Dall'Atlante alla vecchia pista della Parigi-Dakar

Partiamo in aereo in quattro alla volta di Marrakech: io, Rolando, Mauro e Robert. Le moto ci attendono alla periferia della città...
7 maggio 2018

"Giunto là ‘ve d’Atlante il capo e ‘l fianco scorgea, de le cui spalle il cielo è soma;
d’Atlante la cui testa irta di pini, di nubi involta, a piogge, a vènti, a nembi è sempre esposta;
il cui mento, il cui dorso, e per nevi e per gel canuto e gobbo, è da fiumi rigato.
In questo monte, che fu padre di Maia, avo di lui …”

Così scriveva Virgilio nell’ Eneide, noi invece siamo quattro motociclisti inconsapevolmente legati per sempre dal ricordo di questo splendido viaggio attraverso l’Atlante e il Sahara Marocchino.
Partiamo in quattro, alla volta di Marrakech: siamo io, Rolando, Mauro e Robert, con un volo, non con le moto, quelle le prenderemo poi alla periferia della città.
Arriviamo nel primo pomeriggio, e una volta sistemati per la prima notte ci rechiamo a visionare le nostre “mucche”: non me ne vogliate se le chiamerò cosi, ma credetemi, abbiamo “munto tutto quello che si poteva mungere“!
Quattro BMW: tre F700 GS e una F800 GS che ci hanno splendidamente portato al di là dell’Atlante scollinando passi di 2.500 metri d'altezza, e nel deserto del Sahara, per poi tornare alla famosa citta rossa: l’incantevole Marrakech.
Premetto: avendo preso la decisione di prendere là le moto non possiamo che adattarci a questi modelli, che esclusa la F800 non hanno caratteristiche prettamente Sahariane, ma ugualmente usciranno indenni dal deserto.

All’alba del secondo giorno ci svegliamo, colazione, preparazione sacche viaggio, vestizione e ci rechiamo dal noleggiatore, da dove partiamo una volta espletate le procedure burocratiche.
Subito ci mettiamo in fila indiana, Robert apre la strada munito di navigatore almeno fin fuori la città, dopo ci alterneremo un giorno ciascuno, ma solo con mappa e chiedendo ai locali informazioni su direzione e condizioni delle strade, visto che dopo l’inverno frane o esondazioni di torrenti potrebbero compromettere eventuali scelte differenti.
Il nostro obiettivo è attraversare un tratto di deserto del Sahara a sud del Marocco, ma prima dobbiamo scollinare l’Atlante, così la nostra prima tappa sarà da Baumalne a Dades, dove arriviamo dopo essere passati dal Tizi n'Tichka, che è un passo montano che
collega il sud-est di Marrakesh alla città di Ouarzazate attraverso la catena montuosa dell'Alto Atlante.


Terzo giorno, tutti pronti e partiamo alla volta del passo di Tizi n’Tazazert: un passo di 2.283 metri d’incantevole bellezza, strada sterrata e panoramica.  Una volta oltrepassato questo passo, le alture si fanno man mano più basse e si passa quella che il mio amico Juan Antonio chiama “dogana naturale dell’Atlante”, perché dopo tutto cambia: anni fa avevo fatto questo passo con un fuoristrada, ma con la moto questa percezione è stata ancora piu intensa, cambiano l’aria, la luce, i profumi e i colori, si ha come la sensazione che il deserto si stia prostrando lentamante a te, motociclista avventuroso che lo vuol conoscere.
Arrivamo a Nekob, poi Zagora e infine a Tagounite, dove ci aspetta Juan Antonio, e incontriamo la prima grande duna di sabbia.
Andiamo a dormire presto, non prima di avere pianificato attentamente le due giornate di deserto che ci attenderanno.

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Quarto giorno. Entriamo finalmente nel deserto, ma solo dopo 20 chilometri la rottura di una moto ci ferma e non è una semplice rottura, ma con l’aiuto logistico Juan ci raggiunge in  jeep con il necessario per riparare il carter motore e ripartiamo, arrivando nell’oasi di Sacre, dove dormiamo in un campo tendato.
E’ l’alba, ma questa volta non ci facciamo prendere alla sprovvista e già prima che spunti il sole siamo su quella che a noi pare la più alta delle grandi dune, a poca distanza dalla pista che faceva parte della vecchia Parigi-Dakar, e che passava attraverso il Marocco. Ripartiamo verso ovest alla volta di Foum-Zguid, dove arriviamo con una moto fuori uso per una foratura anteriore, ma non ci scoraggiamo e troviamo un piccolo garage dove riusciamo a risolvere il problema.
E' pomeriggio inoltrato, ma decidiamo di percorrere almeno altre due ore di strada per arrivare a Agadez, dove arriviamo sfiniti e andiamo subito a letto dopo aver cenato.

Ultimo giorno di moto: Agdez – Marrakech, una tappa che ci porterà su un passo di 2.580 metri dove raffiche di vento ci ostacoleranno quasi fino al punto di rinunciare, in paesi sperduti fra le montagne dei quali sulla mappa non trovo neppure il nome...
Quella che il mio amico Juan mi ha insegnato a chiamare “dogana naturale “ è ormai passata, e ci fermiamo solo nel tardo pomeriggio per mangiare nella cittadina di Demnate. Poi scendiamo fino alla pianura, che verdeggiante di colture ci riporterà a Marrakech.

Andrea Peroni

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