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Fra le più spettacolari regioni italiane scelte per Planet Explorer ovviamente non potevamo non includere la Sicilia, isola delle meraviglie e dei tesori, un autentico scrigno di bellezze nauralistiche, architettoniche, archeologiche e paeasaggistiche, tanto che la prestigiosa rivista Condè Nast nella sua graduatoria, l’ha messa come la terza isola pù bella al mondo dopo le Maldive e le isole greche.
Il nostro viaggio parte da Palermo dove Gaetano Piazza di Moto One ci consegna la nostra Africa Twin stavolta di colore nero, mai vista prima, eppure bellissima! E dal momento che tono su tono si accosta bene, la prima tappa non può che essere l’Etna e le sue rocce nerissime che dal capoluogo siciliano dista esattamente tre ore e 230 chilometri di strade che, ad essere sinceri, passano lentamente e con una certa noia.
Ma lo spettacolo inizia quando ci lasciamo alle spalle l’ultimo paese ed iniziamo il percorso che ci porta alla funicolare, ultimo spot accessibile per moto e auto.
La strada che corre in mezzo alle rocce laviche è meravigliosamente bella, le curve si susseguono una dietro l’altra su di un nastro d’asfalto eccezionalmente liscio e con grande grip degno di un circuito. Arriviamo al rifugio La Sapienza, siamo a 2.000 metri di altezza, ma il grande gigante giace molto più in alto, a 3.350 metri e le sue fumarole bianchissime, attive a fasi alterne da 600.000 anni, sono sempre il primo segnale di allarme di una prossima eruzione.
Dal sole passiamo alle nubi nel giro di cinque minuti, poi la pioggia ed infine la grandine! Prima di inzupparsi completamente scendiamo poco più in basso, il meteo cambia di nuovo, abbiamo il tempo per le ultime riprese per poi tornare di nuovo a valle.
Dalla grandine al sole estivo di metà ottobre in poche ore e, in un centinaio di chilometri, raggiungiamo così Ortigia, toponimo dell’isola stessa che deriva dal greco “ortix” che significa quaglia e che in pratica costituisce la parte più antica di Siracusa. Il Duomo, come sempre, è la sua parte più caratteristica, tanto che l’inglese Margaret Guido lo definì uno degli edifici di più alto interesse storico al mondo, visto che in questa chiesa si fondono e convivono armoniosamente i capolavori artistici lasciati dalle diverse dominazioni succedute nel corsi dei secoli, in una storia che dura da oltre 2.700 anni.
Solamente quaranta minuti di strada ci separano da un piccolo gioiello della Sicilia, Noto, una città dai forti connotati religiosi tanto che la sua diocesi è anche una sede episcopale. Definita la capitale del barocco, nel 2002 il suo centro storico è entrato nella lista Unesco fra i Patrimoni mondiali dell’Umanità, assieme alle altre città tardo barocche della Val di Noto.
Passeggiare nel cuore di Noto, fra chiese ed edifici storici, mette una certa pace interiore, i colori tenui, pastello, della città ti avvolgono e ti conquistano, una dimensione urbana un po’ diversa dal comune nella quale ti senti parte integrante. In moto non si può certo girare per le sue stradine interne, è bello passeggiare e dopo aver ottenuto un permesso speciale per volarci con il drone, ci dicono che siamo fortunati ad aver trovato la giornata libera da una troupe cinematografica di 200 persone che ha letteralmente invaso il centro città per girare alcune scene di Cyrano de Bergerac.
Da Noto scendiamo ancora poco più a sud, mezz’ora di strada per giungere a Marzamemi, un piccolo villaggio di pescatori adagiato quasi sulla punta più meridionale della Sicilia. Questo piccolo borgo è nato attorno ad un approdo e la sua tonnara risale al tempo della dominazione spagnola in Sicilia nel 1600.
La piazzetta del paese è un piccolo bijoux, peccato solalmente che si contino più tavoli dei ristoranti che pietre del pavimento…
Praticamente decisi a fare quasi il periplo di questa meravigliosa Isola, da Marzamemi puntiamo dritti ad ovest, dovendo passare nuovamente per Catania per fare il percorso più veloce a causa dei mille lavori in corso. In cinque ore arriviamo a Mozia, un luogo non a tutti conosciuto ma è il cuore pulsante delle saline, quelle miniere di sale così belle e affascinanti che personalmente ho già visitato tre volte in tre anni!
Certo che sulle strade in Sicilia avremmo qualcosa di ridire, più che una moto sarebbe stato utile un ultraleggero e, nonostante le sospensioni elettroniche dell’Africa Twin, non ricordo di aver mai preso così tanti contraccolpi alla colonna vertebrale come in in questo viaggio in Sicilia.
Ancora due ore e mezza di strada e 150 chilometri fra buche e crateri per arrivare ad Agrigento. Assoluta meraviglia archeologica della Sicilia, la valle dei Templi ha una storia che risale al V secolo avanti Cristo e legata indissolubilmente alla dominazione greca, caratterizzata dai resti di ben undici templi in ordine dorico, tre santuari ed una grande concentrazione di necropoli. Il tempio della Concordia, il principale e quello meglio conservato, apparteneva alla antica città di Agrakas che sorgeva nei pressi dell’attuale Agrigento, non si conosce ancora a chi fosse dedicato questo tempio che sicuramente però, assieme al Partenone, è l’esempio di tempio dorico meglio conservato al mondo.
Lasciamo con un po’ di nostalgia queste vestigia archeologiche di una meraviglia unica per dirigersi verso la nostra ultima tappa che dista questa volta davvero poco, siamo a circa 30 minuti di strada, ovviamente dissestata come sempre. Ma lo spettacolo della natura una volta ancora ci ripaga e ci appaga, la Scala dei Turchi lungo la costa di Realmonte non ha eguali con nessun altro luogo al mondo.
Provate ad immaginare una parete rocciosa bianchissima, perfettamente modellata e sagomata da acqua e vento che si erge a picco sul mare. Una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa con dei gradoni tagliati da linee geometriche nette e dritte. E a parte l’evidente richiamo ad una scala, si chiama “dei Turchi” perché in passato, durante le incursioni saracene, era quì che i pirati trovavano riparo, in questa zona meno battuta dai venti e quindi più sicura per l’approdo.
Ed è anche qui, in questo luogo fiabesco e un po’ surreale che si conclude la nostra 14esima edizione di Planet Explorer che, per la prima volta, in un anno un po’ particolare, ci ha portato alla scoperta delle infinite bellezze della nostra cara e splendida Italia.
Grazie per averci seguito, un saluto ed un arrivederci alla prossima avventura.
Testo e foto di Luca Bracali
Video Francesco Mazzei
Logistica e seconda camera Seby Scollo
PARTNER DI VIAGGIO
Fujifilm – E’ stata la nuovissima X-T4, la nostra partner di viaggio e di avventura che ha realizzato le immagini foto e video che avete visto in questo reportage. La X-T4 è una fotocamera mirrorless con un sensore retroilluminato da 26 megapixel prodotta da Fujifilm. Versatile e leggera come una compatta, sebbene utilizzi ottiche incercambiabili, la X-T4 offre una qualità superiore alle reflex di alta gamma. Oltre che per le foto, la T4 è stata concepita per il video visto l’inserimento nel body dello stabilizzatore di imagine Ibis a 3 assi, l’unica mirrorless al momento ad offire il 4K a 60 fps e 200 Mbps.
Befast – Casco CONNECT, modulare con interfono incorporato, calotta in termoplastica, visitino parasole integrato.
Giacca VICTORY tre strati, studiata per tutte le stagioni, imbottitura e membrana anti acqua asportabili, ampi pannelli frontali per l’areazione e protezioni spalle e gomiti certificate. Pantaloni VICTORY 3 strati, con la stessa struttura a strati della giacca. Stivali FREEDOM, certificati, impermeabili e con la calzata di una scarpa da jogging. Guanti RERUN, estivi, leggerissimi da indossare, con protezioni nocche rigide e palmo in pelle.
ID&T Laser - ID&T Laser Technology è un azienda con sede in Italia, Svizzera e Inghilterra. Il modello in nostra dotazione fa parte della serie IDT4, un laser utilizzato nelle macchine da taglio per il posizionamento dei pezzi da lavorare. ID&T è stata la prima azienda a fornire un sistema che fosse adeguato al posizionando tra la corona ed il pignone, consentendo di prolungare la vita delle componenti della trasmissione e di viaggiare in maniera sicura ed efficiente.
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