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Partenza ore 9 (prima purtroppo non è fattibile, la sveglia della mia zavorrina è sempre con fuso orario +2 rispetto alla mia!) e via di pianura, non è poi cosi monotona come si potrebbe credere anzi, per chi come me adora questi paesaggi oggi è ancora più bello del solito e complice il calendario vicino al ferragosto strade deserte, sole all’orizzonte e brezza fresca che non guasta, ed in circa un’oretta e mezza siamo già nell’Oltrepò pavese in zona Stradella.
Il paesaggio comincia a farsi “mosso” ed ahimè purtroppo anche il manto di asfalto sotto di noi, via per strade secondarie (o forse terziarie) su per le colline in mezzo alle vigne, stradine con carreggiata a larghezza ridotta, traffico pari a zero se non qualche gruppetto di ciclisti; arriviamo nel paese di Santa Maria della Versa con la caratteristica rotonda con in mezzo il monumento a bottiglia; accidenti la voglia di fermarsi per un assaggio del brut locale è forte, ma in moto non si può, quindi memorizziamo le tantissime aziende vinicole locali per un possibile prossimo ritorno e via di gas fino a Varzi.
Da qui proseguiamo seguendo l’amico fidato TomTom in direzione del Passo del Giovà, tranquilli non è il navigatore che sbaglia, la strada è quella giusta (difficile poi commettere errori… non ce ne sono altre!) ma semplicemente in questa ascesa i boschi prendono in sopravvento e si è immersi in un silenzio ed in una tranquillità quasi irreale, i soli rumori sono purtroppo il contatto tra i nostri caschi dovuti alle troppe e malconce buche di questo asfalto con alcuni pezzi di soli sassi e quasi sterrato. In ogni caso sempre in sicurezza visto l’andatura da seconda terza marcia e contachilometri che difficilmente varca la soglia del 60!
Tutta questa fatica però è ripagata dallo stupendo (ed in parte desolato e malinconico) paesaggio che si erge dinnanzi a noi: foto di rito sotto il cartello del passo ed in lontananza lassù sul monte Lesima il famoso osservatorio meteo, anche qui sosta per una fotografia dal cielo plumbeo.
Di nuovo in sella e imbocchiamo il bivio per il Passo del Brallo; altra strada stretta e male asfaltata in mezzo però alla natura, che dopo circa 10 km ci porta ai piedi del Brallo e da qui altra ascesa di circa 15 km verso il Passo Penice, finalmente supportati da un asfalto quanto meno decente che ci regala un po’ di relax alla guida. Accidenti, più puntuali di così non si potrebbe, sono le 13 e siamo nel piazzale del Penice che è pieno zeppo di motociclette e il ristorante che si trova qui fa proprio al caso nostro: pranzo con buoni piatti locali (personalmente consiglio pisarei e fasò) e sosta rigenerante per la mia zavorrina che si è fatta sino ad ora circa 4 ore di moto con pochissime pause! Con la pancia piena scendiamo verso Bobbio affrontando le mille curve che ci separano da questa bella cittadina in tutta sicurezza grazie ad un buon manto stradale e ci concediamo finalmente qualche piega degna di nota fino all’imbocco della salita del paese. Ed ora via di Val Trebbia, il paradiso di noi motociclisti soprattutto in questa domenica d’agosto quasi priva di traffico: risaliamo la strada fino a Perino dove purtroppo incontriamo qualche rallentamento di troppo che non ci lascerà sino a Piacenza; attraversiamo il ponte sul fiume e dopo breve sosta dal benzinaio (il computer di bordo indica ormai 260 km) riprendiamo la via verso Codogno che raggiungiamo in un batter d’occhio (fortuna che la pattuglia della stradale con il velox è sull’altra corsia!) e da qui arriviamo sino a Crema attraversando campi di mais ormai pronto al raccolto e il bellissimo ponte sul fiume Adda indica ormai che mancano solamente circa 30 km al nostro arrivo.
Che dire, giretto assolutamente non impegnativo (se non per la cautela e i quattro occhi aperti nei tratti di strada con asfalto quanto meno discutibile) che permette di fare dei passi magari secondari e fuori dalle consuete gite motociclistiche con però un fascino e un panorama senza pari.
Andrea