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E per questa ragione ci tratteniamo qualche ora per capire i misteri ed i segreti di questo lago d’acqua dolce, profondo 230 metri e lungo ben 37 chilometri e così capiente da contenere più acqua di tutti i laghi dell’Inghilterra e del Galles messi assieme! Ma a parte la flora e la fauna che in parte lo caratterizzano, la cosa che lo ha reso veramente famoso al mondo intero è la presenza, molto presunta, di quel tal Nessie, un mostriciattolo preistorico dalle sembianze di un plesiosauro. Non esistono assolutamente prove scientifiche sul fatto dell’esistenza di questa creatura leggendaria, avvistata per la prima volta nel 566 da un monaco irlandese che descrive il funerale di un abitante delle coste del fiume Ness assalito ed ucciso da una “selvaggia bestia nera”, uscita strisciando dale acque. In tempi relativamente recenti, nel 1933 per l’esattezza, ci fu il primo avvistamento “ufficiale” seguito da decine di articoli sui giornali dell’epoca con molte foto, poi giudicate dei falsi d’autore.
E noi, per andare dritti alla fonte, intervistiamo il dr. Adrian Shine, biologo marino e profondo conoscitore dei segreti del lago dopo averlo scandagliato per anni, in lungo e in largo, ma soprattutto in profondità. “Ho visto molte sagome che potevano essere scambiate per il mostro - ci spiega Shine - e sebbene abbiamo la testimonianza di migliaia di persone che sostengono di averlo visto, onestamente credo che il lago sia capace di cose molto strane che possono creare l’impressione del mostro e questo è quanto cerchiamo di spiegare nel nostro centro”.
Ce ne andiamo da Loch Ness pensando a quanto piaccia alla gente talvolta sognare il mistero e crearlo per puro gusto della fantasia, persino laddove non esiste altro che l’immaginazione. Chissà se J.K. Rowling abbia mai pensato di fare un saltino in Scozia!
Noi invece saltiamo in sella alla GSX S1000F che ci sembra ben più concreta e con la quale instauriamo davvero un bel feeling che cresce con l’aumentare dei chilometri percorsi. Eppure gli smanettoni tedeschi hanno proprio ragione a montare i manubri larghi sulle loro ipersportive, alla fine ti ritrovi una moto versatile e che non ti stanca affatto, ma che sprigiona tutta la grinta ed il carattere racing quando spalanchi il gas. E dopo giornate fatte di 300 km. e 12 ore comprese foto e riprese, posso garantirvi che scendo di sella con lo stesso mood che ho quando mi alzo dal divano di casa. Strano a credersi ma è così. Per raggiungere l’estremo nord della Scozia ci sono più strade ma noi, per completare il tour della Scozia in senso antiorario, scegliamo la A99 che da Inverness ci porta dritti a Wick, dove la desolazione delle case e dell’architettura in genere è esattamente proporzionale al meteo e al colore del cielo. Giusto il tempo per un rifornimento, più rapido possibile, e percorriamo gli ultimi chilometri per giungere a John O’ Groats considerato fin dal 400, il punto più settentrionale della Scozia. Ma ad onor del vero il primato spetta a Dunnet Head, una desolata scogliera ma così affascinante da perdercisi dentro, lanciando lo sguardo verso l’orizzonte, sempre più a nord, dove le isole Orcadi ci mostrano il loro esile profilo.
Testo e foto di Luca Bracali
Video di Danilo Musetti