Dovizioso: "Non è un miracolo, ma qualcosa di speciale sì"

Dovizioso: "Non è un miracolo, ma qualcosa di speciale sì"
Come sempre, Andrea ha sfruttato al massimo la situazione favorevole. "Ho anche sperato di vincere" quasi si rammarica. "Ma non ci aspettavamo un risultato così" | G. Zamagni, Assen
28 giugno 2014

Punti chiave

ASSEN – Sorride, ma rimane con i piedi per terra: Andrea Dovizioso sa benissimo che il secondo posto è dovuto alle «circostanze favorevoli», alla capacità di «adattarsi più velocemente di altri a una situazione insidiosa e difficile da interpretare». Ecco perché non si esalta più di tanto, anche se a guardare la classifica c’è solo da applaudire un pilota capace di sfruttare ogni occasione favorevole. Ma Andrea – e la Ducati – hanno altri obiettivi (lottare per il podio tutti i GP, in ogni condizione): per questo l’analisi è pacata come sempre.

«Non ci aspettavamo una prestazione così, su una pista per noi particolarmente ostica: non dobbiamo raccontare balle, le condizioni ci hanno aiutato. E’ chiaro, però, che dà soddisfazione, è un qualcosa di positivo per chi a casa continua a lavorare duro senza vedere grandi risultati».


Ripercorri il tuo GP d’Olanda.
«La situazione era difficile, anche perché il colore omogeneo dell’asfalto non aiuta a capire dove era più asciutto e dove più bagnato. All’inizio, io e Marquez siamo stati i più bravi a interpretare il tracciato, ma entrambi non volevamo spingere più di tanto, anche se era possibile farlo, per non consumare troppo le gomme, specie se avesse ripreso a piovere. Poi, dopo due giri, entrambi abbiamo spinto al 100%, mentre l’asfalto si asciugava alla svelta. Ho fatto una buona strategia, cambiando moto al momento giusto (NDA) e quando siamo rientrati con le slick, Marquez ha fatto un errore, perché a sinistra la gomma era veramente fredda. Ho preso un po’ di margine e all’inizio riuscivo anche a controllare il distacco, ma poi sapevo che lui ne aveva molto di più. Direi che la mia è stata una gara perfetta».


Se non avesse piovuto tra il 12esimo e il 13esimo giro, ce l’avresti fatta?
«Non so, è difficile da dire, perché Marquez sull’asciutto ne aveva molto più di me. E’ vero, però, che stando davanti (Andrea in quel momento era primo, NDA) fai più fatica a capire dove è veramente bagnato, non puoi fidarti di spingere al 100%, non me la sono sentita di prendermi troppi rischi e chi è dietro è avvantaggiato. Diciamo che forse non ce l’avrei fatta ugualmente, ma per lui sarebbe stato un po’ più complicato, mi avrebbe preso più avanti: insomma, una piccola speranza di farcela ce l’avevo. Sinceramente ci ho anche sperato, quando vedevo che il mio vantaggio rimaneva costante attorno ai 3”6: poi, purtroppo, è piovuto un po’ e non c’è stato più niente da fare».


Cosa ha fatto la differenza, cosa ti ha permesso di conquistare questo risultato?
«Essere particolarmente attento a capire quali erano le curve asciutte: è veramente complicato riuscirci su questo tracciato. Su Marquez recuperavo dove era asciutto ed è lì che abbiamo preso margine sugli altri. Quando è stato il momento di rientrare, ho rischiato di cadere due, tre volte, perché l’anteriore ormai era finito: lui ha cambiato gomme e l’ho fatto anch’io».


E’ vero che le condizioni ti hanno aiutato, ma è anche vero che hai fatto 21 giri sull’asciutto, arrivando davanti a Pedrosa.
«E’ la conferma che in queste condizioni insidiose sono veloce, so sfruttare al meglio la moto».


Sei sempre il miglior pilota Ducati al traguardo: quanto ti gasa e quanto rafforza la tua posizione all’interno del team?
«E’ importante per tutto, un confronto con altri piloti molto forti con la tua stessa moto: ma non mi gasa, non corro per questo, ma per stare sempre davanti, cosa impossibile adesso in condizioni ideali. Questo mi “rompe”: è giusto essere felice per questo risultato, perché dà animo alle persone che si fanno un bel mazzo, ma non siamo ancora veloci come vorremmo. Non credo che ci sia bisogno di un risultato come questo per rafforzare la mia posizione in Ducati: stiamo lavorando bene, c’è stima reciproca, non devo conquistare nessuno».


Dopo otto gare, due podi e quarto nel mondiale: cos’è, un miracolo?
«Non voglio parlare di miracolo, ma per certi versi lo è per la velocità che abbiamo noi, per le moto che ci sono, per il livello della MotoGP… Non parliamo di miracolo, ma qualcosa di speciale sì! Ma non ci soddisfa lo stesso, perché andare in pista e prendere mediamente un distacco di un secondo al giro in gara non è bello».


Secondo te la scelta di Rossi è stata troppo azzardata?
«No, non ha preso una decisione completamente “fuori”: questa è una pista che si asciuga velocemente. Credo che tanti piloti, me compreso, nel giro di ricognizione abbiano pensato di cambiare moto. In questo caso lui sarebbe stato avvantaggiato, ma c’erano delle curve veramente troppo bagnate e allora sono andato in griglia con le rain. E’ stato un rischio grande il suo, ma non certo da stupido».

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