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Mi chiamo Luca, ho 23 anni e la mia passione per la moto pochi di meno. Una passione talmente genuina da venir tramandata al contrario: mio padre infatti, scooterista e guida alpina, a 60 anni si è convinto a prendere la moto. Montagna e motori, le grandi passioni di famiglia, hanno un'intesa.
Estate 2021, io fresco di patente A e con un Ducati 749 a maltrattarmi le braccia, mio padre alla ricerca di un mezzo su cui iniziare la sua carriera motociclistica e con un interesse per la Tracer7. Decide di noleggiarla e, data la scarsa attitudine della mia sportiva, mi propone di prendere anche una Mt07, per un weekend su quei passi alpini che finora ha visto solo in macchina.
Dalla nostra piatta Reggio Emilia, pianifichiamo il viaggio per il primo weekend di Agosto, ma più la partenza si avvicina più il meteo si fa incerto. Al giovedì la pioggia è ormai certa e decidiamo di rinunciare, ripiegando sul più umile (e soleggiato) Mugello.
Riempiti bauletto della Tracer e borse morbide dell'Mt (anche troppo, ansia da primo viaggio), e installato l'interfono nei caschi, si parte il sabato mattina per Castelnovo Monti. Con calma prendiamo confidenza con le moto: mio padre impegnato a gestire marce e posizioni in sella inedite, io a rendermi conto della differenza tra una sportiva quindicenne e una giovane naked.
Moto facili però, così arriviamo sul Pradarena perfettamente a nostro agio. Passo poco frequentato vicino al più famoso Cerreto, ma a mio parere non meno piacevole, magari un po' selvatico.
Sosta merenda e si riparte verso l'altro Castelnuovo, in Garfagnana. Arrivati in Toscana però risaliamo subito per Casone, direzione San Pellegrino in Alpe. Questa volta il traffico c'è e con gli interessi, ma la delusione per i rallentamenti svanisce appena arrivati a destinazione.
La vista è incantevole, attraversato il portico del santuario ci troviamo davanti un panorama che solo il nostro appennino sa regalare. Anche se la peculiarità di quel luogo è la vista delle Alpi Apuane, montagne dalla scarsa vegetazione che ci ricordano la metà iniziale del nostro viaggio.
Belle le coincidenze sì, ma è mezzogiorno e la fame si fa sentire. Decidiamo di andare a cercare un piatto di pasta sull'Abetone, strane voglie che in pianura padana non verrebbero mai. Strada fantastica, anche il traffico è calato ed io e mio padre ci godiamo i boschi Modenesi fino ad arrivare allo spiazzo dell'Abetone, perfetto per ricaricare le batterie dopo 170 chilometri in sella.
Tagliatelle ai funghi e chiacchiere motociclistiche col mio vecchio, chi l'avrebbe mai detto qualche anno fa.
Incontriamo anche un gruppo della Basilicata di ritorno dal Trentino (uno in Panigale, vero eroe), che ci raccomanda il Passo del Giogo, tappa obbligatoria a detta loro. Mah, mai sentito..
Riposati un po' al sole, il resto della giornata lo dedichiamo alla ricerca del “passo più bello dell'appennino” per poi arrivare a Borgo San Lorenzo, dove passeremo la notte. Scendiamo fino a San Marcello e risaliamo per Ponte di Venturina, aggiriamo il lago di Suviana e passiamo sul vicino lago artificiale del Brasimone. Da qui il cellulare di mio padre si surriscalda, il mio non prende e rimaniamo senza navigatore. In certe situazioni però noi, pur fanatici dell'organizzazione, non andiamo in panico, al contrario ci galvanizziamo.
Dopo qualche inversione, imprecazioni varie e tante risate attraverso l'interfono, magicamente arriviamo a Firenzuola e troviamo le indicazioni per Borgo San Lorenzo. Appena fuori dal paese le curve si fanno interessanti, l'asfalto si fa giovane e di colpo ti ritrovi catapultato in un pista aperta al pubblico: Giogo sei uno spettacolo. Specifico, qualche cugino di Marc Marquez c'era, ma la maggior parte tutta gente con la testa sulle spalle.
Ammetto però che mio padre l'ho lasciato un po' indietro. Grazie mille ragazzi della Basilicata!
La giornata finisce con tortelli mugellani e tagliata in hotel, passeggiata per smaltire e tutti in branda: ci attendono altri 300 chilometri.
Caffè e cornetto in compagnia di un team francese impegnato sul circuito locale (quello famoso con le curve arrabbiate insomma), e si riparte. Gli obbiettivi del secondo giorno sono Passo della Calla e Muraglione, perciò ci dirigiamo verso Stia. Belle stradine collinari dipinte da un asfalto impeccabile, cose rare dalle nostre parti. Tra un vigneto e uno sciame di ciclisti, mio padre mi fa notare che in quei luoghi Pieraccioni ha girato Il Ciclone: Gino, me ne vo' alla Calla!
Il cineturismo viene interrotto dall'infittirsi della vegetazione attorno alla strada, tornanti sempre più ripidi e sorrisi sempre più larghi. Se il Giogo è una pista, la Calla è un'avventura, un'escursione nelle fantastiche Foreste Casentinesi squarciate dal rombo dei motori.
In cima l'accento romagnolo sostituisce già il toscano e noi continuiamo per Forlì.
Come usciamo dal bosco però, il sole torna a picchiare su di noi e sul supporto del cellulare di mio padre, che ha uno strato di plastica a coprire lo schermo: arrivederci navigatore. L'idea era tenere per Premilcuore, tagliare e tornare verso il Mugello, ma ci ritroviamo a Santa Sofia e tiriamo ancora
dritto fino a Galeata. Salendo per San Zeno però scopriamo il Passo delle Forche, una stradina provinciale immersa nella natura.
Ritrovata la strada programmata, saliamo ancora per Bocconi, attraversiamo il Passo Valbura e finalmente ci ritroviamo sulla SS67: il famigerato Muraglione. Il passo è come te lo aspetti: montagne russe, squarci suggestivi e un asfalto da statale trafficata. Mi ha ricordato un po' il Cerreto e infatti al bar si sente la stessa atmosfera, gruppi di motociclisti che rifiatano e si perdono in chiacchiere “da passo” (te hai 5 cavalli in più, mi manca 1 millibar davanti, mi è volato addosso uno pterodattilo, se mia nonna avesse le ruote..).
Si fanno le 14 e siamo giusto in tempo per guardare la MotoGP davanti a dei ravioli ricotta e pere.
GP di Stiria, purtroppo dopo pochi giri Pedrosa cade, la moto prende fuoco e fermano la gara, perciò finiamo di mangiare e ci rimettiamo in marcia per completare il passo e tornare verso casa.
Di ritorno da quelle parti (e con ancora in mente la KTM in fiamme), decidiamo di fare una sosta all'ingresso di uno dei circuiti più iconici del Motomondiale. Il Mugello è veramente affascinante, anni fa feci un giro di pista a piedi e rimasi stupito dal suo dislivello, scarsamente reso dalla televisione. Conoscevo già l'origine, ma vedere i paesi che danno nome alle sue curve è stato un po' come il cineturismo a Stia. Foto di rito fatta.
Domenica pomeriggio, Mugello visto in lungo e in largo e pieno fatto. Come chiudere in bellezza se non passando per la Futa?
Se il Muraglione mi ha ricordato il Cerreto, la Futa è di sicuro la Cisa: curvoni veloci, asfalto più curato e pure i fotografi! Chiedo scusa, ma nella mia carriera motociclistica ho avuto solo quei due riferimenti, mi piace trovare un po' di casa anche qui. Di sicuro però l'arrivo allo Chalet Raticosa è molto più suggestivo, da lì si domina la valle ed in lontananza si vede quasi la nostra pianura.
Questa volta è arrivato il momento di tornarci davvero.
Completiamo i 360 chilometri del secondo giorno proseguendo per Sasso Marconi e facendo le statali fino a Reggio Emilia. Siamo abbastanza cotti, ma soddisfatti: dalla delusione iniziale per il cattivo tempo in Trentino, abbiamo ripiegato in modo inaspettato e scoperto luoghi e strade eccezionali. Quasi quasi, se piovesse anche la prossima estate.
Luca Fragnelli