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E noi che pensavamo le meraviglie del Marocco, almeno a livello di piacere di guida, si fossero esaurite con l'arrivo ad Ait-Ben-Addou. Debbo dire che ci eravamo sbagliati e pure di grosso! Questa mattina non partiamo a razzo come spesso ci capita e, visto che abbiamo un hotel fronte-kasba, una visita all'interno di questa straordinaria città fortificata ce la siamo meritatamente concessa! Verso le 12, dopo i soliti lunghi e pazienti rituali di carico moto siamo pronti al via, facendo una decina di chilometri a ritroso per imboccare la N9, che personalmente ritengo sia una delle strada più spettacolari al mondo. Le creste montuose ci corrono dietro da ambo i lati, siamo distratti nella guida, quasi imbarazzati per non sapere da che lato guardare, considerando che non dobbiamo distrarci troppo visto anche il passo che teniamo non è proprio da maratoneta. La strada prosegue verso Ouarzazate e se le creste di Djebel Sarhro sono le più elevate, la strada culmina al passo Tizi 'n Tinififft, sicuramente il più selvaggio di tutto il Marocco. Qui le rocce levigate dal vento assumono forme bizzarre dai toni rossastri e le ampie fenditure che scendono in profondità ci ricordano un po' i canyon americani.
In mezzo a questa meraviglia della natura, corre una strada che sembra disegnata su misura da un pilota della MotoGP! Le curve si susseguono ritmicamente senza mai essere troppo brusche anzi, ti invitano proprio ad aprire la manetta! Poche volte ci siamo divertiti così tanto come oggi, la Crossrunner scende in piega con estrema precisione, mantenendo la corda senza mai scomporsi. Ovviamente il baricentro rialzato, a causa della borsa serbatoio riempita fino all'orlo, non favorisce i rapidi cambi di traiettoria e pure le sospensioni, specie il posteriore, avrebbe bisogno di essere frenata maggiormente per meglio adeguarsi e al carico e alla guida sportiva.
Al Agadz, cittadina dal nome quasi impronunciabile, è un po' il capolinea di questo percorso. Ma se qui finiscono quelle serie infinita di curve e tornanti a ripetizione, inizia un'altro piacevole capitolo di questo Marocco, sicuramente tutto da sfogliare. Immaginate a questo punto un nastro verde di oasi circondato dal rosso delle rocce e tanti piccoli villaggi che si susseguono, lungo i bordi della strada, con le loro kasbas, fatte di torri e mura lisce e coronate da merli, sottolineando lo scopo un tempo difensivo di queste residenze costruite però con fango e paglia. Stiamo entrando nella valle del Draa, il fiume più grande del Marocco, quello che custodisce la storia e la tradizione dei villaggi berberi, ma anche scenario di numerose battaglie fra tribù nomadi a cavallo fra il 1600 ed il 1700.
Ogni angolo è buono per fermarsi a scattare foto a montagne e città fortificate e solo a tarda sera arriviamo a Zagora, porta di accesso per gole e vallate, ma situata a ridosso del deserto sabbioso di di Ilkhikhn n Sahara.
Luca Bracali