Viaggi in moto. "In volo" attraverso l’Europa, con meta Copenaghen

Questo viaggio è stato una bella esperienza che ancora mi porto dentro, e anche la realizzazione di un sogno che avevo da sempre: vedere Copenaghen ed arrivarci con la mia moto
4 gennaio 2013


Questo non è un viaggio recente, risale all’estate del 2006 e se lo confronto con molti racconti che leggo qui, mi rendo conto che come viaggio non è niente di speciale, ma è stata una bella esperienza che ancora mi porto dentro… e anche la realizzazione di un sogno che avevo da sempre: vedere Copenaghen ed arrivarci con la mia moto.
Il budget molto limitato (in termini di tempo e soprattutto di soldi) mi costringe ad organizzarmi in modo da avere il minor numero possibile di pernottamenti e ad effettuare spostamenti veloci tra una tappa e l’altra; quindi tutta autostrada.
All’inizio pensavo: chissà che noia… avevo sempre evitato lunghi tragitti in autostrada fino a quel momento per i motivi che tutti conosciamo, e invece…
La decisione di andare da solo un pochino mi angoscia, ma non ci penso e pochi giorni prima della partenza controllo scrupolosamente la mia Guzzi Florida V65 del 1988, che, come già sapevo, non aveva nessun problema: ma ce la farà la vecchia “Mucca”?
La uso tutti i giorni per andare al lavoro ed in realtà non l'ho mai portata a farsi una vacanza seria…se lo merita, è ora.

Prima tappa: Gallarate (VA)/Rothenburg ob der Tauber (D) - km 530 (Venerdì 23 Giugno).


Partenza ore 07:00, tempo ottimo e fa caldo, ho come un nodo in gola, ma sono sicuro di volerlo fare? ìi, sicurissimo, si parte finalmente!
Dopo il pieno effettuato in Svizzera e dopo aver attaccato il bollo autostradale sul parabrezza, entro in autostrada, punto le corna della Mucca verso Nord e via.
La salita al San Bernardino ha alcuni tornanti molto panoramici a cui non avevo mai fatto caso. Dopo il Liechtenstein (non ti accorgi che esiste se non per l’indicazione “Vaduz”!) tengo l’autostrada per St. Gallen ed esco a Lustenau (Austria); continuo per Bregenz, cittadina sul Lago di Costanza (sempre Austria) e poi tutto il lungolago fino all’ingresso in Germania dove riprendo l’autostarada a Zech: questo per evitare di pagare il pedaggio autostradale Austriaco per i pochi km che separano la Svizzera dalla Germania.
Al bivio per Monaco di Baviera, zona Memmingen, mi fermo all’ombra di una pulitissima area di sosta: viaggiare, secondo me, è anche fermarsi, estrarre la mappa CARTACEA (niente navigatore) dove ho scarabocchiato i miei appunti, accendersi una sigaretta e fare il punto della situazione… questo mi da una sensazione di libertà infinita!
Arrivo a Rothenburg nel primo pomeriggio; è un paesino medioevale molto grazioso circondato da mura e torri.
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Tra le sue attrazioni c’è il Museo delle Torture che vale la pena visitare: ho visto “oggetti” che fino a quel momento pensavo potessero esistere solo nei film horror o in qualche cartone animato!!
Dopo una passeggiata panoramica per il paese, ceno in un pub e vado a dormire: sono soddisfatto della mia prima giornata.

Seconda tappa: Rothenburg ob der Tauber (D) – Hamburg (D) – km 570 (Sabato 24 Giugno).


Partenza ore 09:00, con molta calma.
C’è il sole e“il cielo è sempre più blu" canticchio dentro di me… bene!
Il bicilindrico Guzzi “VOLA” sulle autostrade tedesche e la prima impressione è che non ci sono buche ed avvallamenti, l’asfalto è liscio, regolare: sento solo il sound costante del motore ed il sibilo del vento, fantastico! Non sono distratto dai colpi di ammortizzatore come spesso succede dai noi… purtroppo…
Ok, “vola” è parola grossa: sono il mezzo più lento!!
Per rispetto alla vecchietta, non la tiro oltre i 120/130 km orari e così anche i furgoni sono più veloci, perchè qui non esiste il limite di velocità.
Riesco a sorpassare solo grossi camion, calcolando con molta attenzione la distanza della macchina che sopraggiunge in corsia di sorpasso dietro di me: il tempo di buttare l’occhio allo specchietto, dare gas, e già te la trovi dietro, ed io non sono certo a cavallo di un missile!
Devo però sottolineare l’educazione ed il rispetto degli automobilisti tedeschi nei confronti dei motociclisti: stanno a distanza di sicurezza, permettendoti di effettuare la manovra di sorpasso con tutta tranquillità.
Molto spesso sulle nostre strade hai la macchina attaccata alla targa che ti “spinge” pericolosamente a fare più presto possibile.
Arrivo ad Amburgo a metà del pomeriggio.
Ho appuntamento alla stazione di Altona, dove incontrerò un amico trasferitosi qui per motivi di lavoro.
L’autostrada passa in mezzo a questa metropoli con una serie di ponti sul fiume Elba, dai quali ho una panoramica generale della zona portuale che mi affascina moltissimo. Ma non ho il tempo di pensare ad una sosta per qualche foto perché la strada si tuffa subito nell’Elbtunnel (la strada ora passa sotto il fiume Elba con questo tunnel): è stato come entrare in moto in un grande videogioco pieno di luci e colori!
Per un attimo ho anche pensato come fare a tornare indietro per rifarlo un’altra volta da quanto mi è piaciuto!
Ceno a casa del mio amico, dove sarò ospite per qualche giorno.
La sera facciamo un giro e subito noto che, in onore dei campionati mondiali di calcio che si stavano svolgendo proprio in Germania, sui tetti nel centro erano state installate delle luci blu che raffiguravano la porta del campo di calcio. Effetto spettacolare!
Senza avere mete precise, passo un paio di giorni girovagando per la città e rimango veramente colpito dalla viabilità di questa grande metropoli europea: i pochissimi semafori, le grandi rotonde e soprattutto la “testa” degli abitanti fanno in modo che “fenomeni” come code ed ingorghi siano veramente rari. Il servizio della metropolitana (esterna e sotterranea) è ineccepibile e preciso. I parcheggi per i mezzi a due ruote sono tantissimi e ben tenuti. Le piste ciclabili sono una meraviglia e si possono considerare corsie preferenziali che arrivano ovunque, sulle quali ha precedenza SOLO l’ambulanza… tutto si ferma quando passa una bicicletta!

Di sicuro il fatto che in tantissimi usano la bicicletta anche quando piove, e qui piove spesso, è un fattore determinante che favorisce la viabilità di una città. Mi domando: ma perché da noi, “il paese del sole”, non esiste questa “cultura” della bicicletta?
Ho visto ragazze in taieur, alle 8,30 del mattino, in bicicletta sotto il diluvio (qualcuna senza ombrello!), andare tranquillamente al lavoro e io sotto un portico, in attesa che la buriana si calmasse, con il casco in testa per non bagnarmi! Forse è inutile insistere, abbiamo un’altra mentalità, altro DNA!
Amburgo è veramente bella  e secondo il mio parere è forse la migliore tra le grandi città tedesche (sono stato anche a Berlino e a Monaco…ma sono altre storie).

Terza tappa: Hamburg (D) – Kobenhavn (DK) – km 340 (27 Giugno).


Partenza ore 08:00, il cielo è nero… butta male.
Da Amburgo, l’autostrada ti porta direttamente sul traghetto, in località Fähre Puttgarden, dove si traghetta per la Danimarca, sbarcando nella cittadina di Rodbyhavn.
Il costo del traghetto è una fucilata, ci lascio molto di più di quanto avevo programmato, poi da pirla non mi sono procurato prima di entrare in Danimarca un po’ di Corone (moneta locale), …che stupido, qui non c’è l’euro, così ogni volta che pagavo, nessun problema per loro ritirare gli euro) al cambio fatto al volo ci rimettevo di brutto, furbetti anche i danesi però!
Il mare è mosso, mi preoccupo di fissare bene la moto sul traghetto. La traversata dura circa 45 minuti, tutto bene.
Sbarco in Danimarca, piove con vento freddo. Anche le strade danesi sono perfette e la Mucca corre felice (attenzione ai limiti di velocità che qui ci sono).
Sui ponti “Faro Bridges”, che, attraverso la Storstrømmen collegano le isole di Falster, Faro e Zealand al resto della Danimarca, il vento mi fa sbandare e rallento l’andatura. Sono ghiacciato (fine giugno, così faccio una sosta per un caffè bollente all’area di servizio dell’isola di Faro.
Fuori dal bar, nell’area attrezzata per i bambini, ogni area di servizio ne ha una, efficientissimi!!) alcuni bimbi biondissimi in altalena, con maglietta e pantaloncini, quasi rimanevano sospesi nel vento da quanto tirava. Fantastici!!
Sigaretta e mappa per capire dove sono…”sono qui”…che soddisfazione!

Arrivo a Copenaghen nel primo pomeriggio e passo due ore per trovare la stanza: B&B e piccoli hotel sono tutti esauriti!
Per vostra info, ci sono due uffici per il turismo molto efficienti: uno dedicato solo ai B&B e l’altro agli hotels.
Trovo vicino al centro, al CAB-INN. Avete presente il film di Renato Pozzetto “Il ragazzo di campagna”, quando va a Milano? Ecco, la stanza era così. Una “scatola” di due metri quadrati con bagno multiuso, doccia-con-sotto-la-tazza, letto ad incasso sotto l’armadio e finestra sbarrata!
Ovviamente ho voluto il garage per la Mucca, che era più grande della stanza, lei starà benissimo, se lo merità, ho pensato ghignando un po’…. sorriso che è scomparso subito quando ho pensato al costo di quel pernottamento!
Finalmente Copenaghen.
Ascolto la raccomandazione della receptionist che mi consiglia VIVAMENTE di NON entrare in città con la moto. Dice che la polizia è molto severa e poi non ci sono aree per parcheggiare. Ok….e comunque poi piove, la lascio in garage e vado a piedi… che peccato però, qui niente foto ricordo con la Guzzi (sigh), ci tenevo!
In genere non mi comporto da classico turista e cerco sempre le cose più vere dei luoghi che visito, lasciando quasi che sia “il caso” a portarmi nei posti giusti.
A Copenaghen invece (e purtroppo) ho subito puntato su un obiettivo: la Sirenetta.
Sarà sicuramente nel centro storico qui vicino dove mi sto dirigendo, pensavo: errore, la Sirenetta (maledetta) era dall’altra parte della città rispetto il mio hotel!

Un’ora circa di cammino con stivali, pantaloni in pelle e giubbotto pesante… il vento non tirava più, le nuvole si stavano diradando e il sole a tratti batteva come da noi… sudavo!
Finalmente la trovo, appoggiata su di un sasso, affacciata sul porto, praticamente di fronte alla Svezia, piccola e sinceramente molto deludente.
Il “NYHAVN”, con il suo canale nella città vecchia, invece è spettacolare come nelle cartoline e l’atmosfera da Capitale del Nord si respira ovunque. Ceno allo storico pub “Nyhavn 17”  dove prendo l’ennesima spennata, ma va bene così, mi sento felice.
Il cielo ora è quasi completamente azzurro ed i colori del tramonto sul canale mi emozionano ripagandomi ampiamente di tutte le fatiche!
Torno in hotel e nella scatola dormo benissimo.
P.S. Di moto in centro ne ho viste tantissime, parcheggiate in ogni angolo e in ogni modo. Di polizia neanche l’ombra. Per fortuna (sua) al mio rientro la receptionist era cambiata: mi ero preparato un elenco di insulti da paura!

Quarta tappa: Kobenhavn (DK) – Hamburg (D) – km 340 (28 Giugno).


Partenza ore 07:00, è molto nuvoloso ma niente vento e pioggia.
Voglio vedere Lubecca prima di rientrare in Amburgo (via sms ho conferma che il mio amico può ospitarmi per un’altra notte, forse due… ne approfitto pensando ai soldi spesi in Danimarca ….e poi Amburgo merita un altro giro!).
Mi procuro qualche corona danese all’ufficio del cambio vicino all’hotel per pagare il benzinaio ed il traghetto, nella speranza di avere un cambio “regolare” e rimetterci di meno, ma a conti fatti non ne sono così sicuro, mhà.
Il rientro in Germania attraverso il sud della Danimarca fila liscio, come tutto il viaggio fin’ora effettuato.
Il motore canta regolare, costante, senza mai un cedimento. Le gomme sembrano correre sul velluto producendo un suono ovattato ed irreale. Ho quasi l’impressione che il sibilo del vento attraverso il casco vada a tempo con il resto dei suoni del viaggio, creando una melodia inebriante… no, non me lo sto immaginando, è proprio così… la mente è lucida e non sente altro e non vede altro, sto volando!
Lubecca è molto bella e avrebbe meritato una visita più approfondita, ma mi fermo poco, solo il tempo di fare un giretto nel centro storico per un ristoro a base di ciambelle e birra rossa. La sera rientro in Amburgo.

Quinta tappa: Hamburg (D) – Dinkelsbuhl (D) – km 610 (30 Giugno).


Partenza ore 09:00, sole e cielo limpido.
Sto ormai ritornando verso casa ed il pensiero triste che “il volo” sta per finire mi condiziona a tal punto che copro questo tratto di strada (il più lungo) a non più di 100 km l’ora, facendo molte più soste (mappa+sigaretta) di quanto avrei avuto bisogno.
Devo riuscire a rallentare il tempo e rimanere on-the-road più a lungo possibile… non ci posso credere, non voglio uscire dall’autostrada!
Arrivo a Dinkelsbuhl verso le 19:30.

È l’ennesimo e carinissimo paesino medioevale  ma c’è qualcosa di strano: è deserto!
Prima di cercare una stanza percorro tutte le strade e stradine con la Mucca “al passo”, ma in giro non c’è nessuno. Che strano…
Trovo un hotel che mi piace nella piazza principale, parcheggio la moto ed entro nella piccola reception… che è deserta!! Attendo qualche minuto… sto per girarmi ed uscire dalla porta quando un boato da stadio fa tremare le mura dell’hotel e di tutto il paese: la Germania aveva battuto ai rigori l’Argentina qualificandosi per le semifinali!! Ecco dov’erano tutti!
Ragazzi, i tedeschi per il calcio sono come noi, se non ancora più appassionati.
La cena al ristorante dell’hotel è stata mitica: stincone di maiale con patate al forno e birra a volontà offerta dal proprietario, ho festeggiato felice con i crucchi e se avessi saputo come sarebbe andata a finire la partita sucessiva, Germania/Italia, avrei bevuto il triplo!
La camera è bellissima e dà sulla piazza con un balconcino coperto di fiori, sembra una fiaba. Alle tre del mattino, dopo aver ammirato l’ennesima sfilata di macchine SOTTO LA FINESTRA con i clacson a manetta ero un pochino meno contento.


Sesta tappa: Dinkelsbuhl (D) – Gallarate – km 500 (1 Luglio).


Partenza ore 08:00, giornata splendida, sole e cielo azzurrissimo.
La notte passata praticamente sul balcone, salutando i simpatici tedeschi ubriachi, mi sta creando però un problema mai provato prima: mi si chiudono gli occhi dal sonno, e se viaggi in moto non è un problema da Mi fermo in un’area di sosta dove trovo delle comodissime panchine all’ombra e mi sparo un “pisolino” di un’ora e mezza! Mi risveglio di colpo con il pensiero che non avevo neanche messo “in sicurezza” cose come il portafoglio (lasciato nel giubbotto appeso alla moto) e il bagaglio; controllo subito... non manca nulla per fortuna. Ora sto bene, anzi benissimo, si riparte!
Poco prima del confine tra Germania ed Austria, durante il rifornimento in un’area di servizio mi accorgo che ho il cerchio posteriore con traccie d’olio! Non è molta roba, qualche spruzzo probabilmente dal paraolio del Cardano, faccio però una telefonata, per sicurezza, al mio meccanico Guzzi, chiamato “Il Monza” il quale mi rincuora…”però è meglio che torni a casa", la Guzzi se la ami ti riporta sempre a casa.
Torno in sella e raggiungo Lindau, cittadina sul Lago di Costanza e mi rilasso un po’ nel porticciolo davanti al lago.
Ok, ora torniamo a casa.

Mantenendo la strada lungo il lago (sempre per evitare il pedaggio autostradale austriaco), attraverso il pezzetto di Austria ed entro in Svizzera.
Ormai l’ultimo pensiero è quello di fare il pieno prima di uscire dalla Svizzera, giusto per approfittare del fatto di essere da queste parti e sfruttare il vantaggioso prezzo del carburante. Per i vari rifornimenti ho sempre aspettato l’avviso luminoso della spia della riserva, farò così anche ora, magari tirando lungo il più possibile per arrivare giusto poco prima del confine. La spia è spenta ma tra poco comincerà a brillare, perfetto, che tempismo!
L’autostrada è deserta e fa molto caldo ed ormai manca pochissimo all’Italia. La Mucca galoppa costante e fiera… ma che succede… perché dai questi colpi… come se ti mancasse benzina…???...impossibile la spia è ancora spenta!
Sono fermo. Non ci potevo credere: si era bruciata la spia della riserva!
Il caldo infernale dell’asfalto autostradale del mese di Luglio ed il calore emanato dalla mia fedele compagna (nessun rimprovero per la Mucca) che ho spinto pochi metri raggiungendo l’ombra di una pianta di fianco al guard-rail, mi fece sudare talmente tanto da impregnare il giubbotto ed i pantaloni in pelle!
Tutto intorno un deserto.
Pochi istanti ed arriva una moto, ma da dove è saltato fuori questo?
Un Fratello-Motociclista-Svizzero (su Transalp mi pare), con dietro una bimba sui dieci anni si ferma e mi chiede: problemi? Pensavo fosse un miraggio.
“Ci penso io”, mi dice, “aspetta solo dieci minuti…vado a prendere un po’ di benza e torno”. Parte come un razzo quasi in impennata e va, mi giro e rimango a bocca aperta: aveva lasciato lì la bimba, seduta sul guard-rail con il suo caschetto in mano, con me, un perfetto sconosciuto, in mezzo all’autostrada, nel deserto di Luglio!
Bimba a parte, ma se fosse passata la Stradale cosa raccontavo?
Non passano dieci minuti ed eccolo che arriva, mi mette in mano una bottiglia con un litro di benzina, carica la bimba e mi saluta.
Non ha voluto i soldi per il litro (più che sufficiente per farmi arrivare al benzinaio) e con un sorriso ha declinato il mio invito per una birrona, che gli avrei offerto con-tutto-il-mio-amore.
Forse era un angelo.
Entro in Italia, i rumori da asfalto disastrato interrompono la sinfonia, fine del viaggio.

Nel cortile di casa guardo la “vecchietta” con orgoglio.
Mai un problema, ho aggiunto un po’ di olio motore nel garage dell’hotel a Copenaghen, non ha chiesto altro.

Il sensore-spia della benzina bruciato è niente in confronto a quanto mi ha dato.
Sono veramente felice e ringrazio la Moto Guzzi per averla realizzata!
Come accennavo all’inizio, a riguardo della paura di subire un viaggio noioso dovuto alla scelta autostradale, devo invece confessare il contrario. E’ stato bellissimo “correre” attraverso l’Europa senza fare attenzione alle indicazioni stradali per mantenere la giusta direzione, senza la necessità di godermi il paesaggio; volavo e basta.
Ho sempre pensato che l’essenza di un viaggio, ciò che ti spinge, è “l’andare”, non “l’arrivare”.
I circa 3000 km di nastro autostradale che, costantemente, per ore, per giorni, sono scivolati sotto le gomme della moto mi hanno confermato e fatto capire profondamente questo concetto, che ora sento un pò più mio. Almeno per me è stato così.
Nella mente e nello spirito ho ancora il sound del bicilindrico ed il canto del vento che mi hanno accompagnato per tutto il viaggio rendendomi libero, per sempre!

Giorgio Bosio

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