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Finiamo così nelle Puglie, una regione particolare per molti aspetti, e se dovessimo citarne uno per tutti, diremmo per il fatto che venga bagnata da due mari: l’Adriatico e lo Ionio.
E noi, nell’imbarazzo della scelta su quale versante scegliere per iniziare il nostro viaggio esplirativo e conoscitivo, abbiamo pensato che la cosa migliore, per non fare imparzialità, fosse rimanere più nell’entroterra, ad 8 chilometri dalla costa, scegliendo però uno dei borghi più caratteristici in assoluto.
Parliamo di Ostuni, un centro abitato da poco più di 30.000 persone ribattezzato con l’appellativo di città bianca proprio per quel suo centro che in tempi passati era interamente dipinto con calce di colore bianco.
Oggi ha naturalmente perso un po’ del suo smalto, ma il colpo d’occhio rimane sempre fortissimo e quel bianco candido che continua ad accendere buona parte degli edifici, è la vera anima di questo paese che sorge su tre colli in una zona carsica della Murgia meridionale, al confine con il Salento, caratterizzata da molte grotte, rifugi naturali per le prime comunità primitive.
Fa strano pensare infatti che questa area fosse abitata già nel paleolitico medio, e parliamo di 40/50.000 anni fa, da esseri umani, fra cui il cacciatore di Neandhertal.
Saliamo nuovamente in sella alla nostra Africa Twin per attraversare in largo la Puglia e finire da qui sul mar Ionio per scoprire una chicca, una vera delizia che ci riserva il mare e che in pochissimi conoscono perchè non è così facile vederla dalla giusta prospettiva.
E’ chiamato “scoglio della Malva” ed è una isoletta adagiata in mezzo al mare, a 100 metri dalla costa, che pensate bene ha la forma di un cuore!
Ma questa isoletta è famosa nel mondo per un altro fatto altrettanto curioso e parliamo del 1932 quando un pescatore locale, tal Raffalele Colelli, recuperò nelle sue acque una preziosa statuetta di Thot, una divinità egizia a forma di scimmia che viene oggi custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
La Puglia è una regione decisamente sviluppata in lunghezza e la distanza che da Porto Cesareo ci separa a Santa Maria di Leuca è di circa 80 chilometri a seconda della strada che scegliamo, anche se la provinciale 358, che parte da Porto Badisco, poco più a sud di Otranto, resta la panoramica più bella che si possa scegliere di percorrere in tutto il territorio pugliese. Un continuo intervallarsi di curve rotonde e panorami scoglieri mozzafiato, un percorso disegnato apposta per la moto che vorreste non finisse mai!
Santa Maria di Lueca è la fine di un tragitto ma è anche una piacevole cittadina costiera da visitare su strada o via mare, visto l’ampio porto su cui si affaccia. Manco a dirsi il 90% delle persone che visitano Leuca lo fanno per una ragione ben specifica, quella ovviamente di mettere piede a Punta Ristola, il punto più meridionale del Salento, il punto più ad est dell’Italia, il punto in cui si incontrano i due mari. E pensare che il tacco d’Italia era anticamente dominato dai greci oltre ad essere un sito importante per la scoperta di reperti archeologici legati all’uomo della preistoria come la stessa grotta del diavolo che si affaccia da Punta Ristola direttamente sul mare, un tempo abitata dall’uomo del neolitico come testimoniano diversi ritrovamenti archelogici.
Da qui non possiamo far altro che dietro-front, oltre sicuramente è impossibile proseguire, per cui saliamo verso nord per forza di cose e decidiamo di rientrare nella Murgia, fermandosi in uno dei luoghi più iconici in assoluto di tutte le Puglie: Alberobello. Se con la fantasia corro indietro di cento anni o forse meno, trovo questo villaggio come un luogo incantato, una specie di regno delle favole con tante casette circolari, dai tetti appuntiti, possibili dimore degli Elfi.
Oggi non è più così, le casette ci sono ancora ma sono tirate a lucido più delle scarpe di un invitato a nozze e, come se non bastasse, sono piene di negozi di souvenir e circondate da bar, gelaterie e ristoranti. Tutto il centro è interdetto al passaggio auto e moto ed il via-vai di turisti a piedi è una sorta di fiume impetuoso.
Del fascino del secolo scorso si è definitivamente perso il profumo, la vera essenza che si ritrova è solamente in qualche trullo fuori dal centro abitato e in piena campagna. E’ qui che rivive la storia dei trulli, di queste tipiche abitazioni in pietra calcarea create sulla base dei thòlos, costruzioni preistoriche presenti in alcune zone d’Italia, soprattutto nel Mediterraneo. E, nonostante in questa zona della Murgia si siano rinvenuti reperti archeologi appartenenti all’età del bronzo, i trulli si sono sviluppati attorno al XVII secolo.
E qui, sul calare della sera, finisce ufficialmente il day 4 di Planet Explorer dedicato alla Puglia ma noi, curiosi per natura, abbiamo pensato che a soli 7 chilometri dal confine con questa meravigliosa regione e sempre nel territorio murgico, si trova un altro Patrimonio Mondiale dell’Umanità che, a pieno titolo, è stata eletta nel 2019 capitale mondiale della Cultura.
Non resistiamo a fare un saltino appena fuori regione tant’è che non ci sono nemmeno i cartelli segnaletici di passaggio. Entriamo così per una manciata di chilometri in Basilicata per ammirare un’altro dei luoghi più magnifici della nostra Italia: Matera.
La storia di Matera è ultra-millenaria, i suoi cosiddetti Sassi, case e grotte scavate nella roccia compaiono in questo territorio sin dall’età della pietra. Pensate che la città dei Sassi è considerata la terza più antica al mondo ed il suo primo insediamento risale a circa 10.000 anni fa, quando l’uomo smise di essere nomade per iniziare a dedicarsi alla pastorizia e all’agricoltura, creando così anche le prime forme sociali di comunità.
Indiscutibilmente un fascino senza tempo.
Testo e foto di Luca Bracali
Video Francesco Mazzei, Antonio Zenzola (drone FPV)