Eurasian Coast To Coast: diario di bordo pt. IV

Eurasian Coast To Coast: diario di bordo pt. IV
Matteo Casuccio ci racconta un incredibile viaggio di 18.212 chilometri da Cabo de Roca, in Portogallo, a Vladivostock, in Russia. Un coast to coast dall'Atlantico al Pacifico, attraverso due continenti
17 dicembre 2018

GIORNO 1 = 21 maggio alle ore 0:21 · Novosibirsk, Russia
A Novosibirsk (+5) è scesa la sera Siberiana, con un crepuscolo pallido ma infinito, ed io sono pronto per andare a dormire dopo questa lunghissima giornata iniziata ieri!
Oggi appena arrivato in Hotel nel pomeriggio ho fatto visita alle "bimbe" e le ho trovate in grandissima forma, dopo 8 mesi di stop forzato in attesa del passaggio dell'inverno Siberiano, che non è un ricordo poi così lontano se si pensa che ieri ha fatto ancora una spruzzata di neve.
Di 6 moto, 5 sono partite al primo colpo, è bastato riconnettere la batteria: che moto questo GS!
Domattina tagliando (filtro e olio) e poi dovrò cercare delle taniche trasportabili: nella zona più remota della Siberia che ci apprestiamo a percorrere ci sono tratti anche di 500 chilometri senza un'area di servizio e tanto meno città.
Poi mercoledì mattina finalmente lasceremo gli ormeggi per la ultima tappa di questa grandiosa avventura: Vladivostok stiamo arrivando!

GIORNO 2: 22 maggio alle ore 1:37 · Novosibirsk, Russia
Secondo giorno a Novosibirsk, capitale della Siberia e terza città per dimensione della Russia.
Oggi ho fatto fare i tagliandi a tutte le moto, cambiato le gomme e ricaricato tutte le batterie: giornata lunghina ma sono felice di aver terminato tutto con un giorno di anticipo rispetto alla nostra partenza prevista per mercoledì mattina, così avrò il tempo domani di fare qualche chilometro con tutte le moto e vedere che sia tutto a posto.
Domattina alle 8 si levano gli ormeggi, destinazione Krasnojarsk... 809 chilometri più a est!
"Non dovremmo negare che l'essere nomadi ci ha sempre riempiti di gioia. Nella nostra mente viene associato alla fuga da storia, oppressione, legge e noiose coercizioni, alla liberà assoluta, e la strada porta sempre a (Ov)est."
Christopher McCandless

GIORNO 4 24 maggio alle ore 1:44
Day2 Krasnojarsk - Tulun 646km = Viaggiare e il potere della musica
Siberia All-In, questo è il riassunto della giornata!
È bastato lasciare il centro di Novosibirsk dove al Marriott ci hanno coccolati come in qualsiasi altro hotel 4 stelle del mondo, compreso il Tiramisù di ieri sera che giuro di averne mangiati pochi meglio anche in Italia, e fare neanche 50 chilometri per ritrovare la Siberia, quella vera, tutta di un fiato senza eccezioni: una alternanza continua di tundra e steppa, abetaie e boschi di bianchissime betulle che per rifrazione del tronco danno una luce al bosco a noi sconosciuta, e una moltitudine di pigri corsi d'acqua che chissà dove sfociano da questa terra poco incline ed inclinata verso il mare, e poi i paesi con le strade di terra battuta e le case completamente in legno coi tetti spioventi spesso colorati di azzurro o celeste sui quali da lontano svettano le guglie dorate di qualche chiesetta, e i coloratissimi cimiteri adornati di ringhiere multi colore a protezione del feretro sepolto che sembrano un vezzo curioso data l'austerità del luogo e dei luoghi, e poi le babuske che vendono miele lungo la strada, la P-255, una striscia di asfalto che corre spesso parallela alla ferrovia e che come essa può essere definita la transiberiana, spazzata costantemente da un vento gelido laterale proveniente da nord che ha mantenuto la temperatura sempre sotto i 10 gradi ed il cielo plumbeo.
Abbiamo percorso i nostri 809 chilometri in 10 ore comprese le soste, che non è affatto male, considerato che era il primo giorno ed il gruppo deve come sempre riprendere il ritmo: per risparmiare tempo ma anche perché a volte i benzinai quello sono, cioè non vendono altro a parte la benzina, ci siamo fatti anche il pranzo al sacco stamattina a colazione fregando qualche panino al Marriott: insomma come fanno quelli veri aficionados del all-inclusive!
Le moto sono state impeccabili, e questa è una bella conferma.
A proposito: mi sa che ho capito perché è da un pezzo che non fanno episodi nuovi di Masha e Orso... lungo la strada vendono orsi (veri!) imbalsamati di varie misure, passando con la coda dell'occhio ne ho visto uno con paniere sotto braccio, mi sa che ce lo siamo giocato!
Questa terra sa di Selvaggio, se Chris l'avesse conosciuta se ne sarebbe perdutamente innamorato, è una Alaska cento volte più grande, cento volte più selvaggia: qui il selvaggio non è solo la solitudine, gli ampi spazi aperti, la fauna, qui lo si percepisce anche nel dna delle persone che incroci lungo la via.
A domani!

GIORNO 5 24 maggio alle ore 17:48
Day2 Krasnojarsk - Tulun 646km = Viaggiare e il potere della musica
Sicuramente il verbo viaggiare appartiene a molti luoghi materiali e non, se si pensa a quanto viaggiamo con la mente.
Ciò nonostante se inteso nel suo senso più primordiale, quello di "moto a luogo", il viaggio in moto è per me la sua espressione massima: la sensazione della velocità sulla pelle che coinvolge tutti i sensi e rende nitido il concetto di avvicinamento alla meta, e allo stesso tempo quella percezione del terreno e delle sue asperità che le sospensioni restituiscono e che ci conferisce una intimità e simbiosi col mondo che stiamo calpestando completamente diversa, al punto che nonostante il fugace passaggio, come una mano che accarezza un volto, possiamo capirne lo stato d'animo.
In questi giorni accarezzo la Siberia per varie ore al giorno ed è come passare la mano sul viso di un vecchio volto consumato dalle intemperie ma che mantiene quella espressione fiera ed al tempo docile di chi dalla vita non ha più nulla da attendere.
Questa terra mi ha letteralmente stregato.
Oggi il paesaggio è stato decisamente più montano nonostante qui i dislivelli siano minimi, si è passati però da una alternanza di campi di grano, steppa, tundra ad abetaie fitte ed altissime che ci hanno accompagnato per centinaia di chilometri in tratti sinuosi anche bellissimi da guidare.
La temperatura è stata come ieri costantemente sotto i 10 gradi, ma fortunatamente sono equipaggiato molto bene e nonostante anche qualche goccia di pioggia, riesco a godermi il viaggio con un discreto comfort.
All'ultima sosta benzina, dopo il solito panino preparato a colazione e consumato in piedi in un'area di servizio, ho collegato il bluetooth al casco e messo su un po' di musica per lasciar correre gli ultimi 200km in maniera più veloce.
Non avendo però scioccamente preparato una play list ad hoc per questo viaggio ho dovuto mettere sulla funzione shuffle, che considerato il tipo di consumatore di musica che sono è abbastanza rischioso visto che nel mio telefono albergano mostri sacri della musica accanto a canzonette estive che piacciono alle mie bambine... e anche a me!
Ho aperto le danze con una canzone, la prima ed unica che ho potuto scegliere prima di riporre il cell in tasca ed ingranare la prima.
TRACCIA1= EDDIE VEDDER - SOCIETY direttamente dalla colonna sonora di INTO THE WILD che in questi giorni rivivo più che mai scena per scena pensando al nostro Chris e la sua avventura, e così mentre guidavo in mezzo a queste infinite abetaie ogni volta che vedevo una pista addentrarsi nella foresta mi immaginavo lasciare la strada a bordo della mia moto per addentrarmi verso l'ignoto e chissà magari trovarmi un vecchio Bus delle miniere d'oro abbandonato...
A domani!

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GIORNO 6 25 maggio alle ore 22:03
Day3 TULUN - IRKUSTK 409km = sulle orme di Strogoff: pioggia, freddo e un po' di turismo.
Oggi è stata una di quelle giornate, che nei viaggi in moto ahimè capitano, nelle quali ad un certo punto si finisce inevitabilmente per chiedersi: "chi me l'ha fatto fare" ...e Pepe, uno dei Mexicans, alla ripartenza dall'unica sosta fatta, al momento di lasciare il calduccio del gabbiotto del benzinaio dove ci siamo stipati con una intimità direi propria delle sardine quando giacciono sdraiate una sull'altra affogate nell'olio dentro una scatoletta, me lo ha proprio chiesto: "ricordami Matteo ma abbiamo anche pagato per tutto questo??"
Dopo una spettacolare colazione casalinga fatta di due uova al tegamino e due crepes da guarnire con una confettura fatta in casa, abbiamo lasciato la accogliente Dacia sul fiume dove abbiamo dormito a Tulun sotto la pioggia, e sotto la pioggia costante abbiamo percorso i 409 chilometri con temperatura esterna oscillante tra i 4 e i 5 gradi!
La strategia è sempre la stessa: tratti da 200 chilometri che ci lasciano un po' di margine con l'autonomia per evitare rischi e che mediamente percorriamo in 2 ore, sosta 20 minuti e ripartenza, se sosta breve, 30 minuti se quella del pranzo.
Oggi però nonostante il gore-tex (Dio benedica il signor Wilbert!) è stata davvero dura per la temperatura e la ultima mezz'ora dei due tratti un po' provante: "fortunatamente" questo è periodo di manutenzione stradale dopo le rigidissime temperature invernali, e ogni tanto si trovano grandi cantieri di qualche kilometro senza asfalto che ci costringono alla guida in piedi e questo aiuta a scaldarsi e muoverci un po'.
Siamo arrivati a Irkustk, resa famosa da Jules Verne nel suo romanzo Michele Strogoff, questa era infatti la città di destino della sua piccola odissea da Mosca fin qui per avvertire il fratello dello Zar della imminente invasione dei Tartari, e detta anche la Piccola Parigi Siberiana, abbastanza presto, alle 14:30, e così dopo un bagno caldo mi sono dedicato ad un po' di turismo.
La città è conosciuta per le sue Chiese ed è sede importante quanto della Chiesa Cattolica Russa e quella Ortodossa.
Fuori dalla porta del Marriott al nostro arrivo abbiamo trovato un altro gruppo di Motociclisti Cinesi (indovinate con che moto??!!) impegnati in un viaggio come il nostro in senso contrario, penso Vladivostok-Parigi, ma mentre sul destino sono abbastanza sicuro dato che nella loro grafica campeggia la torre Eiffel e l'arco di Trionfo, sulla partenza potrei sbagliare visto che è scritto in Cinese... se qualcuno può tradurre, sono curioso!
Domani day-off per visitare il lago Bajkal: la riserva di acqua dolce più grande del mondo!
A domani!

GIORNO 7 26 maggio alle ore 19:32 · Irkutsk, Russia
Day4 RestDay in Irkustk e visita al Lago Bajkal = a volte tocca sporcarsi le mani!
Oggi doveva essere un rest-day che dopo la scorpacciata di pioggia e freddo di ieri ci stava anche, nel quale avevamo programmato una visita al Lago Bajkal che dista da Irkustk 70 chilometri.
Ieri sera però uno dei Mexicans mi ha segnalato un comportamento anomalo della sua moto quando azionava il freno posteriore e da un controllo (che evidentemente il nostro amico Vassily non aveva fatto durante il tagliando fatto a Novosibirsk pochi giorni fa, e questa è la seconda Vassilata!!) mi sono accorto che le pastiglie freno erano FINITE, cioè al ferro!!
Avevo ovviamente con me un ricambio di emergenza, ma dal controllo che ho voluto fare sulle altre moto per sincerarmi che il problema non si ripetesse mi sono accorto che altre due moto erano prossime alla fine delle pastiglie posteriori... bel problema!
E ora dove le trovo 3 set di pastiglie freno per dei GS, peraltro non ultimo modello, a Irkustk nel cuore della Siberia??
La Dakar mi ha insegnato che è meglio avere tanti strumenti, piuttosto che tante soluzioni pre-confezionate: perché per quante tu ne prepari, non potrai mai calcolare l'infinità dei problemi che possono capitarti.
Così dopo un prezioso consulto telefonico via whatsapp con Michael Cossu il Meccanico (la M maiuscola non è un caso) della BMW MotoFabbris di Grosseto dove normalmente mi servo, ho capito subito due cose: la prima che le pastiglie del Gs Bialbero non sono uguali a quelle del Gs LC, e questo è stata una doccia fredda in effetti per due motivi, il primo che era già difficile pensare di trovare dei ricambi BMW qui in questa cittadina, figuriamoci dei ricambi "fuori-corso", il secondo che una soluzione facile già l'avevo a portata di mano, ma questo la rendeva non percorribile.
Infatti parcheggiate qui nel garage dell'hotel c'erano due BMW LC "abbandonate" da due ragazzi di Mosca con cui avevo fatto amicizia a Novosibirsk che contattati per messenger mi avevano dato il permesso di prendere le sue pastiglie freno, tanto loro sarebbero tornati solo a Luglio e potevano reperirle nel mentre.
La seconda cosa che Michael mi aveva spiegato, a mali estremi = estremi rimedi, era come eventualmente escludere il freno posteriore smontando il pompante se le pastiglie non si fossero trovate per evitare problemi più grandi.
Stamattina quindi, quando alle 10 è venuto Alexander a prenderci col suo pulmino per la gita al Lago Bajkal, ho spiegato che io non sarei andato e se mi conseguiva un taxi per andare in giro per la Città in cerca di queste pastiglie.
È partita così una divertentissima caccia al tesoro in compagnia di Talhai un taxista del Kirghizistan che è venuto a prendermi con una vecchia Suzuki con la guida a destra (qui molte auto, le più povere, sono importate usate dal Giappone e quindi con la guida al contrario) che inizialmente si è dimostrato molto "timido" poi dopo che gli ho insegnato la magia del traduttore di google col riconoscimento vocale si è invece trasformato in un abile conversatore, che dopo avermi citato tra la sue conoscenze dell'Italia "Cilentano" e "Albino y Romana", alla fine mi ha proposto anche di metter su una azienda insieme: "Qui vestiti Italiani molto cari, tu manda, io vende, io manda te soldi" ...quasi quasi gli dico di si!!
Dopo aver girato in vano gli unici due concessionari ufficiali che c'erano Kawasaki e Harley-Davidson, il primo dei quali fornitissimo di Caschi LS2, abbiamo iniziato la vera caccia al tesoro di officina in officina rimbalzando a destra e sinistra per la Città (io sempre seduto contro mano davanti che ogni poco cercavo il volante con lo sguardo) finché ci siamo imbattuti in Alexei che aveva uno scaffale pieno di pastiglie freno, ed anche se a primo acchito mi ha detto che per il Gs non le aveva ha poi tirato fuori un intelligentissimo catalogo che invece di avere la tavola di conversione dei codici ricambi, aveva tutte le sagome delle pastiglie disegnate a dimensione reale e così provandoci fisicamente sopra quelle che avevo smontato.... BINGOOOOOOOO!
Bene per info di tutti i GSissti all'ascolto, le pastiglie post del Gs 2008-2012 sono identiche a quelle anteriori delle KtM e Husqvarna Enduro!!
Così ne ho comprate 5 coppie e rientrato all'hotel mi sono sporcato le mani!
È stato un bel sollievo ma Talhai era più contento di me!
Finito di lavorare alle moto, ho inforcato la mia e verso le 4 del pomeriggio ed ho percorso i 70km verso il Lago Bajkal che con i suoi 630 chilometri di lunghezza, 80 di larghezza e 1630 metri di profondità è la riserva di acqua potabile più grande al mondo, e da solo ne contiene il 20% del totale.
All'orizzonte sull'altra sponda si vedeva una Cordigliera di montagne innevate, sotto le quali passeremo domani nel nostro cammino a Ulan Udè. Ho potuto anche addentrarmi in uno dei tanti paesini che ci sono sulla riva, con le casette di legno colorate e le sue vie che scendono verso la riva, e che alla fine delle quali la vista si staglia sul blu profondo delle acque gelide di questo immenso Lago: mi ha ricordato molto la a me cara vista sul Puget Sound a West Seattle.
Mentre bevevo un tè caldo dentro un piccolo bar con la moto parcheggiata li davanti, incuriositi dagli adesivi sulla moto, sono entrati per salutarmi Daniele e Giada studenti universitari a Mosca qui in gita di piacere, e i primi due Italiani che ho visto da quando sono qui, e tra i pochi europei in generale, e abbiamo fatto due chiacchiere: che bello avere vent'anni!
Sulla via del ritorno con l'aria fresca e la splendida luce di questi luoghi, godendomi quel tragitto di 70 km tra le abetaie sulle rive del fiordo che si insinua fino a Irkustk ho pensato che io potrei vivere anche qui, che sono altre le cose che mi fanno timore, che la sincerità dei luoghi dove la natura è dominante, sia mare, montagna, Lago, mi fa sentire un po' a casa ovunque.
A domani.

GIORNO 8 Day5 IRKUSTK - ULAN UDÈ 450 km = finalmente sole e curve di Pavlov!
Oggi è stata finora senza dubbio la migliore giornata di questo viaggio: sole, temperatura mite, e scendendo verso la punta sud del lago Bajkal per aggirarlo e riprendere la rotta verso est, abbiamo trovato anche diversi chilometri di bellissime curve e asfalto buono, tanto da accennare (finalmente!) qualche piega come si deve.
Devo dire che dopo tanti kilometri su strade stupende, e purché sinuose, non certo da "piega" avvicinandomi alla prima vera curva di questo viaggio ho avuto per un attimo il pensiero di dire "ma mi ricorderò come si fa? Farò tutto nel modo giusto per far girare la moto?" ...confesso è stato solo un fugace pensiero di un attimo, non c'è stato neanche il tempo di dargli peso, col freno anteriore in mano stavo già scalando due marce, impostando la traiettoria ed in un attimo ho preso la corda, al punto giusto, al momento giusto e appoggiando il gas in uscita la moto è scivolata via innescando la danza che ci avrebbe tenuti occupati per un po' di kilometri.
Riflettendo su questo mi rendo conto che per chi ama la moto ed ha al fortuna di fare tanti kilometri come capita a me, la piega non è un esercizio di tecnica di guida, o un complesso calcolo vettoriale tra accelerazione centrifuga e baricentro, ma è ormai un riflesso condizionato che mentre per il quadrupede di Pavlov si innescava al suono della campanella, a noi si innesca alla vista della linea di mezzeria che si avvolge su se stessa.
Nella seconda parte del tragitto di oggi la strada correva lungo le rive del Bajkal verso nord est, stretta fra una Cordigliera di montagne ancora innevate alla destra, e i binari della Transiberiana alla sinistra, con la ferrovia che ci divideva dalle rive del lago appunto.
Avvicinandoci alla ora del pranzo, ormai sempre muniti del panino preparato a colazione (e un mini barattolo di Nutella che i Mexicans mi hanno regalato nei giorni precedenti e che conservo gelosamente come fosse metadone per le crisi di astinenza), ho notato che ogni tanto c'erano delle stradine sterrate che sfruttando piccole gallerie scavate sotto i binari per lasciar defluire verso il lago le centinaia di ruscelli che scendono dalla montagne, permettevano di gudagnarne la riva: così ne ho imboccata una ed abbiamo pranzato a bordo lago, bevendo l'acqua direttamente dal ruscello.
Camminando lungo la "spiaggia" fatta di ciottoli mi sono anche imbattuto nei resti di una foca, il Bajkal è infatti uno dei soli due laghi al mondo ad ospitare foche di acqua dolce.
Lasciate le rive del lago abbiamo poi ripreso il cap verso Est direzione Ulan Udè la Città Russa più vicina al confine della Mongolia, della cui capitale Ulan Bator ricopia anche parte del nome, e la cui popolazione è a predominanza di origine mongola appunto.
A domani, destinazione Chita!

29 maggio alle ore 1:02
GIORNO 9 Day6 Ulan Udè - Chita 645km = le mille facce della Siberia!
Stamattina abbiamo lasciato Ulan Udè con una giornata di sole a dir poco spettacolare, e la temperatura mite dell'estate, dovevo venire in Siberia per trovarla, visto com'è stato il meteo in Toscana per tutto Maggio fino alla mia partenza: ma come dice Trump quelle sul climate-issue son fregnacce!
Addirittura arrivando a Chita stasera faceva davvero caldo ed ho sfoggiato pantaloncini corti e infradito, finalmente!
Pensare che fino a due giorni fa battevo i denti, e seppur vero che abbiamo fatto più di 1000 chilometri è vero anche che ci muoviamo verso est non da nord verso sud: questa è già una "faccia" della Siberia.
Un'altra delle mille facce, è il paesaggio: abbiamo trascorso la maggior parte del giorno ieri tra abetaie infinite al bordo del lago più grande del mondo, con ruscelli di acqua di disgelo delle montagne vicine che correvano ovunque e stamattina e per buona parte del tragitto odierno, ci siamo ritrovati catapultati nelle pianura Mongola.
Ed è proprio da queste zone in effetti, allora occupate da tribù Mongole, che Gengis Khan dette inizio alle sue vaste operazioni militari che lo portarono ad essere a capo dell'impero più vasto mai esistito.
A causa della latente claustrofobia la mia mente per opposizione a quella sgradevole sensazione se deve generare una immagine di sollievo o serenità, mi propone infiniti spazzi aperti: sarà per questo che questo luogo incarna quello che nel mio immaginario è un luogo di equilibrio quasi perfetto.
Mi sono quindi goduto questa giornata con particolare piacere introspettivo: amo guidare la moto in grandi spazi aperti riassume l'ossimoro della Vita stessa, quello che ci costringe ad accelerare per fare più cose possibile prima della "fine", ma così facendo acuisce in noi la sensazione di avvicinamento verso la fine stessa.
E invece quando sei seduto sulla moto lungo una striscia d'asfalto che sembra puntare all'infinito e si fa piccola sull'orizzonte, immerso in un grande spazio aperto, cosicché nessun oggetto in prossimità palesi il tuo stato di moto-a-luogo, hai comunque la sensazione della velocità data dal vento che rende "utile" il tuo stare lì, ma allo stesso tempo l'orizzonte sembra non avvicinarsi mai rinnovando dentro di te l'illusione del moto perpetuo: è un equilibrio perfetto, che scioglie il nodo della Vita stessa.
Da domani ci attendono due giorni "tosti": entriamo nella parte più remota della Siberia, ci aspettano due giornate con kilometraggi importanti e l'incognita sia sullo stato delle strade che sulla presenza delle stazioni di carburante: per questo domattina riempiremo le tanichette di scorta.
Domattina destinazione Mogocha.
Tratto da Wikipedia nella scheda su questa cittadina: "Nell'armata Russa c'era un detto: Dio inventò Sochi, il Diavolo Mogocha"
A domani! ...Internet permettendo!

30 maggio alle ore 0:02
GIORNO 10 Day7 Chita - Mogocha 560km = incontri!
Giornata inziata a Chita con una delle migliori colazioni mai fatte: due uova fatte al tegamino con pomodoro, prosciutto e formaggio, mamma mia che bontà!
Oggi è stata una giornata caldissima, siamo arrivati a +33 davvero inimmaginabile che pochi giorni fa stessimo battendo i denti sotto la pioggia a 4 gradi.
Ancora più di 500 chilometri scorsi via facile e velocemente, con questo caldo e lo zero traffico il nemico numero uno diventa il "torpore" probabilmente complice anche un po' di stanchezza che inizia a farsi sentire.
Siamo arrivati a Mogocha, che alla fine non è così male, sarà che il sole dipinge tutto di sano.
Giornata di incontri con altri Biker: stamattina alla partenza si è avvicinato Han Sol (l'assonanza con Jan Solo direi calza perfettamente) rider Coreano che ha girato nell'ultimo anno tutta l'Europa, Africa, Asia da solo con la sua Yamaha 660, e pensare che a me sembrava di star facendo qualcosa di "grande"!
E poi stasera arrivando a Mogocha nell'unico hotel presente in città abbiamo trovato un Rider Giapponese che con una piccolissima Yamaha 250 4t, modello mai visto in Europa, sta andando dal Giappone a Parigi, praticamente il nostro viaggio inverso... anche qui mi ha fatto sorridere a noi che facciamo gli "eroi" con un GS sotto il sedere!
La moto è come la fede, ognuno ha la sua e la pratica come vuole, ma se credi una via per la salvezza della tua anima ti si paleserà!
A cena "Pizza" (le virgolette sono d'obbligo!) da un simpatico Armeno, e ora nanna!
A domani!

30 maggio alle ore 20:28 ·
GIORNO 11 Day8 Mogocha - Shimanovsk 709km = post muto.
Oggi sarebbe stato giusto un "post muto".
La sua forza contagiosa racconta più di qualsiasi parola, la luce nei suoi occhi parla tutte le lingue del mondo.
Non ci siamo parlati, non è stato possibile, lui parlava solo Russo, l'ho scorto all'orizzonte che procedeva lento su un lunghissimo rettilineo in salita spinto dalla sola forza delle sue braccia, senza mani.
Ci ha accolto con una pace ed una serenità che sarebbero capaci di distruggere qualsiasi demone.
In solitaria sulla sua hand-bike da San Pietroburgo a Vladivostok: ha già percorso 8.300 chilometri e gliene mancavano ancora quasi 2.000. Abbiamo capito solo che è autosufficiente perché non potendo contare su tappe organizzate viste le distanze che ci sono qui tra i centri abitati, dorme dove lo coglie la notte.
Il nostro viaggio sta volgendo al termine.
Ah la Strada.... mi mancherà la Strada.
Fatevi un regalo una volta nella vita, partite per un lungo viaggio.
Non importa la destinazione o il mezzo, purché sia terrestre, purché sia lontano, purché dia il tempo alla Vita di riverlarvisi.
"In these bodies we will live, in these bodies we will die
Where you invest your love, you invest your life
In these bodies we will live, in these bodies we will die
And where you invest your love, you invest your life"
A domani

1 giugno alle ore 7:26
GIORNO 12 Day9 Shimanovsk - Chabarovsk 809km = tutto bene!
Anche (ieri) il giorno più lungo di questa terza tappa, più di 800 chilometri è scorso via facile e veloce.
Il paesaggio è cambiato sensibilmente e si sente già il profumo dell'oceano nell'aria.
I pensieri si srotolano all'unisono con l'asfalto che corre via sotto le ruote.
La vigilia della fine porta con se sempre un misto di sensazioni: conta solo finire adesso, e la massima concentrazione è d'obbligo... però come ogni volta che si compie qualcosa che una volta è stato per lungo tempo un sogno, in qualche modo lo si ridimensiona ad una sfera più materiale e limitata.
Qui è già mattina (+8h), siamo a Chabarovsk poggiata sulle rive dell'Amur, che mi ha impressionato per la sua bellezza e per essere così europea se pur così tanto a est.... mancano gli ultimi 700, e poi questa epica traversata dall'Atlantico al Pacifico sarà conclusa.
Ci sentiamo stasera da Vladivostok!

GIORNO 13 Day10 Chabarovsk - Vladivostok 709km = another one in the pockets!
Qui è già passata la mezzanotte e finalmente sdraiato sul letto di questa stanza di hotel, all'undicesimo piano con una vista mozzafiato sul ponte dell'isola Russkij sul Bosforo orientale, posso raccontarvi queste due ultime intense giornate.
Ieri abbiamo percorso gli ultimi 700 chilometri tra Chabarovsk e Vladivostok, e la "grande madre Russia" non ha mancato di mostrarci ancora un altro splendido volto di se: lasciati i paesaggi nordici dei giorni precedenti, il panorama è prima scemato in grandi pianure agricole e poi avvicinandosi all'oceano la vegetazione è andata infittendosi quasi a somigliare ad una giungla tropicale.
La giornata è scivolata via veloce, anche perché la fine di un viaggio come questo, e la conclusione di un progetto di questa portata, porta con se una grande carica emotiva ed introspettiva che porta praticamente ad alienarsi dalla fisicità del corpo.
Ho comunque guidato con prudenza, a volte zelante, perché com'è noto gli ultimi kilometri quando si scioglie la tensione possono essere i più pericolosi, e con l'avvicinarsi a Vladivostok il traffico si è intensificato.
Avevo messo come punto di destinazione una spiaggia di Vladivostok che ci desse la opportunità di toccare il Pacifico e il luogo non ha deluso le ns aspettative.
Ho pianto.
In quelle poche lacrime ho sciolto ansia, ambizione, responsabilità, gioia, orgoglio, paura e successo.
I miei Mexicans mi hanno detto la cosa più bella che avrebbero potuto dirmi: "solo con te avremmo potuto conseguire un risultato come questo, la tua attitudine a minimizzare i problemi e la capacità di trovare soluzioni ci ha fatto compiere qualcosa di impensabile" queste parole mi hanno gratificato davvero tanto, devo ammetterlo, nonostante io pensi sempre che si può fare meglio, questa volta (la fortuna conta, anche!) trovo difficile immaginare che cosa sarebbe potuto andare meglio.

18.200 chilometri , 6 persone e 6 moto, 15 frontiere, un intero continente attraversato, 9 fusorari, 3 tappe, 27 giorni di viaggio per collegare i due oceani attraverso la strada più lunga al mondo percorribile (senza cambiare cap) e non un incidente, non un problema alle moto, non un problema con i visti, non un problema con gli alberghi, non un problema con le frontiere, non un problema dentro il gruppo tra i partecipanti, non una volta che ci siamo persi... come mi hanno detto loro: "resultado rotundo".
Come sempre mi capita quando riesco a compiere qualcosa che mi sembrava "eccezionale", il fatto di risolverlo, lo rende più "normale" ai miei occhi: se ce l'ho fatta io penso, alla fine non era così inarrivabile, solo la cartina, ogni volta che la guardo, Lisbona-Vladivostok, continua a strillare la sua magnitudo: nello schermo del mio cell, google maps al livello di zoom minimo riesce a visualizzare il tragitto intero solo se metto lo schermo in orizzontale.
Con questo viaggio, unito al coast to coast USA NYC to Seattle ad Ottobre 2016, realizzo in queste ore, compio anche il giro del mondo via terra tra il 40esimo ed il 50esimo parallelo nord.
#0334241 questo è il numero del sigillo apposto sul container con cui le moto rientreranno in Italia, e quel sigillo sigilla anche questo Viaggio e questa epica avventura.

Stamattina mi sono ancora svegliato presto e prima che con i Mexicans andassimo a sbrigare le questioni doganali per il rimpatrio delle moto, le ho portate una per una al lavaggio perché erano in condizioni davvero pessime e così le ho fatte belle (se lo meritano!) per la loro crociera Vladivostok-Genova via Busan che durerà 45 giorni.
Una ultima mattinata Russa non poteva mancare: l'ufficio della dogana ha aperto eccezionalmente per noi di Sabato, Mr Andrei il corrispondente che mi ha aiutato nelle operazioni si è rivelato una persona squisita e mi ha stupito, come tutti i Russi, come tutta la Russia, per il suo fiero orgoglio ed amor proprio che spinge sempre a dare il meglio di sé.
Ad un certo punto mi ha chiesto se fossi tranquillo di come procedevano le operazioni, ed io, conversando con lui in Russo col traduttore di google (eccezionale!) gli ho risposto che assolutamente si, che avevo capito che lui e la sua compagnia fossero molto professionali, allora mi ha risposto scusandosi per non parlare inglese, spiegando di non aver potuto terminare gli studi, e dicendomi: "Ci tengo a lasciare una immagine positiva di me, della mia città e della mia Nazione", ecco nella vita se uno proprio non avesse amore per gli altri, basterebbe almeno l'amor proprio per essere migliori.
Dopo l'ufficio doganale abbiamo guidato le moto fino ad un deposito container pochi km fuori Vladivostok, dove sono state caricate su un container di 20piedi (ce ne sarebbero state tranquillamente 7, forse anche 8!!).
Alle operazioni di carico sono rimasto da solo lasciando che i Mexicans rientrassero in hotel e sono durate fino alle ore 16, per cui non avendo fatto colazione ad un certo punto avevo una discreta fame e si sentiva nell'aria un buon odore di dolce, ho chiesto dunque ad uno dei ragazzi e mi ha indicato che in un capannone adiacente al deposito c'era una fabbrica di biscotti... non mi sono fatto scappare la occasione, così dopo averne convito uno ad accompagnarmi, sono riuscito a farmi vendere per 250 rubli (3,5€) una fornitura di biscotti di frolla e cioccolato sufficiente per un mese! Only in Russia!
Il carico delle moto è stato fatto Russa-maniera, costruendo delle selle di legno direttamente intorno alle moto dentro il container: si vede certo in tutto il paese che a volte mancano un po' i mezzi, ma non manca certo la voglia o la spinta.
Questa Russia e questi Russi mi hanno sorpreso davvero tanto: è un paese che guarda avanti, forse non ancora lontano perché deve prender coraggio, ma che sta prendendo una rincorsa notevole e sono certo un giorno si lancerà... è un paese di tanta gente giovane, che fa tanti figli e li fa presto. Un paese che crede nella bandiera ma che è cosciente e consapevole del suo passato.
Una paese dalla Geografia ammaliante.

Il mio Viaggio finisce qui a Vladivostok, la piccola San Francisco, e ora è solo tempo di tornare a casa dalla mia Famiglia, a cui tutto devo. Francesca mi ha appena scritto: "La vita ti porta in luoghi inaspettati, l'Amore ti porta a casa!" ...non avrei potuto dirlo meglio, non c'è nulla da aggiungere.
A presto!
LIFE IS OUT THERE!

Matteo Casuccio

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