Viaggi: la Mongolia in moto

Viaggi: la Mongolia in moto
In moto attraverso la Mongolia: il paese che i naturalisti e i fuoristradisti sognano, la nazione con la più bassa densità di popolazione al mondo, uno sconfinato territorio con il più variegato ecosistema di flora e fauna
13 febbraio 2012


Pianificare questo viaggio insieme ai nostri due amici è stato molto impegnativo e dispendioso d’energie. Ci siamo documentati il più possibile sui paesi d'attraversare cercando di tracciare la migliore rotta stradale da seguire, abbiamo scaricato una marea d'informazioni da internet per la conoscenza dei luoghi, fatto eseguire i visti d'ingresso per Russia e Mongolia, abbiamo preso contatto con il sig. Alberto Colombo corrispondente in Italia della Discovery tours, per contattare e prenotare una guida ed un mezzo fuoristrada che ci trasportasse, bagagli e viveri per tutto il tragitto in Mongolia, pianificato il rientro delle moto in Italia via treno con la Transiberiana e per ultimo il nostro volo aereo, Ulaan Baatar / Milano malpensa.

Abbiamo cercato qualche sponsor e amici e colleghi di lavoro ci hanno consentito di raccogliere un piccolo contributo economico da elargire alle famiglie povere della Mongolia attraverso la missione Don Bosco, capitanata da padre Giorgio Marengo in Ulaan Baatar.

Tutto era pronto circa un mese prima della partenza, prevista per il 28 luglio.
Sono le sei del mattino del fatidico giorno, è arrivato il momento della grande impresa, la partenza è molto sentita, l'emozione è forte, siamo consapevoli di affrontare un lungo viaggio pieno d'incognite e d’avventura che sarà vissuta, giorno per giorno.
Incontriamo Fhilip ed Anita, (i nostri compagni di viaggio) nella stazione di servizio lungo l'autostrada, presso Brescia. Da questo momento in poi inizia il nostro grande viaggio di trasferimento che ci porterà ad attraversare prima la Slovenia con i suoi paesaggi alpini che tanto somigliano al nostro Trentino. L'Ungheria ricca di paesaggi, con il suo lago Balaton (il mare per gli Ungheresi), Budapest città meravigliosa meriterebbe una lunga sosta per visitare i suoi monumenti e la sua bellezza. L'Ukraina con la sua passata e recente storia, i monasteri con le cupole d'orate di Kijev, il fiume Dnepr e le campagne, arricchite con tante piccole casette in legno, (abitazioni dei contadini) che fanno di questo posto un paesaggio del tutto fiabesco. LA Russia è un immenso e vasto territorio di steppa, prateria, laghi, fiumi e montagne.
Nel lungo trasferimento abbiamo attraversato molte città come, Lipeck, Penza, Samara, Ufa, Celjabinsk, Kurgan, Omsk, Novosibirsk, Bijsk.

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Lungo la rotta del sud/est della Siberia, abbiamo visto la popolazione man mano cambiare dai lineamenti Europei fino a trasformarsi in viso asiatico.
Tutto questo è stato come vedere un film a lungo metraggio di una vecchia pellicola.

Sono stati 14 giorni intensi, abbiamo viaggiato ininterrottamente per circa nove ore al giorno sotto la pioggia, il vento, il freddo, con poche giornate di sole, ma con tanta voglia di conoscere e vedere posti mai visti. Ci siamo arricchiti molto di cultura e sapere. Le persone che abbiamo conosciuto nel lungo trasferimento ci hanno insegnato le cose semplice e umane della vita quotidiana, a volte facevamo fatica a capire come pur vivendo nella povertà, fossero così felici e disponibili ad accogliere l'ospite senza chiedere nulla in cambio, e con sorrisi di benvenuto ci facevano dimenticare la stanchezza del giorno.

Non ci sembra vero, il tempo corre. Oggi 10 Agosto stiamo per entrare in Mongolia, il paese che i naturalisti ed i fuoristradisti sognano, la nazione con la più bassa densità di popolazione al mondo, (2.900.000 abitanti su un paese grande 5 volte l’Italia ) uno sconfinato territorio con il più variegato ecosistema di flora e fauna.
Entriamo dalla dogana di Tashaanta nel nord/ovest del paese. Mentre spettiamo l’apertura degli uffici doganali che sono al momendo chiusi, per pausa pranzo, veniamo investiti da una bufera di neve. Per fortuna un camionista Russo avuto pietà di noi, ci ha invitati a salire al riparo nel suo camion Camaz.
Fatte le pratiche, con l’aiuto dei doganieri, siamo in terra Mongola.
Incontriamo puntuale il nostro mezzo fuoristrada con autista e guida parlante inglese. Dopo le presentazioni di rito discutiamo del programma di viaggio facendo il punto della situazione.
Entriamo nell'unico locale ristorante del villaggio, perché costretti dalla bufera che continuava a imperversare, non potendo proseguire il viaggio decidiamo di passare la notte sul posto, e partire l'indomani, sperando in una buona giornata.

La Mongolia è uno dei luoghi più affascinanti, incontaminati e primordiale di questo pianeta. Infatti subito dopo la dogana le strade asfaltate non esistono più, ci sono solo tracce e piste appena segnate, le segnaletiche stradale nemmeno a pensarle, dobbiamo cavarcela da noi solo con l'aiuto del GPS garmin e qualche consiglio dei locali traslate dalla nostra guida. Sarà una esperienza indimenticabile ed irripetibile.
Siamo nella regione di Khovd ed Altai la più incantevole per i suoi paesaggi mozzafiato, con le montagne innevate dell'Altaj, i laghi azzurri, le distese e lunghe praterie, dove puoi viaggiare per giorni senza mai incontrare anima viva. Tutto questo ci da una forte sensazione di libertà e benessere interiore.
Per giorni ci moviamo in questi luoghi incantati, viviamo in stretto contatto con alcune famiglie nomadi. Questi vivono nelle loro tipiche tende "Gher" di forma circolare con intelaiatura di legno intrecciato e ricoperte in tessuto di lana, al centro vi è una stufa perennemente accesa ed alimentata da sterco animale, essa svolge anche il compito di cucina, dove tra l'altro preparano "l'airak" la bevanda tradizionale mongola leggermente alcolica prodotta con latte di cavalla fermentato. La seconda bevanda nazionale è il the salato con il latte di yak.

Con queste famiglie gustiamo il sapore della panna acida appena scremata, la ricotta di capra accompagnata dalla carne bollita di marmotta, stufato di montone accompagnato con il riso, i buuz "gnocchetti bolliti a vapore", i khuushuur "frittelle con ripieno di carne" e tagliolini preparati al momento.

Il tempo come per incanto si è messo in bello, le giornate sono piene di sole, il cielo è di un blu intenso, l'aria è tersa, ma con una felpa sotto la giacca si sta bene.
Si viaggia sempre sopra i 1600 metri d’altezza punta minima di tutta la Mongolia.
A volte le piste diventano difficili, si guadano fiumi è ci si arrampica su ripide montagna.
Visitiamo molti luoghi incantevoli dove la visione paesaggistica la fa da padrone, la fauna è ricca d’uccelli rapaci come le aquile e i falchi che ci scorrazzano sopra le nostre teste, a volte ci si deve fermare per non investirle.
Facciamo la conoscenza dei cammelli col pelo lungo, i famosi cavalli takhi, stambecchi, gazzelle dalla coda nera, volpi, armellino, lepri, tantissimi roditori e milioni di marmotte, tutti vivono in stato di libertà assoluta.
Lo sguardo si perde nell'immensità di orizzonti e vallate, sembrano non avere mai fine, il silenzio è spezzato solo dal vento leggero è frizzante.
Ci fermiamo spesso per fotografare e contemplare la bellezza del luogo ascoltando il silenzio della natura.

Scendiamo verso sud avvicinandoci sempre più al deserto del Gobi, il paesaggio muta lentamente da prateria in steppa fino al gran cordone di dune larghe circa tre chilometri e lunghe circa 150.
Il clima diventa più caldo sfiorando la temperatura dei 38 gradi in pieno giorno, il paesaggio è diverso ma sempre più spettacolare che mai, siamo a khongoryn Els, si vede qualche turista in viaggio organizzato, incontriamo dei Torinesi con cui abbiamo scambiato due chiacchiere via e-mail prima di partire (il mondo è veramente piccolo).

Il Gobi, il cui nome significa letteralmente deserto, non è come molti immaginano un deserto di sabbia, in realtà le dune coprono il 3%, il resto è formato da terreni sassosi e d’aspre montagne.
Facciamo campo proprio ai piedi delle dune di sabbia, sono le più grandi e straordinarie della Mongolia, sono chiamate le dune che cantano per il forte vento che le percuote.
Il verde della steppa arriva a lambire le dune, questo forma uno strano contrasto di colori con il giallo ocra della sabbia; è una visione fantastica.
Risaliamo verso nord per visitare la valle ghiacciata detta anche bocca dell'avvoltoio famosa sopratutto per il suo paesaggio spettacolare e notevolmente insolito, il ghiaccio che persiste nella canyon anche in pieno agosto supera il metro di spessore.
Sulle parete rocciose della gola avvistiamo molti stambecchi e pecore Argali.
Proseguendo verso nord/ovest visitiamo la valle dei dinosauri, dove sono stati trovati molte uova, teschi e scheletri di dinosauri fossili, alcuni visibili nel museo di Ulaan Baatar.
Lo spettacolo del paesaggio continua a stupirci, per la sua varietà di forme e colori, si sale e si scende da colline a forma di panettoni con dei falsi piani che raggiungono l'altezza di 2600 metri senza che ci accorgiamo.

Arriviamo a Kharkhorin (karakorum) la vecchia città dell'impero di Gengis khan, eretta per volere del figlio a capitale politica, culturale ed economica.


Della vecchia città è rimasto ben poco da visitare, in compenso c'è l'unico monastero Buddista meglio conservato di tutta la Mongolia -l'Erdene Zuu Khiid-, un tempo conteneva più di 70 templi all'interno delle sue possenti mura contornate da 108 stupa "numero sacro per i buddisti". Fuori delle mura vi si trovano due grosse tartarughe di pietra. Quattro di queste sculture un tempo segnavano i confini dell'antica città.
Ormai siamo già da 16 giorni immersi in questo splendido paese in totale libertà, ci avviciniamo nel mondo cosiddetto civile, stiamo per raggiungere la capitale -UB- dopo circa 3000 chilometri di piste sterrate e paesaggi fuori dal comune che ci hanno fatto sognare, gioire e riempito il cuore di fortissime emozioni.
Un elogio grande va alla popolazione Mongola sempre molto allegra e tenace, umile, libera da inutili formalismi e ospitale nella sua semplicità e povertà ma ricchissima nell'animo, il fascino nascosto della Mongolia risiede in questo genere di quotidianità spontanea che viene da un popolo di nomadi fieri della loro storia di condottieri e grandi cavalieri. Ci hanno insegnato a vivere la vita in modo naturale del termine, senza ingordigia, falsità, egoismo, avidità ed ipocrisia che regna oramai nel nostro essere.

Ulaan Baatar è una città abbastanza giovane iniziata negli anni trenta dai Russi che offre poco al turista. La metropoli è come tante altre, piena di vita frenetica e benessere per pochi, la maggior parte è gente che si riversa in città con l'illusione di sbarcare il lunario e che dopo poco si ritrova a chiedere l'elemosina per sopravvivere.
La vita si svolge intorno alla piazza centrale Sukhbaatar con al centro la statua dell'eroe nazionale. La città e in continua espansione, costruzione di palazzi ed attività commerciali fioriscono come funghi.
Visitiamo tutto quello che c'è da vedere e per ultimo facciamo visita a padre Giorgio Marengo, per la consegna del contributo economico, raccolto in Italia.
Egli si è congratulato molto per la nostra iniziativa spiegandoci il progetto della missione, che consiste nell'aiutare le famiglie più bisognose donando loro una coppia di animali ed una Gher, oltre alle cose di prima necessità, per far si che la loro vita continui in modo dignitoso.
In questo paese le temperature rigide invernali, che durano otto mesi l’anno, arrivano fino a oltre i 40 gradi sotto lo zero, portando spesso alla morte i capi di bestiami di queste famiglie che si ritrovano all’improvviso senza mezzi di sostentamento, essendo questi la loro unica fonte di benessere.
Siamo rimasti molto soddisfatti per avere contribuito con il nostro piccolo ad aiutare alcune di queste persone e a partecipare a questa nobile iniziativa.
Purtroppo siamo alla fine del nostro viaggio.

La giornata oggi la dedichiamo interamente alle pratiche burocratiche, per la spedizione delle moto in Italia con la Transiberiana, riusciamo a caricarle direttamente nel container e con un groppo alla gola lasciamo le nostre beniamine con un semplice "A presto".

Il nostro viaggio finisce qua e con nostro rammarico un volo aereo ci porta in Italia.

Abbiamo avuto circa 35 giorni d'intensa emozione per i luoghi attraversati, la popolazione conosciuta e tanta esperienza acquisita.
Difficoltà di ricezione alberghiera lungo il tragitto è stata molto scarsa, a patto di avere molto spirito di adattamento.
Ricezione in Mongolia: campi liberi, e ospitalità nomade, purché si sappia apprezzare il semplice ed essenziale, che una Gher puo offrire.

 

Le moto: KAWASAKI KLE500 e SUZUKI DRZ400


Filippo, Assunta, Fhilip, Anita.

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