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Per il meteo, nei due giorni precedenti le scene trasmesse ci hanno mostrato le tragedie generate da un tempo impazzito al centro-nord Italia, con ingenti danni a cose e, soprattutto, a persone, causate da venti, piogge e tornado dalla violenza inaudita.
Oggi tutto questo sembra passato, la quiete dopo la tempesta, e la temperatura fresca, direi primaverile, del primo mattino invoglia a partire con la RS.
Arrivare a Carmagnola dal capoluogo piemontese è un attimo, interrotto solo per la sosta dal benzinaio per fare il pieno.
Per raggiungere Fossano, se vuoi evitare centri abitati posti sulla via “normale”, prendi la strada Reale, un nastro di asfalto dritto come un fuso, che si srotola per circa 30 chilometri, intervallato solo da qualche rotonda nei pressi degli incroci, e che attraversa l’aperta campagna.
Sembra che questa strada, in alternativa alla veloce autostrada, sia noiosa e che non finisca mai, eppure al viaggiatore più attento non sfuggono gli aironi nei prati, i “muri” di granoturco su entrambi i lati della strada e, per il periodo che stiamo attraversando, più di tutto mi rimane impresso nella mente un laghetto, solitamente usato per la pesca sportiva, quasi completamente asciutto, un isolotto al centro che spunta e sul quale un gabbiano solitario aspetta con infinita pazienza che la sua “colazione” salti fuori da quella poca acqua rimasta. Sullo sfondo un Monviso privo di neve.
Ecco che il contrasto tra questa scena e la tragedia meteorologica citata all’inizio si traduce in due parole molto utilizzate ultimamente: cambiamento climatico.
Fossano e Mondovì sembrano solo due cittadine da superare velocemente per arrivare, almeno per i torinesi, il prima possibile sulle spiagge del Mare Ligure, ma entrambe hanno molto da mostrare se ci si sofferma a visitarle.
La prima, oltre che essere la sede del famoso Motoraduno di Primavera che ogni anno, Covid permettendo, attira migliaia di motociclisti, fa sfoggio dei sui bellissimi portici, della stupenda passeggiata panoramica di Viale Mellano e del castello dei Principi di Acaja risalente ai primi anni del 1300.
La seconda, divisa tra Inferiore e Superiore e collegate tramite una funicolare, è lo “spartiacque” tra le strade dritte della pianura e quelle tutte curve, paradiso dei motociclisti, che portano alle varie vallate dei monti che separano il Piemonte dalla Liguria, l’Italia dalla Francia. E se avete la possibilità di recarvi verso il 6 Gennaio di ogni anno, quando si tiene il raduno internazionale di mongolfiere, lo spettacolo è assicurato, per tutte le età.
Da Mondovì, seguendo le indicazioni per Villanova Mondovì e Frabosa Sottana, si raggiunge Prato Nevoso, vera meta della giornata, tramite una serie di tornanti che si snodano tra i boschi, dal fondo perfettamente asfaltato.
L’ampio piazzale che all’improvviso vi si presenterà davanti, con a destra le piste di sci invernali e a sinistra i condomini, non è ancora la meta prevista, continuate a salire tra i tornanti, arrivate al Colle del Prel, proseguite ancora a sinistra per un paio di chilometri e raggiungete la sommità del Monte Malanotte, a circa 1730 metri.
Ecco, qui la strada finisce, ma siete arrivati ad una delle piste di “decollo” di parapendio e deltaplano più famose e conosciute del monregalese.
Lo spettacolare panorama che si può godere nelle giornate terse è unico nel suo genere, tutta la catena delle Alpi si mostra nella sua meraviglia, si riconoscono bene bene il Monviso, il Monte Rosa, la Valle d’Aosta e, nelle giornate migliori, si riesce a vedere anche il Mare Ligure!
Peccato solo per un traliccio pieno di antenne che, inserito in un contesto così naturalistico, appare come un… cavolo a merenda! Ma è il prezzo da pagare per le nostre connessioni e i nostri smartphone.
Due piste di decollo sono presenti, quella a est per il periodo estivo, quella a ovest per il periodo invernale.
Ho giusto il tempo di ammirare il panorama che arrivano due furgoni dai quali scendono una decina di persone con il loro “zainone” in spalla: sono gli atleti del parapendio!
C’è chi, tra loro, inizia a disfare subito lo “zainone”, all’interno del quale è contenuto il parapendio vero e proprio, ripiegato con estrema precisione, e tutto il resto dell’attrezzatura.
La preparazione al decollo è altrettanto precisa e meticolosa e necessita della necessaria concentrazione, tutto deve essere al suo posto, la tuta, l’imbragatura, l’abbigliamento, le corde, i moschettoni, la radio, il casco; qui è vietato sbagliare, basta solo una volta e si potrebbe pagare con la vita una semplice distrazione.
Poi si distende il parapendio in terra, si controlla che le corde non siano attorcigliate, si agganciano i comandi all’attrezzatura indossata e, cosi sistemati, con le spalle al vuoto, controllando direzione ed intensità dell’aria tramite la manica a vento posta di fronte, si aspetta il momento opportuno per “gonfiare la vela”, girarsi di 180°, fare alcuni passi nel discesone e… voilà, il volo è spiccato!
In un attimo si raggiunge una velocità da brivido e si prende quota sfruttando ad arte le correnti ascensionali.
Ecco, il momento peggiore è passato, ora si tratta solo più di scegliere di “veleggiare” per restare in volo il più possibile e godersi questi splendidi momenti da un punto di osservazione… particolare!
Finiti i decolli ritorno indietro fino al Colle del Prel; confesso che la tentazione di scendere a sinistra verso Fontane, le Grotte di Bossea e la Valle Corsaglia è forte, ma la voglia di visitare a fondo Prato Nevoso prevale, facendo sosta in quel piazzale citato all’inizio appena giunti nella località montana.
Da un lato il vallone con la montagna di fronte e gli impianti di risalita, dall’altra i condomìni con i portici per la passeggiata riparata anche in caso di maltempo.
Gli impianti di risalita, che in inverno permettono di sciare, in estate sono riconvertiti a trasportatori di biciclette.
In questa stagione, infatti, lo sport preferito sembra essere il downhill, con due piste dedicate: una, più stretta, scende un po’ a zig zag seguendo la linea della seggiovia, l’altra, più larga, corre dritta parallela alla strada che costeggia i condomìni e presenta salti artificiali, che molti sfruttano sembrando dei piccoli campioni di MXGP!
Alla base della seggiovia, oltre ai locali dove si possono affittare le bici e relative attrezzature, altre innumerevoli attività “coccolano” il turista estivo, dai campi da tennis a quelli di bocce, dalla pista per bambini con i quad ai salti artificiali per i “rookies” in bicicletta.
Insomma, sembra che qui “volare” con qualsiasi mezzo sia la parola d’ordine per chi vuole fare attività all’aperto durante i mesi estivi.
Intanto il tempo passa ed è ora del rientro a casa.
Lascio a malincuore il fresco dei 22° per ritornare nella metropoli torinese, dove le previsioni meteo davano temperature accettabili non superiori ai 30° nel tardo pomeriggio, facendo il percorso dell’andata in senso inverso.
Tornato in pianura lascio la strada Reale, ripresa a Fossano, alla deviazione per Cavallermaggiore e, appena entrato in Racconigi, il suo Castello si staglia di fronte con tutta la sua imponenza. Ma è solo alzando lo sguardo sulle guglie che si scopre la sua “meraviglia”: i nidi di cicogna con relativi “condòmini”!
Qui siamo vicino alla sede della LIPU, e chi, meglio di loro, ci può parlare di “volo libero”?
Il caldo è inesorabilmente presente, quando arrivo in tangenziale a Moncalieri il termometro di bordo segna 35°, ma, fortunatamente, i due terzi dei 225 chilometri totali sono stati percorsi al fresco!
Torino è conosciuta per il tipico del carattere “freddo” dei suoi abitanti, ma il “caldo abbraccio” di questo tardo pomeriggio sembra assolutamente smentire questa leggenda!
Roberto Ricatto