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Giornata davvero impegnativa quella che stiamo per iniziare. Il nostro viaggio di ritorno comincia adesso ma in realtà abbiamo ancora da vivere e raccontarvi due storie e da percorrere 1.000 km in due giorni. Chissà come faremo...
Ad una quindicina di chilometri da Tinghir si trova l'altra grande meraviglia naturale dell'Alto Atlante come vi avevamo accennato nella puntata di ieri. Immaginate di trovarvi in una frattura della crosta terrestre, in mezzo a pareti a strapiombo grigie e rossastre che nell'ultimo tratto raggiungono i 160 metri di altezza e distanti fra loro solamente una decina di metri. Per un attimo si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte alle porte del Paradiso, in realtà le gole di Todra, oltre ad essere considerate uno dei canyon più spettacolari al mondo, anche dal punto di vista geologico hanno un significato estremamente importante visto che rappresentano il tratto di separazione fra due grandi faglie: l'Alto Atlante e il Jebel Sarhro. Un lavoro lento ma continuo, protrattosi per alcuni millenni ad opera del fiume Todra che ha scavato nel corso del tempo il suo percorso all'interno di queste rocce di calcare, fra l'altro molto dure e resistenti, da divenire in tempi più recenti il luogo ideale per i free-climbers che possono contare su 150 itinerari classificati dal 5° all'8° grado di difficoltà. Ma i cambiamenti climatici, ahimè, hanno avuto il loro sortito effetto anche qua e adesso quello che era il fiume impetuoso che ha saputo disegnare un percorso fra le grinze della materia, oggi è un modesto torrente, alimentato da un ghiacciaio, che di riempie soltanto nella stagione delle piogge. Se le gole del Todra restano di una bellezza straordinaria da un punto di vista di osservazione, molto meno lo sono da quello fotografico dal momento che resta assai difficile selezionare un angolo di ripresa in cui la luce tagli la scena in maniera potente, evitando quelle fastidiosissime infiltrazioni. Evidentemente la ABC americana non cercava certi virtuosismi artistici ma altri contenuti e la serie televisiva "Expedition Impossible" è stata girata proprio in mezzo a queste rocce...
La valle del Todra, prima di giungere nella parte finale delle gole, è un percorso ricoperto di fitte palmeraie e di villaggi berberi. Kasbahs e ksour abbandonati fanno parte della storia e della tradizione e, seppure nuovi villaggi sorgano un po' ovunque senza seguire un preciso ordine architettonico, quanto meno l'autenticità del villaggio viene mantenuta anche se non preservata. Avremmo voluto trascorrere molto più tempo in questa regione ma abbiamo da percorrere ancora 430 chilometri prima di arrivare a destinazione entro la sera. Imbocchiamo così la N8, sempre facendo attenzione alla "gendarmerie royale" che piantona l'ingresso e l'uscita di ogni città impugnando, già che ci sono, anche l'autovelox con pistola laser. Tutto possiamo dire del Marocco ma non certamente che siano carenti nella viabilità. Le strade sono perfette, scorrevolissime e ben curate. Con la nostra Crossrunner facciamo fatica a rispettare i limiti anzi, non li rispettiamo affatto consapevoli di prende una serie di multe a catena, ma del resto il rischio effettivo non esiste nemmeno a tenere un passo di 160 orari su una strada extra-urbana. Il tasso di vibrazioni della VFR è piuttosto contenuto ma ciò che rende piacevole la guida è l'ergonomia della moto stessa, con manubrio da enduro stradale e l'accoppiata sella/pedane ben posizionata.
Il nostro itinerario prosegue nonstop fin quando in un passo più elevato troviamo la neve ed in mezzo a tutto quel candore e a tanto freddo, il sorriso di una bimba ci dona quel calore umano che ancora mancava al nostro viaggio. Sono una famiglia di nomadi berberi e vivono in due tende: una dove tengono polli e galline e nell'altra, attigua, dove abitano con la famiglia. Ci invitano dentro, a bere del tè alla menta con loro. La piccola ha anche un fratellino ed i loro gesti curiosi e innocenti, lo sguardo rivolto alla mia fotocamera e ai guanti, mi hanno capire quanto si possa vivere felici ugualmente.
Luca Bracali