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ARUBA.IT Racing – Ducati – voto 7 – I piloti cambiano ma i risultati no. Pur avendo vinto la speciale classifica dei team, superando di 29 punti KRT, il bilancio del team ufficiale Ducati non può considerarsi positivo. Davies nel 2018, Bautista nel 2019 e Redding quest’anno non sono riusciti a scardinare il trono di Rea, nonostante una moto nuova che molti considerano la migliore del lotto, ed uno sponsor che non fa mai mancare il suo generoso supporto. Come diceva Ayrton Senna: il secondo è il primo degli sconfitti.
PATA YAMAHA WorldSBK Official Team – voto 8 – Anche quest’anno si è dimostrata la terza forza del campionato, dopo Ducati e Kawasaki. Ha il doppio merito di non essersi lasciato scappare il talentuoso Razgatlioglu e di non avergli messo troppa pressione, consentendogli di completare la propria maturazione e migliorando quelli che in passato erano stati i suoi punti deboli. La R1 è forse un gradino sotto la V4 e la Ninja, ma è veloce con tutti i propri piloti ed è apparsa in difficoltà solo al Motorland. Il prossimo anno perderà Van der Mark a favore di Andrea Locatelli e non è detto che sia uno svantaggio.
Team HRC – voto 6,5 – Team nuovo e moto nuova. Il rientro ufficiale della Honda in Superbike non è stato facile, anche perché i tecnici bravi sono rimasti in MotoGP. A sentire Bautista inizialmente la moto “non aveva niente al posto giusto” (sono le sue testuali parole) e quindi sia lui che Haslam hanno dovuto lavorare molto per adattarla alla pista. Se ci aggiungiamo la lunga pausa dovuta al covid19, ed un team che si doveva ancora amalgamare ed adattare alle regole della superbike... ne consegue che i risultati non si possano considerare negativi, ma è tutto rimandato al 2021, quando non ci saranno più alibi.
Team GOELEVEN – voto 8,5 – Sino allo scorso anno non solo non aveva mai vinto una gara, ma non era mai nemmeno salito sul podio della SBK. Pochi avrebbero puntato sull’accoppiata Rinaldi-GoEleven, che ha invece costituto la rivelazione dell’anno. La squadra di Gianni Ravello non ha soltanto puntato sul pilota giusto, ma si è anche notevolmente potenziata sotto il profilo tecnico, riuscendo finalmente a rendere produttiva la grande passione che da sempre anima la squadra piemontese, che si è laureata quale migliore “Independet Team 2020”. Ha spodestato il Barni Racing dal ruolo di team satellite Ducati, tanto che Aruba gli ha assegnato il compito di rilanciare Chaz Davies. Una nuova entusiasmante sfida.
GRT Yamaha WorldSBK Junior Team – voto 8 – La costante crescita della squadra di Filippo Conti non si è ancora arrestata, ma possiamo affermare che nel 2020 sia entrata di diritto tra i top team della categoria. Pur disponendo (per scelta) delle moto in versione 2019 e schierando due piloti al debutto assoluto in SBK, ha conquistato due podi ed ha lanciato la rivelazione Gerloff. Peccato per Caricasulo, che il team avrebbe confermato ma che è invece stato sacrificato dalla Yamaha sull’altare del pupillo giapponese Kohta Nozane.
BMW Motorrad WorldSBK Team – voto 4,5 – Un anno in più di esperienza sulla BMW non è servito a Tom Sykes per fare meglio del dodicesimo posto con soli 88 punti, contro l’ottavo posto ed i 223 punti della stagione scorsa. La colpa non è sua ma della quadra inglese e delle pessime prestazioni della S1000RR versione 2020. Il team non è mai sembrato all’altezza dei migliori, d’altronde con l’Aprilia non è che avesse fatto molto meglio. Il prossimo anno sarà quello della verità con una nuova moto (tutta da scoprire) ed un pilota come Van der Mark.
Ten Kate Racing Yamaha – 7 – E’ stato il primo campionato completo disputato dalla squadra olandese in Superbike, in quanto lo scorso anno Ten Kate e Baz avevano debuttato a stagione in corso. La moto si è sempre dimostrata allo stesso livello delle altre R1, mentre il pilota ha disputato una stagione altalenante che, se si esclude il round di casa a Magny Cours, è stato costellato di errori e cadute. E’ uno dei team storici della SBK e si è adattata subito alla Yamaha. Purtroppo al momento problemi di budget sembrano escluderla dal campionato 2021.
Kawasaki Racing Team WorldSBK – voto 9,5 – Una vera macchina da guerra. C’è tanto del team KRT dietro alle vittorie di Rea, che spesso ha ammesso che senza l’aiuto della sua squadra non avrebbe mai dominato le ultime sei stagioni. Il feeling tra il nordirlandese e Pere Riba è tale per cui la squadra sa cosa serve a Johnny per vincere e lavora sempre nella direzione giusta. Bravi anche a convincere la Kawasaki ad esaudire i desideri di Rea, come dimostra l’ultima Ninja. Sarebbe un 10 se pensassero anche al “dopo Rea” anziché scegliere sempre seconde guide “miti” e senza futuro.
Kawasaki Puccetti Racing – voto 6 – L’eredità lasciata da Razgatliuoglu si è rivelata molto pesante per Fores, che è riuscito ad adattarsi alla Ninja solo nella parte finale della stagione, quando il suo destino era ormai segnato. La squadra è strutturata per fare bene anche in Superbike, e quindi la speranza è che con Mahias si possa ripetere la stagione 2019.
Team Motocorsa Racing – voto 6 – Dopo anni trascorsi nel CIV e nella Stock 1000, la squadra di Lorenzo Mauri quest’anno ha debuttato nel mondiale Superbike. Pur essendo al suo primo anno, la squadra si è dimostrata molto ben organizzata e certamente in grado di competere nella classe regina delle derivate. Il rapporto tra Mercado e la squadra era partito nel migliore dei modi, ma poi, con la caduta di Aragon (causata da Sykes e senza colpe per l’argentino) e con la successiva mancanza di risultati, il feeling è diminuito. Mercado ed i suoi sostituti Ferrari e Zanetti, hanno raccolto in tutto 31 punti che hanno portato il Motocorsa al decimo posto tra i team, su 17 partecipanti. Davvero un buon inizio.
Barni Racing Team – voto 5 – Il buon Marco Barnabò (leggi l'intervista) ha vissuto il suo “annus horribilis”. Dopo la sfortunata parentesi Camier, costretto al ritiro dai problemi alla spalla, ha puntato forte su Melandri, ma il sogno si è ben presto tramutato in un incubo. I giovani Cavalieri e Ferrari sono serviti solo per concludere la stagione. La qualità e le capacità della squadra bergamasca restano inattaccabili e quindi il 2020 è da considerarsi solo una sfortunata parentesi.
OUTDO Kawasaki TPR – voto 7 – Un voto in più per essersi risollevata in poche settimane dalle divergenze con il suo ex main sponsor e dai conseguenti gravi problemi economici, che sembravano potessero escludere il team di Lucio Pedercini dal mondiale 2020. A rendere tutto ancora più difficile ci si è messo il grave infortunio che a Portimao ha messo fuori gioco Sandro Cortese. Sulla moto dell’italo tedesco si sono poi alternati Ramos, Debise e Cresson, che hanno raccolto sei punti in tre. Una stagione complicata, ma già il fatto di esserci è stato un successo.
ORELAC Racing VERDNATURA – voto 6,5 – Ha puntato molto sul talento incostante di Maximilian Scheib, ma il cileno dopo un ottimo inizio in Australia, ha deluso, dimostrando di essere ancora troppo acerbo. La caduta nella F2 di Barcellona ha impedito a Max di concludere la stagione ed al suo posto è stato chiamato l’evanescente Pinsach, che ha raccolto 1 punto in sei gare. E’ un team solido economicamente (e di questi tempi non è poco) che deve però crescere dal punto di vista tecnico, magari aiutato da un pilota concreto ed affidabile.
Brixx Performance – voto 5 - Proveniente dal British Superbike, la squadra ha schierato Sylvain Barrier ed ha ottenuto solo 12 punti, tutti con il pilota francese. Era al debutto nel mondiale, e gli va dato atto di aver disputato tutto il campionato (escluse le ultime due gare dell’Estoril, a causa di un infortunio che ha fermato Barrier). Non vi è ancora la certezza di rivederlo al via nel 2021.
MIE Racing Althea HONDA Team – voto 2 – Presentatosi in Australia con il solo Takahashi, il team composto da Moriwaki ed Althea è durato solo per tre round, poi la parte italiana, che una volta in Europa aveva fatto debuttare il giovane Gabellini senza mai andare a punti, ha deciso di ritirarsi. A difendere i colori della squadra è rimasto il solo Takahashi, perennemente ultimo sia in prova che in gara. Mi sfugge il motivo per cui un simile team voglia (e possa) partecipare al mondiale Superbike, e come la Honda possa sopportare che il proprio nome venga collegato a questi risultati.