Torino - Samarcanda (Alla ricerca di Tamerlano)

Torino - Samarcanda (Alla ricerca di Tamerlano)
Si pianifica il viaggio tra la fine di luglio inizio settembre per la durata di 35 giorni circa. Prenotiamo solamente la nave Ancona/Cesme Turchia/Ancona, il resto lo percorriamo a cavallo dei nostri mezzi
27 febbraio 2012


L'avventura inizia con la richiesta dei visti d'ingresso per Iran, Turkmenistan e Uzbekistan tramite, la IAS di Roma.
Il gruppo è formato da 4 coppie: Io e mia moglie Assunta,- Fhilip e Anita,- Dario e Adelisa, -Roberto e Barbara con le moto: Kle500, Drz400, Gs1100 e l'Africa Twin 750.

La prima tappa ci porta al porto di Ancona dove c'imbarchiamo alla volta della Turchia.
Navighiamo per due notti e due giorni oziando e studiando il percorso di viaggio, sulla nave si conoscono altri viaggiatori, ci si scambiamo idee e notizie di altri proggetti futuri.
Sbarchiamo nel porto di Cesme in perfetto orario, o quasi.
Prima tappa di circa 400 chilometi; arriviamo ad Afyon, dove pernottiamo nell'unico albergo decente, (che io personalmente conosco da precedenti viaggi) Le moto vengono ospitate direttamente nella hall per motivi di sicurezza.

Il 3 agosto viaggiamo con una bella giornata di sole, attraversiamo l'anatolia passando da Ankara, facciamo molta strada e per le 19 siamo a Sivas alla ricerca di un albergo, chilometri. percorsi 760 circa
4 agosto si viaggia sempre con un bel sole ma dopo pranzo il cielo diventa minaccioso, siamo costretti a metterci le tute antipioggia, piove per circa 200 chilometri. ma arrivati presso il monte ARARAT come per incanto il cielo si libera dalle nuvole regalandoci una visione totale della montagna di Noè e la sua arca.
Si arriva dopo circa 730 chilometri al confine con l'IRAN e precisamente a Dugobayzit dove pernottiamo in modo spartano in uno stanzone del bar ristorante sito sopra il belvedere con una veduta stupenda del caravanserraglio di ISAK PASHIA.

5 agosto mattino presto, siamo carichi di vitalità per affrontare la dogana Iraniana, le donne un po' meno perché da questo momento in poi dovranno coprirsi il capo e il resto del corpo per adattarsi alle usanze coraniche che qui sono imposte per legge anche alle straniere, questo sarà oggetto di discussione con le nostre mogli che gradiscono poco la cosa ma devono adattarsi per amore del viaggio.
Dopo circa quattro ore di trafile burocratiche siamo nella terra degli Ayatollà, scopriamo un paese molto avanzato con strade e autostrade in ottimo stato, persone con telefonini e macchine anche di lusso, le persone sono abbastanza libere di muoversi nel paese e la polizzia e poco invadende, anzi si dimostrano gentile disponibile, la cosa più fantastica è fare rifornimento di carburante, con un euro e mezzo si fa il pieno sulle nostre moto "stupendo".

Prima tappa (km.350) e Tabriz citta caotica e simpatica dove per trovare albergo veniamo inghiottiti dal suo frenetico traffico urbano. Troviamo sistemazione in un albergo del centro cittadino; qui veniamo letteralmente assaliti dall'intera popolazione che si accalca su di noi e sulle nostre moto. Tutti vogliono sapere tutto: da dove veniamo cosa facciamo che lavoro svolgiamo, dove stiamo andando e se l'Iran è di nostro gradimento, constatiamo che sono curiosi di conoscere notizie che provengono dal mondo esterno ed occidentale, ad un certo punto l'albergatore fa intervenire la polizia per disperdere la folla, le nostre moto vengono sistemate nella hall sopra dei pregiati tappeti persiani, per fortuna si comportano in modo egregio, non anno perso olio.
L' indomani siamo venuti a conoscenza del fatto che i media locali parlavano del nostro arrivo come di un evento eccezionale, siamo entusiasti della notizia ma le donne un po' meno per via del velo che sono costrette ad indossare.

Arriviamo nelle vicinanze di Teheran, ci accorgiamo che stiamo entrando nelle città più caotica e inquinata del mondo. Forte dei suoi 12 milioni di abitanti la città si presenta come un mostro che tutto divora, il traffico è pazzesco sembra un fiume in piena, se tu sei davanti sai che non ti puoi fermare perchè verresti travolto, quindi sei costretto a guidare come loro, clacson sempre pronto e movimenti veloci, destra, sinistra, avanti, indietro; ci sono rotonde che non si sa come, non s'intasano come da noi, ma in un frastonante concerto di clacson, scorrono senza diverbi e levata di gestacci, danno precedenza al più grosso, prima al pulman e camion poi alle macchine e se rimane tempo anche alle moto, dopo due ore di estenuante guida, stanchi sudati e terrorizzati siamo riusciti ad arrivare indenni (con l'aiuto di un tax al seguito ) in albergo.
La città non presenta molto di interessante tranne i suoi musei ben forniti di frammenti di storia millenaria, alcune belle piazze con moschee, ma alla fine rimane una delle citta più affollata ed inquinata del pianeta.

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8 agosto, mattino presto, partiamo da Teheran al seguito di un tax ingaggiato per portarci fuori dalla città (direzione mar caspio), fatto inaspettato il tax non chiede denaro e ci augura solo buon viaggio.
Durante il viaggio mia moglie si lamenta poichè il passaggio della cinghia delle borse morbide sulla sella le causa dolore e fastidio, ci fermiamo da un sellaio artigiano che spiegato il problema in circa venti minuti prepara un cuscino inbottito con stoffa di velluto per la modica cifra di due dollari.
Il caldo umido per la vicinanza del mar caspio si fa sentire, siamo spossati e stanchi, riusciamo a fare circa 550 km e ci fermiamo in un luogo a dir poco squallido, ma in compenso troviamo un albergo dove possiamo ristorarci e dormire, (non molto in realtà perchè il caldo è opprimente nonostante una ventola a soffitto molto rumorosa che sembra la pala di un elicottero).

Oggi lasceremo l'Iran per entrare in Turkmenistan attraverso uno sterrato di montagna che ci porterà alla dogana su una deviazione non conosciuta da molti tranne dai locali del posto a cui abbiamo chiesto informazione durante una sosta dal benzinaio, uno del posto si è offerto di condurci lungo questo sterrato per un buon tratto fino al suo sperduto villaggio. Felice del compito assegnatoli ad un certo punto si ferma e a gesti ci invita a casa sua dove facendo gli onori di casa ci ha offerto specialità locali e thè in abbondanza, orgoglioso lui e increduli i suoi compaesani dell'evento inaspettato. Questo frammento di vita e stato per noi un'esperienza indimenticabile. Contracambiamo con sigarette per gli adulti e bon bon ai banbini che rimarranno nel nostro cuore, tra abbracci e strette di mani partiamo riprendendo lo sterrato a tratti difficile da superare ma dal panorama mozzafiato," le mogli sono meno entusiaste di noi".

Verso le 5 del pomeriggio coperti di polvere arriviamo alla dogana Turkmena di Gaurdan, i militari vedendoci arrivare dalla via sterrata erano alquanto stupiti.
Purtroppo la dogana chiude alle cinque, ci informano che dobbiamo aspettare le ore otto del mattino dopo; insistiamo ma non c'è modo di smuoverli dalla loro posizione. In quel luogo l'unico posto per dormire è una locanda angusta gestita da puri islamici, dobbiamo adattarci. Le donne in una camera e gli uomini in un'altra, però riusciamo a fare un ammam (un bagno turco) per risollevarci dalle fatiche della giornata.

Siamo al 10 agosto, sveglia presto per affrontare la dogana, le donne preparatesi in anticipo mostrano felicità all'idea di abbandonare il velo islamico e riacquistare la loro femminilità.
Ebbene sì, siamo in terra Turkmena, ci aspettano circa 450 chilometri per arrivare a Mary dove alloggeremo.
Il paesaggio prima montano e panoramico diventa via via pianeggiante, si avvicina la steppa che ci accompagnerà per circa 800 km. Arriviamo tardissimo a destinazione perche perdiamo molto tempo nei vari posti di blocco. I militari ci fermano in continuazione più per curiosità che per controllo e sicurezza come dicono loro, cosi vista l'ora tardi la ricerca di un albergo non e stato così semplice, ci riusciamo alle 22.30 contrattanto un buon prezzo. Andiamo a dormire, non prima di avere fatto una buona cena servita da Niryna una bella ragazza giovane e carina che vuole inparare l'italiano.

Oggi 11 agosto attraversiamo il parco del Repetek, dove vivono tra le varie specie di animali, miriadi di insetti, ragni, rettili, roditori, Varani dall'aspetto preistorico che raggiungono la lunghezza di 1,5 metri, stiamo viaggiando lungo la karakum desert. Arriviamo alla dogana di Turkmenabat al confine con l'Uzbekistan abbastanza presto, con sorpresa sbrighiamo le pratiche per l'ingresso velocemente e senza la necessità (cosa strana) di fare documenti per le moto.
Siamo nella terra natia di Tamerlano, la nostra meta piano piano si avvicina.
Le persone iniziano ad avere i lineamenti prettamente asiatici, sono molto gentili e ospitali, noi siamo soddisfatti anche perchè i costi di benzina, vitto e alloggio sono veramente contenuti.
Arriviamo alla prima meta prefissata del nostro viaggio: "Bukhara" la città più sacra dell'asia centrale.
La città presenta edifici millenari come madrase, moschee, minareti, bazar coperti, una massiccia fortezza reale con mura possenti e un centro storico tuttora abitato. L'insieme si presenta gradevole all'occhio del turista, infatti noi abbiamo speso tre giornate per visitarla e ne siamo rimasti entusiasti.
Bukhara prima dell'avvento Arabo era una piccola città oasi in mezzo al deserto del kylzylkum, poi divenne capitale samanide e pilastro dell'islam, fiorì come nucleo religioso culturale dell'asia centrale è tappa obbligata della via della seta, qui passavano le principale rotte commerciali.
Oggi e una ridente città fiera del suo passato storico e orgogliosa di accogliere il turismo che è la sua prima fonte di sostendamento.

Oggi 14 Agosto partiamo da Bukhara, direzione Samarkanda meta principale del nostro viaggio, siamo emozionati e fieri al pensiero di arrivare, mancano circa 350 chilometri, li percorriamo in fretta, una volta giunti alle porte della città facciamo la foto di rito sotto l'insegna " benvenuti a Samarkanda ".
Dopo varie richieste di informazioni abbiamo la fortuna di trovare un piccolo albergo nella città vecchia in stile orientale ottocentesco. Il posto è gestito da una famiglia locale molto pulita e gentile, dove veniamo trattati da veri ospiti e non da clienti
Siamo a Samarkanda chilometri 5500 da casa, meta finale del nostro viaggio, non pare vero il sogno si è avverato, abbiamo la città a nostra disposizione, tutta da scoprire e conoscere.
Nessun nome come Samarkanda evoca alla mente la via della seta, osannata da poeti, scrittori e descritta da Marco Polo nel suo "milione", nota anche ai Greci come Marakanda essa è una degli insediamenti più antichi dell'asia centrale, fu conquistata da Alessandro Magno e poi governata da Turchi, Arabi, Persiani, Samanidi, Selcgiuchidi, Mongoli e molti altri popoli ma raggiunse il suo massimo splendore sotto la dominazione dell'imperatore Tamerlano, lo spietato condottiero erede del mitico Gengis Kan. Sotto la sua dominazione trasformò il luogo in una splendida città islamica con vari palazzi, moschee, madrase, bazaar coperti e soffisticati sistemi idrici di irrigazione e approvigionamento di acqua potabile per i fabbisogni cittadini.
Da non perdere il famoso Registan con i suoi meravigliosi minareti e scuole coraniche rivestite di maiolica verde e azzurre, di raffinata bellezza, è uno dei monumenti più straordinari, il mausoleo di Gur Amir e dintorni, la moschea di Bibi-Khanym, la moschea di Hodja-Nsbaddor, il bellissimo Baazar centrale dove mille profumi di spezie vi faranno girare la testa, il museo statale di storia dell'Uzbekistan ed infine date un'occhiata all'antica Marakanda a circa due kilometri dalla città, e un sito archeologico quasi abbandonato a se stesso.Ci passiamo tre giorni incantevoli.
Finito di visitare questa enebriante città decidiamo di fare una tappa nella città natale di Tamerlano "Shakhrisabz" a circa 80 kilometri da Samarkanda che percorriamo con due taxi locali ingaggiati la sera prima. E' una piacevole cittadina Uzbeka che si è salvata dall'influenza sovietica. Temerlano nacque qui il 9 aprile 1336, quando salì al trono la trasformò in una sorta di grande monumento alla famiglia, si fece costruire la tomba mausoleo ma non vi fu mai sepolto perchè morì di influenza mentre era in battaglia per la conquista della Cina.

Oggi 18 agosto inizia il viaggio di ritorno, lasciamo a malincuore la città per dirigerci lungo l'Amu-Darya il grande fiume affluente del lago D'aral, a nord del paese, la nostra meta e Khiva.
Viaggiamo per due giorni lungo un percorso arido e stepposo.
Troviamo da dormire lungo la strada, in uno di questi posti che fungono da autogrill (si fa per dire) dove si mangia e si dorme su dei vecchi letti ottomani sotto una tettoia in lamiera. Il posto si rivela alquanto macabro e infestato da coleotteri grossi come noci che ci tormenteranno per tutta la notte.
Si riparte un po' stanchi e assonnati, dopo circa 165 chilometri la moto di Fhilip si ferma il motore si è spento di colpo, grande paura, facciamo vari tentativi, smontiamo mezza moto, alla fine scopriamo un cavetto che porta corrente alla candela di accensione completamente tranciato, si ripristina il cavo e dopo circa un'oretta si può ripartire.
Arriviamo nelle vicinanze di Khiva con un tramondo surreale e con la cittadina che si mostra nella sua totale bellezza circondata da possenti mura. Prendiamo albergo propio dentro le mura della città.
Khiva è un'inpeccabile città museo con le sue moschee, i lunghi minareti, tombe, palazzi, vicoli, madrase.Il colore dominante è il turchese delle maioliche che rivestono gran parte dei monumenti.
La città è ricordata nella storia per essere una tappa obbligata della via della seta ma ancora di più per il fiorente mercato degli schiavi che per tre secoli e stato la risorsa principale dell'economia cittadina.

IL LAGO D'ARAL
I pianificatori politici Russi volevono rendere fertile tutto il deserto pianeggiante del karakum dall'Uzbekistan al Turkmenistan, costruirono grandi canali artificiali dove si canalizzò una vastissima quantità d'acqua proveniente dal fiume Amu Darja riversandola sul deserto per le piantaggioni di cotone. Così facendo è venuta a mancare la fonte principale di approvigionamento del lago, che in pochi anni si è ritirato di circa 80 chilometri dividendosi in due tronconi. Oggi c'è un disastro ambientale/ecologico ed un dissesto economico per diversi paesi che si affacciavano sulla sua sponda, questo lago a detta di tutti era fertile e pescoso a testimonianza ci sono le varie imbarcazioni arenate nella sabbia la dove prima c'era l'acqua.
Moyanaq è la citta che più di tutte porta i segni dell'assurda tragedia, era uno dei maggiori porti per la pesca sull lago ora si trova a circa 60 chilometri dalla sua sponda.

Si riparte di prima mattina per affrontare la dogana ed entrare di nuovo in Turkmenistan, è la tappa più inpegnativa, 600 chilometri di karakum desert, dobbiamo procurarci viveri e benzina.
Passata la dogana con i soliti riti burocratici siamo nell'unica cittadina dove facciamo compere e rifornimento, sembriamo delle bombe molotof viaggianti, abbiamo benzina nelle tanichette di plastica e perfino nelle bottiglie dell'acqua minerale.La lingua di asfalto che taglia il deserto è parecchio dissestata con buche profonde, il più delle volte preferiamo viaggiare fuori pista per evitare di entrare totalmente in una di queste buche.
Guidiamo fino a sera inoltrata per cercare di trovare qualcosa che assomigli a un posto di sosta, lo troviamo in un campo nomadi che si prestano di fornirci dei tappeti per dormire e una cena a base di montone con abbondante thè.
Scarichiamo la benzina di scorta nei serbatoi, liberandoci del pericolo e riprendiamo il viaggio. La sabbia ha ricoperto quasi interamente la lingua di asfalto, si fa fatica, bisogna stare molto attenti.
Finalmente arriviamo nella capitale Ashgabat, troviamo da dormire in un hotel a conduzione familiare con una buona cucina.
Ashgabat è costruita ad immagine e somiglianza del suo primo ministro Nyazov, ovunque vi trovate ovunque vi girate vedete solo la sua immagine nelle forme più svariate, nella piazza Azadi sorge una statua tutta d'oro alta 12 metri che lo raffigura con una mano alzata verso il sole che lo segue dal sorgere al tramonto, strade larghissime viali alberati e molte fontane, una città megalomane proprio come il suo governatore, peccato che il resto del paese vive nella più totale povertà.
Valichiamo la dogana è siamo di nuovo in terra Iraniana, le donne sono dinuovo coperte, rumoreggiano e sono un po' imbronciate.
Si viaggia ben coperti, l'aria è fresca, siamo in quota su una strada di montagna molto panoramica, dopo circa 150 chilometri iniziamo a scendere verso valle;
La sera tardi arriviamo a Bobo al Sari sul mar Caspio (chilometri 795).
Troviamo un ottimo hotel vicino al mare.
Naturalmente si cena a base di caviale "produzione del posto esportata in tutto il mondo".
Viaggiamo per due giorni su questa terra affascinante, visitando la citta di Quazvin, Zaingjan, la grande cupola della moschea di Soltanyei, valichiamo passi di montagna e ci fermiamo a visitare il complesso di Takt-Solejmen con lo splendido lago sorgivo.

Oggi 27 agosto si rientra in Turchia dalla dogana di Serou. Strada facendo visitiamo il lago altamente salato di Orumiye, la bellezza di questo lago è il colore rosa intenso e gli uccelli acquatici che lo popolano, la sua spiaggia e fatta di sale rosa forse per un tipo di alga particolare che le da questo colore veramente suggestivo. Arriviamo alla dogana alle ore 14 riusciamo a sbrigare le pratiche in circa due ore. Per la vicinanza al confine Iracheno e alla zona Curda, il territorio e molto controllato militarmente. Lungo la strada, posti di blocco ogni 5 chilometri con militari armati fino ai denti dietro a dei muretti di sacchetti di sabbia come al fronte. Abbiamo perso molto tempo ma i militari sono molto accomodanti cercano di non farci pesare molto la loro presenza ci offrono thè e coca cola ad ogni sosta. Alloggiamo in un albergo di Hakkary in territorio Curdo. La mattina si parte con l'idea di fare più chilometri possibili ma a causa dei posti di blocco ne riusciamo a fare appena 250. Dormiamo a Cizre un'anonima cittadina con una miriade di banbini che per poco non ci travolgono con la loro foga di vedere e conoscere le nostre moto.

Siamo fuori dal territorio Curdo e oggi 29 agosto riusciamo a fare circa 600 chilometri. Attraversiamo i mitici fiumi: l'Eufrate e poi il Tigre arrivando nella cittadina di Malatyia abbastanza presto. Chiediamo informazione per un albergo ad un poliziotto in moto, prontamente ci scorta in un hotel a sirene spiegate attraversado tutta la città quasi fossimo dei personaggi politici.

Oggi 30 agosto è una bellissima giornata, la prendiamo con comodo anche perchè la strada è molto scorrevole e dopo 450 chilometri arriviamo in Kappadocia precisamente a Ghorem. Siamo agli sgoccioli oggi tappa di 600 chilometri con pernottamento nella cittadina di Usak, la mattina sveglia e partenza per il porto di Cesme chilometri 350, arriviamo abbastanza presto per goderci un pò la citta e comprare le ultime cose da portare come ricordo. Inbarco e partenza in orario.
In nave trascorriamo due splendite giornate di sole facendo amicizia con vari motociclisti italiani e stranieri dove l'argomento principale naturalmente erano i viaggi appena trascorsi e quelli in progetto per il prossimo futuro.

Oggi 3 settembre sbarco ad Ancona e partenza per gli ultimi chilometri, saluti di rito con la promessa di ritrovarci quanto prima per rivedere il filmino e le foto di questa mitico viaggio che in 35 giorni di girovagare ci ha portato in Asia centrale e ritornati con dei ricordi che rimarranno incancellabili nella mente e nei nostri cuori.

Alcuni dettagli del viaggio:


Totale chilometri percorsi 12.000, tutti coperti egregiamente con pochi sforzi e problemi.
Trovare alloggio non è stato difficile anche nei posti più sperduti come il deserto del Karakumi, con cifre che variavano da euro 3 a euro 40 per notte con colazione e camera doppia.
La benzina, tranne alcune volte, non abbiamo fatto molta fatica a reperirla con costi che andavano da euro 1,50 a litro in Turchia a circa 1 euro e mezzo per il pieno in Iran, Turkmenistan e Uzbekistan.
La traversata in nave con la compagnia Turca Marmara Line da Ancona/Cesme, è costata per due persone e moto A/R € 1080,00.


Filippo Razza

 

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