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Assieme a VD Mark, Jordi Torres è stato la novità positiva del primo round del mondiale Superbike disputato in Australia. Senza timori reverenziali, il ventottenne spagnolo è riuscito ad andare subito molto forte ed in gara è rimasto nel gruppo dei primi. Quarto in gara uno, è poi scivolato nella seconda, subito dopo aver superato Sykes.
Ma oltre alle sue notevoli prestazioni in pista, Jordi è piaciuto a tutti anche nel paddock. Simpatico, divertente e scanzonato, ha colpito positivamente anche il Direttore di Aprilia Racing Romano Albesiano, che a Phillip Island ha dichiarato che un personaggio come Torres ci voleva, in Aprilia ed in Superbike.
Lo abbiamo incontrato al Motodays di Roma, strappandolo al pubblico che lo circondava in attesa di una foto o un autografo. Sia lui che Haslam sono stati encomiabili per la loro disponibilità nei confronti del pubblico della manifestazione capitolina, passando ore intere con i tifosi che accalcavano lo stand Aprilia. E anche a Roma Jordi non si è smentito. Salito sul palco assieme ad Andrea Petricca, coordinatore del team Aprilia Racing-Red Devils ed al compagno di squadra Leon Haslam ha voluto fare, nel suo simpaticissimo italiano, la telecronaca dell’ultimo giro vincente di Haslam a Phillip Island, scatenando l’entusiasmo della folla. Un personaggio vero quindi, che non ha paura di darsi in pasto al pubblico, confermandosi un ragazzo sereno e solare, che si vuole divertire e che diverte.
Ecco cosa ne pensa Arsenio Lupin (questo il suo soprannome) del suo debutto in Superbike, del suo team, del suo nuovo campionato e di Bayliss.
Come valuti il tuo debutto in Superbike?
«Sono felice perché ho avuto la conferma che il team è eccezionale e che con la RSV4 è abbastanza facile andare subito forte. Però in Australia ho capito che devo ancora comprendere a fondo quale sia il limite delle gomme, delle sospensioni e della moto in generale. L’Aprilia Superbike ha un grande potenziale, ma proprio per questo se non ne comprendi i limiti puoi commettere un errore e cadere. Devo capire sin dove posso arrivare con questa moto e con queste gomme, per poter dare sempre il massimo, per stare sempre vicino al limite. Quello di Phillip Island è un circuito che mi piace molto e che si adatta bene al mio stile di guida. Io vengo dalla Moto2 e quindi tendo a far scorrere la moto e sono molto veloce a centro curva. In Superbike però devo guidare in modo diverso e sfruttare maggiormente la gomma posteriore. Devo ancora lavorare molto».
Però sei stato assieme ai primi.
«Sì. E infatti la cosa mi ha fatto molto piacere, anche perché per me era tutto nuovo. Non conoscevo bene i miei avversari e non sapevo se sarei riuscito ad andare forte in entrambe le manche. In Australia poi ogni gara si poteva dividere in due parti. Nella prima si poteva spingere forte e far lavorare molto l’anteriore, mentre nella seconda si doveva sfruttare maggiormente il posteriore e controllare la moto con le gomme usurate. Non è stato facile e sono state due gare molto impegnative, nelle quali ho imparato molto. In Thailandia le cose per me saranno già meno difficili».
L’ambiente della Superbike mi piace. Qui posso parlare liberamente con i tecnici ed i piloti degli altri team senza che qualcuno mi guardi male. Mi è sembrato un ambiente molto amichevole e famigliare, più vicino ai tifosi, alla gente
Cosa ci puoi dire dell’ambiente della Superbike?
«Penso che il primo round in Australia sia abbastanza anomalo rispetto a quelli europei, però posso dire che l’ambiente della Superbike mi piace. Qui posso parlare liberamente con i tecnici ed i piloti degli altri team senza che qualcuno mi guardi male. Mi è sembrato un ambiente molto amichevole e famigliare, più vicino ai tifosi, alla gente. Mi ci sono trovato subito molto bene».
Normalmente i piloti vogliono passare dal paddock della Superbike a quello della GP. Tu invece hai fatto l’opposto.
«Ho deciso di fare un passo importante per la mia carriera. In Moto2 lo scorso anno ho avuto molte difficoltà e anche questo mi ha portato ad una scelta radicale, che mi facesse crescere come pilota e mi portasse nuovi stimoli ed ambizioni. Io sono alto e facevo fatica a guidare la 600, mentre sulla Superbike mi trovo maggiormente a mio agio. Inoltre volevo imparare cose nuove e modificare il mio stile di guida, senza restare vincolato a quello della Moto2. Non sono venuto in Superbike per poi tornare in GP. Può darsi che in futuro questo succeda, ma al momento non è in programma. Ora voglio solo andare forte e cercare di vincere qui».
Come ti è sembrato il livello della Superbike?
«Il livello della Superbike è molto alto. Ci sono un sacco di piloti che guidano forte. Sono esperti e riescono a sfruttare al massimo le loro moto e le Pirelli. Grazie ai nuovi regolamenti della Dorna le prestazioni dei mezzi non sono molto diverse tra loro. In Australia abbiamo visto che le moto competitive sono molte. Sul podio sono salite tre marche diverse, ma anche Honda e Suzuki hanno dimostrato di poter stare con i primi. Molte moto e molti piloti competitivi significano un grande spettacolo per il pubblico e incrementano l’interesse delle case per questo campionato. In Superbike sono molte le case costruttrici impegnate direttamente ed è bello per un pilota sapere di avere alle proprie spalle non solo un team, ma anche un produttore, un marchio».
Dopo la Tailandia si correrà a casa tua ad Aragon.
«Il Motorland Aragon mi piace molto, ma per me quest’anno sarà una pista difficile. Ci sono molte curve lente e grandi staccate, proprio i punti nei quali non sono ancora a mio agio con la RSV4. Dovrò lavorare molto in Thailandia su questo aspetto della mia guida per poter far bene in Spagna, davanti al mio pubblico».
Romano Albesiano ha affermato di essere contento di avere in Aprilia un personaggio come te, solare e simpatico.
«E’ lui ad essere un grande personaggio. Ogni volta che lo guardo lui sta pensando. Non smette mai di lavorare. La sua testa è sempre concentrata sul team e sulle nostre moto. E’ soprattutto grazie a lui che il team Aprilia è così forte, ma è anche un bel gruppo. Io sono un ragazzo normale e mi piace questo ambiente sereno, dove si lavora molto, ma dove si può anche scherzare e ridere».
Cosa ne pensi del ritorno in pista di Troy Bayliss
«In Australia è andato forte. Lui rappresenta la magia della Superbike. Può contare su di un team esperto ed una casa come la Ducati, ma lui è un campione vero. In gara uno l’ho avuto davanti per qualche giro e quasi non ci credevo. Bayliss, uno dei miei miti, era li davanti a me. L’ho osservato bene e devo dire che è sempre molto veloce ed il suo stile old school è spettacolare».