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Ci eravamo lasciati nella piccola Osh in Kirghizistan. Dopo il tagliando self service ed il cambio gomme sono ripartito in direzione nord, verso la Russia, attraversando il kazakistan lungo il confine con la Cina. La strada per oltre 600 km è completamente distrutta e questo ha messo a dura prova me e la moto.
Si è spaccato nuovamente il paracatena (poco male) esattamente al centro di una stretta e buia galleria a 3.000 metri di altezza, è si è spaccato l’attacco principale del telaio che sostiene le borse laterali, in mezzo al deserto. Arrivato nel primo centro abitato (un mucchio di case in mezzo al nulla) ho trovato un signore che aveva una saldatrice. Ho smontato i telai consegnandoglieli fiducioso e nell’arco di 2 ore mı ritorna con il pezzo saldato alla perfezione e pure verniciato. Alla richiesta di quanto gli dovessi mi ha risposto “Tu sei lontano da casa e noi siamo gente ospitale. Non voglio niente. Che Allah protegga il tuo viaggio”.
La cosa più importante che sto imparando in questa esperienza è di accettare quello che viene. Solitamente io sono di carattere uno che si impunta. Per fare un esempio: se decido che stasera devo arrivare “li” ci arrivo a qualunque costo, con i rischi ed i disagi che tale decisione può comportare.
In questo viaggio, questa modalità sarebbe stata impossibile da attuare (a causa delle mille variabili e mille contrattempi) oltre ad espormi a rischi. In questo viaggio sto imparando ad accettare quello che viene, quello che accade, consapevole che all’improvviso la strada (intesa come progetto) che mi ero prefissato può divenire impercorribile e che per qualche motivo ne devo iniziare una diversa. Questa variazione a cascata varierà tutto il seguito del viaggio (un po’ come le “storie a bivii” di Topolino, per chi le ricorda). Ed a questo punto sta a noi affrontare la variazione con la frustrazione di aver dovuto abbandonare il progetto iniziale, o con la positività, godendo della nuova sfida, che potrebbe forse rivelarsi anche meglio di quella iniziale.
In Kazakistan sono uscito dal circuito moto-turistico del Pamir, che mi aveva permesso di incontrare diversi viaggiatori con i quali condividere pezzi di vita. Mi sono ritrovato nuovamente solo, dovendo fare i conti con questa ritrovata condizione. Ho avuto un paio di giorni di “difficoltà” ma poi mi sono ripreso.
Entrato in Russia ed attraversata la meravigliosa Repubblica degli Altai, finalmente sono arrivato in Mongolia. Adesso vi scrivo dalla capitale Ulaanbaatar.
Le riflessioni sulla Mongolia le rimandiamo al prossimo aggiornamento, vi lascio però qualche foto di questa terra che sarà in grado di comunicare molto meglio di quanto io possa fare a parole.
A presto
Daniele Infante