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Sei titoli iridati consecutivi, che Jonathan Rea ha tutte le intenzioni di fare diventare sette quest'anno. Questo l'impressionante palmarès dell'ufficiale Kawasaki, che sul finire della scorsa stagione ha firmato il rinnovo con la casa di cui è diventato una vera e propria bandiera. Un rinnovo di cui però, curiosamente, nessuno vuole dire la durata. I meglio informati parlano di almeno due anni (2021 e 2022) e, in effetti, l'ipotesi ha un senso vista l'età di Jonathan - che compirà 34 anni il prossimo 2 febbraio - e una carriera della quale ormai chiunque si riterrebbe soddisfatto.
Come però ha dichiarato più volte, l'ultima proprio nella nostra intervista di fine stagione, quando smetterà Rea ha intenzione di restare nell'ambiente in un ruolo di supporto.
"Non ho bisogno di correre per il resto della mia vita: ormai sono sistemato finanziariamente e ho una vita che va oltre le competizioni" ha dichiarato Jonny alla tedesca Speedweek. "Non fraintendetemi, mi piace ancora andare in moto e mi piace la sfida della competizione, ma posso iniziare a pensare al ritiro. Dipenderà anche dai progetti di Kawasaki: vorrei continuare con loro anche dopo le gare - come collaudatore, come testimonial, come coach all'interno del team. Se dovessi stare seduto sul divano con mia moglie tutti i giorni dell'anno divorzieremmo rapidamente..."
Ma la cosa potrebbe non concretizzarsi subito. Jonathan non ha mai fatto mistero di quanto sia legato a moglie e ai due figli, e di quanto sia cosciente dei sacrifici in termini di presenza e impegno che una vita tanto particolare come quella del pilota motociclistico abbia imposto alla vita familiare. E quindi, dopo il ritiro, l'idea potrebbe essere quella di un anno sabbatico.
"Devo avere qualcosa da fare di mio, certo, ma credo che penserò bene a cosa fare. Probabilmente avrò bisogno di un anno, durante il quale magari potrei andarmene in Australia con la famiglia. (la moglie, Tatia, è di origini australiane, NDR)".
Il prossimo obiettivo immediato di Jonathan è sicuramente quello di fare cifra tonda come numero di vittorie, dal momento che il nordirlandese è a quota 99. E magari di vincere un'altra 8 ore di Suzuka, mentre con la MotoGP sembra ormai aver fatto pace nonostante il fatto che la domanda di come sarebbe potuta andare gli girerà sempre in testa.
La sua esperienza passata, due gare in sostituzione di Casey Stoner quando nel 2012 correvano entrambi per la Honda, gli avevano fruttato due bei risultati (un settimo e un ottavo posto) ma anche la consapevolezza di come la MotoGP richieda un periodo di adattamento non breve, e soprattutto un pacchetto al top per poter essere competitivi. E come ha ripetuto più volte Jonathan, "Andare in MotoGP per parcheggiare di fianco al bilico di Rossi non mi interessa".
L'ultima professione di fede nei suoi confronti arriva da Pere Riba, il suo capotecnico, che l'ambiente lo conosce bene avendo un passato da quelle parti. "Se Jonathan fosse passato in MotoGP qualche anno fa, con un team di alto livello, sarebbe arrivato a stare davanti. Jonny è impressionante nel controllo che ha sulla moto: è sensibilissimo, ed è capace di andare forte fin da subito. In condizioni difficili, dove si vedono le capacità del pilota, è capace di fare una grande differenza. Io lo metto fra i primi cinque migliori piloti al mondo, compresa la MotoGP."