I viaggi del lettore. Giuseppe Trovato e i 40 passi in 24 ore

I viaggi del lettore. Giuseppe Trovato e i 40 passi in 24 ore
Il nostro lettore Giuseppe Trovato ci porta in giro sui passi di Veneto e Trentino con la scusa di cercare di toccare 40 passi in 24 ore
9 ottobre 2021

Vedete quanto bizzarro e curioso puó essere l’etimo di una parola? Prendiamo “passione” come esempio: essa ci riconduce senza indugio a trascorsi piacevoli, momenti passati o presenti nei quali la fatica e la sofferenza sono ben lontane dall’apparire nel significato immediato che attribuiamo al sostantivo. Eppure le radici latine la pensano diversamente. Cito: passione, dal latino passio, derivato di passus, participio passato di pati, “soffrire”. Quasi impossibile, dunque, associare la nostra passione o quello che siamo abituati a concepire della pratica del motociclismo, all’etimologia della parola. In fin dei conti, quello che sembra e quello che è, appaiono addirittura come contrari. Chi sancisce, inoltre, se ci si puó fregiare di essere degli autentici appassionati di qualcosa?

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Forse lo scalatore che conquista le vette riversa piú passione del ricercatore di minerali o entrambi amano la montagna allo stesso modo per poter essere accreditati del medesimo appellativo? E il sommozzatore che sfida gli abissi possiede di diritto una passione piú autentica del pescatore che se ne sta tranquillo sugli scogli perché indubbiamente si espone a rischi ben maggiori? E i piloti di Road Races contro gli “stradali” dagli sliders intonsi? E ancora i Dakariani contro gli enduristi del sabato? Lontano da queste disquisizioni filosofiche io credo che siano tutti sotto lo stesso Cielo e per questo il collezionista di moto d’epoca risulta appassionato quanto il viaggiatore attendato che mette le ruote su tutti i Continenti durante un anno di viaggio. Entrambi esprimono la propria passione attraverso sacrifici e sofferenze diverse ma andando esattamente dalla stessa parte. Forse però è proprio un’esigenza quella di spingersi verso l’estremo per cercare di innalzare ad un livello superiore la propria pratica e compiere così lo switch decisivo che separa un hobby dalla vera e propria Passione, ammiccando ai nostri saggi linguisti del passato.

Così nella mia testa prendono forma delle idee balzane tutte le volte che mi metto a pensare a come dissipare tutta la mia ardente inclinazione, la mia brama, il mio vivissimo affetto ed il mio grande amore per il motociclismo, come quel giorno che mi sono chiesto: “Quanti passi di montagna si possono raggiungere stando in sella ad una motocicletta per 24 ore no-stop”? Googlando ho scovato diverse storie di motoviaggiatori che si sono posti la mia stessa domanda ed hanno provato a darsi una risposta tra i meravigliosi nastri d’asfalto di Alpi e Dolomiti. C’è chi ne ha raggiunti 30, chi 33 e chi ha posto lo score migliore a 37. Nulla di ufficialmente sancito, nessun record documentato se non attraverso qualche riga di racconto tra blog e riviste online ma tanto è bastato per farmi fantasticare sul progetto di raggiungerne 40. Era il 2017 all’epoca del mio primo tentativo, avevo preparato un itinerario con partenza ed arrivo su Verona ed in mezzo 40 passi e piú di 1300 km da coprire con un giorno di tempo a disposizione. Pensandoci adesso praticamente una follia. Avrei dovuto tenere una media altissima anche soltanto per avvicinarmi ai record giá stabiliti per via del mio troppo generoso e poco ottimizzato itinerario. La moto però era la migliore che potessi desiderare per quello scopo: MT-09 2014, una autentica divoratrice di passi.

Fissai la partenza un lunedi di inizio settembre alle 20,00 in modo da superare la notte con energie e soglia d’attenzione belle fresche; infatti arrivato sul passo Giau alle 08,00 del mattino seguente ed esattamente a metà strada, mi ringalluzii all’idea che avrei potuto davvero farcela. Durante il giorno, però, la stanchezza arrivata troppo presto, una grossa interruzione per lavori e la seconda parte dell’itinerario davvero molto dispersiva, mi impedirono di superare i 35 e a Livigno, alle 20,00 in punto, posi fine alle ostilità lanciandomi sul letto del primo albergo disponibile, con più di 1000 chilometri percorsi e senza un briciolo di forze residue. Sono passati esattamente 4 anni da quel settembre. È cambiata la moto, adesso è una Ténéré 700 (efficace quasi quanto l’MT tra la curve) con la quale ho cercato di incrementare la resistenza alla fatica stando in sella in tutte le condizioni sempre con l’ obiettivo dei “40” in testa. Identiche anche questa volta le modalità per la partenza: giovedì di inizio settembre e notte subito alle spalle, partenza da Rovereto alle 19,00 in punto ma itinerario profondamente rivisto. In effetti la preparazione dell’itinerario è stata piuttosto complicata dovendo ottimizzare un percorso multitappa da percorrere in 24 ore su un territorio frastagliato come quello delle Dolomiti ma grazie ad un programma open source molto valido, Tyre, sono riuscito a disegnare una traccia teoricamente abbastanza fattibile.

Ho attaccato subito i passi del Vicentino, stretti e rovinati, sotto un cielo senza luna e visibilità affidata solo ed esclusivamente ai led del T7. La notte è stata lunga come lo sono tutte le notti passate alla guida ma questa volta la pioggia, la benzina quasi finita ed il continuo slalom tra decine di caprioli, tassi, volpi, lepri e scoiattoli che uscivano dal bosco attraversando la strada (incredibile il numero degli animali avvistati in più rispetto al 2017), hanno rallentato parecchio la media ed assorbito molte energie. Però alle 07,00 ero già ben oltre la metà del percorso previsto e a differenza del primo tentativo, le cose si stavano mettendo nel verso giusto.

Colazione veloce tra la nebbia del Sella per poi trascorrere tutto il giorno entrando ed uscendo continuamente da Veneto e Trentino. Per la navigazione ho scelto ancora il buon vecchio Maps perché tra i navigatori per smartphone, credo sia davvero l’unico ad offrire la possibilità di tracciare itinerari con ben 10 tappe ciascuno da poter suddividere in cartelle e con il vantaggio di scaricare la superficie dell’area interessata navigando in offline anche in assenza di copertura di rete. Durante il pomeriggio, verso le quattro, ho dovuto però fare i conti con alcuni scarti chilometrici non previsti dovuti, presumo, al riposizionamento del satellite e ad alcune deviazioni causate dalla distrazione.

Così il countdown è schizzato a -275 chilometri da percorrere in 3 ore, nemmeno avessi avuto un’autostrada libera davanti. Mi sono subito reso conto che non sarei riuscito mai e poi mai a toccare le 40 vette entro le 19,00 ma che era ancora possibile riuscire a migliorare il “record”. Qualche modifica al volo all’itinerario, l’ultimo pieno di benzina, l’ultimo sorso di energy drink ed alle 18 e spicci raggiungo il Palade, il trentanovesimo. Mancava poco ma un’ora non sarebbe bastata però adesso so che l’obiettivo non è impossibile. Ci riproverò perché non mi stancherei mai di curvare tra le nostre montagne, perché la notte mette pensiero ma in quota è pace totale, ci riproverò per Passione. 39 passi in 23 ore.

Giuseppe Trovato

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