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La gara della Superstock 1000 FIM Cup che a Magny Cours ha deciso il campionato, è stato un concentrato di emozioni forti che ci ha riconciliato con il motociclismo e che ha scritto una storia tutta da raccontare. Leandro “Tati” Mercado del team Barni Ducati e Lorenzo Savadori del team Pedercini Kawasaki, si sono presentati a quest’ultimo appuntamento con l’argentino primo in classifica, ma con soli 5 punti di vantaggio nei confronti dell’italiano. Erano rimasti solo loro due. Tutti gli altri erano ormai matematicamente tagliati fuori dalla lotta per il titolo. Cinque punti. Pochi ma importanti visto che costringevano Savadori a dover vincere per conquistare il titolo. I due erano arrivati allo scontro finale con due vittorie e quattro podi a testa, ma Savadori era indubbiamente in credito con la fortuna in quanto nella gara di Imola, mentre era in testa e si avviava ad una sicura vittoria, si ruppe la leva del cambio della sua Ninja e lui fu costretto al ritiro, raccogliendo così l’unico, ma pesantissimo zero della sua classifica.
A Magny Cours i colpi di scena sono iniziati nelle prove, nelle quali Savadori aveva dimostrato una superiorità netta, andando a conquistare la pole position ed abbassando il giro veloce della pista francese per la Stock 1000. Al contrario Tati era apparso in difficoltà, vittima di una caduta nelle qualifiche che lo aveva relegato all’undicesimo posto (quarta fila) sullo schieramento di partenza. Tutto questo su pista asciutta, mentre come sappiamo poi però la domenica ha piovuto e spesso la pioggia cambia le carte in tavola.
In gara Savadori era partito fortissimo e si era portato subito in testa, accumulando un cospicuo vantaggio. Al decimo giro, vale a dire a cinque dalla fine, aveva oltre tre secondi sul secondo, Lussiana, pilota francese del team Garner Kawasaki. Tutto questo mentre Mercado era settimo a oltre ventisette secondi dal battistrada.
Tutto deciso? Nemmeno per sogno. A tre giri dalla fine, con Lussiana che si era avvicinato a Savadori, il quale stava gestendo la gara, dal box Pedercini gli segnalavano che anche il secondo posto gli avrebbe permesso di vincere il titolo e che quindi era inutile rischiare e cercare di resistere a Lussiana. Detto fatto, Lorenzo lascia passare il suo compagno di marca e gli si accoda. E arriviamo all’ultimo giro, nel quale a Lussiana si apre lo stivale destro. La cosa lo disturba e lo costringe a rallentare, tanto che Savadori lo deve superare. E qui succede l’incredibile, perché a poche curve dalla fine la Kawasaki del Team Pedercini perde aderenza al posteriore e disarciona Savadori, che rotola nella sabbia della via di fuga. Lo sfortunato pilota si affretta a risalire in moto e a riprendere la corsa, ma finirà solo sesto, dietro a Sandi e a Mercado. Si perché il pilota della Ducati negli ultimi giri non si era dato per vinto, aveva aumentato il suo ritmo e rischiando sulla pista bagnata era risalito sino al quinto posto, diventato poi quarto a causa della disavventura di Savadori.
Ci aveva creduto sino all’ultimo. Nonostante delle prove disastrose, nonostante sapesse che Savadori fosse in testa, Mercado ha spinto sino all’ultima curva e si è laureato campione della Stock 1000. Intanto nel box del team Pedercini si viveva il dramma di un titolo sfuggito a poche curve dalla fine, senza un perché. La caduta di Savadori infatti è apparsa strana e difficile da spiegare. Lorenzo non stava spingendo. Lussiana era dietro di lui e sapeva che anche un secondo posto gli sarebbe bastato. La beffa è stata ancora più crudele perché questo sarebbe stato il primo titolo per la squadra italiana, dopo diciassette anni di militanza nei mondiali delle derivate dalla serie. Ed è sfumato a poche curve dalla bandiera a scacchi, dopo una gara dominata. Evidentemente non era destino.
E così mentre Mercado (che nei due anni precedenti aveva corso proprio nella squadra della famiglia Pedercini) festeggiava con il suo team, Savadori si chiudeva nel suo camper, triste ed ancora incredulo per quanto era accaduto. Ma sono entrambi giovani e questa sarà quindi solo una tappa della loro carriera, che ci auguriamo possa essere piena di successi, magari nella classe maggiore. Magari nel team Pedercini.