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MOTEGI – Campione del mondo per la seconda volta consecutiva in MotoGP, quarto titolo della carriera a soli 21 anni in appena sette stagioni iridate: i numeri dicono che Marc Marquez è un fenomeno assoluto, ma non spiegano qual è il suo segreto. Provano a svelarlo piloti, campioni del mondo, team manager, addetti ai lavori.
VALENTINO ROSSI (NOVE VOLTE CAMPIONE DEL MONDO): «ADATTABILITA’»
«Nella prima parte della stagione la Honda era un po’ superiore alla Yamaha, ma credo che la differenza l’abbia fatta soprattutto Marquez: ha vinto sempre, con l’asciutto, il bagnato, nel “flag to flag”. Insomma, in ogni condizione, senza mai sbagliare»
MICK DOOHAN (5 VOLTE CAMPIONE DEL MONDO): «NATO PER GUIDARE»
«E’ consistente, è molto veloce, in gara non fa quasi mai errori gravi, il suo livello è sempre altissimo: difficile dire cosa faccia veramente la differenza. Ha la mia stessa mentalità? A questa domanda faccio fatica a rispondere, perché secondo me dovrebbe essere normale volere essere sempre il più veloce, provare sempre a stare davanti, anche in un turno di prove libere… Lui crede in se stesso e vuole dimostrare agli altri di essere il più forte. Marc è nato per guidare e d’ora in avanti può anche guidare in modo più “conservativo” e fare ancora meno errori».
LORIS CAPIROSSI (3 VOLTE CAMPIONE DEL MONDO): «TUTTO GLI VIENE FACILE»
«Ha un talento esagerato e tutto gli viene facile. Ci sono momenti, nella carriera di un pilota, nei quali vinci e ti sembra una cosa normale, ti dici: “ma gli altri, perché vanno così piano?”. Lui questo momento ce l’ha da quando corre e il suo 2014 è stato incredibile: fino a Misano ha demolito tutti. La sua forza gli viene anche dal carattere: ride, è felice per quello che fa: sembra una cosa normale, ma non sempre i campioni sono così sereni. Credo che abbia la possibilità di dominare a lungo».
ALEX CRIVILLE (2 VOLTE CAMPIONE DEL MONDO): «E’ COMPLETO»
«E’ un pilota molto completo. Fa dirt track meglio di chiunque altro e questo gli permette un controllo della moto fuori dal comune; è molto “elastico” si adatta a ogni situazione, sempre con la mentalità di tirare al massimo: è paragonabile a Valentino Rossi di qualche anno fa. E non dimentichiamo che dietro di lui c’è il team HRC. Simile a Doohan? Non per come sta sulla moto e per l’approccio alle gare, ma come mentalità sì: come Mick vuole sempre stare davanti a tutti, anche nel warm up».
TETSUYA HARADA (1 VOLTA CAMPIONE DEL MONDO): «INGRESSO IN CURVA»
«Lui fa una grandissima differenza in entrata di curva: appena lascia i freni lui è velocissimo a piegare, a girare la moto e quando lui dà gas, la sua Honda si è già raddrizzata, con un enorme vantaggio in accelerazione. E’ un qualcosa molto difficile da fare: tutti gli altri piloti ci provano, ma quando la gomma posteriore inizia a scivolare, aspettano una frazione di secondo a piegare, invece lui inclina la moto come se nulla fosse. Non è “merito” della Honda, ma del pilota: faceva così anche in Moto2».
CARLOS LAVADO (2 VOLTE CAMPIONE DEL MONDO): «VOGLIA DI VINCERE»
«Ha una voglia di vincere incredibile, oltre, naturalmente, ha un talento smisurato. E’ un fuoriclasse assoluto, come lo era – e lo è ancora – Valentino Rossi: in passato avevo detto che ci sarebbero voluti almeno 50 anni per vedere nel motomondiale un altro pilota come Rossi, ma Marquez ha accorciato i tempi…».
SITO PONS (2 VOLTE CAMPIONE DEL MONDO): «STILE DI GUIDA»
«Intanto la moto: è l’unico che ha quella Honda, assieme a Pedrosa. Ha un talento immenso e correndo solo da sette anni le sue ambizioni sono altissime in ogni GP. Il suo stile di guida, inoltre, è molto differente: arriva a un limite inavvicinabile, prende rischi che gli altri non corrono. Credo sia soprattutto questo a fare la differenza. Quello che ha fatto Marquez non l’ha fatto nessuno: ha conquistato il titolo della MotoGP al debutto, al secondo anno ha vinto tanti GP come in passato era riuscito solo a Doohan o a Rossi, ma non alla loro seconda stagione nella massima categoria».
LIVIO SUPPO (TEAM PRINCIPAL HRC): «CARATTERE»
«Alla base, ovviamente, c’è un talento straordinario, ma credo che il suo vantaggio più grande sia il carattere, la capacità unica di vivere tutto in maniera positiva, trasmettendo il suo entusiasmo a chi gli sta vicino. Se hai un carattere meno positivo, reagisci male quando capita una giornata storta, quando fai un errore, quando sbaglia il team: lo metabolizzi, te lo porti dentro, con ovvie conseguenze negative. Lui, invece, non perde mai il sorriso e la tranquillità, crea positività attorno a sé. Questa è una qualità innata, non la puoi costruire».
LUCIO CECCHINELLO (TEAM LCR): «CONVINZIONE»
«A questi livelli, credo che la forza psicologica faccia la differenza: Marquez ha una convinzione nelle proprie capacità superiore alla media. L’ha dimostrato ad Aragon, quando ha continuato a girare con le gomme “slick” nonostante la pista fosse completamente bagnata: ha “osato” a completare i tre giri che mancavano, a conferma di una smisurata convinzione in se stesso. E’ solo con questa sicurezza che uno sportivo riesce a fare delle cose eccellenti, anche se poi il confine tra fare un’impresa epica e un disastro è veramente sottile. Mi è sempre rimasta impressa una frase di Agostini: “Oltre a tutto, poi, ci vuole tanta fortuna, quella che accompagna solo i grandi campioni”».
PAOLO CIABATTI (RESPONSABILE PROGETTO MOTOGP DUCATI): «TALENTO»
«Un talento eccezionale, unito alla giovane età. Il suo talento è a un livello sublime rispetto a quello degli altri piloti, uno di quei campioni che nasce ogni tanto e diventa subito un punto di riferimento. Marquez ha conquistato risultati fantastici con apparente facilità, mentre tutti gli altri faticano molto di più».
DAVIDE TARDOZZI (TEAM COORDINATOR DUCATI) «MENTALITA’»
«Il suo segreto è la consapevolezza delle proprie capacità, unito a uno stile di guida decisamente innovativo, supportato da un talento stratosferico».
CARLO PERNAT (MANAGER): «TRAIETTORIE INCREDIBILI»
«Marquez ha il coraggio dalla sua e ha 21 anni: solo a quella età fai certe cose. Lui fa meno percorrenza degli altri e ti lascia esterefatto per come si butta dentro alla curva. Sembra cadere da un momento all’altro, ma sta sempre in piedi sfidando le leggi della fisica. Credo che per i suoi avversari sia davvero complicato stargli dietro negli ultimi giri, perché le sue traiettorie sono incredibili, non sa mai che linea tiene: non ho mai visto nessuno fare qualcosa del genere. In passato ho visto Valentino Rossi fare dei sorpassi pazzeschi nelle ultime curve, come quello a Barcellona su Lorenzo nel 2009, ma Marquez è impossibile da passare nel finale. Per certi versi può essere definito come l’”anti-Pedrosa”: tanto è preciso Dani, tanto cambia continuamente Marc».
FRANCESCO GUIDOTTI (TEAM MANAGER PRAMAC-DUCATI): «PACCHETTO MOTO/PILOTA»
«Una perfetta combinazione tra stile di guida e moto: credo che se non avesse una Honda non farebbe tutta questa differenza. E’ chiaro che il suo livello è altissimo, ma in due anni non fai una differenza così grande se il pacchetto moto/pilota non è perfettamente amalgamato».
ERVE PONCHARAL (TEAL TECH3): «COSTANZA»
«Il suo primo segreto è un talento incredibile. Poi: fino a oggi, in 125, Moto2 e MotoGP è sempre stato abbastanza fortunato, tra virgolette naturalmente, non ha avuto mai problemi. Ha una grande confidenza nelle sue capacità, ha un gruppo attorno a sé che lo segue dal debutto nel mondiale e che per Marc è come una famiglia. Quando hai uno spirito così alto, acquisti sempre maggiore confidenza. I suoi rivali – Rossi, Pedrosa e Lorenzo – vanno forte, ma non hanno la stessa costanza: Marc è “nuovo”, è “fresco”, ha una regolarità inarrivabile. Non ha mai dubbi sulla moto, non fa calcoli, spinge sempre al 100%».