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Sull'esempio di G. Traversi e G. Mostosi, che da Milano hanno rifatto la MI-TA in tappa unica, abitando a Perugia, mi sono rifatto all'idea della Tirreno-Adriatico per progettare questo giro.
La Tirreno-Adriatico è una classica primaverile del ciclismo che quest'anno è partita da San Vincenzo (LI) per terminare, come di consueto, a S. Benedetto del Tronto (AP).
Nel percorso ho inserito punti di interesse turistico e strade panoramiche, anche se, sia per la notte, sia per il tempo, non c'è stato tempo per ammirare granchè, dato che per visitare tutto non sarebbe bastata una settimana.
Tuttavia il percorso può servire da spunto per un turismo meno affrettato.
Avevo progettato il giro partendo da Perugia e passando prima dall'Adriatico per consentirmi il valico dei Monti Sibillini all'una di notte e con la luna, ma poi spinto dalle condizioni climatiche che prevedevano perturbazioni da ovest, all'ultimo momento ho cambiato programma per guadagnare tempo sui temporali in arrivo.
Come mezzo ho scelto la Vespa Rally 200 del 1973, opportunamente munita della classica tanichetta per la benzina di scorta, un porta road book a srotolamento manuale anni '80 e di un leggìo sopra il faro, dove avvitare una luce e bloccare con fermagli la carta stradale.
Parto all'orario previsto e mi dirigo verso il lato sud del Lago Trasimeno fino ad Asciano.
La guida è lenta perchè si devono attraversare molti centri abitati, ma dopo Asciano sono molto più radi, e grazie alla notte incipiente il traffico è nullo. La strada sulle Crete Senesi è ottima, molto divertente, ma devo stare attento perchè la luce del faro è scarsa, e la visione è sufficiente solo se si va piano. In compenso il paesaggio collinare illuminato dalla luna è un'immagine surreale.
Nel tratto tra la SS 2 Cassia e la Siena-Grosseto, si vede all'improvviso illuminata la Rocca di Crevole, come sospesa nel buio.
Poco più avanti, passato il valico del Rospatoio (sic!), mi si rompe inaspettatamente il cavo della frizione, proprio davanti a una piazzola (che fortuna!). Con le lampade che ho appresso e gli attrezzi cambio il cavetto abbastanza agevolmente, ma mi ci vuole un po' per regolarla correttamente.
In compenso la serata è fresca e gradevole.
Un automobilista gentile che mi vede steso a terra con la lampada si ferma, ma lo rassicuro e riparte.
Riparto anch'io con un notevole ritardo sulla mia tabella di marcia e proseguo per San Galgano.
E' un posto che ho visto diverse volte e che mi affascina in modo particolare. E' una abbazia facente
parte di una certosa cistercense
Nel vicino eremo di Montesiepi si trovano le reliquie del santo chiusdinese, e la sua spada infissa nella roccia, segno della sua decisione di cambiare vita da cavaliere a monaco.
Proseguo in direzione di Massa Marittima, nel fondo valle della Merse. A Prata trovo nebbia, ma sono più inquietanti i lampi che vedo in lontananza verso ovest, dove mi sto dirigendo.
A Massa Marittima, antico principale centro minerario delle Colline Metallifere,per seguire l'itinerario previsto verso Suvereto e Campiglia Marittima, essendo mal segnalato, mi perdo in mezzo alle colline, per cui torno a Massa in una fugace visione notturna delle mura possenti, e poi giù verso Follonica a prendere la SS 1 superstrada Aurelia per San Vincenzo, passando nei pressi di Campiglia Marittima e il suo parco minerario di archeologia industriale e di Populonia , città etrusca della lavorazione del ferro.
A San Vincenzo mi fermo per fare benzina, sono quasi le 2 di notte, e a pochissimi chilometri c'è un epicentro di lampi e tuoni che mi confermano che la perturbazione prevista è ormai arrivata. Da questo momento in poi comincia il trasferimento verso l'Adriatico, che sarà anche una gara contro il maltempo.
Un breve saluto mentale a Uldiano Acquafresca, campione vespista, che quest'anno ci ha lasciati e riposa qui a San Vincenzo, e riparto non senza qualche preoccupazione.
Per recuperare tempo prendo la SS1 superstrada verso Grosseto. Sto attento a non andare troppo veloce, ma dopo Gavorrano la Vespa ha un principio di grippaggio che per fortuna riesco a prevenire con prontezza e proseguo senza fermarmi, solo riduco un poco la velocità a max 70 km/h. Lungo tutta la strada alle mie spalle e alla mia destra, dal mare mi accompagnano intensi e continui lampi.
Via via guardo il cielo, che sopra di me è nuvoloso con qualche spiraglio dove si vedono le stelle, ma più avanti dove sto andando è sereno.
Esco prima di Grosseto per entrare nella Maremma in direzione di Scansano. Una pioggerellina mi raggiunge, ma ormai sono al limite delle nuvole e in pochi chilometri ne sono fuori.
La strada è ottima e ben segnalata, per fortuna, perchè di notte, pur con la luce sul casco e sul leggìo, leggo male la carta stradale. La temperatura è ottimale, dopo il caldo della sera, la notte è piacevolmente fresca.
Prima di Scansano mi fermo a un distributore di benzina illuminato per consultare la carta e sistemare il road book che si è incastrato nello srotolatore, e devo fare presto perchè l'umidità notturna tende subito a impregnare la carta.
Attraverso Scansano che è un centro costruito in parte su uno sperone roccioso come altri in queste terre, e poi Manciano, in cima a una collina, dominata da un fortilizio,Più avanti incrocio un trattore, e mi accorgo che è il primo mezzo incontrato da Braccagni, cioè da circa 80 km , e intanto mi dirigo verso Sovana, insediamento antichissimo di origine etrusca, che dette i natali a Ildebrando, noto come papa Gregorio VII, passando in mezzo a necropoli etrusche rupestri, finchè entro nell'abitato.Sovana è piccola, totalmente medioevale, un vero gioiello, e vedendola di notte, senza anima viva in giro, con le luci gialle che sembrano torce, sembra di essere veramente nel medioevo, come un viaggiatore nel tempo.Dopo un breve saliscendi affronto i due tornanti che sotto la rupe di Pitigliano mi portano al centro da dove proseguo per la Tuscia e Orvieto.
Ormai è l'alba e i colori e i contorni cominciano a delinearsi, e la visibilità migliora.
La statale 74 non è una strada larghissima, ma ha un buon fondo, curve dolci e posso accelerare l'andatura, per cui in breve sono sulla sommità nord ovest (600 metri) del cratere di Bolsena, ma il lago non si vede perchè è a qualche chilometro.
Alle 7 ormai è luce piena, e dalla SS 71 arrivo in vista dall'alto di Orvieto, sulla rupe, illuminata dal sole. Faccio colazione e proseguo sulle strade di casa per Todi e Spoleto, la Valnerina e Norcia.
Davanti alla vecchia stazione di Norcia si rompe anche il cavetto dell'acceleratore, e lo sostituisco, ma non posso fare a meno di rimanere sconcertato. Due rotture a distanza di poche ore è inquietante. La risposta razionale è che pur essendo vecchi non avevano lavorato molto, per cui la causa potrebbe essere stata la scarsa qualità del materiale, la considerazione irrazionale è che per qualche inspiegabile motivo riesco a programmare eventi importanti proprio quando il pezzo si rompe.
Affronto la salita verso Forca Canapine, da cui si gode un magnifico panorama della vallata di Norcia e della città. E' una salita facile, lunga ma con poca pendenza e poche curve, e la vespona sale tranquilla anche in quarta.
Al passo, foto ricordo, ma se si guarda con attenzione, si vede cosa arriva da ovest...
Sono a buon punto, ma la stanchezza comincia a farsi sentire.
Inizio la discesa che mi porterà a fondo valle del Tronto, dove imbocco il raccordo autostradale, non me la sento di fare la strada normale coi semafori e il traffico locale.
A Porto d'Ascoli proseguo sulla SS 16 Adriatica, è ora di pranzo, c'è poco traffico, e in breve arrivo a San Benedetto del Tronto.
Dal Tirreno all'Adriatico la missione è compiuta, ma resta ancora un compito da fare: tornare a casa.
La SS 16 non è esattamente una bella strada, quasi sempre stretta tra due file di case, mentre i paesini dell'interno sono molto più belli, ma è la via più rapida verso Portocivitanova e quindi la Val di Chienti. Intanto il tempo peggiora e si rannuvola, si alza poi un vento fortissimo da nord, che imbianca il mare e muove nuvoloni di polvere che sembrano pioggia.
Mi fermo a una stazione di servizio per mangiare qualcosa e mettere l'antipioggia, intanto la barista vede il cartello sullo scudo della vespa e mi chiede cosa mi ha spinto a fare 900 km in 24 ore. Francamente non mi è chiarissimo, ma è un misto di curiosità e voglia di mettersi alla prova.
E poi la guida notturna ha un suo fascino particolare, si è più soli con sé stessi, e se inoltre non si conosce la strada, a ogni incrocio vedere la freccia segnaletica che ti aspetti di trovare è una gioia, come è un dolore se non la vedi e devi indagare sulla carta stradale per capire dove andare.
Il pericolo di perdersi c'è, anche se non è grave perchè alla fine si arriva sempre in qualche posto dove c'è una bella strada che ti riporta verso casa.
Il punto è che ho sempre voluto finire il giro come previsto.
Riparto, ma intanto i lampi e tuoni che mi inseguivano da San Vincenzo mi hanno raggiunto e fanno il loro mestiere scaricando un intenso temporale che mi accompagnerà fino a Macerata.
Finisce la quattro corsie e inizia la vecchia SS 77 che mi porterà a Colfiorito, ma quando ci sarò arrivato scoprirò che tra Muccia e Serravalle del Chienti ci sono dei tratti di strada che non ricordo di aver percorso, come se avessi avuto il pilota automatico.
Il sonno si fa sentire in maniera prepotente e mi fermo a un bar di Colfiorito per un caffè .
Il bel tempo e la caffeina hanno un effetto positivo e dopo una piacevole discesa verso Foligno, proseguo senza intoppi fino a Perugia.
Scarico la Vespa e posso rielaborare mentalmente cosa è successo, quello che ho visto e sopratutto quello che vorrei rivedere in una prossima occasione, magari di giorno.
Andrea Angiolini
Vespa Club Foligno