Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
A me è successo proprio questo, nell'arco di poche settimane ho deciso di firmare un contratto a Dubai e di colpo mi sono trovata catapultata in un nuovo universo. Il tutto è iniziato in maniera esilarante dove le mie preoccupazioni sul bagaglio erano più votate a capire che casco o protezioni portare rispetto a quali vestiti mettere in valigia. Alla fine i vestiti si possono comprare ovunque,no?
C'è da dire che Dubai è strana: è una grande metropoli super moderna con intere isole artificiali dove tutto è grande ed esagerato - si pensi al Burj Khalifa, il più grande grattacielo del mondo! - ma è anche una città che lotta di continuo contro la sabbia del deserto poiché le dune arrivano a lambirne le vie principali.
Le tempeste di sabbia sono affare comune e non vi dico cosa si trovi sui balconi o sul bucato se dimenticato all'aperto per troppo tempo. Tutto questo è sicuramente fonte di disagio, ma per persone come me l'idea di avere il deserto a pochi metri senza bisogno di trasferimenti è anche esaltazione pura! E lo è ancor più poterne addirittura godere dopo l'ufficio poiché l'orario lavorativo in diverse aziende è 07.00-15.30, iniziare presto per finire presto. Non so se rendo l'idea: andare in ufficio vestiti eleganti e nascondere in macchina casco e stivali da cross... Fantastico!
Ma è davvero così facile, come funziona qui? Si può prendere una qualsiasi moto e andare? Beh non è proprio così semplice e serve soprattutto all'inizio qualcuno che conosca il territorio a cui potersi affidare (banalmente non tutto il deserto è "consentito"), io per esempio il primo weekend mi son trovata ad avere ottimi propositi ma non conoscere nessuno e non voler cadere in quei noleggi/tour di 2 ore per turisti e con grandi gruppi.
Il fatto è che qui il fuoristrada è ben visto e tollerato, si può fare turismo offroad quanto allenarsi seriamente sfruttando il fatto di essere nel mezzo del circuito dai Rally: Baja Dubai, Abu Dhabi Desert Challenge, Qatar e soprattutto la Dakar in Arabia Saudita il cui confine sta a pochissimi chilometri. Sapevo a questo punto che avrei solo dovuto chiedere alle persone giuste e come spesso accade tra appassionati mi trovo a constatare che il mondo è davvero piccolo e grazie ad un gruppo di rallisti ho conosciuto i ragazzi della Crazy Camel Motorsport, il nome è tutto un programma!
Sono matti come cammelli e si chiamano James West e Daniel Lexander, inglese uno e svedese l'altro che però vivono qui da oltre 15 anni e hanno fatto delle moto e dei rally la loro vita. Hanno una fantastica officina specializzata Yamaha di cui di fatto sono importatori della maggior parte delle YZF e WR del paese (ma trattano anche altri brand) e hanno un giro incredibile di appassionati locali e da tutto il mondo.
Mi ricordo che la prima volta in cui li ho incontrati mi sembrava di essere una bimba entrata in un negozio di giocattoli: moto da cross, moto da enduro, moto da rally, motori aperti, odore di benzina... Sentirsi a casa così lontano. Considerate che la temperatura qui specialmente nei mesi tardo primaverili/estivi è tosta e dunque, quando non sono impegnati in allenamenti o tour, concentrano i lavori di officina nelle ore più calde per poi uscire in moto al tramonto rigorosamente saltando in sella direttamente dal portone del magazzino. Che cosa meravigliosa!
Il bello della location è che la penisola arabica offre veramente di tutto, gli abitanti del luogo dicono che ci sono 7 tipi di sabbia diversa da quella più fine e bianca a quella rossa e consistente, dalle dunette spacca braccia alle grandi dune verso Liwa e il Rub al Khali, un micro-mondo di differenze tutte da scoprire.
James in particolar modo ha fatto diverse Dakar e ha perfettamente in testa cosa serve ad un amatore (come me) per arrivare a conoscere il territorio e portare a termine delle gare qui. Si diverte a tracciare Roadbook dedicati ed è magnifico organizzare gite a zonzo raffinando la navigazione e giocando assieme, perché prima di tutto la Crazy Camel Motorsport è un gruppo di appassionati che vive il deserto tutto l'anno. Ho visto diversi gruppi arrivare in questi mesi dai paesi del golfo (in tanti sono i Sauditi che si stanno avvicinando grazie alla pubblicità della Dakar!) ma anche dalla Russia e dell'Europa in generale
Alla fine si tratta di poche ore di volo e avere un infinito parco giochi a disposizione con in più il lusso di un luogo che può offrire tuffi al mare a fine giornata e alberghi di primo rispetto.
Daniel e James non parlano italiano, ma in moto si fanno capire benissimo lo stesso con occhiate e gesti che poi in fondo lo sappiamo che tra rider non serve nemmeno parlare inglese perché si parla il linguaggio universale delle moto: una sorta di esperanto che abbatte tutte le barriere...
Io non lo so quando sarà di nuovo facile viaggiare, ovvero quando saranno solo 6 ore di aereo a dividere una città italiana da Dubai, ma vi assicuro che questa è un'esperienza da mettere nella to-do list di un motociclista, neofiti o esperti che sia.
Giada Beccari