Come ogni anno parte il... cosa facciamo quest'estate? Dopo lunghe elucubrazioni, calcoli matematici per capire aerei, affitto di macchine, riconsegno di macchine, alberghi e altre amenità, esce fuori una frase tipo "ma se facessimo il giro dei Balcani" per lo più seguita dopo pochi attimi dal termine "moto". Basta. Deciso!
4 novembre 2013
Itinerario: Trieste, Lubiana, Zagabria, Belgrado, Sarajevo, Zara, Roma
Km totali: 3300 circa
Giorni: 15 (Agosto)
Moto: FZ6 N+Passeggero
Come ogni anno parte il... cosa facciamo quest'estate? Dopo lunghe elucubrazioni, calcoli matematici per capire aerei, affitto di macchine, riconsegno di macchine, alberghi e altre amenità, esce fuori una frase tipo "ma se facessimo il giro dei Balcani" per lo più seguita dopo pochi attimi dal termine "moto". Basta. Deciso! Organizzazione. Comprata la guida sapevamo la partenza sarebbe stata da Trieste, dove sarei stato raggiunto. L'idea iniziale era di fare tutte le capitali come matrice di partenza, cercando come il nostro solito di evitare il più possibile le autostrade. Per dormire dopo brevi sondaggi ci siamo resi conto che non ci sarebbero stati grossi problemi, mentre il giro iniziale prevedeva un tour diverso a partire da Sarajevo, passando prima per il Montenegro e poi per Mostar e l'interno dopo Dubrovnik. Quest'ipotesi è decaduta nel momento in cui abbiamo scoperto il prezzo dell'assicurazione in Bosnia: sia in Bosnia che in Montenegro bisogna fare una sorta di assicurazione provvisoria perchè la carta verde li non vale, in BiH ci è costata 40€ per 5 giorni, mentre in Montenegro costa 15€ per 15 giorni. Per questo motivo abbiamo deciso di fare prima tutta la Bosnia e poi di proseguire per finire con la costa.
Traghetti. Dipende fondamentalmente da cosa vi conviene. Da Zara si arriva direttamente ad Ancona in 5 o 6 ore, e ci risultava più comodo per tornare successivamente a Roma, Pescara non è servita mentre da Dubrovnik c'è Bari ma a quel punto poi ci sono più Km per ritornare nella capitale.
Dormire. Noi abbiamo sempre dormito in Ostelli o B&B, un paio di volte in albergo, sempre in camere doppie e il 70% delle volte con bagno privato. Abbiamo sempre trovato strutture pulite e sostanzialmente abbiamo sempre prenotato il giorno prima via iphone, tanto il wi-fi c'è ovunque. Sulla costa dovete stare un po' più attenti, soprattutto se è agosto.
Strade. Allora mediamente noi abbiamo percorso al 90% statali più o meno secondarie e al 10% autostrada. Le autostrade sono perfette e per altro le moto pagano meno (civiltà). Le statali normali sono mediamente buone, considerando che si sta facendo un viaggio con la moto carica e quindi non si sta a limare le pedaline. Magari si trovano asfalti non nuovissimi ma in molti casi ho trovato strade ben peggiori da noi. In Serbia ed in parte in Bosnia alcune strade sono pesantemente rovinate dai TIR che le percorrono o comunque piuttosto trafficate. Comunque considerando la moto con cui è stato fatto questo viaggi (Yamaha FZ6-N), considerando che io non sono esattamente un fuscello, considerando la moto carica, niente di insuperabile, bisogna semplicemente stare un po' attenti in alcuni tratti.
Altre notizie utili. Benzina. Godete pure. Al massimo 1.42 in Slovenia, il minimo 1.18 in Bosnia mi sembra. Polizia. Autovelox fissi forse un paio in tutto il viaggio, posti di blocco con autovelox o in tratti dove non si può superare molti, quindi attenzione. Noi siamo stati beccati in Bosnia, ma ci hanno graziato per sorpasso con linea continua .. in curva .. sarebbero stati 50€ di multa all'incirca. Confini. In teoria ci hanno detto che il passaporto potrebbe anche non servire, sicuramente non serve in Croazia, forse in Bosnia e Montenegro ma sulla Serbia non ci giurerei, consiglio di portarlo. Poi c'è il discorso della Carta Verde, da fare per la Bosnia e per il Montenegro (non fate cazzate).
Sicurezza. Alla fine a noi è sembrato tutto piuttosto tranquillo. Anche nelle città, nonostante magari situazioni ambientali un po' tipo città russa post atomica (esagerando), mai avuto problemi, anche perdendoci di notte a Belgrado in stradine buie (comunque vedevi ragazze che giravano da sole). Per strada alla fine la gente guida decentemente, li per li dicevo "certo le frecce proprio mai".. ma dopo essere tornato in Italia mi sono reso conto che neanche qui le mettiamo mai.. quindi possiamo poco lamentarci.
Nota. Alla fine di ogni tappa trovate i km e il tempo impiegato così come registrati dall'Iphone. Ovviamente tengono conto di alcune soste brevi e di eventuali errori di navigazione.
Day 01: Trieste / Lubijana / Trieste (230 circa)
Prima capitale dell'ex Yugoslavia: Lubiana. Decidiamo di andare in giornata da Trieste, un po' per risparmiarci un giorno di alberghi un po' per evitare il viaggetto carichi di borse e altre amenità.
Trieste, incastrata fra mare e Carso, ha una grandissima qualità: da qualsiasi parte tu arrivi o parti, offre sempre uno spettacolare panorama. Ci arrampichiamo per la città verso la Slovenia e prendiamo la strada per andare a visitare le Foibe di Basovizza, prima tappa della giornata. C'è un piccolo centro informazioni-museo, ma vale semplicemente la pena di visitare il luogo, immerso nelle campaga carsica e con un grande tappo in corten che ricopre la foiba stessa.
Ripartiamo dopo la breve sosta seguendo una stradina che ci porta in Slovenia e proseguiamo verso Kozina dove, volendo, c'è un outlet della Dainese. Da qui prendiamo la statale per Lubiana che corre sostanzialmente parallela all'autostrada (attenzione che in Slovenia per prendere le autostrade serve la vignetta). La strada serpeggia dolcemente nella verde campagna slovena, come in tutto il resto del paese non si incontrano grossi centri abitati e neanche troppo traffico. L'asfalto è discreto, magari un po' vecchiotto ma non ci sono grossi pericoli.
Si prosegue con piacere e senza grosso impegno fino a Postumia, dove ci fermiamo a fare una pausa e a vedere le omonime grotte (occhio che dentro fanno qualcosa come 8 gradi..). Sostanzialmente il percorso si divide in due parti, da Trieste a Postumia si sta in una zona collinare\carsica dove i paesaggi sono sicuramente più belli e verdi e la strada più divertente (soprattutto nel tratto immediatamente dopo le grotte). Da li in poi invece inizia la pianura che arriverà poi a Lubiana e.. c'è poco da dire insomma.
Arriviamo a Lubiana dove decidiamo di mettere la moto in un parcheggio per lasciarci attaccato il più possibile fra caschi e giacche (sacrosanta catena da bicicletta per legare le cose) e ci avviamo verso il centro della capitale slovena. La cittadina si può girare tranquillamente in un paio di ore, tre proprio ad essere scrupolosi visitando anche il castello, a pranzo è vivamente consigliata una leggerissssima lubianska.
Ripartiamo dopo una pausa relax lungo il fiume, è ormai pomeriggio ed anche la temperatura non è di quelle cocenti. Il primo tratto pianeggiante ci fa un po' soffrire finchè non arriviamo nella zona più collinare e divertente (consiglio vivamente di porre l'attenzione sui meravigliosi cartelli per i motociclisti.. e di utilizzare ogni possibile gesto scaramantico conosciate), abbiamo il sole davanti per tutto il ritorno e lo inseguiamo in religioso silenzio.
Arrivati al confine scegliamo di entrare a Trieste da Opicina per goderci il tardo pomeriggio e il meraviglioso panorama: la vista del golfo dall'alto in una giornata limpida rimane un gran spettacolo.
Day 02 : Trieste / Rijeka (Fiume) / Zagabria (km 265)
Dopo una giornata di mare italico è il giorno della partenza. Sveglia presto. Preparativi. Carico delle borse con meticolosa attenzione e scientifica precisione. Partenza... e bloccadisco lasciato sulla sella del motorino parcheggiato sotto casa a Trieste. Ma cene accorgeremo solamente a metà giornata di questo particolare.
Si risale in Carso sostanzialmente seguendo lo stesso percorso fatto per andare a Lubiana, proseguendo da Kozina verso la Croazia. Il problema è una fila chilometrica da sopra Trieste fino al confine Croato. Causa? I turisti che vanno in Croazia e non vogliono pagare la vignetta slovena.. Noi in moto ce la caviamo, ma da confine a confine è stata una fila sostanzialmente senza soluzione di continuità, di quelle in cui la gente fa amicizia.. per capirci. Arrivati al confine Slovenia\Croazia i turisti prendono tutti in massa l'autostrada e noi continuiamo finalmente più liberi sulla statale. Arriviamo a Fiume (Rijeka in Croato) e ci fermiamo sul porto a fare colazione, una pausa e a ritirare Kune (noi abbiamo sempre ritirato al bancomat, non abbiamo mai avuto problemi a trovarne).
Dopo un primo, vano, tentativo di trovare un negozio per ricomprare un bloccadisco, dopo esserci persi in mezzo a Fiume, riusciamo a prendere un breve tratto di autostrada (che per altro ha un panorama meraviglioso sul golfo dopo la città). Dopo pochi chilometri e nessuna certezza che fosse la strada giusta usciamo e ci infiliamo in un paesello proseguendo per una strada secondaria che si arrampica per le alture carsiche croate. Il primo tratto offre bellissimi scorci sul mare che lentamente si allontana mentre successivamente la strada sale e scende fra le alture. Si va ad andatura turistica perchè qui si l'asfalto non è un gran che, stiamo fondamentalmente su una strada di campagna. Oltretutto siamo partiti dopo una due giorni di bora e quindi la temperatura è decisamente fresca. Partiti con la paura di prenderci sonore incallate motociclistiche, ci ritroviamo freschi al punto di dover indossare il k-way. Un po' timorosi di non sapere bene dove stiamo andando dopo una mezz'ora - quaranta minuti percepiamo di aver fatto la strada giusta e per festeggiare ci facciamo uno struedel a Fuzine, ridente paesetto di villeggiatura montana autoctona.
Ripartiamo. L'idea è quella di arrivare a Zagabria seguendo la statale che corre più o meno parallela all'autostrada, ma dopo un'oretta ci rendiamo conto che saremmo arrivati troppo tardi. A onor del vero la strada è bella, con asfalto a tratti buono a tratti rovinato ma con un tracciato misto-veloce apprezzabile anche a moto carica. Alla fine volendoci lasciare la sera comoda per fare una passeggiata a Zagabria imbocchiamo l'autostrada.
Arriviamo a Zagabria dove l'ostello* prenotato offre un appartamento al piano terra di una corte interna, con camera grande e bagno privato e parcheggio interno per la moto, perfetto (soprattutto considerando che è sabato e quindi.. niente bloccadisco). Passeggiata per il centro storico, la città ha un che di austrungarico, è carina, pulita ed ordinata. Una bella cena in un ristorantino tipico e poi stanchi a letto.
*Day and Night Hostel, prezzo mi sembra 52€ (la camera). Molti ostelli in questi paesi sono semplici appartmenti adibiti a camere e camerate. Noi ne abbiamo trovati sempre di carini e puliti. Se volete la camera come l'abbiamo trovata noi vi consiglio di chiederla esplicitamente.
Dati Easy Trails
Distanza: 265 km
Tempo Totale: 4h52 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 4h18
Vel. Media: 54 km\h
Altitudine Min \ Max: 3m \ 919m
Ascesa \ Discesa: 2304m \ 2264 m
Day 03: Zagabria - Novi Sad (km 428)
Sveglia, la moto ancora c'è, colazione e si riparte. L'idea iniziale di fare tutta statale la modifichiamo subito dopo aver guardato un po' di strade su google. Il programma è quello di arrivare a Novi Sad, passando però per la parte più orientale della Croazia. Dovrebbe essere una zona sostanzialmente pianeggiante e temiamo un po' la noia quindi decidiamo di fare 70 km di autostrada e poi di deviare per l'interno puntando a Osjiek (in cui inizialmente avevamo pensato di dormire per accorciare la tappa, ma la città offre poco da vedere, per questo la scelta di Novi Sad).
Uscendo da Zagabria cerchiamo un centro commerciale per trovare un lucchetto ma niente, solo biciclette, quindi dopo aver fatto inutili km per la periferia prendiamo l'autostrada. Usciamo a Kutina e rimediamo una catenozza sempre da bici ma almeno un po' più ignorante in una specie di supermarket autoctono. Si percepisce subito un cambiamento nel paesaggio urbano, i paesi e le città continuano ad essere abbastanza curati, le strade buone, la campagna ordinata. Non ci si trova davanti a scenari di degrado, anzi è decisamente una bella campagna, coltivata. Nei paesi si iniziano a trovare strutture pubbliche che hanno un che di russo, lungo la strada le case spesso sono tamponate con i foratini ma non intonacate, però ognuna ha il suo giardino, la strada ha il fossato sul lato, uno scenario un po' strano a dire il vero. La campagna è bella, si incontra qualche dolcissima collina e la strada serpeggia verso l'orizzonte passando per qualche boschetto che interrompe i campi coltivati (le foto sono di google street view quindi non stagionali). In fin dei conti si riesce anche a tenere un'andatura allegra, e si macinano km velocemente (senza esagerare ovviamente visti i tanti paesetti che si attraversano).
I paesi si alternano lungo la strada lasciando invece zone esclusivamente coltivate alle spalle delle abitazioni, più avanti invece si sale un po' e si superano alcune colline passando per dei boschi. Il tratto è breve ma piacevole quanto il cambiamento di paesaggio che poi condurrà alla pianura che costeggia il confine con l'Ungheria.
Facciamo una sosta a Vivrovitica. Un minimo di relax e ripartiamo. Il tratto da Vivrovitica a Osjiek passa per un'infinita pianura, tutta coltivata a pannocchie e grano. Lo skyline è scandito solamente dai silos per il grano\mais o dai campanili.
Non domi del nostro percorso alternativo deviamo per Doni Miholjac, paesello a 500m dal confine con l'Ungheria. Troviamo un ristorante aperto, è domenica e non è esattamente semplice, ristorante da camionisti quindi.. buono. La scelta si rivela azzeccata e iniziamo a intuire che la dieta di quest'area geografica propone e proporrà poche alternative alla carne. Cevapcici come se piovesse. Ripartiamo.
Arrivati a Osjiek facciamo una sosta in un bar. La città è deserta e la piazzetta in cui ci fermiamo è molto carina. Sulle mura di alcuni edifici si iniziano a vedere quelli che poi capiremo essere ineluttabilmente segni della guerra. I buchi dei proiettili quando sono stuccati si riescono comunque a percepire chiaramente. Proseguiamo oltre. La strada è sostanzialmente dritta, campi e ancora campi fino a Vukovar dove diventa parallela alla Drava e inizia a salire e scendere per le colline adiacenti il fiume.
Da qui i segni della guerra iniziano a venire fuori in maniera evidente. Un carrarmato mezzo monumento mezzo relitto sta fra due case lungo la strada. Gli intonaci segnati si vedono sempre più spesso, soprattutto sulle mura laterali delle abitazioni. Un edificio industriale, con una stele in cemento armato che porta i segni delle cannonate ha due pilastri completamente esplosi, con i soli ferri che, piegati, fanno capire quello che è successo. Più avanti una cisterna dell'acqua ha un aspetto decisamente post bellico, ferita si erge comunque potente sulle case basse della città.
Andando avanti si inizia a trovare quello che sarà una costante di tutto il viaggio. I Cimiteri. Cimiteri improvvisati nascono lungo la strada, alcuni fatti da un centinaio di tombe, altri che poi sono diventati veri e proprio cimiteri, normali. La strada passa per altri paesi, al di la di queste parentesi il paesaggio continua ad offrirsi senza particolari segni di degrado suburbano come in tante parti d'Italia, e la cosa così a pelle sembra un po' strana. Magari ci si aspettava di trovarsi in una situazione diversa.
Dopo l'ultimo scorcio di Drava la strada piega e prima di un ponte ci troviamo di fronte la frontiera con la Serbia. Prima vera frontiera da superare, dopo una breve fila superiamo il ponte ed entriamo nel paese. La prima impressione è che tutto sia un po' meno curato, forse proprio come uno se lo sarebbe aspettato. Sembra anche ci sia maggiore povertà rispetto in Croazia, anche se alla fine ci troviamo a un fiume e uno sputo di distanza. Le strade peggiorano, segnate dai TIR che hanno prodotto avvallamenti nelle carreggiate, però niente di particolarmente pericoloso, basta tenere un'andatura controllata. Dopo il primo tratto in cui mi trovo ad essere, più o meno volontariamente, guardingo, mi rendo conto che comunque sembra tutto essere tranquillo e procediamo verso Novi Sad che dista pochi chilometri.
Si entra dalla città da un lungo viale alberato, il traffico alla fine anche se in un contesto in cui tutto sembra più caotico e meno curato, è ordinato. La strada è piena di avvallamenti. Dopo un paio di giri troviamo l'albergo che è un po' lontano dal centro, adatto se si sta in moto ma meno se si è a piedi. Ci facciamo una doccia e a piedi (testardi) andiamo in centro, sono 10 minuti, si può fare. In alcuni punti uno si sente un po' guardingo ma alla fine mi inizio a rendere conto che è un discorso di paesaggio urbano, meno rassicurante che altro, ma la realtà sembra essere tranquilla. Torniamo poi in albergo* e andiamo a cena con la moto, solita mangiata di carne (con le dovute scuse verso il fegato) e poi a letto.
Ah ovviamente quando si entra in Serbia (e poi anche nella parte Serba della Bosnia) i cartelli sono tutti in cirillico. Quindi .. o vi portate qualcuno che abbia fatto il classico, oppure arrangiatevi...
*Dash Star Hotel. Leggermente fuori dal centro storico è un albergo piuttosto nuovo con grandi camere un po' pretenziose un po' burine. Non ha parcheggio chiuso ma il parcheggio è videosorvegliato 24\7. Però 35€ per una doppia in albergo...
Dati Easy Trails
Distanza: 428 km
Tempo Totale: 6h35 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 5h47
Vel. Media: 65 km\h
Altitudine Min \ Max: 79m \ 247m
Ascesa \ Discesa: 572m \ 627 m
Day 04. Novi Sad - Belgrado (km 108)
Sveglia, colazione (a buffet) e passeggiata per il centro di Novi Sad, che si rivela anche essere piuttosto bello e pieno di bar. Un grande edificio modernista sovieticheggiante con gli intonaci un po' scrostati si apre sulla strada principale. Nella zona pedonale (diciamo non pedonale all'occidentale.. teoricamente pedonale) sulle strade affacciano vicoli e vicoletti che portano a corti interne dove si trovano negozi e bar anche laddove il centro non è esattamente storico ma sempre un po' sovietico (ma senza palazzoni). Verso la Drava i quartieri residenziali sono belle zone novecentesche, con edifici in stile perfettamente sovietico modernista con tanto di uomini forzuti e grandi vetrate angolari futuriste. Il grande fiume è forse troppo grande per essere un fiume cittadino e scorre con le sue chiatte verso Belgrado.
Partiamo, superato un grande ponte strallato decidiamo di passare per una zona che la guida dice essere ricca di monasteri .. e io ritengo essere ricca di curve. La speranza dura poco perchè la strada è pessima. TIR come se piovessero, rattoppi e avvallamenti, nere strisce che magari stanno li da anni però sicuramente non danno molta sicurezza allo scaltro centauro.. La prendiamo così com'è, andatura blanda, passiamo per uno dei famosi monasteri che ci risulta essere una mezza ciofeca e proseguiamo dritti verso Belgrado. La strada diventa dritta e migliora, ma è una zona agricola industriale che non presenta grande bellezza quindi decidiamo di prendere l'autostrada.
Arriviamo nel primo pomeriggio a Belgrado. L'Ostello* sta al centro, dietro il parlamento su una bella piazza verde. C'è un parcheggio nel cortile, non chiuso ma protetto (sto sempre senza bloccadisco) e saliamo a fare il check-in. Una bella camera e un piccolo bagno in comune con altre due camere fanno parte del pacchetto, tutto pulito e ben tenuto. Nel pomeriggio facciamo un bel giro per Belgrado che si presenta totalmente diversa da Zagabria ed anche da Novi Sad. Vera e propria città russa trapiantata al limite dell'Europa mediterranea. Nei suoi grandi edifici si vedono tutti i segni del tempo, i portici ti guidano a corti interne. Il fascino del degrado è indecentemente ... affascinante. Non c'è un vero e proprio centro storico, la zona centrale è una via pedonale con i negozi e i bar che si affaccia sul grande forte, un parco, che da sui due fiumi che circondano la città. Al di la della Drava c'è la zona nuova. La sera ne approfittiamo per fare dei giri perdendoci in strade buie con discreti timori reverenziali che si rivelano essere inutili.
Day 05. Belgrado
Il giorno seguente avevamo già stabilito che saremmo rimasti a Belgrado, dove fra altro riesco a comprare un bloccadisco, un po' come giornata cuscinetto un po' per vedere meglio la città. Belgrado è una città affascinante, vale la pena di girarla magari senza una meta precisa, perdersi qua e la permette di scoprire angoli magari un po' Blade Runner ma di immenso fascino urbano. La sera c'è tantissima vita notturna, i ristoranti costano poco e c'è una via soprannominata Silicon Valley. Detto questo possiamo chiudere.
*Hostel Parliament. Ostello molto carino composto da tre camere doppie con bagno in comune e una doppia con bagno interno. Le camere sono grandi e pulite, con a\c, il bagno in comune è molto piccolo ma funzionale. C'è anche il cucinino e il personale è molto gentile. Noi abbiamo beccato un'interruzione dell'acqua di 20h per problemi alla rete idrica comunale. Posto auto\moto nel cortile (che la notte rimane aperto), ma la tipa dell'Ostello ci ha detto che non c'era problema a lasciare la moto, anche se non avevo il lucchetto.
Dati Easy Trails
Distanza: 108 km
Tempo Totale: 2h07 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 1h49
Vel. Media: 51 km\h
Altitudine Min \ Max: 79m \ 463m
Ascesa \ Discesa: 532m \ 503 m
Day 06. Belgrado - Sarajevo (km 417)
Nota. La mappa di Google all'altezza di Novo Selo fa una deviazione verso l'interno per poi tornare lungo il lago. Noi non abbiamo fatto questa strada ma siamo andati dritti lungo il lago.. Ma google non ci vuole proprio andare.. La distanza considera anche qualche ingente errore di percorrenza.
Allora. Purtroppo la fotodocumentazione di questa tappa è assente, google street Serbia non è pervenuto e mi si era sformattata la memory card della telecamera. Quindi fondo all'immaginazione.
Pronti, Partenza, Via. Prima di partire da Belgrado decidiamo di passare al Mausoleo di Tito. Dopo circa un'ora di tentativi, lo troviamo ma è ancora chiuso e non possiamo tardare troppo vista la lunga tappa di giornata. Il giro errante per la capitale serva ci da l'opportunità di vederne un po' i quartieri subito fuori il centro, fra i quali il Ministero bombardato e tutt'ora lasciato come una sorta di rudere post-bellico in mezzo a una città che di segni della guerra ne ha ben pochi.
Usciamo da Belgrado per niente sicuri che sia la strada giusta, infatti non lo sarà però dopo un paio di domande alla popolazione riusciamo ad imboccare la direzione giusta. Sosta a Obrenovac per fare colazione e smaltire il nervosismo degli errori geografici e ripartiamo (risbagliando direzione per altro.. ma oggi non sarà proprio giornata). La strada corre nella campagna serva, sempre coltivatissima, passando fra paesi e piccole cittadelle fra l'industriale e l'agricolo. Ci si avvicina al confine e improvvisamente si ritrovano i cimiteri lungo le strade.
Decidiamo di superare il confine ad un varco meno turistico (non per scelta a dire il vero), cosa che ci piace. Superata la dogana cerchiamo di capire come fare ad acquistare la Carta Verde per la Bosnia. Un simpatico poliziotto di frontiera iper-sorridente ci continua a dare spiegazioni in bosniaco nonostante noi non ne capissimo un'acca. Alla fine dopo una mezz'ora di domande in giro riusciamo a capire che il baracco 50 metri dopo il confine era quello che ci serviva.. 40€ per 5 giorni di carta verde (con il sospetto che ci abbiano un po' fregato) e passa la paura.. visto che nel frattempo invece c'era venuta fame ci fermiamo a mangiare una sorta di megapanino farcito di cevapcici, una di quelle cose che potresti digerire fra i tre e i sei mesi dopo. Davanti al ristorante, rigorosamente autoctono, c'è un grande cimitero che si arrampica per la collina. Mi avvicino incuriosito e dopo un rapido sguardo ed alcune foto noto con discreta impressione che non ci sono tombe precedenti al 1993.
Si riparte. Siamo al terzo paese della vacanza. La strada segue un grande lago attraverso il quale passa il confine. Sembra abbastanza incredibile che questi paesi meno di 20 anni fa si sono combattuti in una guerra etnica che ha prodotto circa 200K morti mentre ora, ad una prima impressione superficiale sembra tutto tranquillo è normale.
Il nostro programma prevedeva di passare per Srebrenica, per vedere il memoriale del massacro fatto dai Serbi nei confronti dei Bosniaci Mussulmani durante la guerra, 10K morti. Purtroppo delle tre strade possibili per andarci abbiamo provato, dopo aver mancato il bivio ed aver fatto buoni 20 km, le due che ad un certo punto diventano sterrate dovendo infine desistere anche per l'orario (erano le 5 del pomeriggio). La strada giusta è continuare quella lungo il lago e poi girare verso Srebrenica (il memoriale è a Potocari).
Dopo un paio di scene meravigliose di cui una nel mezzo dell'entroterra bosniaco, lungo una strada secondaria, in cui ci siamo fermati a una baracca-bar a chiedere informazioni e siamo stati circondati da tre ragazzi del posto alquanto sdentati che si combattevano il posto migliore per darci informazioni che.. noi non potevamo capire per il solito problema linguistico.. riprendiamo la strada.
Da qui inizia quella che sicuramente è una delle più belle strade di tutto il viaggio, sia a livello motociclistico che paesaggistico. Dopo un primo tratto misto-veloce, superata Vlasenica, la strada inizia a salire, la temperatura si abbassa decisamete fino ad arrivare su una sorta di enorme altipiano che sostanzialmente ci accompagna fino ad una ventina di km da Sarajevo. Arriviamo qui che è pomeriggio inoltrato, con il sole contro, basso e ci si apre davanti questa zona collinare con le sembianze di una valle alpina, con mucche (un po' ovunque, dove ovunque vuol dire anche per strada), abeti e casette stile baite. La strada serpeggia morbidamente in questo bel paesaggio e di tanto in tanto si infila in zone boscose per poi spuntare in un'altra radura. Uno di quei momenti in cui ti rendi conto di essere felice di aver fatto un viaggio in moto, di aver fatto la strada più del cavolo avendone sbagliate 3\4. Spettacolare (in questo tratto occhio ai benzinai che non sono molti, ed alcuni erano chiusi).
Alla fine scendiamo dall'altipiano ed arriviamo in una valle, entriamo in un tunnel ed improvvisamente ci si trova nel centro storico di Sarajevo. La città infatti è incastrata in una valle a V, la zona nuova si trova ad Ovest mentre ad Est si entra direttamente nella città vecchia. Stanchi morti arriviamo all'ostello* e troviamo il tempo per una bella doccia. Andiamo a cena nella zona turca della città. Ecco, se Lubiana e Zagabria in qualche modo richiamano il mondo austrungarico, Belgrado quello sovietico.. ora siamo a Istanbul. E ci si inizia a chiedere come fosse possibile tenere unito un paese così.
In Bosnia abbiamo trovato strade buone, un po' segnate dai camion comprese strisciate nere che ti tengono un po' sulle spine ma non mi è sembrato di vedere olio o altri pericoli di questo genere.
*Hostel City Center. L'ostello è in una zona super centrale, ed è decisamente comodo anche se è al 4° piano senza ascensore. Dentro è molto ben organizzato ma non è pulitissimo, comunque rimane accettabile. Diciamo che se siete igienisti lasciate perdere. Il personale però è molto simpatico (e c'è una delle tipe della reception che è decisamente gnocca) c'è un bel salotto, fanno il servizio lavanderia e c'è la colazione a richiesta. La moto noi l'abbiamo messa al parcheggio dell'albergo dell'Hotel Europe al costo di 7€ al giorno mi sembra.
Dati Easy Trails
Distanza: 417 km
Tempo Totale: 7h59 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 6h52
Vel. Media: 52 km\h
Altitudine Min \ Max: 72m \ 1284m
Ascesa \ Discesa: 3001m \ 2578 m
Day 07. Sarajevo
Giornata cuscinetto a Sarajevo. Giro turistico tipo con visita la museo del tunnel, poi al museo lungo la via dei cecchini e poi giro a piedi per il centro storico e passeggiata sulle colline intorno alla città per vederne il panorama.
Passo passo. Il tunnel è fondamentalmente un cunicolo al 1m60 che passa sotto la pista dell'aeroporto, ed è stato l'unica via di sostentamento per la città durante i 4 anni e 4 mesi di assedio (il più lungo nella storia moderna), durante il quale i Serbi, asserragliati sulle montagne intorno alla città, hanno bombardato e sparato su tutto quello che si muoveva. L'unica striscia di terra libera era proprio quella dove usciva il tunnel, che ha permesso alla città di sopravvivere. La via dei cecchini si presenta come un grande stradone, ad oggi non ci sono segni tangibili lungo la strada ma se si alzano gli occhi si iniziano a vedere le ferite sugli edifici. Di ruderi ce ne sono ben pochi, però le facciate sono quasi tutte segnate, alcune sono state stuccate, altre ritamponate, ma i segni stanno li: proiettili, bombe, cannonate. A voi la scelta. Il Museo di storia è una cosa molto artigianale, come del resto quello del tunnel. Non pensate di trovarvi davanti a musei completi ed esaustivi. Quello di storia è un palazzo razionalista tutt'ora, per scelta della città, lasciato allo stato post bellico, con tutti i segni dei proiettili che segnano il rivestimenti marmoreo. Nel cortile e nel giardino si possono trovare alcuni mezzi bellici mentre il piano superiore ospita alcune ritagli e testimonianze della guerra e dei processi post-bellici fatti al tribunale dell'Aia. Sul retro c'è il Cafè Tito, che ovunque, dalla Croazia alla Serbia alla Bosnia viene ricordato come un grande eroe nazionale. Strano in un paese con destini e realtà così diverse.
Percorrendo la strada dei cecchini. L'Holliday Inn era l'albergo della stampa durante la guerra ed è rimastro un simbolo importante anche dopo essere stato parzialmente ricostruito.
Torniamo verso il centro e ci fermiamo a mangiare nel quartiere turco, turistico ma molto carino, con le sue Moschee ed i mille minareti che segnano tutto lo skyline della città. Dopo saliamo verso il forte per vedere il panorama dall'alto. Salendo ci si trova subito davanti ad un grande cimitero cittadino, che trova semplicemente posizione in quello che potrebbe essere un giardino fra le case, senza cancelli e recinzioni, come se al posto di un'aiuola nascesse un cimitero. Salendo ci si rende conto però che non è l'unico: qua e la il tappeto di tetti che sale per le morbide montagne bosniache si interrompe e dove si interrompe si vedono croci bianche o steli mussulmani. Cimiteri che nascevano dove capitava, perchè i funerali erano un piatto ricco per i cecchini. Questa la spiegazione.
Riscendiamo in città alla ricerca delle famose rose di Sarajevo. Non si parla di fiori ovviamente ma dei buchi fatti dalle granate e dai mortai: in alcuni casi non è stata ripristinata la pavimentazione ma sono stati riempiti da un cemento rosso. Purtroppo ce ne sono ancora poche, altro segno di una memoria storica forse troppo recente e dolorosa per essere tenuta viva come dovrebbe, o forse di una situazione politica che ancora non lo permette (una parte della Bosnia è la Repubblica Sprska, di fatto, Serbia). Sulla piazza della Chiesa lungo il corso principale c'è un interessante museo fotografico che ospitava una bellissima mostra su Srebrenica nonchè un video che consiglierei di vedere a tutti per sapere meglio di un massacro che forse troppo poco è conosciuto.
Sarajevo di fatto è una delle città più ricche di storia d'Europa, di una storia poco felice considerando anche l'omicidio di Francesco Ferdinando, scintilla che portò alla prima guerra mondiale, ma è anche un pentolone di etnie e religioni incredibile, una città vivissima e molto bella.
Day 08. Sarajevo - Jajice - Sarajevo (km 342)
Jajice doveva essere una tappa fatta sulla via del ritorno insieme a Mostar. Dopo il discorso della Carta Verde abbiamo però deciso di farla da Sarajevo in giornata, anche per farci un giro in moto senza borse, che non fa mai male. Partiamo con prima tappa Visoko, dove ci sarebbero due enormi piramidi antecedenti quelle egizie. Arrivati sul luogo effettivamente ci sono due enormi colline un po' piramideggianti, sulle quali ci sono dei residui antropici e dei lastroni di roccia squadrati. La verità probabilmente la sanno solo gli alieni (o Andreotti, cosa che per altro potrebbe coincidere). Alla fine non c'è molto da vedere, come tante altre attrazioni turistiche segnate e spinte ovunque da queste parti. Continuiamo per un pezzo di autostrada, costretti visto che la statale è fuori uso, per poi uscirne appena possiamo. La strada si infila in una valle lasciandoci sperare un centinaio di km di divertimento ma non è così. Dura poco e davanti ci si apre una bella pianura piena di camion e cittadelle commerciali-industriali. Noia mortale. Profonda noia.
Fortunatamente superato questo supplizio arriva un tratto un po' più divertente a partire da Travnik, paesello carino dove ci fermiamo a bere una cosa. Un tratto di campagna e poi si sale su una sorta di piccolo passo, a questo punto la strada si infila in una valle che arriva fino a Jajce e serpeggia lungo il fiume. Arriviamo a destinazione, dove dietro una bella ma modesta cascata c'è un paesello con alcune poco interessanti rovine. Quantomeno mangiamo bene con qualcosa come 4 euro a testa. Percepiamo di aver sopravvalutato la giornata ma ce lo teniamo per noi facendo finta di niente e ripartiamo per tornare a Sarajevo. Tornando c'è anche l'esperienza dell'essere fermati dalla polizia bosniaca per un meraviglioso sorpasso di TIR in curva con linea continua ma ce la caviamo facendo la figura dei poveri turisti.. con la coda fra le gambe e in coda dietro i TIR riarriviamo a Sarajevo nel pomeriggio giusto per goderci l'ultima serata nella capitale.
Dati Easy Trails
Distanza: 342 km
Tempo Totale: 5h45 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 5h27
Vel. Media: 59 km\h
Altitudine Min \ Max: 353m \ 920m
Ascesa \ Discesa: 1371m \ 1427 m
Day 09. Sarajevo - Mostar (km 134)
Si riparte, si continua verso occidente. Giornata semplice, pochi chilometri, strada chiara. La prima parte è trafficata e vagamente noiosa, dopo alcuni km si inizia a salire e la strada sarebbe anche bella, il problema sono i TIR e la polizia che controlla questi tratti trafficati e quindi bisogna stare attenti, memori del cinquantone rischiato 24 ore addietro. Superato il tratto montuoso la strada scende su un grande lago superando dei bei paesi. In fondo alle valli si vedono, in lontananza, dei bei ponti di pietra, forse anteprima di quello famoso che vedremo a Mostar. Il lago si stringe sempre accompagnando la statale, le temperature, che fin'ora sono state perfette se non addirittura un po' fresche, si alzano e si inizia un po' a soffrire. Il paesaggio perde il verde che ci ha accompagnato in questi ultimi giorni, si ingiallisce un po' e ci porta fino verso Mostar.
La valle si stringe con le montagne che strozzano il fiume, poi si alllarga pian piano fino a Mostar dove arriviamo giusto in tempo per buttare la roba nel B&B* che abbiamo prenotato (occhio che a Mostar non ci sono le targhe con le vie, a detta del proprietario di casa perchè le rubano i Rom...) e farci una passeggiata nel bel centro storico (interamente ricostruito), con pediluvio nel fiume gelido dove avendo coraggio e voglia si può anche fare il bagno. Finiamo il giro con il tour lungo la vecchia linea del fronte, dove tutt'ora si trovano alcuni edifici in condizioni decisamente post belliche. Anche Mostar infatti è stata sostanzialmente rasa al suolo in diverse occasioni, prima dai Serbi e poi dai Croati se ho capito bene. Il ponte stesso è stato successivamente ricostruito.
Al di là della storia Mostar è una cittadella con un bel centro storico. Rispetto all'interno si inizia a percepire il turismo che qui come a Sarajevo è evidente. La cosa buona è che in gran parte è turismo di giornata, quindi gli alloggi costano poco, la cosa meno buona è la vicinanza con Medjugorie.. sei vi capita di sedervi a un bar allungate l'orecchio. C'è da divertirsi.
*Villa Globus. Dubitandone un po' al momento della prenotazione siamo poi arrivati con difficoltà in una vietta nella zona immediatamente alle spalle del centro storico, lato stazione diciamo. Il simpatico proprietario ha adibito un piano della sua casa a camere, appena fatte e ognuna con un bel bagno, aria condizionata e tv. C'è un cucinino all'ingresso ed un parcheggio con sbarra. Poi c'è il proprietario che vive al piano sopra ed è molto cordiale. Il tutto per qualcosa come 29€ per la doppia.
Dati Easy Trails
Distanza: 134 km
Tempo Totale: 2h49 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 2h32
Vel. Media: 47 km\h
Altitudine Min \ Max: 62m \ 890m
Ascesa \ Discesa: 498m \ 997m
Day 10. Mostar - Kotor (km 386)
Sveglia, colazione e ci prepariamo a salutare la Bosnia. Il tragitto oggi è un po' avventuroso, di quelli studiati fra google maps e la cartina, cercando di capire quali strade siano veramente percorribili e quali no. Tutto sommato ci dirà abbastanza bene.
Si continua verso ovest, ma dopo pochi km della statale principale deviamo verso il Montenegro. La strada inizia a salire per poi arrivare su una sorta di grande altipiano carsico. Salendo si gode un bel panorama sulla vallata (e la partenza di buon mattino ci aiuta con il caldo). Il viaggio procede abbastanza in solitaria, non è una tratta turistica e il traffico autoctono è poco.
Dopo alcuni km lentamente il paesaggio cambia diventando più verde e la strada scende verso una vallata in prossimità di Nevesinje. Questo tratto è bello, ma l'asfalto consente assai poco divertimento per quanto è degradato. Dopo il paese si entra in una sorta di vallata fra delle verdi colline, i pascoli fanno occupano gran parte delle aree agricole e le mucche occupano parte delle strade, quindi attenzione (sia ai simpatici bovini che ai ricordini dei simpatici bovini).
Continuiamo senza fermarci anche perchè la temperatura è buona, anche abbastanza fresca. Siamo soddisfatti e abbiamo la percezione di aver fatto un itinerario di quelli che piacciono a noi, fuori dalle rotte turistiche, dove si può trovare quella realtà più vera e genuina che è in grado di raccontarti un paese al di la delle città e delle località standard. La valle piano piano si apre, una grande pianura circondata da colline è ora il paesaggio che ci troviamo a percorrere fino ad Avtovac, dove facciamo una pausa di riflessione anche perchè ora la temperatura si è rialzata e fa un po' caldo. Ripartiamo puntando un valico in prossimità della città, il tratto di collegamento è bello se non fosse che, arrivati al piccolo confine, scopriamo non poter entrare da li in Montenegro. Siamo costretti a tornare indietro e a superare il confine nei pressi di Bileca. Al di la del rodimento e del caldo ci godiamo al strada che corre dolcemente fra queste ultime colline della Bosnia in direzione ovest. La deviazione ci costringerà a percorrere circa 80 km in più che peseranno sulla giornata non poco, ma..
Superiamo il confine tentando invano di fare la carta verde per il Montenegro in loco ma non ci riusciamo. La strada che collega il confine con la statale è stretta e un po' a strapiombo, sembra di essere in Corsica. Dopo il primo tratto continua correre in una zona carsica e rocciosa. Il percorso è divertente ma fa un po' di caldo e iniziamo ad accusare. Arriviamo a Niksic dove cerchiamo invano un posto per fare l'assicurazione ma è domenica quindi non ci riusciamo. Proseguiamo per Ostrog, dove c'è un importante monastero incastonato nella roccia. Prendiamo una strada interna che si arrampica per la montagna e sarebbe anche carina se non fosse la stanchezza che ci inizia ad assalire insieme alla fame. Arrivati al monastero ci troviamo di fronte una folla di pellegrini che si inerpica per la strada per poi generare una fila infinita.. Abbandoniamo l'idea di vedere il Monastero dall'interno, pranziamo e ripartiamo.
Da Ostrog scendiamo verso Danilovgrad (su google maps manca la strada nuova che da Ostrog scende giu verso valle). Anche questa è una bella strada su cui ci si può anche un po' divertire, occhio ai Pullman di fedeli che vengono su però. Dopo si riprende la statale e si arriva a Podgorica, da qui si tira verso Cetinje proseguendo per una bella strada, con un buon asfalto e delle belle curve morbide e veloci. C'è un po' di traffico e come su ogni tratto principale c'è sempre il rischio polizia. Quindi occhio a non esagerare. Tutto il tratto è piacevole ma dopo Cetinje la strada lentamente continua a salire per poi arrivare a strapiombo sul mare proprio sopra Budva. Una serie di tornanti lentamente ci fanno scendere giù ed è uno spettacolo maestoso che ci rincuora dell'incallata e dei tanti km della giornata.
Arrivati a Budva capiamo che la vacanza fuori dalle rotte turistiche è totalmente finita. Delirio. Superiamo la città e tiriamo verso Kotor che ci aspetta alla fine del meraviglioso golfo con la sua rocca in pietra chiara e il castello arroccato sulla montagna.
Siamo senza prenotazione ma troviamo subito uno strano signore che ci offre una camera nel suo B&B poco dopo il centro, 10 minuti a piedi a 50€. La prima notte ci da una camera poco soddisfacente (anche se tutto pulito e bagno privato), il secondo giorno invece ci facciamo dare una camera migliore. Non ho idea di come si chiami il posto ma potete sicuramente trovare di meglio.
Siamo stanchi e provati dalla giornata, doccia un po' di relax e andiamo a fare per cena una passeggiata nella città vecchia. Kotor è una piccola città fortificata alla fine di questo meraviglioso golfo usato per nascondere le navi da guerra proprio per la sua incredibile conformazione geografica: una sorta di lago collegato con il mare da uno stretto passaggio fra montagne di 800m a picco sul mare.
Giornata di viaggio importante e abbastanza faticosa, sia per km che per strade percorse oltre che per la temperatura che inizia ad essere influente. Al di la di queste considerazione bellissima giornata di viaggio, con luoghi diversi, passaggi da zone incontaminate ed aree turistiche, dalla campagna desolata e abitata da mucche alle città montenegrine. Con le dovute correzioni itinerario consigliato.
Dati Easy Trails
Distanza: 386 km
Tempo Totale: 7h23 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 6h21
Vel. Media: 52 km\h
Altitudine Min \ Max: 3m \ 1104m
Ascesa \ Discesa: 3786m \ 3756m
Day 11. Kotor (km 60 circa)
Il programma iniziale prevedeva una giornata di viaggio verso sud, per visitare Bar e Ulcinj. Alla fine un po' stanchi per la giornata precedente un po' allettati dalla presenza di un parente in barca ci siamo fatti una giornata di mare-barca. La psiche è debole del resto. Per raggiungerlo però abbiamo percorso la baia verso nord, seguendone tutto il perimetro fino a Herceg Novi. E' un bel percorso da fare con calma senza fretta e magari senza valige fermandosi dove è il caso come a Perast con le sue isolotte (la chiesa Cristiana e la chiesa Ortodossa) per una passeggiata o un bagnetto. Al ritorno, lasciata la barca abbiamo invece preso il traghettino che collega Lepetari e Kamenare percorrendo l'altro lato del golfo che è meno trafficato e più carino con la strada che letteralmente cammina a filo spiaggia (dove c'è la spiaggia). A sera torniamo a Kotor dove becchiamo un bel black out totale di un'oretta godendoci i vicoli del centro storico senza luce. Piaceri inaspettati.
Day 12. Kotor - Dubrovnik (Ragusa) (km 105)
Ci svegliamo alla ricerca di un modo per fare questa cavolo di carta verde. Alla fine troviamo il posto e la facciamo, anche se fra poche ore dobbiamo andare in Croazia (sta sul porto subito prima della città fortificata e dopo una rotatoria). Prima di andare verso Dubrovnik però voglio fare la strada che da Kotor arriva a Cetinje e che mi hanno detto essere meravigliosa in quanto sale in pochi km da 0 a 1000 metri. Effettivamente la strada è molto bella, una serie di tornanti stretti su cui si aprono panorami da una parte e dall'altra della baia. Noi a circa metà ci fermiamo e torniamo indietro ma varrebbe la pena di continuarla fino a Cetinje per poi scendere a Budva e completare l'anello. Andiamo a prendere il traghetto e percorriamo la costa fino a Herceg Novi. Al confine troviamo una fila infinita ma dopo una mezz'ora capiamo che le moto possono passare e ce la sbrighiamo velocemente. Da qui la strada inizia a correre parallela alla costa ma sempre abbastanza alta sul mare. Ci fermiamo a fare un bagno all'ora di pranzo su una delle tante spiagge sassose dalle parti di Plat ma senza dilungarci troppo volendo arrivare a Dubrovnik presto per cercare da dormire (mai errore fu più errato).
Qui si scatena l'inferno. Nella città non c'è più un posto letto e dopo 3h e mezzo di ricerche in cui a prezzi intorno agli 80€ a notte ci hanno offerto di tutto e di più (per la maggior parte prendendoci per il culo) ci ritroviamo davanti un bell'albergo.. il passo è breve.. piscina.. buffet a colazione.. stanchezza. Preso.
La sera andiamo a vedere la città che è iper turistica ma effettivamente molto bella seppure ricostruita dopo la guerra (bombardata). Tutta in salita rispetto alla via principale in quota con il porto da vita ad una serie di vicoli con ripide scale. Appena si va un po' fuori dalle zone turistiche si percepisce la vita del posto con la gente costretta a girare a piedi e le case che si aprono sulle stradine strette. Affascinante. A livello culturale consigliamo vivamente a tutti di visitare l'interessantissimo e ben fatto museo di fotografia (è segnato su tutte le guide) giornalistica. Uno dei pochi momenti in cui è evidente una volontà di ricordare e ripercorrere la storia del paese (è privato).
*Hotel Lero. Poco fuori il centro storico (a piedi forse un po' troppo), albergo a 3 stelle ma direi anche 4 senza problemi per gli standard italiani. Camera grande comodissima, piscina e buffet a colazione la mattina. 'Na pacchia!! Prezzo 130€ la doppia, colazione inclusa.
Dati Easy Trails
Distanza: 105 km
Tempo Totale: 3h53 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 2h35
Vel. Media: 27 km\h
Altitudine Min \ Max: 3m \ 373m
Ascesa \ Discesa: 1094m \ 1021m
Day 13. Dubrovnik (Ragusa) - Split (Spalato) (km 216)
Sveglia colazione di grandissima classe (o forse di pocchissima classe e di grandissima sostanza) e andiamo a visitare le mura della città (13€ per la passeggiata) che è molto bella ma anche priva di qualsivoglia spiegazione senza acquistare la guida audio. Dubrovnik è un po' stile Venezia, super turistica, abbastanza cara per i canoni. Basta saperlo prima uno si mette l'anima in pace. Dopo la solita, faticosa ricerca della calamita da portare a casa ci avviamo verso l'albergo dove ci godiamo ogni minuto fino al check out e partiamo.
La costa croata è molto bella, prendiamo la statale che corre lungo la costa e la facciamo tutta, ignorando le indicazioni per l'autostrada. Superiamo il doppio confine Cro/Bos/Cro senza problemi, soprattutto se si ha una targa italiana praticamente neanche ti controllano, poi in moto.. Si corre alti sul mare, poi si scende fino a lambire la spiaggia, attraversando paeselli, poi ancora si risale. Mare da una parte, roccia dall'altra, ogni tanto la campagna poi ancora mare, roccia. La strada mediamente è sempre buona, il traffico fino all'imbocco dell'autostrada c'è, dopo un po' meno. Di scorci interessanti se ne trovano a decine, come di posti dove potersi fermare per fare un bagno (portatevi delle scarpette che sono sempre sassi..). Non c'è più quel fascino che c'era all'interno, quando tutto sembrava un po' più all'avventura e ignoto. Il tragitto scorre via tranquillo senza nessun problema, l'andatura anch'essa è adatta a guardarsi intorno senza rischi e i paesaggi si susseguono uno dopo l'altro con la costante del mare sulla sinistra.
Arriviamo a Spalato nel pomeriggio, questa volta, dopo l'esperienza di Dubrovnik abbiamo prenotato un B&B* in una strana zona semiabusiva a un passo dal centro storico. La camera è un sottotetto in un appartamento di due camere, appena ristrutturata e molto carina. La zona, che inizialmente da qualche dubbio in realtà è tranquilla. La moto la lascio senza problemi lungo la strada. Spalato sostanzialmente ha un centro storico che coincide con la villa di Diocleziano, se ci si aspetta di trovare qualcosa come Villa Adriana si rimarrà delusi. Il centro storico si è mangiato la villa e ora vive costretto e contenuto nelle sue mura con una serie di affascinanti superfetazioni storiche. Ceniamo, passeggiata.. letto (dopo aver trovato la calamita, rigorosamente).
*Rooms Petra. B&B davvero carino a 5 minuti a piedi dal centro, in una sorta di agglomerato storico-abusivo composto da case una sopra l'altra e stretti vicoli. Anche se da un po' da pensare il posto è tranquillissimo. La camera è nuovissima e perfetta, è un appartamento con due camere e una sorta di micro-mini cucinino nel sottoscala (ma proprio mini). Bagno in camera, molto carino. Prezzo 60€.
Dati Easy Trails
Distanza: 216 km
Tempo Totale: 3h29 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 3h24
Vel. Media: 62 km\h
Altitudine Min \ Max: 2m \ 231m
Ascesa \ Discesa: 1276m \ 1302m
Day 14. Split (Spalato) - Zadar (Zara) (km 186)
Ultima tappa oltreadriatico del viaggio. Partenza tranquilla, i km non sono tanti. La strada rispetto a quella da Dubrovnik è meno guidata, più sul mare e spesso passa in mezzo a paesetti. Forse c'è anche meno turismo, soprattutto europeo. Gli scenari sono sempre gli stessi, gli scorci di mare fra la terra ferma e le isole, le insenature che rompono la continuità della costa e la strada che continua, fra ponti e golfi a portarci verso la destinazione. All'ora di pranzo ci fermiamo su una punta, in mezzo a turisti di ogni nazionalità.. ma nessuna di cui sapessimo realmente la provenienza. L'acqua è freddina come il solito e dopo un paio di bagnetti e aver tentato di mangiare qualcosa con poco successo ci dirigiamo verso Zara.
Arriviamo nel primo pomeriggio, il B&B* sta dentro la città vecchia ad un piano terra ma è carino e ha una magnifica doccia con la musica inclusa, una vera burinata. Zara è veramente carina, nonostante i bombardamenti l'abbiano fortemente fiaccata è stata ricostruita in maniera più o meno corretta ma mantiene un suo fascino con il grande lungomare verso ovest e il porto dall'altra parte.
L'avere una parte di famiglia che ha origini zaratine e che è dovuta scappare durante la guerra rende questa visita un po' più della solita visita turistica. Visitiamo andando un po' qua e un po' la tutta la parte vecchia, l'organo del mare, le chiese e le mura, una parte di città nuova ricostruita successivamente i bombardamenti neanche troppo male se pensiamo a cosa è successo qui in Italia. Si fa ora di cena, un altro bel giro e siamo a letto. Domani si torna sul suolo italico.
*Rogg Dogg Rooms. B&B gestito da un ragazzo simpatico, al centro di zara camera piuttosto grande e carina. Unica pecca è il piano terra con il pub su strada fuori. La notte con l'A/C non c'è stato alcun problema a dormire, anche perchè i vetri isolavano abbastanza. Prezzo 60€.
Dati Easy Trails
Distanza: 186 km
Tempo Totale: 3h38 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 3h12
Vel. Media: 51 km\h
Altitudine Min \ Max: 0m \ 93m
Ascesa \ Discesa: 771m \ 797m
Day 15/16. Zara - Ancona - Roma
Giorno del traghetto. Chiacchieriamo con un paio di GS e saliamo. C'è un po' di casino e un cane simpatico ma ci facciamo una pennica, mangiamo i panini che sagacemente avevamo preparato e dopo un po' di sana noia siamo su italico suolo. Il terminal traghetti di Ancona è ben organizzato a onor del vero, usciamo e andiamo alla ricerca del B&B. Doccia, e giro per Ancona che si lascia apprezzare, con una serie di piazze molto interessanti all'interno della città vecchia. Finalmente un gran bel piatto di pasta (ma si facciamo gli italiani).
Partiamo la mattina abbastanza presto, il programma è di tornare a Roma via Flaminia, senza autostrade, passando per Terni. Arriviamo alla cascata delle Marmore che è ancora tarda mattinata e decidiamo di tirare dritti fino a Roma. Dopo due settimane e qualcosa di viaggio parcheggio la moto sotto casa, 3300km di viaggio da Trieste, quasi 5000 per me considerando anche il viaggio a Trieste. Per quest'anno possiamo essere soddisfatti.
Dati Easy Trails
Distanza: 305 km
Tempo Totale: 4h12 (escluse soste lunghe)
Tempo in Movimento: 3h57
Vel. Media: 72 km\h
Altitudine Min \ Max: 0m \ 656m
Ascesa \ Discesa: 2011m \ 1998m
Considerazioni finali
A chi interessa un viaggio paesaggistico-storico, in paesi che per larghi tratti sono ancora relativamente turistici, non può rimanere insoddisfatto. Noi siamo rimasti entusiasti dal nostro andare fuori dai tracciati autostradali e\o turistici dove l'abbiamo fatto, anche considerando gli errori di navigazione e tutte le relative madonne che sono state invocate. Tutti i paesi toccati sono posti tranquilli, mai avuto ne' problemi ne' la sensazione di averne a breve (e io sono abbastanza paranoico). La benzina costa poco, consiglio a tutti un'assistenza stradale fatta in casa e comunque se dovesse succedere qualcosa alla moto si trovano meccanici, insomma non si sta nel terzo mondo.
A livello di spesa facendo i calcoli, tutto incluso (comprendendo traghetto, 180€ e diciamo un 80€ di regali a testa) abbiamo speso circa 930€ a testa escludendo la tappa slovena, stando attenti ma senza fare vita da genovesi.
Le strade sono tutto sommato buone, certo in alcuni tratti c'è da stare attenti ma si è sempre in viaggio quindi immagino nessuno voglia grattare le pedaline. Una meravigliosa caratteristica è spesso l'assenza di luci nelle gallerie.. ma sono dettagli trascurabili tutto sommato.
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