Ascolta l'audio integrale dell'intervista di Jorge Lorenzo
Sachsensing – Il momento è difficilissimo, tra i peggiori (se non il peggiore) della sua carriera, ma Jorge Lorenzo ci mette sempre la faccia «Sono fatto così» sottolinea con una punta di orgoglio: l’intervista con le domande dei lettori di Moto.it era stata programmata da tempo, ma dopo quanto successo ad Assen, temevo che potesse essere annullata. Non ci sarebbe stato niente di male, ma Lorenzo ha voluto rispettare gli impegni presi: grazie Jorge, da parte di tutti gli appassionati di Moto.it!
Tantissime le domande arrivate: sul tavolo davanti a lui decine di “pizzini”, estratti a sorte dal campione della Yamaha, che, li ha letti e riletti attentamente prima di rispondere, riflessivo come sempre. Con poco tempo a disposizione (circa 20 minuti), quelle selezionate non sono tante, anche perché Lorenzo è piacevolmente analitico e completo nelle sue sentenze.
Come sempre, la prima domanda è mia.
Jorge, nel motociclismo conta di più il talento, il coraggio o la tecnica?
«Sono tre qualità fondamentali per essere un pilota forte, non c’è niente di più importante. Tra le tre, non ce n’è una più determinante delle altre. A volte, può capitare che uno si senta più o meno coraggioso, su questo aspetto incidono tanti elementi, come, per esempio, se ti sei infortunato e non te la senti di rischiare. Il talento, invece, è sempre quello, anche se, a volte, viene giudicato in base ai risultati: se vai forte dicono che ne hai tantissimo, se vai “piano” che ne hai pochissimo. Ma la verità è che il talento non cambia in base ai risultati ed è quello che ti permette di imparare alla svelta».
Via, si parte con le domande dei lettori
1) Stefano Visentin: Usi la moto nella vita di tutti i giorni? Quale/i? Quale moto ti piacerebbe avere?
«Ho la fortuna che la Yamaha mi dà qualche moto, anche se, per la verità, non le uso molto per strada. Nel mio garage c’è una R1, un TMAX, qualche moto da cross e da SM per allenarmi. La R1 è sicuramente la più sportiva, aggressiva e potente e, quindi, più vicina alla mia M1. In strada, però, preferisco andare in auto, perché in moto non so come andare piano per la strada: io sono un professionista, un pilota, a me viene naturale andare forte. Per questo preferisco muovermi in auto».
2) Andrea Audisio: Innanzitutto volevo farti i complimenti per la sincerità e il coraggio che hai avuto nell’ammettere che la tua prestazione ad Assen è stata dettata dalla paura che avevi senza cercare altre scusanti (…) Per uscire da questa situazione stai più cercando di adattare la moto alle tue caratteristiche di guida o, viceversa, stai anche cercando di modificare il tuo modo di guidare (…) per le nuove Bridgestone? Ci vuole solo tempo è o necessario di uno step da parte di Yamaha o Bridgestone? Complimenti.
«Fino adesso, nel 2014, è mancato qualcosa, non solo un aspetto specifico. Rispetto alla Honda, nel 2013, soffrivamo di più il consumo di benzina e per adattarsi al nuovo regolamento che prevede 20 litri invece di 21, in Yamaha
hanno dovuto lavorare molto sul motore ed è cambiata l’erogazione: adesso è più brusco e nervoso, non ha più la stessa guidabilità. Inoltre,
la Bridgestone ha introdotte delle gomme con la carcassa più dura: la conseguenza è un minore grip alla massimo inclinazione e nella prima parte di accelerazione la moto si muove molto, più di prima. I miei punti forti sono sempre stati proprio la percorrenza di curva e l’accelerazione, ma avendo perso qualcosa proprio lì, non sono più efficace come nel 2013. Non solo: il nuovo
cambio seamless ha richiesto un po’ di adattamento nell’uso della frizione e il rendimento di Marquez è migliorato rispetto all’anno scorso. Tutti questi aspetti messi insieme fanno la differenza. La Yamaha è sempre un’ottima moto, con la quale si può vincere, come sta dimostrando Rossi a 35 anni, spesso in lotta per la prima posizione, ma se non sei a posto al 100% tutto diventa più difficile. Ma non sono lontano: al Mugello me la sono giocata fino al traguardo, a Barcellona sono stato competitivo fino a pochi giri dal termine, ad Assen, nel warm up, avevo fatto lo stesso tempo di Marquez… Insomma,
manca pochissimo per svoltare».
Jorge, mi riallaccio alla prima parte della domanda di Andrea: ad Assen sarebbe stato più semplice rimanere sul vago, invece non hai avuto paura di ammettere le tue… paure. Non è una cosa usuale per un pilota...
«Io sono così, dico sempre la verità e questo fa sì che la gente mi creda, sa sempre il motivo se non faccio bene.
Se la moto ha avuto dei problemi, lo dico tranquillamente, anche se poi la Casa non è molto contenta, ma se la colpa è mia lo ammetto senza problemi. Bisogna dire la verità: può fare strano sentire dire da un pilota che ha paura, ma io sono così».
3) Andrea Pernumian: Chi non vorresti avere come avversario nell’ultimo giro di un GP tra Marquez e Rossi? In altre parole: chi ritieni più forte tra i due nello scontro diretto?
«Difficile rispondere. Entrambi sono grandi “staccatori”: a parità di moto sarebbe difficile dire chi è più temibile nell’ultimo giro. Da una parte, Marc è molto giovane e non ha paura di cadere, dall’altra Valentino, con 20 anni in più e più infortuni, ha più paura, ma è molto furbo ed è uno che frena fortissimo. In questo momento, però,
la Honda è superiore in staccata e, di conseguenza, Marquez è più temibile e difficile da battere. In sintesi: Rossi è più intelligente e ha grande agilità mentale, Marquez ha più coraggio».
4) Gabrilele Ginesi: Come mai al Mugello sei stato così competitivo? Sembrava di vedere una gara del 2013! Poi di nuovo nel baratro: è davvero tutta colpa delle gomme? Che progetti hai per il futuro? Ti interessa la SBK?
«Al Mugello la gomma è rimasta costante dall’inizio alla fine, la M1 non si muoveva, invece a Barcellona, per esempio, dopo due giri non era più stabile e per questo siamo stati costretti a togliere potenza, con conseguenza sulle prestazioni. Come ho già spiegato prima, i miei punti forti sono il passo in curva e l’accelerazione: se per qualche motivo non riesco a sfruttare queste qualità, sono più in difficoltà. Per quanto riguarda la SBK, in questo momento la MotoGP è il campionato più importante e
credo di avere ancora tempo per fare bene qui, vincere delle gare o altri mondiali. Ma mai dire mai, potrebbe essere un’altra sfida. Sicuramente, però, non nell’immediato futuro».
5) Franci.99: Jorge, pensi che avere Valentino Rossi in squadra per altri due anni sia costruttivo per la tua carriera e per lo sviluppo della M1o preferiresti avere un altro compagno di squadra? Se sì, chi?
«
Non c’è compagno di squadra migliore di Valentino Rossi: è forte, veloce, è considerato come uno de più grandi piloti della storia. Se riesci a batterlo, il tuo valore aumenta, il merito è più grande che sconfiggere un altro avversario. Valentino è sensibile e ha molta esperienza: sa dare le giuste indicazioni.
Io e lui assieme rappresentiamo un valore aggiunto per Yamaha per lo sviluppo: se al tuo fianco c’è un pilota meno sensibile o che dà indicazioni molto differenti, per la Casa diventa tutto più difficile».
6) Luana Viroli: Quanto è importante il rapporto con i tuoi tifosi in questo periodo della carriera? (Luana aveva fatto una serie di domande, ma non potendo rispondere a tutte per mancanza di tempo, Jorge ha scelto questa, nda)
«I tifosi sono la parte più importante dello sport: senza di loro, non ci sarebbero le gare, le Case non investirebbero tanti soldi per provare a vincere. Chi tifa per te è fondamentale, devi sempre avere una grande considerazione degli appassionati, anche nei momenti difficili, anche se sei di cattivo umore o stanco, devi renderti conto che quel preciso istante è probabilmente l’unico che un appassionato ha per stare vicino al suo idolo. Anche noi siamo uomini e non robot, può capitare di non essere dell’umore giusto, ma devi sempre ricordarti che per lui quel momento è speciale e forse irripetibile»
Il tempo a disposizione purtroppo è finito: manca solo l’ultima, sempre la stessa, come da tradizione. Qual è la domanda alla quale non ne puoi più di rispondere?
«Quella sul futuro, cosa farai l’anno prossimo. Dà fastidio e non puoi mai dare una riposta precisa».
Jorge scende dalla saletta all’interno dell’hospitality Yamaha nella quale ci ha accolto e va alla conferenza stampa con tutti i giornalisti: dura una quindicina di minuti, durante i quali si parla solo di “mercato piloti”. Per la felicità di Lorenzo