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Partiamo da Occhiobello di buon mattino, il 16 agosto, con prima tappa programmata in Austria.
Imboccata la A31, sino a Piovene Rocchette, proseguiamo poi sull’Altopiano di Asiago, poi per Enego, scendendo fino all’inizio della valle del Primiero, per dirigerci verso le Dolomiti, nello spettacolare scenario delle Pale di San Martino; poi via in Val di Fassa, Val Badia con sosta ristoratrice nella splendida cornice del Lago di Misurina, in una giornata spettacolare.
Dopo aver goduto del magnifico scenario Dolomitico, si riparte alla volta dell’Austria, proseguendo sulla SS49; siamo in Tirolo con un‘incredibile verde fatto di pascoli e profumi che il casco non filtra…
Arrivati a Lienz si prosegue sino alla partenza della Bruck an der Großglocknerstraße, che ci condurrà sull’omonimo ghiacciaio, previo pagamento di 22 € di pedaggio; la strada offre uno scenario unico, anche se purtroppo, arrivati al parcheggio del ghiacciaio, devo constatare un ritiro della lingua del ghiaccio di centinaia di metri di quando lo visitai da bambino.
Un pranzo veloce, rimanedo vestiti, perché anche se in pieno agosto, ai quasi 2400 metri del passo, non è per niente caldo.
La discesa verso Zeel am See è altrettanto scenografica con i ghiacciai innevati che ti avvolgono ai lati, fino all’ingresso della zona vegetativa, dove si percorrono una decina di chilometri di folto bosco.
Ormai è pomeriggio del primo giorno di viaggio, e giriamo la nostra fida FJR in direzione Vienna, per macinare più chilometri possibili, in direzione Slovacchia.
Pernottamento, dopo circa 112 ore in moto e 850 chilometri su e giù per le montagne, in un modesto Hotel sulla E60 nei pressi di Vienna ( ricordatevi di acquistare la vignetta per la moto).
Partenza al secondo giorno di viaggio direzione Oswiecim (Ex Auschwitz), dove arriviamo nel pomeriggio dopo aver percorso le strade veloci della Slovacchia fino a Brno in Repubblica Cieca e deviato poi in Polonia (dove la benzina costava nel 2016 circa 1 €).
Nella cittadina tristemente famosa per i famigerati campi di concentramento siamo ospitati da una coppia di persone splendide, accoglienti umili ed educate, che ci mettono a disposizione una camera appena ristrutturata in una palazzina che un tempo ospitava gli uffici delle SS; ci accolgono con un parcheggio al coperto per la nostra moto, e ci offrono una fetta di torta nel loro giardino, come fossimo amici di famiglia.
Una pizza per cena nella piccola cittadina ci fa immergere in una realtà economica lontana anni luce da noi, dove si cena in 2 con 12 €, dove la birra da mezzo litro costa 1 € e il pane pochi centesimi al chilo.
L’indomani mattina ci rechiamo all’ingresso del museo statale di Auschwitz; sì perché la visita ai campi di concentramento è gratuita e si paga solamente la guida (nel nostro caso una austera signora Polacca, docente di storia con una grande padronanza dell’Italiano) che ci ha permesso di calarci nelle memorie storiche, inquietanti ed emotivamente impegnative di quanto accaduto in quei luoghi della cittadina tristemente nota.
A bordo strada, ancora vi sono i binari che portavano i carri con i deportati da tutta Europa, e tutti gli edifici esterni ai campi, un tempo residenze degli ufficiali tedeschi, ora sono palazzine sobrie di un quartiere popolare..Sicuramente una esperienza importante e provante emotivamente, anche se consiglio di programmarla in inverno, per tentare di capire anche solo lontanamente, cosa abbia potuto significare essere rinchiusi in quei luoghi.
Io e Stefania ci portiamo nel cuore questa esperienza, l’umanità di chi ci ha accolto, il sorriso e la cordialità di persone lontane dai nostri stili di vita, vere, sincere e di grande cuore.
Il padrone di casa ci ha lasciato la lavanderia per cambiarci e rinfrescarci dopo la visita ai campi di concentramento, e prima di ripartire per Brno, altra fetta di torta e un grande abbraccio, grazie di Cuore.
Nel pomeriggio, caricata la nosta fida FJR, in direzione Brno, affrontiamo le veloci e deserte autostrade polacche verso la Repubblica Ceca, con tanta emozione dentro al cuore.
La poca conoscenza dei luoghi attorno a Brno mi ha portato a prenotare i pernottamenti in un piccolo paese a 50 chilometri dal Circuito, che pensavo si potessero percorrere in un baleno; mi sbagliavo di grosso, perché appena fuori città la piccola stradina collinare che porta a Vir, diventa sempre più stretta e tortuosa, consentendo sì di godere della realtà rurale cieca, ma imponendo prudenzialmente velocità di trasferimento modeste; siamo circondati da campagne, mucche, con ancora carri su strada trainati da cavalli.
Fa veramente strano, trotterellare su una moto da 150 cavalli al loro fianco.
Giunti a Vir in serata, ci rendiamo conto che fuori dai grossi centri abitati, non vi è nulla di quello a cui siamo abituati anche per una cena veloce, così dopo aver bussato inutilmente all’unica taverna ancora aperta, ce ne torniamo in camera per dormire, senza cena, visto che la cucina aveva già chiuso.
Nei giorni successivi abbiamo fatto i pendolari da Vir a Brno per le prove della MotoGP, trascorrendo i pomeriggi nella bella cittadina ceca, ricca di vita, architetture imponenti, movida animata da motociclisti e tanti studenti universitari.
Nelle serate trascorse a Brno e dintorni abbiamo apprezzato le tipiche costolette grigliate in salsa e le dissetanti birre davvero uniche per la purezza delle acque con cui sono prodotte; piccole borgate fuori città che sembrano rimaste indietro nel tempo.
Al circuito, ricordo sui prati i famosi grilli, che fastidiosamente ti circondano.
Il giorno del GP diluvia e ci avviamo al circuito, dove un immenso parcheggio di sole moto, con annesso spogliatoio, ci accoglie; dovremo indossare la tuta antipioggia fino alle 15, le gare si svolsero tutte sotto l’acqua.
Al termine, al’uscita del parcheggio l’amara sorpresa: gli addetti al parcheggio, situato su un falsopiano, hanno pensato bene di stendere con le ruspe un cospicuo strato di terra, che con la pioggia battente è diventato una fanghiglia impraticabile: impensabile di spingere i 300 chili della mia FJR fuori sulla strada.
Stefania, nel tentativo di spingermi fuori dal l fango si procura uno strappo alla schiena, dopo aver visto ad uno ad uno i primi motociclisti tentare goffamente di uscire dal fango cadendo come birilli, prendo coraggio e dopo aver messo la 2°, apro il gas tentando di galleggiare.
Riesco ad uscirne indenne, con la moto che sembrava aver percorso mezza Dakar.
Stanchi ma felici ci fermiamo per una pizza con altri bikers italiani, sempre a prezzi più che onesti.
L’indomani mattina, ovviamente, sole splendido e partiamo in direzione casa, lasciandoci alle spalle un viaggio indimenticabile, colmo di emozioni contrastanti, persone uniche, situazioni buffe e grottesche, sapori unici e posti meravigliosi.
Un grazie a Stefania, che ha macinato con me ore e ore in moto, 3500 chilometri sotto un caldo pesante, pioggia incessante, senza mai lamentarsi. Grande!
Grazie anche alla nostra amata FJR, infaticabile, protettiva, anche se ingombrante e pesante.
Leonardo Boarini & Stefania Bevilacqua