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1000 MILF GIAPPONESI!
Specifichiamo subito però che 1000 è la cilindrata, le Milf sono le nostre moto e giapponese ovvio è la casa costruttrice. E così Sabato primo giorno di luglio come da accordi ci troviamo alle ore otto spaccate a Cuzzago a recuperare Sergio con la sua Yamaha 1000 R1 ben attrezzata con zaino e tenda da campeggio totalmente legati con i classici tiranti elastici e poi noi con le nostre Honda 1000 CBF ST, forse un pochino meno sportive, ma con la comodità di stivare attrezzatura e tutto ciò che ci occorre per affrontare il viaggio che tra molteplici passi svizzeri ci ha portato alla meta ambita da tanti centauri: lo Stelvio, per il 41° raduno internazionale sponsorizzato Metzeler.
La giornata promette bene, frescura e sole. La pole position vede per primo Marco, seconda postazione Sergio e terzo a chiudere la fila io telecamerato che riprendo ogni movimento.
Nel mezzo del cammin di nostra via poi in quattro sorpassi ci ritrovammo a due metri dalla prima dogana Svizzera e come da protocollo parcheggiamo le Milf a lato strada per il primo caffè da Luigi nel suo bel bar 46. Facciamo qualche chiacchera più del dovuto e poi via si sdogana e si prende direzione S. Bernardino pass. Come al solito fantastico, l’asfalto made in suisse è come un tappeto persiano e le moto scorrono il giusto. Marco in prima posizione mantiene una velocità costante e perfettamente turistica, di quelle che ti impegnano il giusto, ma che ti lasciano godere il panorama. Più saliamo e più ci rilassiamo in queste strade piene di alberi, prati e case in pietra dai balconi fioriti. E così anche il S. Bernardino pass lo cancelliamo e prendiamo per Spluga pass.
Ormai dopo qualche ora di Milf cioè di moto siamo un tutt’uno; le mani fanno parte del manubrio e la sella ha preso la forma delle chiappe, manca solo che l’olio motore ci entra nelle vene è poi siamo fritti. Inutile descrivere quello che incrociamo sulla nostra strada percorrendo i passi elvetici che sono uno più bello dell’altro, prati, pini, stalle, cavalli e mucche grandi piene di latte, insomma mancano solo le caprette che ci salutano e sembra di andare a trovare Heidi. Eppure in mezzo secolo quante volte le ho fatte queste strade, ma ogni volta è una nuova avventura e mi vien da pensare che il merito è della moto, che a differenza dell’auto forse mi coinvolge 1000 volte di più. Per farla breve di passi Svizzeri ce ne spariamo 5 e così allunghiamo per benino la strada che ci porta a Bormio. Ma prima non poteva mancare una bella lavata in cima al Bernina pass dove ci fermiamo a mettere gli antipioggia per salvare il salvabile.
Qualche decina di chilometri a bassa velocità e tutto si asciuga, insomma più o meno, perché dopo il Julier pass ci trasciniamo nuvole piene d’acqua fino a S. Moritz e poi tregua fino a Bormio, dove arriviamo e ricomincia a piovere. Qui ci dividiamo, Sergio prosegue con la sua R1 fino a Sondalo, dove pianterà picchetti e tenda da vero coraggioso proprio a lato del raduno moto e io e Marco da centauri ormai vissuti ce ne andiamo in un alberghetto, dove possiamo parcheggiare le nostre Milf al coperto e possiamo stenderci un attimino. Tempo zero e senza ombrello giriamo per le graziose vie del centro, dove troviamo altri motociclisti ad imitarci, praticamente a zonzo come randagi in cerca di riparo e un tozzo di pane. Ecco come l’anno precedente entriamo nello stesso locale per una merenda prima di cena, si perché non si può cenare a stomaco vuoto e così ora và meglio. Torniamo in camera, anche perché senza ombrello non è il massimo girare per le vie. Nel frattempo Sergio tra pioggia e mazzi vari, ci fa sapere che ha piazzato la sua tenda a schiera e che ci aspetta al tendone per mangiare. Il menù è il classico da festa campestre: cotoletta, patatine, pizzoccheri e birra; per fortuna che ci eravamo sparati un panino qualche mezzora prima.
Il sole ormai è calato ma tutti o quasi sono carburati per bene e quindi ci dirigiamo a vedere qualche numero che fanno in moto in appositi spazzi. Il tempo passa e sotto un altro tendone iniziano a suonare e cantare una band di cinque ragazze molto brave e così tra spintoni e spallate ci ritroviamo sotto il palco a filmare lo show.
Bello spettacolo, poi la musica comincia ad essere troppa per le nostre orecchie e ci facciamo un giro a guardare pazzi scatenati con ogni tipo di moto, motorini e similari che accelerano all’esasperazione facendo un casino assordante. Vuoi per il viaggio, vuoi per il casino, iniziamo a tirarci insieme e ce ne torniamo in albergo. Una bella e calda doccia, un po' di TV e quattro cavolate e gli occhi si chiudono in automatico. La sveglia è per le ore 7,00 ma non per partire prima, ma per fare una buona e consistente colazione che è meglio non elencare, anche perché è durata più di un'ora. Sergio nel mentre ci chiama, lui già pronto ci aspetta nel parking e così dopo aver saldato il conto, ci mettiamo sopra le Milf e via tranquilli per salire allo Stelvio. Strano non vedo ressa di moto, ma non faccio tempo a pensarlo che sento un rombo quasi assordante e come una carica della cavalleria iniziano a sorpassarci centinaia di moto che tirano e piegano come al Mugello. Ma mi chiedo! Dove cavolo corrono come pazzi? Tanto poi in cima tutto finisce, e di sicuro non si godono né strada né panorama, comunque... contenti loro!
Arrivati anche noi in quota, due foto e visto che l’aria è fredda e inizia a nevischiare, facciamo dietro front e riscendiamo, ma giriamo a destra in una di quelle strade ancora più belle di quelle già fatte. E così si da inizio per il rientro. Più o meno rifacciamo la strada dell’andata, salvo nelle prime 3 ore che abbiamo fatto un paio di passi diversi. Arrivati nuovamente a S. Moritz, 2 gendarmi come li chiamano in svizzera, ci fermano al posto di blocco per controllare pneumatici e scarichi se sono completi di DB-Killer. Per fortuna tutto ok, ma abbiamo visto altri motociclisti fermi e preoccupati per le multe ultra salate.
Personalmente verso le ore 14,30 mi sento stanco e decidiamo di fare una pausa, così ci tracanniamo una di quelle bibite energizzanti. Poi ricaricati ripartiamo e dopo qualche chilometro il cielo si apre per lasciar passare qualche raggio di sole.
Tra una marcia e l’altra, tra alza e abbassa la visiera arriviamo a Bellinzona e già respiriamo aria delle nostre parti. Ancora un pieno di benzina prima di far dogana e poi dritti a casa. Tiriamo le somme e ci rendiamo conto che il tempo è tiranno, ma ci saranno presto altre strade e altri passi da cancellare con le nostre Milfone.
Moreno Ricca