano andati forte Redding e la Panigale V4S facendo un po' di ragionamenti.
Iniziamo a sgombrare il campo da qualunque dubbio possa spuntarvi: il tempo di Redding è pura fantascienza, a testimonianza di quanto vadano forte Scott e la Ducati Panigale V4S - stiamo parlando di una moto omologata Euro 4, che chiunque abbia poco meno di trentamila euro da spendere si può portare a casa. Adesso però seguiteci, possibilmente attivando i vostri sensori d'ironia, perché è il caso di... andare a fargli le pulci, da bravi precisetti (e aggiungerei invidiosi) quali siamo. E capire, stavolta però seriamente, perché i meriti sono da dividere forse in più di due.
Iniziamo con un po' di contesto, partendo dalla moto di serie. Per darvi un riferimento, la Ducati Panigale V4S 2018 - che però non era dotata del pacchetto aerodinamico della 2020, che a parità di moto offre benefici tangibili e misurabili - ha girato nelle mani del collaudatore ufficiale Ducati Alessandro Valia (un altro fermo...) sul piede dell'1'35".
Il secondo e mezzo che balla sta in parte nel pacchetto aerodinamico, e - ci perdoni Alessandro, di cui abbiamo la massima stima - nella differenza fra un fresco campione BSB che fino a due stagioni fa correva in MotoGP e un pur fenomenale pilota/collaudatore. Anche se, dateci retta, in un confronto diretto, magari su una pista più amica, non siamo sicuri di come andrebbe a finire in sella a una V4 di serie. Ma stiamo divagando, torniamo a Valencia.
Naturalmente, sia nei commenti al post di Instagram di Scott, sia nelle discussioni, i paragoni si sono sprecati. Quello più eclatante - e tecnicamente corretto, sia chiaro - sottolinea come il tempone di Redding sia di quasi un secondo più basso di quello che aveva fatto segnare Redding stesso sull'Aprilia MotoGP nell'ultima gara del 2018. 1'34"5 con la Panigale V4S contro 1'35"2 con la RS-GP.
Vale la pena di fare qualche piccola precisazione: non pretendiamo di ricordarci cosa sia successo all'inglese in Q1, dove si è classificato largamente ultimo, con un solo stint (e non abbiamo il riscontro della gara, disputatasi sul bagnato e interrotta da una bandiera rossa) ma ci viene da dire che non fosse quello il potenziale dell'accoppiata. Redding ha incassato quasi quattro secondi da Iannone, che ha segnato il miglior tempo della sessione con 1'31"382, ma soprattutto sette decimi da Torres con la Ducati Avintia.
Considerando che Aleix Espargaro, sempre su Aprilia RS-GP, è andato direttamente in Q2 e ha fatto 1'31"630, ci sentiremmo di ipotizzare che Scott in Q2 abbia avuto grossi problemi o che, ormai licenziato e profondamente demotivato come ha detto lui stesso, abbia girato con la testa altrove. E pensando a com'è finita in gara, con lo spogliarello finale, l'impressione è che fosse più felice di liberarsi di quella situazione che non preoccupato per le sue prestazioni.
Proviamo quindi a contestualizzare con qualche altro dato: la Superbike non corre a Valencia dal 2010. In quella occasione la pole position la fece segnare Cal Crutchlow, su Yamaha YZF-R1, che girò in 1'33"615 - ovvero quasi un secondo più forte di Redding con la V4 - anche se naturalmente in condizioni meteo ben migliori. 23° gradi di temperatura atmosferica, 35° sull'asfalto, a dimostrazione, se non fossero bastati gli anatemi dei piloti, che correre a Valencia riesce meglio ad aprile che non a novembre.
E figuriamoci a fine gennaio/inizio febbraio, quando ha girato Scott, che però poteva contare sul nuovo "gommone" Pirelli slick, che garantisce un guadagno di quasi un secondo al giro grazie a un appoggio nettamente maggiore sull'angolo. Considerando inoltre l'andamento del tracciato di Valencia, in cui la moto sta dritta per una quantità di tempo molto ridotta, e anzi per molto tempo accelera da angoli di piega molto rilevanti, il contributo della Diablo Superbike (magari SC0 o SCX...) non ci sembra da sottovalutare.
Insomma, la Ducati Panigale V4S 2020 va come una MotoGP? Si e no. No, perché Quartararo quest'anno ha fatto la pole in 1'29"978. Syahrin, ultimo classificato della griglia, ha girato in 1'31"839 nonostante una temperatura non esattamente ottimale, quindi su una pista da 90 secondi, Scott con la V4S incassa quattro secondi e mezzo. Volendo essere precisi, prende un 5,03% dalla pole, e pertanto non si qualificherebbe per la gara su quella che probabilmente è una delle piste più favorevoli a un mezzo di serie rispetto a una MotoGP, che lì non sfrutta praticamente mai le sue mostruose capacità di frenare e accelerare.
Allo stesso tempo ci viene da dire che si, va forte come una MotoGP, perché tutto considerato cinque secondi dal prototipo più sofisticato del mondo guidato sul giro secco da uno dei piloti più veloci del mondo, su un mezzo che chiunque può comprare ed è sostanzialmente omologato per la circolazione stradale, con gomme che chiunque può comprare dal proprio gommista, sono una roba da stratosfera. Crediamo che le moto di serie non siano mai state così vicine, prestazionalmente parlando, a un prototipo della massima categoria, roba che costa milioni su milioni fra sviluppo e realizzazione. Certo, poi in sella bisogna metterci Scott Redding (ma anche Alessandro Valia, torniamo a dire...) se no il risultato è molto diverso.
Insomma, tanto di cappello a Ducati per aver prodotto un mostro del genere. E tanto di cappello anche a Scott Redding, che siamo sicuri ci farà divertire non poco nel Mondiale di quest'anno. Volevamo solo aggiungere un tanto di cappello a Pirelli, perché su un tracciato del genere, senza una gomma capace di assistere la sua Panigale V4S come ha fatto, nemmeno un Redding in stato di grazia sarebbe riuscito a... farci scrivere un articolo come questo.
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