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A furia di trasferte a Copenaghen dal mio amico Francesco (uno straordinario musicista jazz con un doppio diploma al conservatorio, virtuoso della fisarmonica trapiantato nel paese di Amleto da oltre un decennio per cuore e per passione) ho imparato a conoscere la Danimarca: niente euro, niente disoccupazione, niente crisi ma anche niente motocicletta, mannaggia. Cioè, ce ne sono poche. Però questa volta io ero lì ospite di Francesco, e sembrava non ci fosse nemmeno freddo. Però io ero lì, e un motociclista lo puoi spiantare dalla sua terra ma sempre motociclista rimane e se vuole andare a vedere qualcosa il primo mezzo di trasporto col quale pensa di arrivarci è sempre una moto.
Ora, io da ragazzino ho avuto la passione per i misteri: perché le moto si guastano sempre il sabato mattina? Soichiro Honda era un alieno? Esiste la donna perfetta e, se sì, va in motocicletta con la sesta? A parte questi irresolubili quesiti, uno dei misteri più intriganti è nel campo letterario e riguarda la vera identità di Shakespeare che secondo alcuni, sarebbe invece quella di un poeta di nome Christopher Marlowe il quale, con la collaborazione dei servizi segreti di Sua Maestà, finse di morire nel 1593 per sfuggire ad una sicura condanna a morte. L’affascinante teoria mi ha spinto ad interessarmi alle ricerche letterarie e il fatto che ad Helsingor, non molti chilometri da Copenaghen, si trovi il castello di Amleto (noto come Kronborg Slot) mi ha fornito la ragione aulica per cercare una moto e raccontarvi le modeste impressioni di un breve itinerario danese.
Per la serie ogni scusa è buona per un giretto in motocicletta, una mattina saluto Francesco e gli dico che vado a cercare una moto per arrivare fino ad Helsingor. Impresa difficile: per farvi un’idea di quanto sia complicato trovare un motociclista vero a Copenaghen, nessuno dei numerosi conoscenti di Francesco ne possiede una e solo grazie ai consigli di Per Nielsen e Nicholas Bech (i customizer di Wrenchmonkees) raggiungo “Steven’s MC Shop”, un concessionario ufficiale multimarca, guidato da quel personaggio di Steven che ho avuto modo di apprezzare in tutta la sua disponibilità e passione per le motociclette: smanettone con trasferte nei circuiti di tutta Europa, preparatore di special, mototurista di lungo corso e, in ultimo, batterista. Per chi vuole conoscere la Danimarca e la Svezia su due ruote, Steven fornisce un accurato servizio di bike rent (dalle Triumph classiche alle touring Kawasaki) completo di abbigliamento tecnico, occupandosi di tutto e regalando la tranquillità di potersi godere il viaggio senza patemi. Io sono arrivato da lui senza preavviso e mi è toccata una moto speciale: la sua Triumph Scrambler personale e particolarmente a punto che non avrebbe mai affidato a nessuno ma i buoni uffici di Wrenchmonkees e una reciproca istintiva simpatia gli hanno concesso di fare uno strappo – dietro le solite raccomandazioni di chi lascia i figli alla baby sitter per la prima volta –.
Da Copenaghen a Helsingor saranno 50 chilometri, è mattina ed ho tutto il tempo di percorrerli senza fretta sulla statale 152 che a sentire Steven offre panorami stupendi, un fondo liscio come l’olio, tantissime curve “and no speed check”. Già questo me lo fa simpatico: uno che ti affitta la propria moto personale e ti dice pure “divertiti, in quella strada non ci sono autovelox” è certamente uno giusto, un appassionato pazzesco. Ovviamente potrei pure imboccare la E 47 che punta verso il Nord del paese ma già l’autostrada la detesto in Italia, figuratevi in Danimarca dove non c’è nemmeno un diversivo come le buche, i folli che vanno a 250, i lavori in corso non segnalati, i caselli e tutte quelle cose che nelle autostrade nostrane allietano il tragitto. Steven mi avverte che tra poco inizierà a piovere e che smetterà, secondo le previsioni, alle 12:30. Vi anticipo subito che non so se abbia avuto culo o no, ma ci ha preso al secondo.
Uscire da Copenaghen è facile anche se temo che il mio stile di guida urbano, per quanto prudente, sia troppo “italico” e me ne accorgo dalle occhiatacce degli automobilisti quando supero le file agli incroci ma tutto finisce lì, anzi, quando mi fermo per fare qualche foto o per chiedere informazioni ricevo solo sorrisi.
La statale 152 costeggia da vicinissimo il mare e conduce fino ad Helsingor, dove Danimarca e Svezia quasi si toccano e sorge il castello: la strada, in perfetto asfalto drenante dall’eccellente grip, è un continuo susseguirsi di curve dove non è necessario infrangere il limite di 80 Km/h per divertirsi, mentre il freddo si fa più bastardo via via che vado verso nord. Per arrivare a destinazione impiego un sacco di tempo, sia perché poter ammirare il paesaggio del Mare del Nord che si fonde col Baltico non capita ogni giorno, sia perché ripercorro più volte gli stessi tratti di strada particolarmente emozionanti; lo so, è un po’ da maniaci.
Il Castello di Kronborg è patrimonio dell’Unesco dal 2000 e viene considerato per aspetto e dimensioni uno dei maggiori castelli rinascimentali del Nord Europa; la segnaletica per raggiungerlo è molto precisa tuttavia è facile individuarlo nella sua posizione strategica vicino al molo dei traghetti che fanno la spola tra la Danimarca e la Svezia e proprio contro quest’ultima sono tutt’ora puntati i suoi cannoni, ormai inoffensivi, coi quali Federico II tentò di dominare l’accesso al mar Baltico in quel corridoio di mare largo appena quattro chilometri.
Arrivo e lascio la motocicletta nel parcheggio dedicato; il freddo è reso ancora più cattivo dal vento glaciale che sferza la costa e non vedo l’ora di stare al chiuso, come per esempio nella caffetteria del castello dove la barista mi rivolge un sorriso di comprensione non appena scorge il mio casco ma soprattutto la mia faccia in piena paresi da gelo. La visita al maniero è d’obbligo e molto interessante se non vi irritano i continui riferimenti a Shakespeare. I turisti non sono molti, ho il castello quasi tutto per me e mi perdo tra le sue sale, nei vicoli dei suoi giardini e per i bastioni immaginando quanti intrighi e quanta fumosa ambiguità hanno trovato un palco al suo interno. Non è certo un caso se Shakespeare ha collocato nel Kronborg Slot l’Amleto: non solo avrebbe scansato la permalosa censura reale ma la stessa incertezza tra essere ed apparire e la stessa difficile scelta tra azione e immobilità cantate nella tragedia qui trovano, per chi è disposto a fare uno sforzo di immaginazione, il luogo perfetto per essere rappresentate, altrimenti troverete solo un bel castello rinascimentale tenuto perfettamente e tanto, tanto freddo – almeno in novembre -; tra l’altro il sole ha fatto capolino ma è di cartapesta come quello di una scenografia teatrale, e non scalda.
Ok, ne ho abbastanza e soprattutto ho voglia di ritornare a perdermi in moto per strade e panorami, la Scrambler di Steven va forte e catalizza l’attenzione degli abitanti degli ameni paesini marittimi che attraverso, la gente mi saluta e penso che spesso basta un sorriso sotto il casco e una condotta prudente per lasciare l’impressione che un motociclista possa essere rispettabile. Ripercorro la 152 anche perché tra non molto sarà buio e soprattutto non voglio approfittare troppo della gentilezza di Steven che mi ha dato il suo indirizzo privato nel caso non potessi restituirgli la moto in concessionaria. Il tempo per godermi il cambio della guardia al palazzo reale di Copenaghen, quindi il tramonto sul waterfront con vista sulla città e poi… e poi niente. Continuo a chiedermi se Marlowe e Shakespeare fossero la stessa persona, se Soichiro Honda fosse o no un alieno, continuo ad ignorare la ragione per la quale le moto si guastano il sabato mattina e per quanto riguarda la donna perfetta… beh, lascio a voi il dubbio; in questo caso amletico.