Ci eravamo lasciati nella bellissima Kandovan, dove dopo aver passato una nottata a riposarmi in una casa tradizionale sono pronto a ripartire per il viaggio
16 novembre 2018

Come accennato in precedenza sono nel Kurdistan Iraniano, un’area che spesso è stata al centro dell’attenzione mondiale per i conflitti dei governi di Baghdad,Teheran ed Ankara con la minoranza etnica che mai si è sentita facente parte di queste grandi nazioni.
Dopo un periodo di scontri che aveva portato alla auto proclamazione di indipendenza da parte del Kurdistan Iracheno, oltre che alla chiusura dei confini con l’Iran e a pesanti rappresaglie dei governi dei due paesi, oggi la zona sembra essere tornata alla normalità e io che sto percorrendo in solitaria le bellissime strade di queste zone di confine percepisco una sensazione di tranquillità e sicurezza.
I chilometri che mi separano dalla mia destinazione Palangan sono veramente tanti ed inizio ad esser stanco, continuo sul confine con l'Iraq incontrando solo sporadicamente quale piccolo e sperduto villaggio dove trovo benzina e acqua per rifrigerarmi dal caldo torrido.
Quando ero partito non avevo preso in considerazione questa meta, in quanto difficile da raggiungere. Il bello dei viaggiatori è proprio questo, se un posto ti interessa e sei determinato a raggiungerlo non ci sarà distanza o difficoltà che impedisca di raggiungere l’obiettivo e mi sono detto: in quel punto ci arriverai anche se ti costerà tempo e fatica!
Ed è cosi che dopo quasi 700 chilometri e più di 10 ore in moto arrivo nella bellissima Palangan.
Proprio come l'avevo immaginata mi aspetta lucente come un diamante incastonato tra le rocce in una stretta gola, nascosta e protetta tra le montagne del Kurdistan, le due parti del piccolo villaggio sono separate dal lento scorrere del fiume che la attraversa, come lenta è la vita dei suoi abitanti che fieri girano per le vie nei loro abiti tradizionali.
Come sempre mi armo della mia fida macchina fotografica con la quale cerco di trasmettere le mie emozioni e di imprimere su carta ciò che i mie occhi stanno vedendo.
Mentre passeggio incrocio gli unici altri turisti presenti, che scopro esser degli anziani viaggiatori di Melegnano con i quali passo una piacevole serata a parlare delle nostre esperienze di viaggio e a condividere un’ottima trota alla griglia, piatto locale che delizia il mio palato.
Ancora una volta, a causa delle enormi distanze del paese, la sveglia suona presto e subito riparto, previo fermarmi dopo un centinaio di chilometri per avvisare a casa che va tutto bene dato che Palangan si trova in una zona remota ed isolata del paese dove non c’è nessun modo per comunicare con il mondo esterno.
In tarda mattinata arrivo alle affascinanti iscrizioni sul Monte Bisotun, primo contatto con il mondo persiano di cui l Iran custodisce la storia, la mia visita prosegue poi alla vicina Kermanshah.

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Il mio viaggio prosegue, verso la città di Isfahan seconda città dell’ Iran e conosciuta come “la metà del mondo”.
La ricchezza della città è dovuta ai suoi antichissimi monumenti e alla magnifica piazza di Naqsh-e Jahan lunga più di 500 metri che ne ha fatto per secoli la città più bella del mondo, appellativo che non si fa fatica a credere grazie alle sue imponenti moschee, ai palazzi ed al meraviglioso dedalo di viuzze che è l’affascinante Bazar.
Ed è propio qui ad Isfahan che decido di fare il primo giorno di pausa da quando sono partito, proprio per godermi a pieno le bellezze della città e la gentilezza dei suoi abitanti, non mi stancherò mai di dirlo e spesso mi sentirete ripeterlo in questi articoli, gli Iraniani sono senza dubbio il popolo più ospitale che mai mi sia capitato di incontrare durante i miei viaggi. Ogni bambino, adulto o anziano vi rivolgerà un sorriso e il suo “Welcome to Iran” vi farà capire la distanza tra il concetto che abbiamo noi di questo paese e la realtà che solo chi ha il coraggio di NON CREDERE può scoprire.
Il mio giorno di riposo lo trascorro passeggiando per il bazar e visitando i bellissimi ponti della città, dove gli artisti locali si incontrano sin dai tempi antichi.
Di sera la città da il meglio di sé! La piazza, le cui luci regalano un atmosfera magica, si anima di centinaia di persone che ne invadono le aiuole e ogni angolo libero, gli Iraniani amano fare picnick ed intere famiglie dai nonni ai nipoti trascorrono le serate insieme.
Prima di andar a letto faccio un rapido check alla moto e purtroppo il consumo di olio è tanto, ormai sono quasi ad un litro ogni 1000 chilometri quindi dovrò tenerlo monitorato.
Al mattino seguente mi dirigo in direzione Sud verso le antiche rovine della culla del mondo ,la città di Persepolis, per poi proseguire fino alla città santa di Shiraz nel sud del paese dove le temperature iniziano ad esser proibitive. Nonostante i 1500 metri di altitudine, il paesaggio desertico e roccioso mi mette a dura prova ma riesco a resistere grazie alle utilissime prese d’aria della mia Clover Crossover fornitami dall' azienda Vicentina.
Sulla strada verso Persepolis vale la pena fare una deviazione verso le tombe di Naqsh-e Rostam dove furono sepolti gli imperatori Dario II, Artaserse, Dario I e il grande Serse famoso per la battaglia contro gli Spartani.
Mentre passeggio sotto il sole cocente la mia mente mi porta indietro agli anni in cui, seduto sui banchi di scuola, ascoltavo incantato il professore che raccontava le gesta di questi uomini di cui oggi riesco a sentirne le urla durante le battaglie che li hanno resi grandi.
Dalle tombe mi sposto a Persepolis che potrebbe deludere il visitatore più esigente, l’ antica capitale del mondo fu distrutta dal Macedone Alessandro Magno che la rase al suolo e ne saccheggiò tutto l’oro.
Si narra che l’imperatore si pentì di aver distrutto una delle più belle città dell’antichità.
Per apprezzare il sitio bisogna visitarlo consapevoli della storia che è stata scritta altrimenti si resterà delusi.
Dopo la visita ai due siti Patrimonio dell’Unesco mi dirigo verso Shiraz dove arrivo nel pomeriggio, distratto dalla giornata e dal caldo atroce finisco la benzina nella strada principale della città.
Scendo dalla moto ed inizio a spingere ma non riesco a fare nemmeno cinque metri che si affianca un ragazzo su un motorino, gli spiego a gesti cosa è successo, lui prende la tanica che ho attaccato alla valigia in alluminio e mi fa segno di aspettare.
Tornerà dopo 5 minuti con la benzina e mi fa capire che ad un chilometro di distanza c’è un distributore e che dovrò andare lì a pagare la benzina che ha preso, il tutto senza accettare nemmeno una piccola mancia per l’aiuto e mentre si allontana non posso fare altro che pensare che da noi difficilmente qualcuno si sarebbe fermato ad aiutarmi.
Cerco un albergo e mi dirigo verso il Mausoleo di Shah Cheragh intitolato al profeta che vi fù assassinato , è venerdì e per il mondo islamico è giorno di festa, mi godo a pieno l’atmosfera particolare della serata.
Mi metto in sella di buon ora e mi dirigo verso Yadz che si trova nel centro Sud del paese ed è completamente circondata da immensi deserti.
Non so perché ma oggi di restare su asfalto proprio non mi va.

Tutto attorno a me è deserto roccioso, mi fermo a bordo strada, guardo la mappa del mio Garmin 276 Cx e vedendo che tra un po’ di chilometri dovrei fare una svolta a 90 gradi, decido di tagliare dritto per dritto a chiusura di un ipotetico triangolo navigando a coordinate e bussola, cosa che adoro fare e che mi diverte tanto.
Certo esser da solo con un caldo atroce e in zone desertiche so che non è il massimo della sicurezza però proprio non riesco a farne a meno quindi giro la prua e grazie alla navigazione sul Garmin mi dirigo verso l’ignoto.
Per un'ora abbondante mi diverto alla guida trovando alcune tracce appena accennate per terra, navigando in libertà tra pietre e cespugli, in un tratto particolarmente sabbioso perdo l’equilibrio e cado senza conseguenze per me, ma nell’urto una delle due borse laterali si sgancia.
Non mi resta altro che sistemare la moto e riprendere il cammino verso la strada asfaltata.
Sono ormai soddisfatto del taglio quindi riprendo la strada per arrivare più velocemente nella bellissima Yadz che mi accoglie con le sue torri che scoprirò poi esser degli antichi condizionatori. Le torri svettano sui tetti della città ed il vento che vi entra passando per zone di acqua fredda fa da refrigerante alle case sottostanti.
Essendo arrivato nelle ore centrali della giornata, la città sembra deserta, ogni negozio, bar o ristorante è chiuso per poi riprender vita nelle ore serali, momento in cui si accendono le luci e si accendono le fontane che regalano alla città la magia delle mille e una notte del deserto.
Ultima tappa di questo secondo articolo è Kerman, città alle porte del deserto del Kalut, uno dei posti più inospitali del pianeta nonché detentore del record come posto più caldo del mondo in quanto qualche anno addietro vi erano state registrate temperature sopra i 70 gradi.
Riuscire ad entrarci sarà una delle sfide che voglio superare in questo viaggio, quindi per sapere come andrà a finire non vi resta ache aspettare il continuo di questo report qui su Moto.it!

Salvatore Di Benedetto

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