Bridgestone lascia la MotoGP a fine 2015

Bridgestone lascia la MotoGP a fine 2015
La Casa giapponese annuncia ufficialmente il ritiro dalla MotoGP a fine 2015. «Non abbiamo più nulla da imparare, ma l’anno prossimo rispetteremo tutti gli impegni» assicura il numero uno Kyota Futami | G. Zamagni, Jerez
1 maggio 2014

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JEREZ DE LA FRONTERA – La Bridgestone lascia la MotoGP a fine 2015, adesso è ufficiale. Perché? «Abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi» dice sorridente Kyota Futami, General Manager Global Motorsport Department Bridgestone Corporation. E’ stata una decisione lunga («abbiamo iniziato a a parlarne molto tempo fa»), probabilmente sofferta, soprattutto per Hiroshi Yamada, l’ingegnere responsabile del Reparto Corse della Casa giapponese, artefice della crescita sportiva della Bridgestone. Ma inevitabile.

«Non c’entrano le ultime critiche ricevute – quelle sono assolutamente normali quando si parla di gomme – e nemmeno la situazione economica: semplicemente, dopo una lunga discussione interna, abbiamo ritenuto che il nostro cammino si era concluso, che avevamo fatto tutto quello che ci eravamo prefissati» spiega Futami, convinto che, in questo momento, «la Bridgestone non abbia più niente da imparare». Ancora non è stato deciso l’impegno futuro, se si tornerà alle quattro ruote o si continuerà in qualche altro campionato nelle due (opzione quest’ultima molto difficile).

«Quando siamo arrivati in MotoGP – conferma Yamada – il nostro obiettivo era battere il rivale di allora (la Michelin, NDA) e per me rimane indimenticabile quando Makoto Tamada, con le nostre gomme, vinse il GP del Brasile nel 2004, così come ricorderò come il momento più brutto di tutta la mia vita quando Shinya Nakano cadde al Mugello in pieno rettilineo per “colpa” nostra. Vinta quella sfida, ne abbiamo raggiunte altre, come quella dell’immediato riscaldamento dello pneumatico, o quello di una gomma utilizzabile da tutti. Le competizioni servono per lo sviluppo, per far conoscere il marchio, per motivare le persone e, naturalmente, per il “business”: adesso, però, è arrivato il momento di cambiare».


DAL 2009 UN MONOGOMMA DI ALTISSIMO LIVELLO

Dal 2009, la MotoGP ha adottato il monogomma e in questi anni la Bridgestone ha fornito un prodotto di altissimo livello. E’ vero, nei primi anni, ci sono stati problemi di riscaldamento nei giri iniziali, ci sono state tante cadute per questo motivo, ma nel complesso, il costruttore giapponese ha dato ai team materiale buonissimo. E, soprattutto, in tutti questi anni non c’è mai stata una sola polemica di aver favorito un costruttore piuttosto che un altro, non c’è mai stato un pilota che ha accusato la Bridgestone di aver dato al rivale materiale migliore. Questo, perlomeno, fino al 2013, quando sono iniziati un po’ di problemi, la qualità delle gomme è scesa e quest’anno si sono visti problemi – vedi Austin – per tanti piloti e moto diversi mai registrati prima con la Bridgestone anteriore. Una situazione che fa preoccupare per il 2015, ultimo anno di fornitura. Ma Futami assicura: «Rispetteremo tutti gli impegni presi con la Dorna». Intanto da questo GP, come era già successo in Argentina, tutti i piloti avranno a disposizione tre mescole anteriori (invece di due), per un totale di 10 gomme.


CHI ARRIVERA’?

Contemporaneamente all’annuncio della Bridgestone, la Dorna ha fatto sapere che i costruttori di gomme hanno tempo fino al 22 maggio per presentare domanda per fornire la MotoGP nel triennio 2016-2018 ed è noto come si facciano i nomi di Michelin e Pirelli (il cui contratto con la SBK scade proprio a fine 2015…) come quelli più probabili. In particolare, la Casa francese, costretta ad abbandonare la massima categoria del motociclismo a fine 2008 dopo anni di dominio assoluto, proprio per la superiore competitività della Bridgestone, sta spingendo forte con i vertici della Dorna per ottenere la “commessa”. Chiunque sarà, si troverà a maneggiare una vera e propria “patata bollente”, perché, come dice Yamada: «E’ un campionato difficilissimo, con moto tecnologicamente mostruose che crescono giorno dopo giorno. Abbiamo calcolato che la parte di gomma a contatto dell’asfalto deve sopportare una potenza doppia di quella di una F.1». L’ingegnere giapponese, ovviamente, non dà consigli, ma avverte: «Chi ci sostituirà dovrà avere più che un minimo di esperienza con moto di elevata potenza».
 
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