Planet Explorer 4, Greece

Planet Explorer 4, Greece
Ultima tappa, Santorini, per la quarta edizione di Planet Explorer, che ci ha portato in Grecia in sella a una Suzuki V-Strom 1000 | L. Bracali
11 giugno 2014

A nemmeno un anno di distanza Planet Explorer torna ad alzare il sipario. E per questa quarta edizione rientra in Europa, in Grecia per l’esattezza, a scoprire i miti classici che hanno reso fiorente una delle più grandi civiltà del passato ma anche a caccia di nuovi itinerari. La compagna di questa avventura che ci porterà a braccetto nei maestosi scenari della Magna Grecia è la nuova ammiraglia di casa Suzuki, la V-Strom 1000, una moto che ha nel suo dna la passione per i grandi viaggi e per un turismo molto raffinato.



Testo Luca Bracali, foto Luca Bracali e Danilo Musetti (moto), video Danilo Musetti.



DAY 1. IOANNINA - MIKRO PAPINGO: 180 KM


L’inizio non è forse dei migliori, perché una fila di 50 chilometri sulla nostra A14 e quasi 19 ore di traghetto non si può certo dire che ci abbiamo elevato il morale. Sbarcati ad Igoumenista si entra in un altro piccolo mondo, sicuramente non edulcorato come le nostre città di riviera ma decisamente più genuino e comunque molto movimentato, una cittadina dove bar e stazioni di rifornimento non mancano affatto e dove il turismo di passaggio alimenta la speranza di una economia che stenta a ripartire. Noi invece di partire ne abbiamo una gran voglia anche perché la nostra V-Strom è carica all’inverosimile e nei passaggi cittadini, fra traffico e soste, l’impegno fisico non è certo indifferente.
La prima giornata decidiamo di dedicarla un po’ al nord e piuttosto che percorrere l’autostrada imbocchiamo la vecchia via che in un centinaio di chilometri ci porterà a Ioannina. Anche se la città ha un centro storico interessante da visitare, noi proseguiamo il nostro itinerario fino a raggiungere quello che sembra meritare un viaggio in questa regione. Entrato a far parte ufficialmente del Guinnes dei primati nel 1997, il canyon di Vikos con i suoi 12 chilometri di lunghezza, 900 metri di profondità ed una distanza fra i due crinali di appena 1.100 metri, è il canyon più profondo al mondo, ancor più del blasonato Gran Canyon americano che, come bellezza estrinseca, resta comunque superiore.
La regione di Zagorohoria è un concentrato di piccoli villaggi, ben 46, e tutti rifiniti in pietra e ardesia e nascosti fra le montagne di Pindo. Vale la pena trascorrere almeno un paio di giorni in questa zona per scoprire e conoscere da vicino un aspetto della Grecia meno classicheggiante ma fortemente evocativo, che si ritrova nei volti corrugati delle persone ma anche nei ristoranti e ancor più nelle sistemazioni quasi fiabesche, tanto sono armoniose, curate nei dettagli e soprattutto perfettamente incastonate nella natura che le circonda.
La strada che si snoda verso Megalo Papingo e Mikro Papingo sale ripidissima ed offre scenari davvero eccellenti. Per un motociclista è una sorta di Las Vegas per chi ama il gioco d’azzardo: pensate ad una serie di 15 tornanti concatenati fra di loro e disposti in una scenografia quasi cinematografica. L’asfalto è ottimo e il tiro in basso del bicilindrico Suzuki ci fa balzare da una curva alla successiva sfiorando appena la manopola del gas. Ma la cosa più straordinaria, una volta girata la chiave e spento il motore, è ascoltare il suono che ci circonda e che ci avvolge in un silenzio assoluto.

Video Day 1

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E noi che pensavano che la Grecia a giugno sarebbe stata una scelta ideale per prendere sole ed avere un’ottima luce, invece ci ritroviamo a prendere freddo e vento e, come se non bastasse, anche tanta acqua! Il punto di arrivo è Kalampaka, una movimentata cittadina che sorge ai piedi di una delle più grandi bellezze naturali, ma anche storico-religiose della Grecia: le Meteore. E’ affascinante pensare che un tempo, diciamo all’incirca 10 milioni di anni fa, le rupi e i pinnacoli delle meteore erano i depositi sedimentari di un mare interno che poi, in seguito ai movimenti tettonici, spinsero l’intera regione fuori dal mare stesso. Dichiarate patrimonio mondiale dell’Umanità, le Meteore sono dei monasteri arroccati su pinnacoli di roccia. Il toponimo meteora deriva infatti dall’aggettivo greco meteoros che significa “sospeso nell’aria”. Ma chi abitavano questi romitori così nascosti e isolati? I primi insediamenti dei monaci eremiti risalgono già all’XI secolo, ma fu nel 14esimo secolo, quando il potere dell’impero romano volgeva al declino e le incursioni turche erano sempre più frequenti, che alcuni religiosi si insediarono qui per cercare un luogo sicuro. La peculiarità che ha reso questi monasteri un luogo sicuro, praticamente invalicabile, fu il fatto che si poteva accedervi solamente attraverso scale rimovibili, poi in seguito furono introdotte degli argani con tanto di reti nelle quali i monaci vi si calavano dentro. Si narra che quando i visitatori incuriositi chiedevano con quanta frequenza si sostituissero le funi la risposta era: quando il Signore lascia che si rompono!

Video Day 2


DAY 3. METEORA - IREO - ATENE: 560 KM


Che il tempo fosse così inclemente da far sembrare la Grecia estiva una sorta di Scozia invernale questo non lo avremmo mai creduto, fatto sta che se vogliamo viaggiare asciutti dobbiamo indossare la nostra tuta antiacqua Befast e tenere saldamente il manubrio sotto le forti raffiche di vento. Il nostro itinerario originale prevedeva la visita di alcune aree nel nord del paese ma, viste le condizioni atmosferiche, dobbiamo riscrivere il programma di marcia e piegare verso il sud, sperando in meglio.
Meno di 400 chilometri ci separano da Atene dove ci fermeremo però soltanto alla sera, nel frattempo, visto che 4 ore di moto ci hanno soltanto stimolato l’appetito, proseguiamo il nostro cammino verso sud ovest. Il primo punto di interesse che merita una breve sosta è l’istmo di Corinto, una sottile striscia di terra che unisce il Peloponneso alla Grecia continentale. Curiosa anche l’etimologia della parola visto che istmo deriva dal greco antico e significa proprio “collo”.

Sono altri 110 i chilometri da percorrere per giungere sino ad Ireo, entrando quindi nel Peloponneso, un breve tratto interrotto da ben 3 stazioni di pedaggio che invece di trovarsi come caselli posti all’uscita ce li ritroviamo lungo il percorso autostradale.
Il luogo di maggiore interesse storico, e soprattutto archeologico è il sito di Heraion situato a 15 chilometri a nord-ovest dell’antica Corinto. Gli scavi hanno portato alla luce il tempio di Hera oltre a rovine significative della civiltà pre-corinzia. Non c’è dubbio che il tempio dedicato alla sovrana dell’Olimpo, in quanto moglie e sorella di Zeus, sia il monumento più importante dell’area che si adagia su di una spiaggia a poche centinaia di metri dal faro di Melagavi. Il faro in se per se non ha niente di interessante, anzi è piuttosto deludente per quel restauro fin troppo perfetto che gli toglie il pathos che tipico di queste costruzioni di vedetta. Curioso piuttosto il fatto che il faro sia operativo da fine ‘800 e, che come primo combustibile, fosse utilizzato il petrolio. Ore 21 dietro-front, la V-Strom inverte la marcia per arrivare nella capitale in tardissima serata.


Video Day 3


DAY 4. ATENE by DAY


La giornata di oggi la dedichiamo interamente alla capitale, ad Atene, la città che più di ogni altra ha rappresentato, e tuttora rappresenta, il passato glorioso di un paese stracolmo di storia e di archeologia e che, come poche altre nazioni al mondo assieme all’Italia e all’Egitto, è stato la culla di una delle più grandi civiltà del passato.
Certo che la crisi economica non è solo un fattore puramente mediatico ed anche in Grecia è arrivata e pure in maniera pesante. L’amico Vassilis Kostakos, uno dei più noti giornalisti greci di moto, ci spiega che il mercato delle due ruote è ridotto quasi a zero, che molte, moltissime fra le attività della capitale ed i negozi hanno chiuso i bandoni e che le strade si sono letteralmente svuotate. “Arrivare da Krioneri, dove abito io, fino al centro città - ci spiega Vassilis - prima ci avresti impiegato due ore, adesso in mezz’ora siamo già in piazza Omonia! Pensa che qualche anno fa, quando eravamo all’inizio di questo crack economico, c’era chi si comprava una barca da trasporto e spediva la merce a Cuba. Adesso nemmeno questo funziona più… Non ci resta solo da sperare in una netta ripresa del turismo visto che le vestigia storiche e le bellezze naturali del nostro paese sono le uniche due risorse sulle quali possiamo veramente contare”.

Atene si può visitare per molteplici ragioni ma andare nella capitale greca senza visitare l’Acropoli sarebbe come andare a Roma e non passare dal Colosseo. E allora cominciamo con il dire che l’Acropoli è fra i più importanti siti archeologici al mondo e che il Partenone è il simbolo per eccellenza dell’antica Grecia. Ma cosa rappresenta in realtà questo luogo abitato già nel neolitico ovvero 4.000 anni prima della venuta di Cristo? L’Acropoli era sicuramente un luogo di culto e di venerazione dedicato ad un’importante figura mitologica del mondo ellenico, Athena Parthenos, la dea che rappresentava il potere ed il prestigio della città. Ma seppur affascinanti questi monumenti non sono altro che i pallidi resti dell’Atene di Pericle, quando furono chiamati i migliori architetti, scultori e artisti del tempo per realizzare questa imponente opera. Visitare l’Acropoli oggi significa prima di tutto trovare un parcheggio, e se per le auto resta cosa impossibile, almeno in questo la moto ci da un grosso vantaggio. Poi, una volta affrontata una ripida salita che in estate vuol dire perderci due litri di sudore, ci troviamo nel bel mezzo di restauri con tanto di gru, ponteggi in acciaio e frese per levigare la pietra che non smettono un istante di gracchiare. Dulcis in fundo, una fiumana di persone da togliere il respiro, farà da cornice alle colonne secolari... Questo a parte, se uno riesce ad isolarsi con la mente e a staccarsi da ciò che lo circonda, l’Acropoli resta sicuramente un luogo dal fascino unico.
Ma Atene è anche altro, nella sua vastità di una capitale da appena 800.000 abitanti, ha un’estensione della sua cerchia urbana a perdita d’occhio, da qualunque lato la si osservi. E in mezzo a tutta questa grandezza non poteva certo che mancare un maxi-stadio, una specie di San Siro, con 70.000 posti ma realizzato qualche anno prima. Stiamo parlando dello stadio Panatenaico, un’imponente costruzione costruita nel IV secolo avanti Cristo per ospitare le gare di atletica della Panatenee. Molti secoli più avanti, nel 1895 per l’esattezza, fu un facoltoso mecenate greco a curarne il restauro per ospitare l’anno seguente i primi giochi olimpici dell’era moderna. Senza spostarsi di molto, forse nemmeno un paio di chilometri e in un traffico assolutamente vivibile, la nostra V-Strom fa tappa di fronte ad un’altra maestosità di Atene. Si tratta semplicemente del più grande tempio di tutta la Grecia, i cui lavori di costruzione si protrassero, per mancanza di fondi, per oltre 700 anni! Ben 104 colone alte 17 metri e di un diametro di 1.7 metri, raffigurano una struttura davvero imponente. Non può che essere il tempio di Zeus!

Video Day 4

DAY 5. ATENE by NIGHT


E visto che Atene, oltre ad essere una gloriosa città del passato, è anche una grande metropoli del presente, abbiamo pensato per questa quarta edizione di Planet Explorer di realizzare una puntata tutta “by night”, il che comporta naturalmente notevoli difficoltà di ripresa oltre che di logistica e spostamenti.
L’unica a non risentirne di questa situazione è la nostra V-Strom che si adatta ad ogni percorso: dalla montagna al fuoristrada, dal misto veloce alla città appunto. Ad onor del vero l’edizione 2013 di questo modello tanto atteso in casa Suzuki, si è rivelata decisamente una moto con tutte le prerogative di chi cerca una crossover per fare del granturismo spinto. E noi che viaggiamo sempre in due, senza mezzi di appoggio, con 3 fotocamere, cavalletti, due pc, slider e pure un po’ di abbigliamento, sappiamo quanto importante possa essere l’assetto e il comfort, due fattori che nella V-Strom sono decisamente due punti di forza. Nelle strade del centro città, anche muovendosi a basse andature, il motore non tende mai a surriscaldarsi e nemmeno la frizione a perdere registro. L’aggiunta della barra paracolpi e dei due fari supplementari fa la sua bella differenza, sia da un punto di vista estetico che per quanto riguarda la visibilità, e quindi la sicurezza, nella guida notturna.

Ma veniamo adesso a noi e al nostro tour in cerca della movida e delle zone più caratteristiche di una città che vista la crisi ha cambiato il suo volto adattandolo alla situazione attuale, ma ciò nonostante riesce a non perdere la propria dignità e peggio ancora a non cadere nella violenza. Atene si gira di notte senza nessun problema e a chi ci piace viaggiare e scoprire, il primo consiglio è farsi un giro per apprezzarla dall’alto e quindi, la strada che conduce alla collina di Lykavitos, oltre a dare la possibilità di fare due pieghe in tutta scioltezza, offrirà un panorama molto esteso della capitale. Prima di scendere in centro conviene fare un passaggio anche nella collina di Filipapou, altro bel punto di osservazione sulla città che lentamente si avvolge nel blu prima di accendersi con mille bagliori. Per gustare un frappè in ambienti piuttosto eleganti e raffinati, a poche centinaia di metri dal Partenone, la scelta è sicuramente Thisio, dove con la moto è facilissimo accedere e ancor più parcheggiare a pochi metri dai locali disposti lungo una specie di area pedonale. Ma per vivere il centro nella maniera migliore due sono le alternative più interessanti: il distretto di Plaka che con le sue residenze in stile neo-classico rappresenta l’anima storica della città, dove nelle strette viuzze si trovano locali interessanti per giovani o per i turisti di passaggio. Il cuore pulsante di Atene resta però l’area di Monastiraki, un quartiere che confina con Plaka e che di giorno è famoso per il mercatino delle pulci. Di notte invece, specie la piazza principale che fino a due anni fa era completamente deserta, si è trasformata in un ritrovo di giovani provenienti da ogni nazione: dall’Africa all’America centrale, dove fra ritmi tribali e note improvvisate si consuma con semplicità e allegria il lento trascorrere delle ore…

Video Day 5

DAY6. ATENE - METHANA: 240 KM


La tappa di oggi è relativamente breve ma abbiamo l’impressione che sia una delle più ricche di Planet Explorer per quanto intensamente abbiamo vissuto la giornata. Visto che a nord non abbiamo avuto grande fortuna con il meteo, pensiamo che il sud possa riservarci qualche sorpresa migliore e a vedere da come è iniziata la mattina così sembrerebbe. Ci sarà pure crisi in Grecia ma se contiamo quante moto vi siano in circolazione la domenica mattina proprio non si direbbe! Dalla Triumph Daytona alla nuova Hayabusa passando per Honda e Aprilia. Chiedendo consulenza al nostro esperto di logistica decidiamo di scendere a sud per tornare di nuovo ad esplorare la regione del Peloponneso. Passati una 80ina di chilometri piuttosto noiosi in autostrada imbocchiamo la statale che porta a Epidaurus che, come prima tappa, ci fa sostare al monastero di Koimesis dove una suora piuttosto antipatica ed arrogante non ci da proprio il benvenuto anzi, quasi ci scaccia in malo modo solo per aver scattato qualche immagine e oltretutto dopo averle chiesto il permesso. Ma tanto il nostro lavoro l’abbiamo fatto, per cui possiamo anche continuare il percorso nel mentre ci sfrecciano contro una serie infinite di super-sportive, rauche e rabbiose, dove gli scarichi non omologati sono una legge!

L’asfalto è ben tenuto e con un ottimo grip, e suppur stracarichi fino al collo riusciamo anche noi a divertirci per quel che possiamo. Il motore della V-Strom è proprio nato per viaggiare. Potente e carico di coppia da non lascarti mai in crisi in nessuna situazione; ha un tiro fin dai bassissimi, riprendendo in scioltezza dai 2.000 giri e con una progressione quasi impressionante. A 7.000 giri, sempre lontani dalla zona rossa, si viaggia allegrotti sui 190 orari… Sulle strade collinari ci spostiamo con estrema scioltezza, sempre assistiti da un cambio che fa perfettamente il suo dovere ed un telaio che ci sostiene anche nei cambi di direzioni più rapidi, pur mettendo in crisi talvolta l’anteriore a causa dell’eccessivo carico sul retro. La prossima meta è un’altra tappa forzata per chi va in cerca di grandiosità archeologiche. Realizzato per mano di Policleto il Giovane, il teatro di Epidauro è uno dei più grandi esempi di architettura greca rimasto perfettamente conservato fino ai nostri giorni. Ben 34 file di sedute, alle quali ne sono state aggiunte altre 21 dai romani, portano questo immensa opera d’arte ad una capacità di 15.000 persone. Impressionante è quanto l’acustica venga diffusa in maniera stereofonica e naturale, tant’è che gli attori che qui si esibiscono non hanno il benché minimo ausilio di impianti di amplificazione. Dopo tre hot-dogs, tre bibite e 24 euro spesi, decidiamo che sia meglio lasciare il posto e proseguire altrove visto che le belle strade continuano ad aprirsi e a correre lungo costa. La penisola di Methana è tutta da viaggiare e da scoprire. Uno di quei luoghi ameni non ancora rovinati dal turismo di massa e dove l’autenticità di questa nazione riesce a sopravvivere. Dal paese che da il nome alla penisola, e che merita di essere visto per la sua bellezza naturale, al vulcano che anch’esso si chiama Methana, tanto per essere originali, è un susseguirsi di piccole delizie che ci riportano veramente fuori dal tempo. Anziché andare in uno dei soliti locali da turisti imbrattati e arredati in stile kitch, noi preferiamo l’essenza vera e mentre rientriamo da un mini-trekking al vulcano ci colpisce la genuina semplicità di un ristorantino a Vathy, così sul lungomare da finire in acqua! Fra i tanti bei momenti trascorsi, l’atmosfera di una cena a base di pesce fresco su quella minuscola terrazza appoggiata sulle acque del golfo, la ricorderò per un bel pezzo…


Video Day 6

Ma la nostra settima giornata non si conclude qui, abbiamo ancora un po’ di strada da percorrere, meno di 80 chilometri ma buona parte dei quali snodati fra piccole strade interne, a prova di navigatore! Dato che ci siamo perché non accorciare il percorso e farsi un po’ di fuoristrada leggero tanto per saggiare le doti della V-Strom anche in off-road? Premesso che le gomme sono stradali ed il carico sul posteriore è eccessivo, la super-tourer di Hamamatsu si è disimpegnata piuttosto bene anche nel fuoristrada, ovvio che l’enorme peso tende a spingerla fuori traiettoria specie in discesa, ma con il traction-control impostato su livello 2 si viaggia comunque in piena sicurezza. La frenata è impeccabile: modulabile e potente e con un abs pronto, ma mai invasivo.
Ultima tappa prima di arrivare nel villaggio di Goura, è il monastero di St. George, a Feneus, sicuramente luogo di culto religioso ma anche di coraggio, visto che durante gli anni della rivoluzione greca contro il dominio ottomano, attorno al 1821, fu utilizzato come quartier generale assieme ad altri abati dei monasteri circostanti. A dire il vero i monaci non amano molto la pubblicità e le orde di turisti selvaggi, ma a quei pochi che ci arrivano con umiltà e nel rispetto dell’ambiente, oltre alla vista sul lago viene offerta una insolita quanto gustosissima marmellata di rose, un estratto ricavato dai roseti che curano con grande passione nella corte interna.

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DAY 8. GOURA - PIREO-SANTORINI: 160 KM


Siamo giunti all’alba della nostra ultima tappa che, volutamente, doveva essere la più bella, quanto meno da un punto di vista paesaggistico e di immagini. E per chiudere in maniera più cinematografica possibile questo viaggio la scelta finale non poteva che essere una, l’isola più affascinante della Grecia e sicuramente fra le top-ten al mondo: Santorini.
Tanto per non smentirci e dormire le nostre cinque ore anche stanotte, l’alzata di primissimo mattino è d’obbligo per arrivare in tempo a prendere il traghetto delle 7.30 da Pireo in una partenza così affollata da pensare di non riuscire a trovare spazio nemmeno per la moto. Sono otto le ore di navigazione fino al porto di Santorini, l’isola più meridionale delle Cicladi, ma gli ultimi quindici minuti, da quando scorgiamo il primo villaggio sino all’attracco, già ci fanno capire che ci troviamo di fronte ad un luogo probabilmente unico. Sulla cresta di montagne che si tuffano a picco sul mare, immaginate di vedere una esile striscia bianca che si staglia in maniera netta e decisa dalla brunita roccia vulcanica. Sono i villaggi arroccati più caratteristici di questa isola che ha una lunga storia da raccontare visto che fu devastata da un’eruzione vulcanica apocalittica avvenuta nel 1627 a.C., la più imponente dell’Europa in epoca storica ed ebbe conseguenze devastanti per la civiltà minoica. La Santorini di oggi è una meta unica, imperdibile per il suo fascino e per la sua architettura, ma anche per come si può vivere e respirare.

Mi racconta Danilo, il mio cameramen e compagno di viaggio e che visitò Santorini 27 anni fa, che allora si attraccava al vecchio molo e non essendoci altre vie di comunicazione, l’asino era l’unico modo per giungere in paese. Oggi le cose sono cambiate un po’, gli asinelli ci sono ancora ma per fare l’escursione turistica, in compenso si sono aggiunte strade e soprattutto un’infinità di auto, moto, ma soprattutto quad e autobus. L’architettura di Santorini è qualcosa di speciale, con gli intonaci delle case bianchissimi e levigati come vere e proprie sculture. Pur essendo un’isola dalle dimensioni piuttosto modeste visto che è lunga appena 28 chilometri, riusciamo a muoversi con assoluta disinvoltura, solo qualche lieve difficoltà magari l’abbiamo trovata nella serie di tornanti più stretti e ripidissimi dove la V-Strom, ben più carica degli asinelli, faticava un po’ ad inserirsi e a mantenere la traiettoria. Ma è la grande elasticità del motore, carico di coppia anche ai bassi, a disimpegnarci brillantemente da ogni situazione. Se un rapido trasferimento al sud dell’isola vale la pena giusto per vedere le rare spiagge, immancabilmente nere come il magma vulcanico dal quale derivano, la vera essenza di Santorini si vive indiscutibilmente nelle due località di maggiori richiamo, quelle in cui purtroppo, ma a ragione, si riversano decine di migliaia di turisti, tanto che se in inverno Santorini conta 15.000 abitanti o poco meno, in piena estate, ed in un solo giorno, può arrivare fino a 200.000!
Nella capitale Thira si respirano due atmosfere ben distinte: l’aria del passato, che trasuda da quelle impervie viuzze affogate nei vecchi edifici senza intonaco o quella più moderna visitando la parte della città più recente, quella che si affaccia sul mare, quella che ha subito restauri ed aggiunte ma sempre nel pieno rispetto degli spazi e dei canoni architettonici. C’è però chi sostiene che vista l’enorme quantità di cemento che è stata aggiunta alla città il destino di Thira non sia dei migliori, auguriamoci magari possano essere solo mere supposizioni, anche se c’è comunque da riflettere. Ma il meglio di Santorini dobbiamo ancora scoprirlo e dista solo una dozzina di chilometri dalla capitale. E’ nel piccolo villaggio di Oìa, un agglomerato di case bianchissime aggrappate sulla roccia vulcanica, che ogni sera si assiste e si applaude ad uno degli spettacoli più belli della natura. Il sole che lentamente scende all’orizzonte, accedendo di un arancio pastello le pareti delle case, dona a Santorini uno dei tramonti più belli al mondo. Ed a noi, umili spettatori, una delle immagini più suggestive da vivere e fotografare.

Video Day 8




PARTNER DI VIAGGIO


Planet Explorer 4 si chiude così, partendo e rientrando dall’Italia, dopo aver percorso 3.000 chilometri attraverso le strade della Grecia e raccontando storia e archeologia dei miti classici, ma anche ammirando paesaggi mozzafiato ed una natura superba. La protagonista di questo viaggio è stata la Suzuki V-Strom 1000 che ci ha accompagnato mediamente per 16 ore al giorno, dimostrando un’affidabilità assoluta: nei lunghi tratti stradali a 200 orari, nel fuoristrada e sotto la pioggia battente, con un carico ben oltre i limiti. Un grazie in particolare va sicuramente a tutto lo staff Suzuki Italia che ha seguito tutte le fasi di progettazione di Planet Explorer 4 per oltre 1 anno, per cui a Silvia Procacci, Imma Moretta, Barbara Moscato, Barbara Dolfi e naturalmente al presidente Junya Kumataki.
Un grazie va anche a Nicola Infantino di Motoabbigliamento.it che ci ha fornito tutto l’abbigliamento, dall’intimo tecnico al completo, con la nuovissima giacca (realizzata appositamente e come primo esemplare per Planet) e pantalone Befast che ci hanno tenuto asciutti ma freschi durante il viaggio.
Poi ci sono sempre due persone che lavorano nell’ombra, ma sono coloro che rendono possibile la visione del filmato e la messa on-line del servizio e mi riferisco a Danilo Musetti, il video-maker che assieme al sottoscritto si è fatto 3.000 km. in poco più di una settimana, filmando di giorno e montando la notte fino alle 4 del mattino, e alla nostra Cristina Bacchetti, instancabile ed operosa giornalista di Moto.it, sempre pronta ad uploadare testo, foto e video per rendere questo progetto veramente live anche durante il weekend!

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