Dall’Italia alla Mongolia

Dall’Italia alla Mongolia
Con l'amico Ermanno si è deciso di farci quest'estate un girettino in solitaria. Non è stato semplice organizzarlo ma alla fine ci siamo riusciti, tutto è pronto... il dado è tratto
20 febbraio 2012


DIARIO DI VIAGGIO


LUNEDì 8 AGOSTO 2011
Ieri prima tratta: da Civita Castellana ad Udine, 600 km di autostrada e di una noia mortale... L'unico brivido, diciamo un po' umido, è stato quando subito dopo Padova ha incominciato a piovere... vabbè, inizio bagnato, viaggio fortunato. Come primo giorno con le moto cariche all'inverosimile non è stato imbarazzante, devo dire che lo si sente solo quando ci si ferma; mettere la mia 950 sul centrale è quasi impossibile mentre la 690 di Ermanno sul laterale bisogna prima trovare la posizione giusta altrimenti la ruota anteriore tende ad alzarsi da terra, risolto il problema con una tavola di legno da mettere sotto il cavalletto per mantenerla un po' più dritta.
Ad Udine siamo stati a cena a casa di Gianni, un amico di Ermanno. Un personaggio esplosivo e molto ospitale. Se volevo approfittare di questo viaggio per dimagrire sta iniziando col piede sbagliato, non immaginate cosa ha messo a tavola!
Dopo cena ci siamo messi in salotto per far due chiacchiere ma alla seconda, Ermanno era già con gli occhi chiusi con la marcata tendenza al russare.
Dritti a nanna quindi, alla velocità della luce.

La prima vera tappa del viaggio comunque è stata quella di oggi, dove abbiamo attraversato la Slovenia sotto la pioggia e, senza frontiere o controlli e dopo aver comprato i bollini dell'autostrada (7,5 euro in Slovenia e 4 euro in Ungheria), ci siamo ritrovati alle porte di Budapest. 700 km senza nessun controllo dei documenti.
Come nostra abitudine evitiamo la grande città e troviamo un alberghetto appena fuori Budapest. Cena a base di gulash, un bicchiere di birra e dritti a nanna.
Domani passeremo il confine Ungheria-Ukraina, verso Leopoli (L'viv). Sicuramente pioverà...

MARTEDì 9 AGOSTO 2011 - 570KM
Sveglia alle 7.00, abbondante colazione e un po' di manutenzione alle moto. Ermanno ha perso un perno del paracalore della marmitta ma ne avevamo di scorta.
Lubrificate le catene, rimontati i bagagli e via verso la frontiera Ungheria-Ucraina che dista circa 250km. Alla frontiera troviamo una fila interminabile di mezzi quindi ci mettiamo pazientemente in coda aspettando il nostro turno. Passata la frontiera ungherese ci aspetta dopo qualche centinaio di metri quella Ucraina dove le procedure sono più lente ma gentilmente gli automobilisti in attesa ci fanno cenno di passare avanti e così facciamo ringraziandoli.
Dopo aver controllato tutti i documenti della moto e verificato la corrispondenza dei numeri di telaio finalmente entriamo in Ucraina. Le strade non sono curate come quelle dell'Ungheria ma il traffico non è eccessivo ed il paesaggio è affascinante. La benzina costa meno (circa un euro al litro) e i benzinai sono frequenti sulla strada, ci aspettavamo una frequenza minore.
All'entrata di un paese ci fermano ad un posto di blocco e ci contestano un eccesso di velocità (inesistente) e, dopo averci portati in caserma ci informano che avrebbero dovuto sequestrarci la patente e pagare una multa salatissima... a meno che... ecco che ci scontriamo (come in realtà previsto) con la corruzione.
Ci chede 120 euro (per loro quasi un mezzo stipendio) per lasciarci andare senza ufficializzare la cosa. A nulla sono valse le trattative condotte da Ermanno, quindi paghiamo e con un grosso sorriso e fare amichevole ci augura una buona permanenza nella sua terra.
Inforcando le nostre moto ci raccomandiamo prudenza e rispetto assoluto delle segnaletiche e ci avviamo verso Kiyv ma dopo una ventina di km ci sorpassa un'altra volante che ci fa segno di accostare. Questa volta ci contestano un sorpasso su striscia continua e ci minacciano di portarci in caserma a meno che...
E se ne volano via altri 100 euro. La cosa da ridere eè che sull'altra corsia mentre si trattava, passa un furgone che trainava un'auto che proprio davanti a noi tampona ripetutamente il furgone che lo trainava facendo volare pezzi di fanale sino ai nostri piedi; i due poliziotti si scambiano una battuta, si mettono a ridere e riprendono come se nulla fosse le trattative.
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Il meccanismo alla fine è questo: ti vedono passare, aspettano qualche minuto e ti incominciano a seguire, poi appena tu passi anche di mezzo millimetro la linea di mezzeria o acceleri un po' troppo ti fermano e ti saccheggiano.
Infatti nel paesino successivo intravvediamo un'altra volante ferma sul ciglio della strada e, dopo qualche minuto me la son vista quatta quatta a diversi metri di distanza dietro di me. A questo punto rinuncio a sorpassare un vecchio camion (che lasciava certe fumate nere che manco l'Etna...) e a 20 kmh metto la freccia e mi fermo in uno slargo vicino ad una chiesa guardandola con falso interesse.
La volante a questo punto mi è passata avanti e con Ermanno ci siamo messi dietro alla sua stessa andatura sino a quando non si è fermata per ritornare al paesello suo.
Certo è che se le cose stanno così ci toccherà farci l'Ucraina a 60 km/h.
Peccato, il posto merita e la gente è molto gentile.
Ah, giusto per farvi fare un raffronto con i soldi che si son rubati: una doppia in albergo a 4 stelle con parcheggio moto e prima colazione costa 30 euro per tutti e due.

MERCOLEDì 10 AGOSTO 2011 - 622KM
Stamattina dopo aver fatto colazione e caricato le moto bagnate (deve aver piovuto molto) un mezzo infartino: la 950 sembra che abbia la batteria scarica!
Dopo vari tentativi ad intervalli regolari la batteria riprende vita e la moto parte regolarmente. Sembra che le batterie al litio non sopportino molto il freddo e per dare energia bisogna riscaldarle un po'.
Ci avviamo verso Kiev con il massimo dell'attenzione sul rispetto della segnaletica stradale ma per l'ennesima volta Ermanno viene fermato ad un posto di blocco che io furbescamente evito tirando dritto, aspettandolo in una stazione di servizio qualche metro più avanti.
Dopo qualche minuto mi raggiunge e quello che gli hanno contestato è da ridere:
Gli dice con stentato inglese: "il mio capo mi ha chiamato e mi ha detto che era in macchina e ti ha visto con la tua Bmw superare un camion con striscia continua".
Ermanno gli allunga 10 dollari, il poliziotto prende i soldi e lo saluta invitandolo a proseguire con prudenza.
Ripartiamo ormai con la sindrome dei malavitosi guardando sempre negli specchietti o scrutando all'orizzonte alla ricerca della sagoma delle loro auto per accodarci prontamente a qualche camion o auto in maniera da non dargli la possibilità ed il tempo di tirar su la paletta. Insomma non è un bell' andare, in 7 ore 622 km non va bene.
In una stazione di servizio invece abbiamo saggiato la gentilezza e disponibilità di questo popolo: eravamo senza moneta locale ed il benzinaio non accettava altre monete o carta di credito; un camionista ucraino intuito il problema, è intervenuto offrendosi di cambiare gli euro, tra l'altro ad un prezzo molto buono.
Un'osservazione: paradossalmente la strada, man mano che ci si avvicina alla capitale, invece di migliorare peggiora parecchio, diventando molto irregolare.
Arrivati a Kiev, città molto caotica, troviamo con difficoltà un hotel, non è un gran chè ma questo passa il governo.

GIOVEDì 11 AGOSTO 2011 - 620KM
Nella giornata di oggi niente rotture dalla polizia, si sarà sparsa la voce che non c'è più trippa per gatti... Il trasferimento al confine russo è filato liscio come l'olio. Ora siamo in un ristorantino vicino al confine russo.
Mezza giornata per passare la frontiera Ucraina-Russia ma tutto ok, solo burocrazia. Doganieri russi molto gentili, siamo stati mezz'ora nella fila riservata ai residenti in Russia e, quando i doganieri se ne sono accorti ci hanno fatto spostare e infilare nei primi posti della kilometrica fila giusta.
Arrivati a Belgorod troviamo una banca per cambiare un po' di euro in rubli (1 euro=42 rubli - 1 lt di benzina costa 26-28 rubli).
Decidiamo di arrivare a Voronezh a circa 300 km, poi imboccare la strada verso Saratov e fermarci verso le 17,00 ma a quell'ora riusciamo giusto ad arrivare a Voronezh viste le condizioni stradali. In pratica molti cantieri aperti, moltissimo traffico in particolare di camion e strade strette e rovinate con molti tratti con divieto di sorpasso che, vista la esperienza ucraina con la polizia, ci siam guardati bene di oltrepassare la linea continua di mezzeria. 

Ci lasciamo attrarre da un albergo appena fuori città, chiamato milano-ricci o qualcosa del genere... molto bello e con parcheggio custodito ma ci dicono che non ci sono stanze libere... ma mentre stavamo per andar via un dirigente dell'albergo vede le nostre italiche targhe e ci ferma, si attacca al telefono e tira fuori una doppia tutta per noi.
Lo ringraziamo con una delle bottigliette di grappa che ci siamo portati dall'italia, il gesto deve essere stato apprezzato molto, perchè dopo un po' vediamo arrivare in camera un vassoio con una pizza, un piatto di frutta ben guarnito e due bicchieri di vodka ghiacciata.
Dopo esserci fatti una sacrosanta doccia, scendiamo giù nel ristorante (ovviamente stile italiano) e ci mangiamo due spaghetti alla carbonara innaffiati da un vino bianco del viterbese e un bel piatto di grana padano e prosciutto di Parma... e finalmente un caffè come quello italiano, bello ristretto.
Niente male. Costo dell'ospitalità (di livello medio-alto): 4400rbl la camera e circa 2200rbl l'ottima cena.
Domani andiamo a Saratov. 500km circa, speriamo di strada migliore.

SABATO 13 agosto 2011 - 550KM
Lasciamo l'albergo ed imbocchiamo la strada per Saratov con l'aiuto del GPS perchè queste città russe sono un groviglio indistricabile con i loro abitanti che guidano come forsennati e le poche indicazioni stradali sono tutte scritte in cirillico.
Oggi ha fatto più caldo di ieri: 40° circa. Strada con molti cantieri e asfalto rovinato. Sarà per questo, sarà per l'accumulo di chilometri sulle spalle ma ogni scusa per fermarsi un attimo era più che legittima.
Ermanno non riesce a farsi capace dell'abitudine che hanno i benzinai russi: prima devi lasciare i soldi in cassa e poi puoi far benzina e lui ogni volta in dialetto civitese ripete: "Ma che ne so io quanta benzina metto per fare il pieno!!!?" Niet. Bisogna lasciare i soldi prima. Poi, una volta finito passi in cassa per ritirare l'eventuale resto.
Arrivati a Saratov incominciamo a girare per trovare un albergo ma non ne troviamo. Fortunatamente incontriamo un motociclista russo che fermandosi per salutarci capisce il problema e si offre a scortarci fino ad un buon albergo sul lungolago.
Ci facciamo una foto insieme a 'sto bravo figlio e dopo esserci congedati da lui, ci scaraventiamo in camera per un'indispensabile doccia. Cena in un simpatico locale all'aperto vicino all'albergo e dritti a nanna.

DOMENICA 14 AGOSTO 2011 - 620KM
Obbiettivo la città di Oktyabinsk. Niente di particolare in questo noioso trasferimento a parte una serie di incidenti tra camion (alcuni in mezzo alla strada altri rovesciati fuori strada).
A causa di questi rallentamenti non riusciamo ad arrivare alla suddetta cittadina quindi decidiamo che al primo motel incontrato, ci si ferma a dormire.
Ne troviamo uno molto povero ma simpatico dove le stanze sono delle micro-casette in legno sollevate a circa 160 cm da terra; bagno e doccia invece, in comune con tutti gli avventori. Il tutto alla modica somma di 390 rubli (meno di 10 euro). Si cena in una stanza abbastanza squallida addiacente al bar e, dopo aver chiesto la possibilità di mettere sul fuoco la nostra Moka per fare finalmente un caffè che non sia acqua sporca, si fa amicizia con le ragazze che gestivano il ristorante-bar.
Gli si offre il caffè (visto che rimanevano aperti tutta la notte), si fanno un po' di chiacchere e si vede insieme qualche foto dei viaggi che Ermanno ha sul suo Ipad.
Poi la palpebra incomincia a calare e si va a nanna. La temperatura cala parecchio la notte, ma in quella casetta in legno c'era un bel tepore. Siamo stati meglio che negli alberghi a 4 stelle.

LUNEDì 15 AGOSTO 2011 - 680KM
Sempre a Est. Entriamo nel terzo fuso orario.
Stamattina alle 6,00 ora locale avendo le moto fuori la porta della stanza decidiamo di fare un po' di controlli.
Ermanno tira la catena che dopo 6000 km era un po' lasca, io invece rabbocco l'olio (100gr) e sistemo la visiera del mio Schubert J1 che in un momento di distrazione mi era cascato per terra. Si riprende la strada che porta ad Ufa sempre con le tre costanti: traffico, asfalto rovinato e benzina ogni 200km.
Superiamo Ufa seguendo le indicazioni di un gentilissimo camionista in maglietta a righe orizzontali tipica russa che, con un disegno su un foglio di carta ci spiega come prendere la via per la città seguente, senza inputtanarsi nella città.
Una riflessione che io ed Ermanno abbiamo fatto è che quando si parla per qualsiasi motivo con un russo, essi si meravigliano che noi non li capiamo, nel senso che ci guardano come se fosse impossibile non conoscere il russo ed il cirillico. Forse perchè per molti di loro il Mondo è la Russia.
Verso le 17 ora locale ci fermiamo a prendere un caffè (per modo di dire) e, cartina alla mano, decidiamo di fermarci a Chelyabinsk e l'indomani raggiungere Ekaterinburg, una grossa città a 200 km a nord di Chelyabinsk e di fermarci un giorno per riposarci un po'.
Troviamo un albergo molto bello in città, stanza doppia a 25 euro ma cena a 80 euro in due, vabbè però siamo stati bene, il salmone era ottimo, la bella presentazione del piatto molto alla francese e la vodka finale costava più del salmone.
A nanna.

MARTEDì 16 AGOSTO 2011 - 200km
A mezzogiorno ora locale arriviamo a Ekaterimburg e come prima cosa troviamo un albergo. Oggi vogliamo prendercela comoda.
Ci cambiamo, laviamo un po' di indumenti e usciamo a farci una camminata per la città tra l'altro molto bella e ben curata.
Torniamo in albergo e, mentre Ermanno va a comprare due SIM russe, vado a fare lo spurgo al freno posteriore che da qualche giorno non funzionava più. Ma dopo vari tentativi l'amara conclusione: la pompa non sta facendo il suo lavoro! Ricordandomi di aver visto una concessionaria Honda vado con la moto nella speranza che possano risolvermi il problema ma è una concessionaria senza officina ed era ora di chiusura (quasi le 20,00). Il proprietario molto gentilmente fa un giro di telefonate ma senza risultati e, come ultima soluzione mi indica un posto dove si radunano i motociclisti del luogo suggerendomi di chiedere a loro.
Mentre torno in albergo incontro Ermanno e fermiamo un motociclista chiedendo info su qualche officina ma anche lui con uno stentato inglese ci suggerisce di passare in questo loro posto di ritrovo. Cosa che facciamo... ed il primo impatto non è dei migliori, sembrava una banda di motociclisti in vecchio stile americano davanti ad un fast food. Tuttavia l'accoglienza è ottima, ci circondano osservando incuriositi le nostre moto e mi è bastato indicare il pedale del freno posteriore che andava a vuoto per mettere in moto la solidarietà tra motociclisti. Un tipo tira fuori una cassetta degli attrezzi e apre il coperchio della pompa per controllare se c'era olio all'interno... c'era.
Richiude e incomincia un giro di telefonate che si conclude subito dopo con un invito a seguire uno di loro che ci scorterà, così ci dice quello che sembrava il capo, da un "Master meccanic" che aprirà l'officina solo per noi (erano già la 21,00). Così facciamo e, scortati da quattro loro amici arriviamo in questa officina in periferia... in realtà una baracca molto grande piena di moto incidentate o molto vecchie. Il Master meccanic, un ragazzo di una trentina d'anni con sigaretta appesa alle labbra e con un mezzo sorriso parlotta un po' con i nostri nuovi amici e, dopo aver spostato le due auto che erano in officina mi invita ad entrare con la mia moto.
Dopo qualche minuto ci raggiunge un altro meccanico che incomincia a smontare la pompa mentre insieme ad Ermanno facciamo conversazione con gli altri motociclisti.
Dopo averla smontata pezzo per pezzo e pulita, la rimonta per provalrla ma niente da fare... Allora il Master ed un altro ragazzo che nel frattempo si era aggiunto alla compagnia incominciano a smontare un'altra pompa da una vecchia moto abbandonata in un angolo remoto dell'officina. Creano una staffa in ferro per adattarla agli attacchi della pompa Ktm e riescono a montarla alla velocità della luce. Ma non spurga, non pompa. Allora il Master sempre con una sigaretta accesa appesa alle labbra guarda la pinza posteriore e smonta l'ugello dello spurgo, lo pulisce con un getto di aria compressa e lo rimonta. Riprova a spurgare ed ora va!


Tiriamo fuori due bottigliette di grappa dalle nostre borse e le poggiamo sul bancone di lavoro decantando le lodi del nostro liquore nazionale, uno di loro si allontana un attimo e torna con una bottiglia di vodka e ce la regala. Noi allora tiriamo fuori un po' di adesivi del nostro viaggio e li regaliamo ai presenti e loro tirano fuori gli adesivi del loro motoclub che noi prontamente attacchiamo sulle nostre moto.
Nel frattempo il Master decide di smontare la pompa che avevano adattato per riprovare con la mia pompa KTM e, come aveva annunciato, l'impianto funziona regolarmente. Mi chiede se volevo portarmi via anche la pompa adattata ma gli faccio capire che aveva fatto un gran lavoro e che mi fidavo del suo operato.
A questo punto gli chiedo quanto dovevo dargli per il gran lavoro che con i suoi amici aveva fatto (sono stati in totale 2 ore buone per risolvere il problema quindi erano le 23,00) e lui, sempre con 'sta sigaretta appesa sulle labbra mi sorride e mi dà una pacca sulle spalle... lo ringrazio e gli spiego che è nostra tradizione ricambiare un favore, quindi invitiamo lui e tutti gli altri amici a cena, cosa che accettano con piacere.
Chiudiamo l'officina e ci dirigiamo in un ristorante vicino al nostro albergo, dove con meraviglia vedo ordinare da loro come bevanda del thè, piuttosto che, come mi sarei aspettato, birra. Chiedo lumi e loro mi spiegano che se vengono fermati dalla polizia passano grossissimi guai. La cena si conclude tra grosse risate, racconti di viaggi e scambi di indirizzi con la promessa di tenerci in comunicazione.
Prima di andar via uno di loro ci comunica che avviserà dei suoi amici di Novosibirsk che, in caso di bisogno, si mettano a nostra disposizione. Che gente meravigliosa!
Una serata che Ermanno ed io non dimenticheremo mai.

MERCOLEDì 17 AGOSTO 2011 - 474KM
Noiosa giornata di trasferimento, molto traffico, lavori in corso e temperature che si sono abbassate notevolmente (13 gradi circa e in serata è calata ancora). Ci siamo fermati in un Motel sulla strada, senza internet nonostante una bella insegna con su scritto WI-FI, abbastanza squallido e con personale senza sorriso.
Per parcheggiare le moto in un luogo chiuso, ci offrono la possibilità di metterle in una specie di officina. Mentre sto per entrare con la mia 950 mi accorgo che per terra ci sono dei tubi in gomma, quindi entro deciso per scavalcarli ma all'ultimo momento mi accorgo che oltre i tubi c'è una specie di fossa, normalmente utilizzata dai meccanici per lavorare al di sotto delle auto... freno per istinto e piuttosto che caderci dentro decido di scaraventare la moto in terra. Valigia sinistra ammaccata, leva frizione piegata all'altezza del punto di rottura ma nessun danno che possa compromettere il proseguo del viaggio.
Abbiamo mangiato in una specie di self service tipo carcere, tutti in fila in silenzio con un vassoio in mano. Certo, una bella differenza con ieri, a Ekaterimburg!

GIOVEDì 18 AGOSTO 2011 - 820KM
Scappati da quel posto orrendo in prima mattinata, per la prima volta sulle strade russe non abbiamo trovato traffico ma solo un grande freddo (7,5-10 gradi) quindi siamo riusciti a mantenere una media decente tanto da riuscire a superare gli 800 km di percorrenza nell'arco della giornata.
Ad un distributore dopo Omsk è successa una cosa simpaticissima: si è fermato un fuoristrada della polizia (una Uaz) e tutti intorno alle nostre moto a far le solite domande (da dove venite, dove andate, siete pazzi ecc.), poi un papà che ci chiede di fare delle foto ai figli vicino alle nostre moto e poco dopo una famiglia, papà, mamma e figlia e giù a far foto. Subito dopo la mamma apre il bagagliaio della loro auto e ci regala una busta di piccole mele tipiche di quel luogo e ci augura tanta fortuna per il viaggio. Questo popolo è di una gentilezza che gli stereotipi del mondo occidentale hanno reso inaspettata.
Incomincia a calare il sole e con lui la temperatura e, come i vampiri rifuggono il sole, noi temiamo il buio della notte per cui decidiamo che al primo motel che incontriamo, wi-fi o no, ci fermiamo. Ne troviamo uno che è un motel ristorante per camionisti ovviamente senza wi-fi e senza bagno in camera dove per fare i bisogni bisogna fare la fila, ma alternative non ce ne sono, per cui va bene così. Cena e dritti a nanna. Ermanno si addormenta con difficolta a causa del forte odore di fritto che inonda la nostra stanza (eravamo esattamente sopra la cucina) e i numerosi rumori di varia natura provenienti dal bagno comune, situato proprio alla porta accanto. Ma come già detto in precedenza, va bene così...

VENERDì 19 AGOSTO 2011 - 350KM
Decidiamo di partire subito senza fare colazione in maniera da essere il più presto possibile a Novosibirsk che dista solo 350 km, in maniera da trovare un albergo degno di questo nome, farsi una doccia ristoratrice, cambiare un po' di soldi e riposarci un po'. (ormai abbiamo circa 7000 km sul groppone).
Anche questa volta siamo fortunati: strada senza traffico e medie abbastanza alte. Il tempo ci grazia perchè c'è un po' di sole con qualche nuvola e una temperatura che ha oscillato tra gli 11 e i 18 gradi. All'ingresso a Novosibirsk, imbottigliati nel traffico ci sentiamo salutare in italiano da un signore in bici che ci racconta di essere un francese che ha lavorato per 35 anni in veneto come chef e che adesso ritiratosi in pensione, era a Novosibirsk ospite di una sua 'amica' russa conosciuta proprio in Italia.
Si offre di farci da cicerone in città e di accompagnarci in un buon albergo proprio di fronte alla monumentale stazione ferroviaria della città, famosa per essere uno degli scali principali della ferrovia transiberiana. Ci salutiamo con la promessa di sentirci per cena e, dopo aver fatto una doccia usciamo per visitare la città.
Novosibirsk è grande, strade larghissime, monumenti imponenti, musei, biblioteche e molti negozi di gran marca anche italiani. 

Al nostro rientro troviamo Gerardo (il nostro nuovo amico ciclista francese) con la sua compagna che ci aspettano fuori dal nostro albergo. Il tempo di lasciare in camera i nostri acquisti e con loro ci rechiamo in un ristorante russo dove gustiamo un tipico pasto russo accompagnato tra un piatto e l'altro da vodka e da uno strano liquore fatto con miele fermentato molto buono. Il tutto servito da una giunonica cameriera di nome Giulia molto simpatica.
A fine cena rientriamo in albergo in taxi e salutiamo la simpatica coppia con la promessa che quando verranno in Italia si faranno sentire, in maniera da ricambiare  l'ottima ospitalità ricevuta.
Ormai siamo intorno ai 7000km fatti... tra un pò tagliando alla moto, le gomme invece sono ancora ok.

SABATO 20 AGOSTO 2011 - 26KM
Solo 260 km...
La sveglia di stamattina ci riserva un'amara sorpresa: piove e non sembra una cosa passeggera.
Ce la prendiamo un po' con calma nella speranza che smetta; e invece continua a piovere.
Sino ad oggi in effetti ci è andata sempre di lusso e mi sembra che sia arrivato il momento di pagare pegno. Solo che la tariffa sale: il termometro dice 7 gradi. Piove e fa freddo.
Ma dobbiamo andare, mancano ancora molti km per UlanBatar in Mongolia. Indossiamo sotto quanta più roba possibile mentre sopra, la tuta antipioggia. Come guanti userò quelli in neoprene usati nel wind-serf, molto elastici ma non molto caldi, mentre sotto di essi indosserò i sottoguanti.
Ma dopo un centinaio di km accade il fattaccio: Ermanno buca l'anteriore nel bel mezzo del nulla.
La strada non ha margini molto ampi, i camion ci passano a circa un metro di distanza sollevando nubi di acqua e provocando forti spostamenti d'aria. Nel frattempo fortunatamente pioviggina. Smontiamo una borsa laterale e la usiamo come cavalletto centrale per la sua 690.
Smontata la ruota anteriore abbiamo cambiato la camera d'aria bucata e, dopo aver tirato fuori il compressore elettrico, ecco l'ulteriore mazzata: non funziona. Cioè parte e dopo qualche secondo muore. Tiro fuori la mia pompa a mano ma dopo vari tentativi non si vedono risultati apprezzabili.
In quel momento Ermanno si ricorda di aver portato con sè due bombolette di aria compressa, le usiamo, ma dopo un po' la ruota perde pressione, la sentenza è una sola: camera d'aria pizzicata.
Ecco, ora siamo nella...
In realtà nonostante avessi il sistema bartubeless, io le camere d'aria me le son portate, quindi la terza camera anteriore c'era, il problema era come gonfiarla.
E qua accade il miracolo. Vediamo un camion che a circa 500 metri avanti a noi si ferma, ingrana la retromarcia e raggiunge il posto dove eravamo affacentati. Scende e, con fatica linguistica gli facciamo capire che avevamo bisogno di un compressore. Lui tira fuori un tubo di aria compressa, lo attacca al compressore del suo camion e proviamo a gonfiare la gomma. Niet. E' pizzicata. Allora lui ci fa capire che è disposto ad accompagnare Ermanno dal primo gommista sulla strada con la ruota forata, ma ci è sembrata un' idea complicata perchè ci sarebbe stato il problema di come ritornare sul posto e tra l'altro dopo quanto tempo, lasciando me per n tempo sotto la pioggia in mezzo alla strada.
Allora Ermanno gli chiede di avere pazienza ed aspettare che cambiassimo l'ennesima (ed ultima) camera d'aria. Lui ci guarda un po', probabilmente legge la disperazione nei nostri sguardi ed accetta. Velocemente Ermanno rimonta l'ultima camera d'aria questa volta con molta più attenzione e, incrociando le dita proviamo a gonfiarla con il compressore del camionista russo: questa volta tutto bene. Vado allora vicino la mia moto e tiro fuori una bottiglia di vodka dal baule laterale e gli faccio cenno di prenderla ringraziandolo per averci aiutato. Lui insiste che non serve, che va bene così, ma noi insistiamo parecchio; alla fine accetta con un grande sorriso, grandi pacche sulla spalla e una poderosa stretta di mano. Poi sale sul suo camion, saluta e se ne va.
Rimontiamo velocemente la ruota, risistemiamo tutti i ferri nelle borse e ci rimettiamo in cammino. Dopo una ventina di km troviamo un gommista che per 40 rubli (un euro) ripara le due camere d'aria. Ormai è tardi, decidiamo di fermarci a Kemerovo per dormire quindi facciamo benzina e dopo qualche minuto ricomincia a piovere forte, siamo ben equipaggiati ma comunque dà fastidio.

Entriamo nella città e un automobilista al quale avevamo chiesto indicazioni su un posto per dormire, si offre per guidarci direttamente in albergo.
Arrivati sul posto, scambiamo due chiacchere su dove andiamo e da dove veniamo con il gentile signore, poi ringraziamenti con strette di mano di rito, quindi si infila in auto e se ne va.
Prendiamo possesso della camera, doccia bollente, e scendiamo giù al ristorante dove si stava svolgendo una festa di matrimonio. Imbarazzati stavamo per andar via ma l'inserviente ci invita ad entrare comunque, in quanto la sala ristorante ha un piccolo settore dedicato ai clienti dell'albergo.
Cena a base di salmone e caviale poi la palpebra incomincia a calare. A nanna. Nel frattempo fuori piove.
A consuntivo, la giornata estremamente negativa è stata illuminata dalla gentilezza e disponibilità di questa gente.

DOMENICA 21 AGOSTO 2011 - 720KM
Kemerovo-Krasnoyarsk 720 km
Ci siamo alzati presto e grazie al poco traffico siamo riusciti a fare parecchi km senza problemi, la benzina si trova praticamente ogni 100km.
Arrivati a Krasoyarsk, decidiamo di non entrare in città poichè ogni volta che l'abbiamo fatto, abbiamo perso un sacco di tempo sia ad entrare che ad uscire.
Troviamo un ottimo motel sulla strada, dove ci danno una stanza megagalattica, direi una suite, con vestaglie in seta, quadri di donne ignude, pareti rosse ecc...
Scarichiamo i bagagli e decidiamo di incominciare a smontare le moto per prepararle per il tagliando che eseguiremo l'indomani, ma nel mentre eravamo affacendati a smontare le infrastrutture, arrivano due ragazzi ed incominciano a farci le solite domande: di dove siete, da dove venite, dove andate ecc.
Mentre si parla... vabbè insomma si comunicava in qualche maniera, il tipo grosso, un manzo di 35 anni, ci chiede con fare perentorio di far fare un giro alla sua ragazza sulla moto di Ermanno, il quale mentre cercava di spiegargli che non ha le pedane passeggero e che lo spazio dietro è pochino per via delle gomme legate al posteriore della moto, si rende conto che erano completamente ubriachi... quindi per evitar grane, acconsente. L'energumeno solleva la sua compagna come un fuscello e la incastra tra Ermanno e le gomme, poi gli prende i piedi e li incastra sulle borse laterali, poveraccia.
Ermanno parte e scompare alla nostra vista. Nel frattempo l'energumeno incomincia a chiedermi che sport faccio toccandomi i bicipiti spiegandomi che lui è cintura nera di judo. Speriamo che non gli venga in mente di fare la gara a chi è più forte, che dopo una giornata di moto non è che mi andasse tanto.
Ermanno torna con la donna dietro visibilmente sofferente per via della posizione innaturale delle sue gambe ed i due la aiutano a scendere. A questo punto i ragazzi ci invitano al loro tavolo (pieno di bottiglie di coca, vodka e un non ben definito cognac russo) per bere insieme a loro. La situazione diventa imbarazzante poichè avevamo da smontare ancora le moto, farci una sacrosanta doccia e cenare, ma l'invito diventa insistente e quindi accettiamo. Uno di loro si alza ed entra nel bar dell'albergo uscendo con una bottiglia di vodka, ed io prontamente mi butto su una fetta di pane che era in un cestino sul loro tavolo divorandolo con indifferenza. (a stomaco vuoto la vodka mi avrebbe tramortito).
Quindi si riempiono i bicchieri e, come loro tradizione ci si alza e si brinda a qualcosa, noi prontamente suggeriamo "alla bellissima terra russa" e giù in un sol sorso mi verso in gola il contenuto del bicchiere, mentre Ermanno sorseggia facendo finta di bere, poi con la scusa di dover prendere la macchina fotografica si alza e se ne va in camera.

L'energumeno a questo punto mi versa altra vodka nel bicchiere ed io sempre con disinvoltura mi frego un'altra fetta di pane e, facendogli domande cretine per prender tempo, me la divoro velocemente. Poi altro brindisi a Celentano e Toto Cotugno e giù a versarsi la vodka in gola. Dopodichè mi sfida a braccio di ferro...
Ora c'è da prendere velocemente una decisione: accettare, rifiutare e se accettare vincere o perdere... è ubriaco, è con la sua donna accanto, la decisione è facile: accettare, resistere un po' e poi farsi buttar giù.
Decisione più felice non potevo prendere. La sua donna applaude, lui tutto orgoglioso si alza e si toglie la maglietta per sfoggiare i suoi muscoli, io che mi complimento con lui per la sua forza. A questo punto lui mi stringe la mano e mi bacia tre volte e mi fa capire che saremo amici per sempre. Nel frattempo Ermanno scende tutto bello docciato e profumato con la macchina fotografica e incominciamo a farci un po' di foto di gruppo tra un bicchiere e l'altro, poi con fare serio gli spieghiamo che abbiamo la necessità di andare a cena perchè dobbiamo andare a dormire presto quindi ci congediamo tra mille abbracci dell'energumeno che mi promette amicizia per sempre.
Andiamo a cena, poi mi faccio una doccia e dritti a nanna, l'indomani ci aspetta una mattinata di manutenzione alla moto.

LUNEDì 22 AGOSTO 2011 - 480KM
Stamattina obbligatorio il tagliando alle moto: cambio olio e filtro ed altri lavoretti intorno, tipo posizionare la telecamera in posizione più comoda, cambiare la posizione del manubrio, riequilibrare i pesi nelle borse dopo la dipartita di 3 kg di olio ecc.
Per scaricare l'olio ci siamo portati uno di quei contenitori in celofan molto spesso, usato di solito come tanica di emergenza per la benzina ma che abbiamo usato per versarci l'olio esausto ed i filtri oltre che le chiavi necessarie. Finiamo il tutto verso mezzogiorno e prima di risalire in camera per prepararci per la partenza, facciamo 2 chiacchiere con due americani che stavano partecipando al Mongol Rally, una strana gara in cui partendo da Londra ed altri due siti nel mondo, si danno appuntamento in determinate date ad UlaanBataar in Mongolia.
Nonostante siamo partiti tardi, riusciamo a fare molti km grazie al sempre più assente traffico.
Ci fermiamo al tramonto in un motel abbastanza squallido dove apprendiamo con disappunto che non hanno possibilità di ricoverare in un posto sicuro le moto che siamo costretti a lasciare nel piazzale alla mercè di chiunque si fermi a prendere anche un caffè nel bar del motel. Incontriamo ancora i due americani.
Ermanno preoccupato per le moto si alza 2 volte nella notte per controllarle mentre io dormo beatamente. 

MARTEDì 23 AGOSTO 2011 - 800KM
Oggi abbiamo dato una bella mazzata: 800km... niente male.
Arriviamo ad Irkusk verso le 17,00 ora locale e, dopo varie ricerche, non riusciamo a trovare un albergo libero. Quindi superiamo la città e ci incamminiamo verso il lago Bajkal sicuri di trovare ristoro nei suoi pressi, vista la sua fama come il lago d'acqua dolce più profondo del mondo e con il volume maggiore. Si stima che contenga circa il 20% delle riserve d'acqua dolce del pianeta (esclusi i ghiacciai e le calotte polari). Vuoi che non ci siano posti di villeggiatura con annessi alberghi e ristoranti?
Quindi, forti di questo, non rispettiamo la regola che ci eravamo imposti, cioè di trovar rifugio entro le 5 di pomeriggio. Mai decisione fu più sbagliata.
Attraversiamo una serie di paesi che avevamo puntato sulla cartina e che avevamo immaginato come posti di villeggiatura e in realtà erano agglomerati di baracche e case di legno senza l'ombra di ristoranti ed alberghi. Nel frattempo il sole comincia a tramontare sino a scomparire all'orizzonte. Nell'ennesimo paesino proviamo a chiedere ad un gruppo di ragazzi indicazioni; ma oltre allo scoglio della lingua, la comunicazione con essi è resa difficile anche dal loro evidente stato di ebrezza, quindi ci allontaniamo velocemente (a scanso di equivoci) e proseguiamo nel buio più totale la nostra ricerca.
Alla fine dopo un centinaio di km vediamo delle luci in lontanza: sono quelle di un Bar-Motel. Ermanno si ferma a chiedere disponibilità e costi e ritorna un po' deluso per via del fatto che non ha nè il WI-FI nè il bagno in camera, ma decidiamo comunque di fermarci. Un camionista che evidentemente ha sentito le richieste di Ermanno alla pseudo-reception ci suggerisce di scendere ancora per qualche km dove avremmo trovato un posto dove sicuramente avremmo trovato quelle comodità. Ci lasciamo convincere, ma sarà per le cattive informazioni, sarà che ci sarà sfuggito visto il buio pesto, non troviamo assolutamente nulla. Io, convinto di aver capito più o meno dove poteva essere, invito Ermanno a seguirmi su una strada sterrata laterale ma Ermanno stanco e preoccupato perde la pazienza e si impone. Torniamo al Bar-Motel!
Innervosito dalla reazione ci mandiamo reciprocamente a quel paese e torniamo indietro prendendo la camera vista in precedenza. Prima di entrare in camera discutiamo animatamente sull'episodio ma 5 minuti dopo, in camera, ci stringiamo la mano scusandoci reciprocamente.
Una considerazione. Il feeling si misura anche dalla velocità con la quale si superano i nervosismi e le tensioni che si generano facilmente in viaggi così lunghi ed impervi.
Se dovessi fare una graduatoria, tra le cose assolutamente indispensabili per affrontare questo tipo di viaggi, ecco: il feeling è il più importante, anzi direi fondamentale. In sua assenza, il viaggio molto probabilmente diventerà un inferno.
Doccetta, cena e dopo aver telefonato alle rispettive compagne con il satellitare, si va a nanna.

MERCOLEDì 24 AGOSTO 2011 - 300KM
Sveglia di buon'ora e con la ferma intenzione di arrivare alla frontiera mongola verso l'ora di pranzo (più o meno 500km) con una piccola sosta a Ulan Ube per cambiare un pò di valuta.
Ce la prendiamo comoda, facciamo qualche foto della veduta del lago Bajkal ma sull'ennesima pista in off (molti lavori sulle strade della Siberia) vedo muoversi in maniera anomala il bagaglio di Ermanno lo raggiungo e gli indico di fermarsi per controllare e scopriamo che il portapacchi in acciaio si è spezzato! Fortunatamente tutto il bagaglio (un baule artigianale in alluminio, due gomme e borsone) era assicurato anche ai montanti del telaio delle borse laterali quindi non è volato via ma certo così conciato non si sarebbe potuto continuare visto anche lo stato delle strade.

Ancora fortunatamente l'accidente è accaduto alle porte di un paesino chiamato Babushkin, sempre sulle coste del lago, quindi decidiamo di trovare almeno un gommista, (perché trovare un fabbro che saldi l'acciaio sarebbe stato più improbabile) in maniera da sgravare il posteriore almeno del peso delle due gomme. I gommisti fortunatamente sulla strada se ne trovano molti vista l'alta frequenza di passaggi di camion, infatti verso la fine del paese ne incontriamo uno.
Gli chiediamo se era in grado di cambiarci le gomme ma lui risponde di no... poi gli spieghiamo che le ruote le avremmo smontate noi, allora ci risponde di sì.
Procediamo a smontare il bagaglio dal retro della moto di Ermanno e, montando la moto su uno dei suoi bauli posteriori, (ma quanto sarebbe utile il cavalletto centrale in questi casi...) smontiamo l'anteriore e gliela consegniamo. Nel frattempo, come c'era da immaginarsi, incominciano ad arrivare gli indigeni del luogo incuriositi e facendo mille domande, e noi rispondiamo a macchinetta: "italianski", "da Italia, Mongolia", "Russia is very nice" ecc. ecc. su queste ultime due frasi, se non ci aggiungi la mimica, non la capiscono... poi fanno cenno di sì con la testa e ti guardano meravigliati, poi l'attenzione si rivolge ai mezzi.
Nel frattempo Ermanno stava spiegando al gommista se c'era uno in paese in grado di saldare quella lega ma ovviamente gli risponde di no, poi incominciano a ragionare (a gesti) sulla possibilità di trovare due staffe di ferro abbastanza robuste da forare ed imbullonare alla struttura.
Nel frattempo, visto che ormai di rubli ne avevamo ben pochi mi faccio un giretto nel paese alla ricerca di una banca, che trovo in una anonima casetta in legno. E' l'una. Un cartello indica le 14 come ora di riapertura. Vabbè. Torno dal gommista che nel frattempo si era fatto procurare due staffe di ferro e si incomincia a ragionare su come adattarle. Trovata la quadra, procede a forare il telaio ma è costretto ad usarne 4 di punte perché praticamente si fondevano dopo qualche secondo... ma alla fine ci riesce.
Quindi dopo aver preso bene o male le misure di dove forare le staffe in ferro incomincia a forare anche quelle. Rimontiamo il tutto, pare che vada bene ma Ermanno per sicurezza incastra un pezzo di legno tra le staffe ed il parafango in maniera di impedire le oscillazioni.
Poi procede a smontare la gomma dal cerchio, e là Ermanno sbianca perchè con le leve incomincia a graffiargli la sua intonsa excel, ma tant'è... poi nel rimontare la desert anteriore pizzica la camera d'aria... Ermanno incomincia ad imprecare "in romanesco antico", e decide di montare lui sia una nuova camera d'aria sia il copertone.
Rimontiamo l'anteriore e smontiamo il posteriore, nel frattempo che il gommista gli smonta la gomma vecchia incomincia a regolare il precarico dell'ammortizzatore ma ad un certo punto sentiamo dei colpi sordi provenire dall'interno... entriamo ed il gommista stava rimontando la desert sul cerchio a suon di mazzuola... Ermanno col sorriso sulle labbra incomincia una lunga serie di commenti sulla generazione passata e presente del gommista, lo scansa e si rimonta la gomma con le sue leve.
Nel frattempo torno in banca per cambiare un pò di euro in rubli e, tornando, entro in un negozietto affianco al gommista per cercare 'sti benedetti adesivi della Russia che per tutti gli 8000km di viaggio in questa terra non siamo mai riusciti a trovare, nonostante quasi tutte le auto ed i camion ne avevano attaccato uno sul posteriore del mezzo. Anche qui non ne hanno ma il proprietario del negozio tira fuori una bustina con due adesivi siliconati con la bandiera russa e me li porge... non è esattamente quello che cercavamo ma meglio di niente. Gli chiedo quant'è, ma lui mi fa cenno che me li regala. Lo ringrazio e come in altre occasioni ricambio la gentilezza portandogli una bottiglietta di grappa che mi era rimasta nella borsa. Lui mi ringrazia e ci scambiamo una grossa stretta di mano con pacca sulla spalla.
Rimontiamo la ruota anteriore, rimontiamo il bagaglio sulla moto e chiediamo al gommista quanto vuole per il lavoro fatto e ci chiede 5000 rubli, all'incirca 110 euro. Azz... quelli appena cambiati ci servivano per la benzina ed i motel che di solito non hanno il POS per le carte di credito: gli chiediamo se vuole euro o dollari e lui ci chiede 170 dollari. Da buon meridionale mi metto a trattare e alla fine gli metto in mano 150 dollari e una calorosa stretta di mano. Lui mi guarda, mi chiede altri 20 dollari ed io gli ridò la mano con una pacca sulla spalla... alla fine fa spallucce come per dire va bene e ricambia la stretta con un sorriso. E te credo, con quei soldi ci campa un mese visto che un professore di scuola prende 200 euro al mese e vive bene!
Si riparte verso Ulan Ude dove troviamo un albergo molto vicino al centro, tra l'altro molto bello con una piazza d'armi dove si erge una enorme statua della testa di Lenin in una piazzetta adiacente una grande fontana che faceva dei giochi d'acqua molto imponenti.
Si pensava finalmente di trovare internet in hotel, ma proprio oggi non funziona.
Incontriamo per la terza volta i due americani in un ristorante. Incredibile!

GIOVEDì 25 AGOSTO 2011 - 200KM
Usciamo verso le 9 dalla città di Ulan Ude dopo aver fatto colazione in un caffè-pasticceria molto carino e dove scopro che le mie carte di credito non funzionano più.
Facciamo il pieno di benzina 98 ottani riempiendo tutto ciò che si può riempire perché da là in poi sappiamo con certezza che non la troveremo più e ci incamminiamo verso il confine. Ora: uno si aspetta 'sto confine come una cosa importante, quindi supersegnalato ed abbastanza servito di negoziati ambulanti di vario genere come di solito si vede alle porte di molti confini orientali... invece no: per trovarlo abbiamo dovuto chiedere più di una volta, ed era nascosto in una traversa laterale non asfaltata di una strada principale. Non c'erano molti mezzi e per un attimo ci siamo illusi che avremmo potuto attraversarlo nel giro di un paio d'ore. Mai stima fu più sbagliata. 7 ore. Facevano entrare pochi mezzi per volta, poi chiudevano il cancello e passava circa un'ora sino alla apertura successiva e così via.
Nella spasmodica attesa reincontriamo i due americani della mongolrally con i quali si fa un po' di conversazione e ci si scambia gli indirizzi, poi ad un certo punto vediamo arrivare un Yamaha Ténéré che si ferma ad un paio di file da noi; ovviamente salutiamo con la mano e lui vedendo le nostre targhe alza la visiera ci grida con un gran sorriso: "Oh, ma che ci fanno qua due italiani!". Finalmente un motociclista connazionale col quale scambiare due chiacchiere! Tommaso, 35enne, ex ingegnere della Lamborghini, si è preso un anno sabbatico e si sta girando l'Asia in solitaria con rientro in Italia previsto verso novembre... che invidia!
Italianeggiando, lo invitiamo a superare un po' di auto in fila in maniera da entrare insieme nel buco nero della dogana. Infatti all'apertura del cancello entriamo insieme, dopo 5 ore di attesa, per iniziare la estenuante trafila burocratica sia alla frontiera russa che a quella mongola.


In un paio d'ore ne veniamo fuori ma il sole ormai sta tramontando e Ulaan Baatar dista 350km circa, quindi si decide di trovare rifugio in zona. Cambiamo un po' di valuta (50$ -> 60.000 Tugrik) e ci avviamo lentamente alla ricerca di un qualcosa che assomigli ad un motel.
Ne troviamo uno abbastanza grande ma altrettanto fatiscente al modico prezzo di 10.000 tugrik a cranio, e dove i proprietari ci invitano a rifugiare le moto direttamente nella, emmh... diciamo così la hall dell'hotel superando una rampa di scale. Effettuata l'operazione, lasciamo il bagaglio nella stanza che non vi descrivo neanche per l'igiene e lo squallore (oltre che abitata da un paio di ragni giganteschi) e ci rechiamo nel ristorante dove comunque abbiamo pasteggiato abbastanza bene. Poi prese tre birre ce le siamo portate in camera e sorseggiate chiacchierando, dopodiché, aperti i sacchi a pelo, ci siamo messi a nanna.

VENERDì 26 AGOSTO 2011 - 300KM
Allora: dove eravamo rimasti? Ah, sì, arrivo ad Ulaan Bataar.
Durante il tragitto incominciamo a realizzare il fatto che siamo entrati in un'altra terra, cammelli, Buddha e cavalieri, ma una volta arrivati alla capitale, trauma: guidano da pazzi! Per entrare in città abbiamo dovuto prendere una deviazione tutta in off dove tutti si infilavano dappertutto camion e auto indifferentemente. Dopo qualche km ci siamo accorti che guidando all'europea rimanevi imbottigliato quindi abbiamo incominciato a guidare come loro: tagliando la strada di forza e sorpassando le file a destra, alla criminale insomma. Rientrati sull'asfalto la situazione è peggiorata, mai visto un traffico così caotico, su strade strette a due corsie gente con le auto che si infilavano sulla corsia opposta bloccando le auto che venivano in senso contrario, il tutto con un'apparente tranquillità. Pazzi.
Ci fermiamo su uno stradone e contattiamo un tizio della Mongolia Tour che avevamo contattato prima di partire, gli spieghiamo dove eravamo e ci dice di aspettare una mezz'oretta che ci avrebbe raggiunti e guidati ad un hotel per posare la roba ed incominciare a parlare di come rispedire le moto in patria.
Nel frattempo vediamo arrivare altre due moto sporche come le nostre, una bmw gs 1200 con passeggera ed una transalp 650. Si fermano ed il driver della 1200 alza la visiera e ci dice: "Aò ma gli italiani stanno dappertutto!! " Altri tre italiani in Mongolia. 
Italiani tosti, perchè si son fatti da Tashanta, tutta la zona nord, quella più dura e piena di guadi. Erano sfatti, c'hanno messo 13gg per arrivare alla capitale, dei quali tre persi per farsi sistemare dai locali l'avvolgimento dell'accensione ed il motorino d'avviamento della bmw finita in acqua. Tanto di cappello sia a loro, che ai mongoli; che anche se non avevano mai visto una bmw in vita loro l'hanno rimessa in marcia!
In attesa del tipo di Mongolia Tour, viene fuori che anche loro hanno il problema di come fare per far rimpatriare le moto, quindi decidono di aggregarsi a noi per la soluzione del problema.
Nel frattempo arriva il titolare di Mongolia Tour, il Sig. Soyloo, un mongolo ben vestito e che parlava correntemente l'inglese il quale rimane sorpreso nel vedere invece che 2 moto, 5.
Gli spieghiamo che dovrà organizzarsi per la spedizione di 4 moto invece di due (Tommaso con la sua Yamaha prosegue il suo viaggio per il centro dell'Asia in moto) e lui ben felice accetta e, fermando una macchina qualsiasi, parlotta con l'autista, sale e ci chiede di seguirlo.
Sì, in Mongolia funziona così: ti fermi a bordo strada e stendi una mano verso la strada, si ferma sempre qualcuno e ti dà un passaggio. Incredibile.
Ci accompagna in hotel, ci chiede a che ora vorremmo cenare e cosa vorremmo mangiare e va via.
All'orario stabilito ce lo troviamo fuoril'hotel con un pulmino con autista e ci porta in un Mongolian barbeque, dove per venti dollari ti scegli cosa e quanto vuoi mangiare, (principalmente carne) lo porti dai cuochi che, davanti a te, la cuociono su un enorme piastra rovente muovendosi con movenze coreografiche.
Rientriamo in albergo con la promessa di Soyloo che ci avrebbe dato notizie sulla spedizione il lunedì seguente. Della gestione della spedizione a questo punto diamo mandato ai nostri nuovi amici, visto che io ed Ermanno eravamo intenzionati a scendere giù verso il deserto del Gobi per qualche giorno. Ci diamo quindi appuntamento per mercoledì ad Ulaan Bataar con la promessa di sentirci per telefono (abbiamo il satellitare) per aggiornarci sui progressi dell'organizzazione della spedizione.
Ci salutiamo e andiamo tutti a dormire.

SABATO 27 AGOSTO 2011 - 0KM
Verso le 9 scendiamo per far colazione con i nostri nuovi amici. Paolo, il driver della bmw, ci mette al corrente di una novità: ha chiamato un po' di persone in Italia che si sono attivate trovando qui ad Ulaan Bataar un referente italiano che potrebbe darci una mano con la spedizione delle moto. A questo punto io ed Ermanno decidiamo di rimandare la partenza per il nostro giro vista l'importanza che rappresenta per noi la spedizione. Passiamo quindi la giornata in città facendo shopping in attesa di incontrarci con questa persona per l'ora di cena in un pub vicino all'albergo.
Roberto, direttore di una fabbrica di cashmere, puntuale come un orologio svizzero si presenta al nostro tavolo e, dopo i soliti convenevoli, affrontiamo il problema della spedizione.
Le soluzioni che lui vuol testare nei giorni seguenti sono due: o trovare un container da 20 piedi da spedire via terra al primo porto cinese per poi imbarcarlo sulla prima nave che parte per l'Italia con arrivo in 2 mesi, o costruire le casse per le moto ed imbarcarle su un aereo della Aeroflot russa. Ovviamente la seconda soluzione sarebbe più rapida, ma anche la più costosa.
Dopo un rapido momento di confronto decidiamo che, se il prezzo della seconda soluzione fosse sostenibile, sarebbe la preferita.
La cena prosegue piacevolmente con Roberto che ci racconta un po' della sua vita e di come lui, con altri conterranei, abbiano creato una comunità di italiani in questo posto remoto della Terra e che, nel proseguo della serata riusciamo anche a conoscere.
Ora ci sentiamo più tranquilli avendo a questo punto una alternativa che fa allontanare sempre di più l'ipotesi del rientro in Italia in moto.
Domani si va verso il Gobi con l'animo più leggero.

DOMENICA 28 AGOSTO 2011 - CIRCA 300KM
Ce la prendiamo comoda e verso le 9 partiamo verso il sud della Mongolia con l'idea di toccare il Gobi, poi virare verso nord-ovest per visitare la vecchia capitale Karakorum per poi rientrare ad Ulaan Bataar.
Arrivati verso Mandalgov incominciamo a preoccuparci perchè da ovest vediamo una coltre di nubi di un nero terrorizzante, tant'è che le 4 di pomeriggio sembravano le 8 di sera. Vediamo un cartello con su scritto "camping 7km" e decidiamo di fermarci. E' un tourist Gher molto curato e pulito e ci affittano una gher (tenda tipica mongola) per 15000 tugrik circa 8,5 euro. All'interno una stufa tutta arrugginita fa il suo lavoro molto bene, in pochi secondi ci costringe a denudarci nonostante la temperatura all'esterno sia scesa in maniera considerevole. L'unico problema è che consuma legna quanto la mia s6 la benzina; infatti appena ci addormentiamo, non alimentata, si spegne e in pochi minuti il gelo incomincia ad avere il sopravvento sul piacevole tepore iniziale costringendoci a ricoprirci con tutto quello che avevamo. Nel frattempo fuori piove, ed anche molto.

LUNEDì 29 AGOSTO 2011 - 250KM
Ci alziamo abbastanza presto per pianificare la giornata con mappe alla mano. Non piove, ma il ragionamento che ci siamo fatti è questo: siamo a circa 250km dalla posizione a sud programmata in precedenza ma, con la pioggia della notte le piste sicuramente saranno più impestate del solito... quindi dovendo rientrare mercoledì ad Ulaan Bataar il rischio di non riuscire a rientrare per seguire le procedure di spedizione delle moto è molto forte. Quindi decidiamo di tagliare attraverso delle piste che puntano verso ovest per poi risalire verso Karakorum, la vecchia capitale mongola facendo molta attenzione a pianificare anche i punti di rifornimento che comunque sulla cartina sono segnati.

Mai previsione fu più azzeccata: fango, fango ed ancora fango, tant'è che in alcuni frangenti era meglio correre fuori pista in mezzo all'erba piuttosto che sulle piste. L'unica cosa dove dovevamo stare attenti è che in alcuni punti, dove si intravvedeva un po' di acqua nell'erba, ecco, quelli erano acquitrini quindi se ci finivi dentro era la fine.
Per non portarla alla lunga: una caduta provocata da troppa sicurezza affrontando una pozza con veemenza, mi si è girato lo sterzo e, dando gas per riaddrizzare la moto mi son ritrovato per terra; in realtà l'acqua nascondeva uno strato di fango molto viscido nel quale non riuscivamo manco a rimanere in piedi nei tentativi di rialzare la moto. Nessun danno tranne la borsa destra piegata e l'orgoglio ferito. Poco male, l'alluminio si riaddrizza. Nel proseguo, dopo vari mezzi infarti per via della moto che andava dove diceva lei e dopo l'incominciare a sentire i miei avambracci riempirsi di acido lattico impedendomi di articolare le dita, mi ricordo di un piccolo particolare: ma io ho l'ammortizzatore di sterzo!
Inserito quello, la musica cambia, e di parecchio. Lo sterzo va dritto e non vai in ipercorrezione, con notevole sollievo degli avambracci e dei deltoidi. Soldi spesi bene!
Solo in alcuni casi dove c'era pendenza laterale la moto tendeva a scivolare con le due ruote di lato, ma poi ti abitui e diventa quasi divertente.

Nel pomeriggio ricomincia a piovigginare proprio nel mezzo del nulla, non forte in verità, ma alcuni nuvoloni neri all'orizzonte non promettevano niente di buono. Decidiamo di piantare la tenda perchè troppo stanchi per continuare e anche perchè volevamo preparare il bivacco con la luce naturale, quindi troviamo un bel posto con terreno abbastanza drenato, stendiamo il telo impermeabile per terra e piantiamo la tenda senza grossi problemi. Poi tiriamo fuori il fornello a benzina e ci cuciniamo un bel risottino ai carciofi. Nel frattempo ci raggiunge sbucando dal nulla un pastore mongolo con la sua motoretta cinese (in lontananza in effetti si vedevano un po' di bovini al pascolo), si ferma, scende dalla sua moto e si avvicina. Noi salutiamo e lo invitiamo a bere un goccetto di grappa italiana che ci portavamo dietro in una fiaschetta metallica, come tradizione prima noi, poi lui. Lui butta giù una sorsata poi strabuzza gli occhi con una faccia schifata e ci restituisce la fiaschetta; noi ridiamo ed anche lui accenna ad un sorriso. Poi si accovaccia, tira fuori un binocolo, si mette a scrutare prima l'orizzonte, quindi verso le sue bestie. Si alza, riposa il binocolo, ritorna verso la sua motoretta, la mette in moto ci saluta con un sorriso e se ne va senza proferire parola.
Nel frattempo il risotto è quasi pronto ma Ermanno incomincia a dar segni di impazienza un po' per fame e un po' perchè ricominciava a piovviginare, allora spengo il fornello e ci versiamo il riso nei piatti di alluminio divorandolo anche se un po' crudo. Poi una bella insalatissima di riso e tonno, un altro goccetto di grappa e, dopo aver messo delle belle assi di legno (che ci eravamo previdentemente portati appresso) sotto i cavalletti, fatte due chiacchere su quello che avremmo dovuto fare l'indomani, ci mettiamo in tenda. Col calar delle tenebre gli insetti hanno incominciato ad essere più invadenti ma ce lo aspettavamo. E' stata una sofferenza, acutizzata dal fatto che avevamo avuto la pessima idea di portare solo una tenda per economizzare sui pesi; pessima idea anche perchè nonostante fosse per due persone, non avevamo pensato che all'interno avremmo dovuto mettere anche gli stivali e le giacche che non potevamo certo lasciare fuori visto il brutto tempo. Insomma è stata una sofferenza. Visto che i miei stivali erano più comodi di quelli di Ermanno, decido di lasciarmeli indosso e, dopo qualche ora con l'abbassarsi della temperatura, indosso anche la giacca.
Verso le 3 mi sveglio con il tamburellare della pioggia sulla tenda. Dopo qualche minuto il rumore della pioggia aumenta la sua frequenza accompagnata da qualche tuono e, girandomi, incrocio lo sguardo preoccupato di Ermanno che pensavo dormisse e, con un'unica voce esclamiamo contemporaneamente: 'Ma porca p....!' poi una serie di commenti sulla sfortuna, con qualche battuta per sdrammatizzare e, dopo aver dato un'occhiata alle moto, tentiamo di riaddomentarci senza riuscirci. Personalmente mi sono riaddormentato verso l'alba quando il rumore della pioggia diminuirà la sua intensità sino a cessare.

MARTEDì 30 AGOSTO 2011 - KM... (boh... mi son dimenticato di accendere il GPS)
Ci risvegliamo verso le nove e, aprendo la tenda, vedo un cielo abbastanza pulito. Meno male, ma la temperatura è fredda. Fortunatamente intorno a noi non c'è molto fango, questa erba strana, coriacea e profumata che ricopriva il terreno ha fatto quello che noi speravamo: ha mantenuto il terreno abbastanza compatto.
Perdiamo un sacco di tempo per pulire e ripiegare il telone che previdentemente avevamo messo sotto la tenda, mentre quest'ultima l'abbiamo chiusa facilmente esattamente come la sua apertura.
Piccolo breafing davanti alla mappa per decidere la pista da fare per trovare anche un benzinaio (la benzina in queste zone fortunatamente si trova, anche se a basso numero di ottani).
Avremmo dovuto fare solo una piccola deviazione per poi ritornare sulla pista che porta a Karakorum.
Ancora fango sulle piste, ma un po' l'abitudine al riconoscere i punti insidiosi, un po' il sole ed il vento, man mano che si andava avanti si riusciva a tenere medie dignitose.
Comunque ritengo che un grosso contributo lo abbia dato l'ammortizzatore di sterzo.
Confesso personalmente che l'altro stimolo che mi ha aiutato ad andar un po' più forte è stato il vedere come andavano sul fango i pastori mongoli su quelle motorette cinesi, e molte volte anche in due.
Che dire: paesaggi stupendi, cavalli, capre e bovini dappertutto, mai visto tante aquile volteggiare libere nei cieli azzurri, tante, veramente tante. Tutto indimenticabile.
Nel pomeriggio a qualche chilometro da Karakorum reincontriamo l'asfalto ma, ragazzi, erano meglio le piste. Buche dappertutto, molte piene di acqua e abbastanza profonde, insomma ci siamo sentiti più in pericolo che sulle piste, anche perchè i camion e le auto zigzagavano per scansarle incuranti della nostra presenza. Insomma qualche italian-vaffa è volato anche in terra mongola.
Entrati in città andiamo a visitare un grande tempio dalle mura imponenti ma con un interno abbastanza deludente. L'unica nota di colore che ci ha dapprima infastidito ma poi divertito è stato un omino mongolo che ci si è appiccicato alle costole parlandoci in un inglese improbabile insistendo nell'indicare un posto in lontananza e ripetendo incessantemente "tartarughe" o qualcosa del genere. Poi ha incominciato a mettersi in mezzo mentre tentavamo di fare qualche foto tant'è che siamo dovuti risalire in moto ed andare su un'altra ala delle mura del tempio. Ma dopo qualche minuto è riapparso sempre con 'sta storia delle tartarughe poi si è seduto in terra tirando fuori una bottiglia da 1/2 litro di vodka bevendone una lunga sorsata. Là io ed Ermanno siamo scoppiati a ridere e lui di rimando fà la stessa cosa ridendo piegato in due. Poi si allontana dirigendosi verso delle bancarelle vicino una delle quattro entrate del tempio. Fatte le foto di rito, usciamo dalla città cercando un camping di gher citato sul lonely planet come il migliore, anche perchè il cielo si è ricoperto di nuvole minacciose.
Delusione. Un camping vuoto, gher vecchie e mal arredate ed abbastanza triste.
Comunque non ci andava di andar in giro quindi decidiamo di fermarci. Cena a menu deciso da loro, comunque mangiabile, dopodichè a nanna.

MERCOLEDì 31 AGOSTO 2011 - 390KM
Dopo l'ennesima notte di pioggia, ma questa volta presa con più filosofia in quanto la strada sino ad UB è, diciamo così, asfaltata, ci alziamo di primo mattino e, dopo aver sistemato il bagaglio lasciamo il campeggio avviandoci, zigzagando tra le pozze di fango, verso la strada asfaltata. Il cielo è terso ed il sole rilascia un piacevole tepore.
Usciti dalla città pieghiamo verso sinistra imboccando finalmente la strada verso la capitale. Ad un tratto Ermanno si ferma e, tornando indietro, imbocca una pista che sale su per una piccola collina. Lo seguo e scopro il perchè. Aveva intravisto un po' di movimento e delle bandiere... infatti stavano preparando una corsa di cavalli. Ci fermiamo e, come sempre veniamo attorniati da ragazzini e grandi incuriositi dalle nostre moto. Mille domande, mille mani che toccano la moto, ragazzini tentano di salire sulle moto, insomma il solito!
Un signore che parlava inglese ci spiega che è una gara per ragazzini con giovani cavalli e, dove eravamo noi era il punto di arrivo mentre la partenza sarebbe avvenuta ad 8 km di distanza.
Nell'attesa facciamo un po' di foto, in particolare c'era un cavallo con sulla coscia impresso a fuoco una svastica. Poi scoprirò che quel simbolo è un simbolo sacro per i mongoli sciamani (non tutti sono buddisti). Colgo l'occasione di fotografare anche qualche loro moto nei dettagli, alcuni anche molto interessanti e in quel momento prendo atto che io sono un idiota e che spendo una marea di soldi per rendere la mia moto in grado di fare le stesse cose o di andare negli stessi posti dove loro vanno tranquillamente con i loro catorci cinesi. Forse questa è la volta buona che guarisco da una brutta malattia: il consumismo.
Nel frattempo il tempo passa ma non si vedono arrivare i concorrenti, quindi decidiamo di andar via e, come sempre succede (legge di Murphy) sulla destra della strada vediamo questi ragazzini cavalcare di gran lena i loro cavalli, urlando liberi e felici in mezzo alla steppa con uno sfondo di colline verdi sovrastate da un cielo di un azzurro indescrivibile. Ammetto che in quel momento mi è salito un groppo alla gola e mi si sono inumiditi  gli occhi... ma forse sarà stato il vento... forse.

Proseguiamo sulla strada verso UB e, entrando in crisi all'idea di lasciare queste terre rientrando nella cosidetta civiltà decidiamo di rimettere le ruote nella steppa allontanandoci dal nastro di asfalto per trovare un punto dove poterci fermare per cucinarci una nostrana zuppa di fagioli. Tira vento, per cui parcheggiamo le moto ad elle per far barriera e accendiamo il fornello. Versiamo l'acqua gasata nella pentola (non siamo ancora riusciti a distinguere l'acqua naturale da quella gasata, è tutto scritto in mongolo) e ci gustiamo questo piatto che ci fà sentire un po' a casa (qua i legumi non siamo mai riusciti a trovarli).
Raccogliamo i resti, sistemiamo tutto nelle borse e rientriamo sulla strada consapevoli che questa avventura ormai è finita suggellata da una foto con autoscatto di me ed Ermanno ci stringiamo la mano alle porte di Ulaan Bataar.
Raggiungiamo i nostri nuovi amici in hotel (Chinggis Khaan) e, dopo aver parcheggiato le moto e fatto una ultraneccessaria doccia, veniamo messi al corrente della situazione spedizione moto. Subito prendiamo coscenza del fatto che l'avventura in moto è finita. Che tristezza!

Antonello Minervini



Info


Programma di viaggio
Slovenia
Ungheria
Ucraina
Russia fino in Siberia e poi, arrivati a Novosibirsk tagliandino e cambio gomme quindi si scende giù in Mongolia attraversando i monti Altai e scendendo ancora a sud nella steppa mongola per poi deviare ad est, dirigendoci verso la sua capitale, UlaanBaatar dove presumibilmente si arriverà verso il 23.
Il ritorno ad oggi non lo abbiamo ancora deciso, si vedrà quando arrivati.

I mezzi, (preparati dalle sapienti mani di Gianni Piscitelli CAM Bari, Romeo Feliciani di Steels e di Fabio Zallocco di Box33).

I visti:
Russia, Mongolia, Kazakistan, Uzbekistan. 
Questi ultimi due nel caso remoto volessimo rispedire le moto da Tashkent in Uzbekistan.

Cosa ci portiamo per le moto (vado a memoria):
KTM 950:

Raddrizzatore, pistoncino doppio o'ring con olio minerale, camere d'aria ( ho bartubless, ma non si sa mai...), pompa a mano, pompa benzina (ho la facet ma mi porto anche l'originale), leve frizione, freno e cambio, una coppia di TKC80 (parto con le heidenau), serbatoio supplementare da 10lt in alluminio (grazie a TroglosApulia) + la fedele tanica da 10lt che mi ha accompagnato in tutto il sudamerica nel 2009, olio e filtro per farmi il tagliando.

KTM 690:
Raddrizzatore di corrente, leve, camere d'aria, una coppia di Desert (parte con le enduro3), tanica da 10lt, olio e filtri per il tagliando. In comune, tutti i ferri necessari (e anche di più) cosa ci portiamo per noi (vado a memoria): tende e sacco a pelo, fornello a benzina, pentole, moka, sacche e borracce per scorta di acqua, batteria da 12V al litio, 2 pannelli solari, lampade a led, telecamere e fotocamere, netbook, telefono satellitare, 2 gps di ausilio alle insostituibili cartine e una scorta di grappa per appianare eventuali "misunderstanding" con i locali.

RINGRAZIAMENTI
Un sentito ringraziamento a Lenny Schiaretti che ci ha dedicato un we passandoci una serie di informazioni sulla Mongolia (che ha attraversato in bicicletta) che ci saranno molto utili. 

 

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