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Altare questa volta non fa rima con molare. Ma che c’entra con i Pirenei? C’entra, c’entra, perché è proprio all’ingresso di questo piccolo borgo della val Bormida che i postumi dell’estrazione del mio molare non si fanno più sentire. E di quel dolore devastante che stava mandando a pallino questo viaggio in Francia non sento più nulla.
Se alla partenza da Milano ancora qualche antipatico risentimento mi faceva dubitare dell’opportunità della partenza in moto per i Pirenei, le archeologie industriali delle vetrerie di Altare hanno dissipato ogni dubbio e fatto sparire, come per magia, anche il dolore. Ho fatto bene ad ascoltare Attilio, Gianni, che ci aspetta nella sua residenza estiva ligure, e Stefano (i miei tre compagni di viaggio) e a partire per questa nuova avventura.
Tant’è che a Imperia, prima tappa di questo tour dove raccattiamo anche Gianni e la sua Africa Twin nera grifonata, non manco nemmeno una portata di uno strepitoso giropizza proprio ai piedi del Parasio.
Via il dente, via il dolore e, la mattina dopo, via anche noi verso Perpignan, nostro punto di attacco ai Pirenei e alle strade del Tour de France 2021 appena vinto da Pogacar. Per arrivare in questo avamposto catalano ai piedi dei Pirenei percorriamo quasi 600 chilometri di autostrada che non sono una passeggiata di salute per il caldo torrido che alza il termometro fino a 38 gradi e per il traffico intenso del primo fine settimana post 14 luglio: per i francesi segna l’inizio delle vacanze estive.
Nella calura asfissiante del pomeriggio di Perpignan ci accoglie il sorriso a denti alterni di Georges, simpatico quanto improbabile gestore dell’airbnb che abbiamo prenotato prima di partire. Georges ci illustra quel pochissimo che c’è da raccontare sui servizi optional (praticamente inesistenti) della casa e ci ragguaglia anche sulla possibilità di ricoverare le moto nel box sottostante in condivisione con l’auto di Ahmed, energico quanto gentile inquilino del piano di sopra che purtroppo non spiccica una parola di francese.
Poco male, da buoni mediterranei ci arrangiamo a gesti, e dopo avere sistemato e messo in sicurezza tutti i mezzi ci avventuriamo nel non banale centro di Perpignan. Due Pernod e due kir sono il benvenuto francese di una serata che dopo la cena a Le Divil ci regala anche un concerto di musica tradizionale accompagnato da balli di palese origine medievale sotto la facciata illuminata del municipio: uno spettacolo. Dopo averci ragguagliato a cena sugli sviluppi della sua nuova liason amoureuse, Gianni prova ad abbozzare qualche passo sulla base di offuscati ricordi di un corso di danza. Timidezza e stanchezza hanno il sopravvento anche sulla forza dell’amore. E in più domani ci aspettano i Pirenei.
La colazione abbondante in piazza prevede anche la pianificazione dell’itinerario di giornata. Carta di Attilio alla mano o meglio, distesa sul tavolo, si stabiliscono punti di passaggio e si ipotizzano soste che nel 90 per cento dei casi si rivelano inutili o poco sensate. Itinerario sulla carta e quello realmente percorso raramente coincidono: alcune indicazioni di strade che sulla cartina sembrano evidenti nella realtà sono molto meno palesi, l’attraversamento di un centro è sempre una scommessa. Basta perdere una segnalazione a un incrocio per far perdere l’orientamento anche al navigatore che, a mo’ di supporto live in viaggio, consultiamo rapidamente per non togliere gli occhi e l’attenzione dalla strada: tra pensiero e realtà spesso le differenze sono importanti. Con buona pace di chi guarda la carta e di chi guida il gruppo in gita.
La colazione di Perpignan è foriera di un’altra decisione operativa: meglio scegliere alberghi che affidarsi all’ospitalità di airbnb. In albergo il servizio (colazione compresa) è più funzionale per gente come noi che si ferma per una sola notte. La casa di Georges era impeccabile ma non era possibile nemmeno scaldarsi l’acqua per il caffè del mattino. Perciò sul tavolino della colazione stabiliamo un itinerario di massima e prenotiamo anche due stanze in un albergo a Foix che ci garantisce pure un’abbondante colazione.
Torniamo a casa e dopo avere recuperato e ricaricato le moto, ci inoltriamo verso ovest e le prime alture dei Pirenei, fiduciosi di temperature meno soffocanti con il salire della strada. Mai fiducia fu mal riposta: il caldo non molla. In compenso l’asfalto della D 117 è un biliardo e non solo dove è passato il Tour. Le curve veloci e ben disegnate che attraversano panorama e villaggi da romanzo di Simenon ci riconciliano con il piacere di viaggiare in moto.
Dopo Quillan, dove approfittiamo per fare benzina e riempire le bottigliette di nuova acqua fresca nella speranza che non si riscaldi troppo in fretta, attraversiamo il canyon sull’Ariège e ci concediamo una sosta con frugale ristoro gastronomico all’ombra di un bosco di querce.
Foix e il Lons Hotel, l’albergo che abbiamo scelto, sono una piacevole sorpresa: nel cuore dell’Occitania, questo borgo dei Midi Pirenei ha origini medioevali e una storia di grande autonomia. Per tutto il Medioevo, il castello di Foix fu il centro di comando del potente Conte di Foix: Bernard infatti conservò per secoli una sostanziale autonomia da Parigi e dal Re di Francia.
Durante l'XI e il XII secolo, il castello divenne un centro strategico da cui i conti fondarono il loro potere su un territorio che si allargava tra Comminges e Tolosa fino a Carcassonne. Poi, nel 1200, la crociata contro gli albigesi cambiò i rapporti di forza e i già fragili equilibri politici regionali: Parigi fu in grado di allargare la sua giurisdizione ed estendere il suo potere su Tolosa e poi sulla contea di Foix. Fin qui la storia di cui il castello sulla rocca è autorevole testimone. Ma Foix è anche musica.
Il nostro albergo, infatti, si fregia dell’onore di avere ospitato Manu Dibango, il grande sassofonista e compositore camerunense scomparso nel 2020 a causa del Covid. Si esibì qui nel 2017 in occasione del festival Jazz à Foix e il suo ritratto ora campeggia sulla facciata dell’albergo che ci ospita. Ma la vocazione musicale di Foix trova eco in tutto il borgo dove molti ristoranti, peraltro tutti prenotati, abbinano cibo, musica e balli. Pas mal, ma noi dobbiamo arrenderci alle prenotazioni e sederci ai tavoli di un piccolo ristorante argentino con una giovane clientela multiculti. Non ci delude, ma per prendere più facilmente sonno dopo le abbondanti libagioni e gli aggiornamenti di Gianni sulla sua love story, acquistiamo una bottiglia di rum che in attesa dell’arrivo di Morfeo prova a bruciare le nostre budella. Domani ci aspetta la seconda tappa pirenaica.