In Vespa da Milano a Copenaghen (e ritorno)

In Vespa da Milano a Copenaghen (e ritorno)
Cercavo un'esperienza che mi facesse riscoprire il gusto della lentezza, che mi liberasse da tutto ciò che è superfluo e che mi facesse sperimentare la fratellanza tra gli uomini...
21 novembre 2011


30/7 Milano-Bellinzona 118 km


Cercavo un'esperienza che mi facesse riscoprire il gusto della lentezza, che mi liberasse da tutto ciò che è superfluo e che mi facesse sperimentare la fratellanza tra gli uomini. Così, in sella alla mia Vespa Gts 300, sono partito per un viaggio attraverso l'Europa. In 18 giorni, ho attraversato 14 nazioni e visitato nove capitali, percorrendo 5000 chilometri. Non ero da solo: con me, sul suo scooter Honda Silver Wing 400, c'era l'amico Michael Bassett, il miglior compagno di viaggio che si possa desiderare.
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La meta del nostro giro è stata Copenaghen. Abbiamo soggiornato in campeggio o in ostello (ci sono stati giorni in cui abbiamo trovato tanta, tanta acqua!) o a casa di alcuni amici che ci hanno offerto ospitalità: a Bellinzona soggiorniamo nella baita di montagna di Luisa ed Enrico, una giovane coppia sposata, con due figli.

31/7 Bellinzona-Berna 203 km


Attraversando la Svizzera, superiamo il passo del San Gottardo e il Furkapass. La giornata di sole è tale che non soffriamo la temperatura in altitudine. Il traffico è principalmente di moto. E noi siamo gli unici scooter. C’era da aspettarselo. Siamo a quota 2458 metri quando ci fermiamo a fare una foto a un lago che prende vita tra le rocce. L’acqua è di un verde azzurro cristallino. Limpida e gelida. La cima di Passo Furca è un acquerello di colori e forme sul quale la mano dell’uomo non è arrivata a modificare la bellezza della natura e tutto sembra perfetto, quieto, eterno. In mezzo a questo panorama così lontano dalla mia quotidianità metropolitana guardo la mia Vespa e mi domando a quale pazzia sto andando incontro. Sto viaggiano su un motore di nemmeno trecento centimetri cubici ingabbiato in lamine di acciaio e pezzi di plastica sorretti da due ruote piccole e timide.

In confronto alle naked che vedo sfrecciare affianco a me, e che aggrediscono roboanti ogni tornante, superandomi in piega, potenti ed energiche, la mia Vespa sembra un mezzo di ripiego che sussulta a ogni piccola buca della strada. Ce la farò?
A Berna siamo ospiti d Jasmin, nella fattoria dei suoi genitori.

1/8 Berna-Saarbrucken 398 km


Il giorno dopo, in occasione della festa nazionale della Svizzera, con Jasmin e i suoi fratelli visitiamo Basliea. Troviamo aperti solo qualche bistrot, qualche bar e qualche ristorante. La vita della città si concentra quasi esclusivamente intorno al fiume Reno. Ci sono alcune persone che nuotano o - sarebbe più appropriato dire - che si lasciano trasportare dalla corrente. Sono in posizione prona sull’acqua e tengono tra le mani una specie di piccola boa gialla o arancione. «Le boe si possono aprire e al loro interno puoi infilarci gli abiti» ci spiega Jasmin «così puoi muoverti da una parte all’altra della città seguendo il corso del fiume. Una volta uscito dall’acqua, ti asciughi al volo, indossi nuovamente i tuoi abiti e ti rechi dove devi andare. Comodo, vero?». Funziona proprio così: la gente va al lavoro prendendo... il fiume!

Siamo partiti senza lo straccio di una guida turistica. Il nostro scopo era conoscere l'Europa vivendola, respirandola, parlando con le persone del posto. Niente visite a musei,quindi, né percorsi turistici preconfezionati.

2/8 Saarbrucken-Bruxelles 375 km


Questa è stata la tappa più impegnativa del viaggio. La Vespa accusa un piccolo problema: in fase di accelerazione, il motore ha come dei vuoti di potenza, talvolta si accende la spia dell'elettronica, di conseguenza, lo scooter si spegne. Siamo costretti a una sosta presso un centro autorizzato Piaggio, a Saarbrucken. Einspritzventil. Così leggo sul foglio di diagnostica che Thomas, il meccanico dell’officina, mi porge tra le mani. Appena ci ha visto arrivare, di buon mattino, con i nostri scooter carichi come bestie da soma, Thomas ha lasciato le sue mansioni e si è reso subito disponibile, prestandoci ogni attenzione. Ha visto le nostre targhe e ha capito che arrivavamo da lontano e che eravamo bisognosi di aiuto. Einspritzventil è una parola che per me suona come un semplice cozzarsi di vocali e consonanti. Ho bisogno di Google traslator per capire che il problema riscontrato dal test è relativo alla valvola di iniezione della pompa della benzina.

L'officina non ha il pezzo di ricambio, così chiedo a Thomas se è rischioso proseguire così o se invece basta solo qualche accorgimento alla guida.
«Prima o poi si romperà. Potrebbe rompersi dopo cinque chilometri o dopo cinquemila», mi dice il meccanico. E spalanca gli occhi dubbiosi. Non abbiamo altra alternativa che proseguire la nostra avventura. In serata siamo ospiti d Marta a Bruxelles.

3/8 Bruxelles-Amsterdam 286 km


L'ospitalità di Marta è perfetta. Prima di lasciarci, facciamo colazione insieme a casa sua, gustando l'unico, vero caffé italiano del nostro viaggio. Ripartendo in direzione nord, sotto una pioggia fine ma insistente, facciamo tappa all'Atomium. È la “Torre Eiffel” del Belgio. Costruita nel 1598 in occasione dell’Expo, interamente in ferro, rappresenta una molecola di cristallo ingrandita 165 miliardi di volte. Sotto l’acqua, è ancora più affascinante.
Ad Amsterdam scegliamo la soluzione campeggio. La zona tende del Zeeberg Camping si trova su un piccolo isolotto circolare. Ma non esistono piazzole. Qui ci si accampa dove capita o dove si trova posto. Impieghiamo qualche minuto prima di individuare un fazzoletto di terra libero dove poter montare la nostra “casa”. L’età media dei campeggiatori è inferiore ai venticinque anni. Non ci sono roulotte o tende “formato famiglia”. Sono per lo più tutti ragazzi arrivati lì con lo zaino in spalla e poche cose. La maggior parte di loro, fuma. Non saprei dire cosa, di certo non sigarette. Qualcuno traffica con piccoli narghilé che richiedono lunghe preparazioni. Qui fumare è un'arte.

La mattina del nostro secondo giorno di visita ci addentriamo per le vie del centro, che è circondato dai canali del XII secolo, patrimonio dell’Unesco. Adesso capisco perché è soprannominata la Venezia del Nord. I canali si alternano armoniosamente alle vie urbane, attraversati da ponti che congiungono le rive opposte. Alcuni barconi, chiamati “Canal bus”, effettuano fermata nei luoghi più importanti.

5/8 Amsterdam-Amburgo 515 km


Sulla strada da Amsterdam ad Amburgo, attraversiamo la diga Afsluitdijk, che separa lʼinsenatura dello Zuiderzee dal Mare del Nord, trasformandolo in un lago di acqua dolce e permettendo di strappare al mare i territori che oggi costituiscono la provincia di Flevoland. Questa diga è la manifestazione dello sforzo dellʼuomo di controllare la natura, in un equilibrio che per lʼuomo è sempre precario. Dopo più di 500 chilometri di trasferimento (questa sarà la tappa più lunga del viaggio!), in serata arriviamo ad Amburgo, che si specchia nelle acque dei fiumi Alster e Bille, che qui si incontrano per sfociare nell’Elba. L’Alster forma anche due laghi artificiali: il Lago Binnenalster, dentro le antiche mura della città, e il Lago Aussenalster, più periferico. La città è attraversata anche da una fitta rete di canali che qui chiamano Fleete. È proprio passeggiando lungo le acque dell’Alster che ci ritroviamo nel bel mezzo della movida notturna. Una serie di gazebo e chioschi e bancarelle animano la passeggiata del lungofiume. Una moltitudine di gente, per lo più giovani, cammina tra gli spazi stretti. Michael ed io ci confondiamo alla folla.

6/8 Amburgo-Copenaghen 371 km


L'emozione più grande è stata quando raggiungiamo Copenaghen. Mentre guido sulla strada che mi porta alla capitale danese, Non distinguo se sto vivendo un sogno o la realtà.

O un sogno che è diventato realtà. O una realtà che ho sognato così tante volte che ora mi sembra così chiara, precisa, dettagliata. È tutto così perfetto, così leggero, così semplice. Anche la Vespa sembra procedere più sciolta. Sto raggiungendo la meta e ad ogni curva,ad ogni accelerazione o decelerazione, pregusto lʼemozione dellʼingresso in città.
Non aspetto altro che vedere il cartello “København” e potere esclamare: «Ce lʼho fatta!». E se da una parte vorrei già essere lì, dallʼaltra vorrei che questo momento magico di attesa non finisse subito; vorrei che si protraesse ancora per un poʼ. Ogni cosa intorno a me è amica e partecipa alla mia gioia. Sono così felice che canticchio mentre guido.

8/8 Copenaghen-Berlino 406 km


Da Copenaghen raggiungiamo Malmö attraversando il famoso ponte di Øresund. È lungo 16 chilometri, 4 dei quali sono un tunnel sotterraneo.

La sua campata centrale è lunga 490 metri ed è alta 57 metri, per permettere il transito delle navi. A quell’altezza, nel bel mezzo del mare, è un continuo spirare di raffiche di vento e guidare la Vespa è stato un esercizio di equilibrio e di continue correzioni di traiettoria e di pieghe e di strattoni sullo sterzo.
A Berlino riesco a farmi fotografare con la Vespa davanti a Checkpoint Charlie, la ricostruzione fedele del più rinomato posto di blocco della Guerra Fredda. Qui si respira ancora aria di Storia. Se penso che il Muro è caduto nel 1989, un trentenne di oggi aveva ai tempi già nove anni e oggi ha sicuramente ancora tanti ricordi vivi da raccontare.

9/8 Berlino-Poznan 302 km


Ho rischiato anche la pelle, in questo viaggio. È successo il giorno in cui stavo per raggiungere Poznan. Abbiamo guidato per ore sotto l'acqua: prima il temporale, poi una pioggia leggera, infine, l'arcobaleno. A 120 chilometri orari, sotto il diluvio, la strada bagnata e raffiche di vento laterali; su due ruote piccole piccole che sorreggono un parabrezza enorme, la Vespa diventa un aquilone e il tuo equilibrio è davvero appeso a un filo.

 A Poznan siamo stati ospiti di Bruno, studente di medicina nell'università cittadina che è rinomata in tutto il mondo. Bruno vive la medicina come una vera e propria vocazione, un modo per mettersi al servizio del prossimo, per aiutare le persone con le sue competenze. Ci fermiamo qui due giorni e possiamo visitare bene la città. La piazza del centro di Pozan è un capolavoro. Di forma quadrata, Stary Rynek - così si chiama la piazza - è circondata da palazzi di architettura rinascimentale. Ciascuno di essi è colorato con tinte tenui e variopinte: giallo, ocra, arancio, beige, verde acqua, azzurro. Le giornate nuvolose come quella che abbiamo incontrato sono ricompensate dall’allegria di questi edifici.

11/8 Poznan-Praga 444 km


La Polonia ha solo tre autostrade in tutto il paese e così Micheal ed io decidiamo di scegliere strade secondarie, ugualmente trafficate da auto e camion. Il navigatore ci fa perdere un paio di volte, mandandoci su stradine ci piccoli paesini contadini o, in un paio di casi, facendoci finire su strade bianche in mezzo ai campi.
Praga ci accoglie sotto il sole. Praga che fu capitale del Sacro Romano Impero; Praga che per oltre un millennio fu il centro politico e culturale più importante della Boemia; Praga che fu teatro di guerre e di contese tra prussiani e asburgici; Praga che fu protagonista della Primavera che portò alla successiva divisione della Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca; Praga che oggi si vanta di tutto il suo passato e che, ogni anno, è visitata da sei milioni di viaggiatori. La sua fama turistica è mondiale. Visitiamo la città di sera.

La luna piena illumina un cielo che fa da cornice a monumenti fiabeschi dall’atmosfera quasi magica. Qui la Storia sembra essersi stratificata nei Secoli attraverso i palazzi e i monumenti e le piazze e le vie di questa città che sfoggia architetture di ogni sorta: dal neoclassico al gotico al barocco, fino al cubismo, all’art nouveau e all’ultramoderno.

13/8 Praga-Vienna 363 km


In questa nostra avventura comune, l’amicizia con Michael si sta rafforzando in modo incredibile. Stiamo vivendo qualcosa che ci accomunerà per sempre, che sarà “solo” nostra, che sta mettendo a nudo le nostre personalità, i nostri caratteri, i nostri punti di forza e le nostre debolezze. Non stiamo facendo nulla di eccezionale: chiunque, se ne avesse la voglia, potrebbe emularci o addirittura fare di meglio. Ma eccezionale è ciò che questa avventura sta scavando dentro di noi. Ciò che mi ha colpito di più a Vienna è l’Hofburg Palace, il palazzo imperiale fra le cui mura (2500 stanze!) si sono intrecciate le storie altalenanti della famiglia degli Asburgo. È forse il monumento più rappresentativo della signorilità e della regalità dell’animo viennese. Qui risiedeva la Principessa Sissi. Qui sono state decise le sorti dell’Europa. Altrettanto maestoso è il Duomo di Santo Stefano, esempio perfetto di gotico, con i suoi colori scuri e grigi e il suo tetto maiolicato rivestito da 250mila tegole smaltate. È così alto che è stato impossibile fotografarlo per intero.

14/8 Vienna-Trieste 495 km


Prima di rientrare in Italia riusciamo a fare tappa a Ljubljana e a visitare così anche un pezzo di Slovenia, la quattordicesima nazione di questa nostra avventura. Ljubljana è una sorpresa. Pulita, ordinata, ecologica e anche internazionale. La cameriera che ci serve il pranzo sui tavolini all'aperto della piazza principale della città, parla sloveno, inglese e italiano. L'euro ha portato i prezzi in linea con quelli degli altri paesi europei. Solo la benzina costa ancora circa il trenta per cento in meno che in Italia. Nel pomeriggio raggiungiamo Muggia e cerchiamo un campeggio. Ne troviamo uno che si affaccia sul mare e non resistiamo alla voglia di buttarci in acqua. Mi accorgo di quanto mi mancava l'Italia solo adesso che ci sono tornato. Mi basta poco per respirare l'aria di casa: auto con targhe italiane, parcheggiate disordinate come in Italia; caffé italiani; cartelloni pubblicitari in italiano; vegetazione mediterranea; cielo italiano; facce italiane.

15/8 Trieste-Asiago 274 km


A Trieste incontriamo Daniel, un amico americano di Michael.

Con lui prendiamo un cappuccino seduti in piazza Unità d'Italia, la più grande piazza d'Europa che si affaccia sul mare. Daniel vive a Trieste da più di dieci anni e si offre di farci da guida turistica della città. Poi, in tarda mattinata, riprendiamo la marcia verso Asiago. Per diversi chilometri costeggiamo il Piave. Un cartello indica: "Fiume sacro alla patria".
Ad Asiago siamo ospiti della famiglia di Francesco. Francesco ci coinvolge nella vita del paese, che è animata dal turismo tanto in estate quanto in inverno. Visitiamo anche l'ossario dedicato ai caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Di un marmo bianco cangiante, l'ossario si eleva su una collinetta verde, isolata dal resto delle case del paese. All'interno, lapidi e lapidi e lapidi ciascuna recante il nome di un soldato. Poi un marmo enorme con su scritto: 3226 MILIT IGNOTI. Non credevo che un silenzio tanto profondo potesse essere tanto loquace.

16/8 Asiago-Milano 294 km


Ci sono stati giorni in cui abbiamo macinato oltre 450 chilometri, ma in sostanza è stato un viaggio in cui abbiamo privilegiato la lentezza.


Ed è stata questa lentezza a dare più valore al nostro tempo, trasformando il nostro viaggio geografico anche in un viaggio interiore. Nel suo procedere lento, la Vespa ha assecondato il sedimentarsi di ogni impressione. Viaggiare in scooter è una filosofia. Non appena il viaggio è finito, ho come avuto l'impressione che sarebbe continuato a vivere in me, nei ricordi, nel fascino delle città viste, nell'emozione degli avvenimenti che ci sono accaduti, nei gesti delle persone incontrate.


 Silla Gambardella

 

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