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Domenica, a Barcellona, Garrett Gerloff ha conquistato il suo primo podio iridato, forse non a caso sul circuito mediamente meno conosciuto dagli altri piloti del circus della Superbike e su quello che, piazzamenti alla mano, è sembrato più favorevole alle caratteristiche della Yamaha. Una prestazione comunque tutt'altro che scontata per l'alfiere del junior team GRT-Yamaha, che per la prima volta si è trovato a lottare con i compagni di marca senza complessi di inferiorità. Anzi, dopo un avvio di manche in cui l'americano sembrava decisamente... poco a suo agio con il passo gara dei primi, Gerloff ha guidato bene, veloce ed efficace.
Americano, anzi Texano - è di Spring, sobborgo di Houston - il venticinquenne Gerloff è arrivato al Mondiale quest'anno sulla scorta di quattro belle stagioni nel MotoAmerica, dove ha vinto per due volte la Supersport (2016 e 2017) e, passato alla Superbike, ha fatto quinto il primo anno e terzo nel 2019 dietro a Cameron Beaubier, suo compagno di squadra, e Toni Elias.
Sarà per campanilismo, ma dopo le prestazioni di domenica Gerloff ha ricevuto le lodi di Ben Spies, texano come lui nonché ultimo statunitense ad aggiudicarsi un titolo iridato - il Mondiale Superbike 2009, vinto al debutto proprio con la Yamaha R1. "Quando l'ho visto vincere mi sono emozionato come se avessi ottenuto io quel risultato!" ha commentato Ben. "So che per lui significa molto, e so anche che può puntare ancora più in alto - mi aspetto di vederlo più spesso in lotta per il podio, e non mi stupirei se vincesse una gara già nel 2020. Credo che quando la situazione tornerà più vicina alla normalità vedremo altri risultati di questo genere. Ha un bel carattere, il team lo adora e sono felice che le cose stiano iniziando a ingranare per lui."
"Senza nulla togliere a Jonathan Rea o Chaz Davies - ho corso tante gare contro di loro e ho il massimo rispetto per Johnny e per il team che ha saputo costruirsi - credo che per talento Garrett non sia inferiore, e che possa puntare a vincere gare e titoli. Se riuscisse a circondarsi della gente giusta potrebbe vincere un Mondiale nel giro di un paio d'anni."
Una consacrazione importante per un pilota che ha sulle spalle l'onere di ridare lustro a quella scuola statunitense negli ultimi tempi piuttosto appannata. Dopo aver dominato il Motomondiale per due decenni - gli anni 80 e 90 - e aver fatto la loro parte anche nel Mondiale Superbike i piloti americani sono spariti dalla scena iridata, soprattutto per il calo delle vendite di moto sportive che hanno fatto crollare gli investimenti nella velocità da parte delle Case e dei preparatori.
Allo stesso tempo, un successo - sicuramente ancora parziale, ma importante - per quel "sistema" MotoAmerica messo in piedi da Wayne Rainey. Che ha ovviamente commentato con grande soddisfazione la prestazione di Gerloff. "Ho osservato attentamente Garrett fin dall'inizio della gara - guidava aggressivo ma molto pulito. Aveva un gran bel ritmo, ma devo dire che è la prima gara in cui l'ho visto a suo agio anche a gomme finite. Le Pirelli hanno un crollo netto, e finora Garrett ha sofferto molto questo calo, ma stavolta... che gran gara! Il Mondiale SBK è molto competitivo e ci sono tanti piloti e team di altissimo livello: Garrett ha dovuto abituarsi alla vita in Europa, ma anche alle piste e alle gomme. Dopo questo risultato credo che potremmo vedere un Garrett Gerloff molto diverso: un podio dovrebbe dargli quella fiducia necessaria a fare di meglio."
"Credo che da qui in avanti sarà più regolare, e avrà maggiori possibilità di finire nei primi cinque - quando lotti per queste posizioni, i podi vengono più facilmente. Per come ha guidato a Barcellona, a un certo punto credevo che avrebbe addirittura potuto vincere... Sono davvero orgoglioso per lui. Ed è davvero bello vedere i frutti del nostro duro lavoro."