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Butto un ultimo sguardo alle previsioni meteo per domani 1 Maggio: nel luogo di destinazione densi nuvoloni neri si alterneranno a schiarite, con qualche possibile pioggia.
Una volta, quando il Web non ci aiutava nelle previsioni meteo, ci si alzava all’alba, si guardava il cielo e poi decidevi cosa fare, adesso è tutto più semplice, un rapido consulto con gli amici e… deciso, domani si dorme!
Domenica mattina presto: ti alzi per altre esigenze quando fa giorno e allora fai come si faceva una volta, guardi fuori e sorpresa! C’è il sole e il cielo è sereno!
Speranzoso consulti il Web, vuoi la conferma a quel che vedi e sì, anche “lui” dice che farà bel tempo!
Vorrei avvertire gli amici, ma vista l’ora in cui hanno chiuso la sera precedente penso sia cosa buona e giusta evitare di svegliarli e quindi decido di partire da solo.
E allora preparo il pranzo, afferro una bottiglia d’acqua e volo nel box a montare e riempire le borse laterali; dopo di che avvio la moto, azzero il contachilometri e via si parte!
La strada che da Torino porta ad Alba, passando per le pianure carmagnolesi, scorre veloce sui suoi rettilinei, circondata da campi di grano verde intenso e dalla catena delle Alpi sulla quale il Monviso si fa notare. Una brezza mattutina primaverile mi avvolge e fa respirare il boxer come raramente succede.
Arrivo ad Alba, fa sempre piacere attraversare questa cittadina, pulita, ordinata, con le sue torri e le sue chiese, nella quale percepisci aria di benessere, per poi dirigermi verso Cortemilia.
La strada, prima dritta, inizia a farsi sempre più contorta, le curve sempre più interessanti.
Tutto intorno i boschi la fanno da padrone, alcune delle piante già fiorite sembrano fuochi artificiali in mezzo alle altre ancora un po’ ancora brulle o già con le prime foglie verdi.
Ma le coltivazioni di nocciola (la Tonda Gentile di Langa) e le vigne, che mi accompagneranno per tutta la gita, iniziano a prevalere sui boschi.
Benevello, Borgomale e Castino interrompono un po’ la danza tra una curva e l’altra, fino a quando non arrivo a Cortemilia, la patria di quella famosa Tonda Gentile IGP di cui vi accennavo prima, dove ogni anno verso fine Agosto si svolge la fiera dedicata e si decide il prezzo in base a come è andata l’annata.
Ma la mia meta è ancora più avanti.
L’indicazione stradale per Serole mi fa puntare la "prua" della moto verso una strada provinciale più stretta e tortuosa. Metto la terza, a tratti la seconda, e mi godo il panorama tra una curva e l’altra.
I Calanchi appaiono all’improvviso, lì da secoli: nemmeno la vegetazione è riuscita a coprirli, forse per lasciare al viaggiatore la possibilità di ammirarli come un paesaggio lunare. Mi fermo e spengo il motore, per sentire solo il rumore del silenzio che mi avvolge.
Seguo le indicazioni per Mombaldone, che raggiungo tramite una strada provinciale ancora più stretta e tortuosa (SP125), quella che mi ha accompagnato nel cuore dei Calanchi, e, finalmente, l’antico Borgo, incluso tra i Borghi più belli d’Italia, mi accoglie con la sua “porta di ingresso” di origine medioevale, al pari di tutto il resto del paese.
Mentre parcheggio la moto nella piazzetta antistante la chiesa parrocchiale, il rintocco delle campane che ho sopra la testa mi ricorda che è già mezzogiorno!
Ma non si può mangiare prima di aver visitato questo posto.
E’ piccolo ma grazioso. Ha una sola via centrale pavimentata di ciottoli con ai lati le case fatte con la pietra di Langa e c’è un silenzio che ti fa rilassare, ti fa osservare cosa hai intorno ti aiuta a dimenticare i problemi della routine settimanale.
Mentre scatto le mie foto una signora da un vicolo mi chiama, vuole mostrami le sue opere fatte dipingendo e intarsiando pietre, coppi, ceppi di albero, con l’obiettivo di fare conoscere al turista la storia del Borgo, e mi ringrazia per essere venuto a visitarlo.
Scopro solo dopo di avere parlato con la Sig.ra Gemma, discendente dalla famiglia Del Carretto, feudatari del borgo già dal 1200, e di cui la signora custodisce gelosamente ancora i documenti originali, tramandati da generazioni.
L’ora e l’appetito mi portano a cercare un posto per uno spuntino e dietro la chiesa scopro una passeggiata con panchina rivolta verso il panorama della Val Bormida. Pranzo con vista panoramica, imperdibile!
Riparto nel primo pomeriggio in direzione di un’altra perla della Langa Astigiana: Roccaverano.
I 10 chilometri che separano Mombaldone da Roccaverano, sulla SP 24, sembrano fatti apposta per farti consumare le gomme solo sulle spalle. Larghezza della strada giusta, curve visibili, asfalto perfetto.
La Moto GP a Jerez è appena partita, ma qui sei tu il protagonista, se lo vuoi…
Ma oggi sono in modalità Touring, per cui metto la terza e mi lascio trasportare a velocità codice dalla pastosità ed elasticità del boxerone 1200, in mezzo ai boschi e tra le aziende agricole locali che producono il famoso formaggio, ovvero la Robiola di Roccaverano.
Salgo fin su alla piazza centrale del paese dove finisce…la pace. Mi accolgono auto, moto e biciclette parcheggiate, con i loro piloti e passeggeri per la maggior parte intenti ad occupare tutti i tavoli esterni del locale bar e ristorante.
Se non fosse stato per una coppia di motociclisti che decidono di riprendere la loro Africa Twin e ripartire, non sarei riuscito a trovare parcheggio per la mia RS.
Cerco di concentrami su quello che voglio vedere, la Chiesa della Annunziata con la facciata in pietra di Langa, i resti delle mura dell’antico castello, la Scuola della Roccaverano, dove si può anche acquistare il formaggio omonimo e, splendidamente conservata, la relativa torre a pianta circolare che serviva da punto di osservazione.
Torre, peraltro, visitabile e raggiungibile fino alla sua sommità (30 metri di altezza circa), da chiunque sia in grado di salire una decina di scale quasi verticali, ma una volta arrivati in cima il panorama che si può ammirare a 360° su tutto l’arco Alpino fa dimenticare lo sforzo fatto per raggiungerla. Stupendo!
Dalla sua sommità altre due torri si notano all’orizzonte, una in direzione opposta all’altra. Era il “WiFi” dell’epoca: quando si doveva comunicare qualsiasi notizia si faceva dalla sommità delle torri di paese in paese.
Quella verso Spigno Monferrato è la torre di Vengore, l’altra è nel paese di San Giorgio Scarampi, che raggiungo da Roccaverano in pochi minuti.
Dalla base di questa torre, costruita sul punto più alto del paese, si può scorgere molto bene tutto l’abitato di Roccaverano e viceversa, il che rende ancora più chiara l’utilità che ricopriva in passato la possibilità di comunicare tra un paese e l’altro, specie in casi di “emergenza”.
Lascio San Giorgio Scarampi per puntare, circondato da vigneti (siamo anche nella zona dei vini che tutto il mondo ci invidia), verso Vesime e il suo torrente Bormida, tristemente noti per le alluvioni degli ultimi anni, in particolare per quella del 1994, che scorre parallelo alla strada che mi riporta verso Castino, poi Alba, Torino.
La giornata sembra finita, ma questa mattina, in prossimità dello svincolo della tangenziale per Villastellone, una macchia gialla aveva attirato la mia attenzione, ma, essendo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, avevo preferito continuare.
Questa sera al rientro ho meno fretta e mi fermo ad osservare uno stupendo campo di colza fiorita, con all’orizzonte il contrasto delle case della metropoli torinese, che merita uno scatto da conservare tra i ricordi di questa bellissima giornata.
Nel frattempo Pecco Bagnaia (piemontese anche lui, che sia un caso…?) ha vinto il GP di Jerez nella classe regina lungo i 119,4 chilometri totali in 41 minuti.
Io ho fatto 100 chilometri in più ma in 9 ore: è certo che non potrò mai fare il pilota!
Roberto Ricatto