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Mai così determinato, mai così convinto delle proprie possibilità: sotto certi aspetti è un Andrea Dovizioso diverso dal passato, probabilmente il miglior Dovi di sempre, sicuramente quello più tosto dal punto di vista caratteriale. Come tutti i piloti transitati nel box della “rossa”, Andrea ha dovuto ingoiare decine e decine di bocconi amari, passando periodi durissimi e di depressione. Ma da quando è arrivato l’ingegnere Gigi Dall’Igna, Dovizioso ha cominciato a intravedere un po’ di luce, fino ad arrivare ad accettare di rinnovare il contratto per altri due anni, nonostante non gli mancassero le alternative interessanti. Insomma, il Dovi ci crede e sogna di conquistare con la Ducati risultati prestigiosi e di altissimo livello. Intervistare Andrea per certi versi non è facile, perché non è uno che ama queste cose, ma per altri è bello e interessante, perché le sue risposte sono sempre approfondite e analitiche. Come al solito, davanti a lui tanti foglietti di carta piegati: il Dovi ne ha “pescati” otto. Ma la prima e l’ultima domanda, come da tradizione in questa iniziativa di Moto.it, è uguale per tutti.
Andrea, nel motociclismo conta più il talento, il coraggio o la tecnica?
«E’ sempre un insieme di fattori che determina il risultato e se dicessi che la tecnica conta più del talento farei un torto ai piloti… E’ vero che negli ultimi anni la tecnica è aumentata tanto, ma è sempre difficile dire se un fattore prevale su un altro: il talento, sicuramente è predominante, ma ci vuole anche coraggio. Oltre alla tecnica, naturalmente».
1) JEAN55: La guida estrema delle MotoGP odierne è figlia dell’elettronica o delle gomme Bridgestone? La Honda avrà sempre lo stesso vantaggio di oggi anche con le Michelin?
«Nella MotoGP di oggi l’elettronica ha un’influenza importante, con notevoli conseguenze per la guida. Anche in questo caso, però, non si può dare una risposta univoca, ogni era e ogni situazione influisce sulla guida, ma mi piace che sia chiaro un concetto: il pilota più forte vince in ogni condizione e con qualsiasi regolamento. Si guida in maniera differente, ma alla fine il migliore emerge sempre: è chiaro che adesso si guida in un altro modo rispetto a dieci anni fa, sia l’elettronica sia le Bridgestone hanno modificato lo stile, ma non sono determinanti per il risultato finale. Parlare di elettronica, poi, è troppo generale: non ce n’è una sola, il pilota oggi deve sviluppare, ma anche interpretare i controlli e non si può universalizzare il concetto.
Per quanto riguarda la Michelin, il suo ritorno non azzera i valori, ma li rimescola e bisognerà vedere come e quanto saranno differenti dalle gomme del 2008 e quale delle moto attuali si adatterà meglio: nel 2015 sarà fondamentale il lavoro del test team».
Stoner? Il più grande talento in assoluto, ma nel 2013 non si sarebbe giocato vittorie e podi perché i limiti della GP13 erano troppo grandi
2) ETTORE_6: Se ci fosse ancora Stoner, pensi che incontrerebbe le tue stesse difficoltà tecniche? Il risultato in classifica sarebbe migliore o peggiore del tuo?
«Ho visto da vicino Stoner, sono stato suo compagno di squadra nel 2011: posso dire che è il più grande talento in assoluto, perlomeno dei piloti che ho potuto vedere da vicino con i miei occhi. Quello che faceva lui con la moto era incredibile e sono convinto che nel 2007, nessun altro sarebbe riuscito a vincere con la Ducati, al di là di prestazioni che erano comunque molto buone: solo Casey, con il suo stile e la sua mentalità è riuscito a sfruttarle. E’ vero, aveva dei vantaggi, ma la situazione era tutt’altro che semplice. Anche Stoner, però, nel 2013 non si sarebbe giocato vittorie e podi perché i limiti della GP13 erano troppo grandi: lui sicuramente è un pilota che ha qualcosa in più in termini di velocità, ma se la moto ha delle mancanze così evidenti, nessuno, nemmeno il più grande talento può metterci una pezza. La conferma è che quando Hayden era compagno di squadra di Stoner in Ducati ha ottenuto risultati migliori rispetto a quelli dell’anno scorso. Nel 2014 la Desmosedici è migliorata ed è vero che più la moto è competitiva, più un grande talento riesce a fare una differenza maggiore, ma in questo momento mi sento abbastanza forte da mettere un punto di domanda sul fatto che Stoner otterrebbe dei risultati migliori dei miei, anche se riconosco che lui è più forte di me».
3) PUNCI: Da quando sei diventato papà, vai sempre e comunque al 100% oppure “solo” al 90-95%?
«Sono diventato papà nel 2010 e da quell’anno sono sempre andato più forte: quindi no, la nascita di mia figlia non mi ha condizionato in negativo. Anzi, per me è una grande motivazione: voglio che mia figlia sia fiera dei risultati del suo babbo!».
4) ANDREA.TURCONI: Incide il regolamento della MotoGP con il calo della Ducati da Stoner in poi?
«Direi che il monogomma ha complicato la situazione per tutti, perché non facendo più sviluppo sugli pneumatici, bisogna farlo sui telai e trovare dei bilanciamenti differenti, nuovi materiali: tutte modifiche che richiedono tempo, tanti test e per chi è indietro diventa ancora più difficile recuperare. La Ducati non era così a posto nemmeno quando ha vinto e dopo la conquista del titolo nel 2007 la differenza è aumentata ogni anno».
5) DESMOMIKY96: Cosa ti aspetti per il prossimo anno? Pensi che Ducati abbia le capacità e le risorse per fare una moto alla pari, o quasi, con i giapponesi?
«Non so cosa aspettarmi dal 2015, non voglio dire niente: stiamo facendo una rivoluzione. Honda e Yamaha hanno già provato la moto per la prossima stagione, sanno già cosa avranno a disposizione a Valencia per gli ultimi test dell’anno, mentre noi dovremo aspettare fino a febbraio in Malesia: per questo non si può dire come andrà nel 2015. Credo però che i miglioramenti fatti nel 2014, nonostante i limiti strutturali, siano stati significativi: per questo guardo con ottimismo al futuro. Quest’anno abbiamo lavorato in maniera logica e intelligente, con passi in avanti davvero inaspettati: questo mi fa pensare e sperare che il nuovo prototipo sarà migliore sotto tutti gli aspetti. Per questo ho deciso di rinnovare per altri due anni, anche se so che il nostro compito è difficilissimo, perché il livello è esagerato: Honda e Yamaha sono più grandi e hanno più risorse di noi. Ma credo si possa fare bene».
6) SBIRRO09: E’ giusto che ci siano 3 categorie in MotoGP?
«Personalmente, da pilota, dico che non mi piace, ma credo anche che non ci sia alternativa. E’ un periodo di transizione, non si può fare tutto subito e drasticamente: ecco perché convivono diverse categorie all’interno dello stesso campionato. Speriamo che questa fase porti a un regolamento unico e migliore per tutti».
7) HORNET-BO: E’ giusto il monogomma in un campionato prototipi? Quando dici che la moto “non chiude”, in che percentuale la colpa è del telaio, delle gomme, del motore?
«Il punto non è se il monogomma è giusto o sbagliato, ma cosa è meglio per lo spettacolo. Dal punto di vista del pilota, il monogomma non rappresenta un limite: bisogna adattarsi e, come sempre, i più forti ci riescono meglio degli altri.
Per quanto riguarda la seconda domanda, non lo so e, forse, non lo sa nessuno. E’ normale che sia così, non si può indicare esattamente qual è la percentuale di “colpa” di telaio, motore o altro».
8) JRAMPA: Ma se non sei riuscito a concludere nulla di buono in tre anni con la Honda HRC, pensi di riuscirci con la Ducati?
«Mi piace molto questa domanda, un po’ cattiva, fatta da un tifoso di altri piloti. Ma è motivata e mi dà la possibilità di spiegare. Come in ogni sport motoristico, non è detto che hai la moto migliore se sei nel team più importante, se c’è la scritta Honda e HRC sul serbatoio. Le situazioni cambiano e sono in continue evoluzioni: il tifoso da casa non può sapere certi dettagli. Vede i colori, le scritte, e fa uno più uno. Ma non funziona così: ci sono aspetti fondamentali come i regolamenti, i tecnici, le persone, le relazioni che si creano. Quando io sono arrivato in HRC c’erano tanti problemi, dovuti a un progetto nato male nel 2007, quando si è passati dalle 1000 alle 800: questo ha comportato anni di rivoluzione completa e anche la Honda è andata nel pallone, tanto che quando nel 2009 sono passato dalla moto clienti a quella ufficiale, mi sono trovato addirittura in una situazione peggiore. Ma quell’anno è servito, ci ha fatto capire dove e come intervenire e da lì in poi sono cambiate tante cose: nel 2010 la RCV non era male, nel 2011 è diventata la miglior MotoGP. Quell’anno è arrivato al mio fianco “IL CAMPIONE” (Stoner, NDA), che ha fatto la differenza, ma io ho comunque conquistato il terzo posto in classifica, davanti a un pilota bravo come Pedrosa, che aveva la mia stessa moto. E’ vero, non ho vinto e mi pesa, ma ci sono tante considerazioni da fare: questa domanda ci sta, ma bisogna anche imparare a non criticare senza sapere le cose. Un’altra considerazione importantissima: adesso sono il pilota di punta della Ducati, posso fare lo sviluppo e a questi livelli fa una grande differenza. Con la Honda non sono mai stato considerato il pilota di riferimento, non ho mai potuto esprimermi come avrei voluto».
Il tempo a disposizione è finito: manca solo l’ultima, sempre la stessa, come da tradizione. Qual è la domanda alla quale non ne puoi più di rispondere?
«Non ce n’è una in particolare, ma ne approfitto per fare una considerazione. Per carattere e metodo di correre, non sono ritenuto un pilota così interessante e così vengono spinti piloti attorno a me che hanno potenziale, ma che ancora non hanno fatto nulla. Spesso, mi viene chiesta un’opinione su questi piloti: non ho nessun problema a rispondere, ma dentro di me sorrido, perché se vengono considerati forti loro che sono sempre dietro di me in campionato, io dovrei essere considerato fortissimo…».
Chiaro, no?