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Ciao a tutti! Le gare SBK di Misano, e in particolare quella di domenica pomeriggio, hanno consacrato a livello internazionale il ventitreenne turco del team Puccetti: Razga va forte, Razga è un fenomeno, Razga andrà a correre la 8 ore di Suzuka con la ZX-10RR ufficiale, probabilmente finirà per sostituire Leon Haslam nel team interno Kawasaki.
Mentre ammiravo la guida del lungo Toprak tra le curve del circuito consacrato al Sic, i suoi numeri, le sue derapate in entrata di curva e la rapidità delle sue uscite - bravo davvero! - la mente mi andava al suo maestro Sofuoğlu. Ovviamente ero in sintonia con la regia della Dorna, che andava a pescare Kenan nel box, sorridente e felice.
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Kenan e Toprak, la Turchia che sorprende il mondo. Il giovane, classe 1996, ha avuto la vita relativamente facile: in moto da bambino, quattro titoli nel cross, a 13 anni la pista, nel 2015 il titolo europeo della Superstock 600.
La sua famiglia era appassionata di moto, tutti stunt per passione, lui stesso è un acrobata.
Per Sofuoğlu, classe 1984 la vita è stata più dura. Anche la sua era una famiglia di motociclisti, ma la tragedia da quelle parti incombe da anni: due fratelli persi in altrettanti incidenti,nel 2002 e nel 2008, il figlioletto deceduto quattro anni fa per un’emorragia cerebrale. Lutti terribili, che lui ha cercato di superare impegnandosi anima e corpo su nuovi obiettivi, economici (soprattutto nell’edilizia) e politici.
Dopo i cinque titoli mondiali della Supersport, centrati dal 2007 al 2016 con Honda prima e Kawasaki poi, annunciato (a Imola) il forzato ritiro per infortuni vari, Kenan si è presentato al fianco del presidente turco Erdoğan per le elezioni nazionali del giugno 2017. Un campione del mondo di motociclismo, sportivo dell’anno nel 2015, fiore all’occhiello della politica e senza nessuna esperienza in materia, è diventato senatore e punta in futuro al ministero dello sport.
Il discusso Recep Tayyip Erdoğan è sulle pagine di tutti i giornali: giusto domenica, il suo candidato è stato battuto nella corsa a sindaco di Istanbul. Non una sconfitta qualsiasi, per il premier: in prima votazione gli era andata male per dodicimila voti, di prepotenza ha preteso una nuova tornata, e questa volta l’opposizione democratica ha stravinto.
Istanbul, oltre a essere la prima città turca e il vero centro economico, è anche la città natale di Erdoğan: questa potrebbe essere una svolta politica importante.
Non è la prima volta che un grande campione del motociclismo finisce, volente o nolente, nel tritacarne della propaganda politica. Mi vengono in mente Angel Nieto, tredici volte campione del mondo, le cui gesta venivano esibite dal generalissimo Franco che si proclamava suo amico personale; o il tedesco orientale Ernst Degner, ingegnere e pilota della MZ che negli anni Sessanta scappò in Giappone (alla Suzuki) con i disegni del motore a due tempi più avanzato dell’epoca, provocando la chiusura di tutte le attività sportive in Germania Est.
Kenan Sofuoğlu ha toccato i 400 all’ora con la Kawasaki H2R sul nuovo ponte sospeso Osman Gazi, e dieci mesi fa ha inaugurato il nuovo aeroporto di Istambul battendo, sempre con la H2R, una F1 e un caccia F16 sui 400 metri con partenza da fermo. Poi è stato premiato in pompa magna dall’amico Erdoğan, le immagini inviate in tutto il mondo.
Tutti i regimi sfruttano i successi sportivi, non è una novità, e capisco la soddisfazione di un motociclista che diventa un riferimento internazionale. Però mi domando: Kenan è un eroe o una vittima?