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La nuova Supersport sta prendendo rapidamente quota. Il cambio generazionale in atto fra le sportive di fascia media - dove le 600 a quattro cilindri si stanno ormai estinguendo, cedendo il posto a proposte alternative come Aprilia RS 660, Yamaha YZF-R7, ma anche Kawasaki ZX-636R e Ducati Panigale V2, per non parlare delle ventilate KTM RC 890 stradale e Yamaha YZF-R9 - sta inevitabilmente avendo ripercussioni sulle categorie agonistiche delle derivate di serie. Ultima di queste il MotoAmerica, che attraverso il suo canale Instagram annuncia di "seguire l'esempio FIM nell'introdurre un regolamento provvisorio per la classe Supersport".
Categorie che di fatto costituiscono la principale ossatura dei campionati e trofei nazionali, dove inevitabilmente i prototipi imporrebbero costi troppo elevati: le varie serie Moto3 richiedono già budget da capogiro, e le varie categorie SS/SBK sono le uniche proposte realistiche per i giovani. Categorie che però, in ottica di crescita dello sport, richiedono un regolamento uniformato a livello globale, per poter tornare a quella situazione di fine anni 90 - quando il Mondiale SBK ed SS riscuoteva grande successo - in cui i migliori team nazionali partecipavano spesso e volentieri in veste di wild card alle prove mondiali, figurando anche più che bene quando la serie iridata faceva tappa nei paesi (Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone) con serie di alto livello come appunto AMA SBK, BSB e All-Japan.
La situazione, purtroppo, è cambiata radicalmente. Le wild card si vedono ancora, certo, ma in sempre minor misura. Regolamenti non uniformi, forniture uniche a livello di pneumatici o gestione elettronica o anche solo di livello di preparazione rendono la partecipazione come wild card un'operazione poco competitiva, nel migliore dei casi, o proprio impossibile. Non è affatto un caso se la maggior parte degli organizzatori invoca la necessità di un regolamento unico, che valorizzerebbe entrambi i campionati con un circolo virtuoso: più team parteciperebbero ai campionati nazionali, attirando più sponsor con la possibilità di esibirsi anche sul palcoscenico Mondiale, e lo stesso Mondiale avrebbe griglie mediamente più affollate.
Al contrario, l'operazione Supersport sembra invece procedere al contrario: a partire dalla BSS già in questo 2021, passando per i vari esperimenti del CIV/National, e ora con l'AMA - pardon, MotoAmerica - l'impressione è che chi gestisce il Mondiale stia usando i campionati nazionali come laboratori per mettere a punto la formula più corretta valutando anche l'interesse delle varie case. Un sistema che avrebbe una sua logica, non fosse che il via al nuovo campionato mondiale Supersport è previsto già per il 2022 (vedasi l'operazione Aruba al Mondiale, che di fatto legittima un interesse da parte di Ducati) e i tempi stringono.
È del tutto impensabile che un team possa allestire un'operazione di livello iridato a fronte di un regolamento ancora tutto da definire: quali moto saranno ammesse? Con che livello di preparazione? Quali saranno le misure di pareggiamento delle prestazioni, e con che algoritmi? Il problema, in questo momento, sta nel fatto che il Mondiale è completamente in mano a Dorna. Che - non fraintendeteci - lo sta gestendo al meglio delle sue possibiità, fatte le debite proporzioni con l'audience attesa, ma che non ha giustamente autorità oltre la serie mondiale. È necessario l'intervento di un'autorità di livello superiore, che possa imporre un regolamento unico in cambio della validità iridata per uniformare le varie serie. Insomma, FIM, vogliamo darci una svegliata?