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Lo dico subito: sono “innamorato” di Marc Marquez. Per me è un pilota fortissimo, uno in grado di fare una differenza incredibile, capace di introdurre un nuovo stile di guida in MotoGP, uno che ha alzato l’asticella a livelli pazzeschi, costringendo i suoi rivali a migliorarsi e, addirittura, a cambiare modo di pilotare, come dimostra Valentino Rossi. Anche Marquez, però, è umano e le ultime tre cadute in quattro GP potrebbero ridimensionarlo. Ma per “difenderlo” – ovviamente non ne ha bisogno – lancio una provocazione: e se la Honda non è la moto così superiore che si dice? Può essere che Marquez cada per tentare di conquistare risultati in realtà superiori alle potenzialità della moto?
Sia chiaro che è una provocazione, perché anch’io ritengo la RC213V la moto più competitiva. Però…
Carlo Pernat, esperto e valido manager del motomondiale, sostiene che il vero valore di una moto viene dato dalle prestazioni della “seconda guida”. Se è così, allora la tesi della provocazione si rafforza: tra Valentino Rossi e Jorge Lorenzo la differenza è minima (8 punti in più per Valentino, 2 vittorie a testa, 11 podi contro 10 a favore di Rossi), mentre tra Marc Marquez e Dani Pedrosa è enorme, perfino imbarazzante (82 punti in più per Marc, 11 vittorie contro 1, 12 podi a 9, sempre a favore di Marquez). Come dire: se non ci fosse il fenomeno di Cervera, il titolo mondiale lo vincerebbe un pilota Yamaha. Una considerazione fatta solo sui numeri, che non tiene conto delle valutazioni “personali”: in questo momento, Rossi e Lorenzo sono sicuramente più in forma ed efficaci di Pedrosa, indipendentemente dalla moto a disposizione. Inoltre, non si può dimenticare che lo stato d’animo e il rendimento di Dani cambierebbero – probabilmente – completamente se al suo fianco ci fosse un pilota “normale” e non uno che lo bastona costantemente non solo in gara, ma anche in ogni turno di libere, di qualifiche, nel warm up. In altre parole: ogni volta che si scende in pista!
Facciamo finta che Marquez non ci sia, che corra ancora in Moto2 e riscriviamo la classifica
Continuiamo nella provocazione: facciamo finta che Marquez non ci sia, che corra ancora in Moto2 e riscriviamo la classifica (limitandoci ai primi cinque), riassegnando i punti conquistati da Marc. In testa al campionato ci sarebbe Rossi con 296 punti, grazie a sei successi, seguito da Lorenzo con 279 punti (4 vittorie), Pedrosa 276 (4 vittorie) e Dovizioso 190 (1 vittoria e anche Aleix Espargaro avrebbe conquistato un GP). Intanto, togliendo Marquez il campionato sarebbe equilibratissimo, a conferma del livello stellare raggiunto dalla MotoGP; inoltre, a vincere sarebbe sicuramente un pilota Yamaha, anche se Pedrosa, mancando due gare alla fine, quindi con 50 punti da assegnare, non sarebbe matematicamente tagliato fuori dalla lotta per il titolo. E’ chiaro che riscrivere in questo modo la classifica è una forzatura, perché si leva dal campionato una Honda e bisognerebbe vedere cosa farebbe l’eventuale sostituto di Marc. Ma il “giochino” serve comunque ad avvalorare la mia tesi: Marc Marquez fa più differenza della Honda RC213V.
Rimane il fatto – inconfutabile – che il fenomeno Marquez sia caduto tre volte nelle ultime quattro gare. Ma proprio l’unico GP in cui è rimasto in piedi, mi fa pensare che Marc sia scivolato perché troppo… rilassato: a Motegi Marquez doveva arrivare secondo al traguardo e secondo è arrivato, raccogliendo il massimo risultato possibile con una Honda evidentemente più in difficoltà della Yamaha su quel tracciato. Ma analizziamo nel dettaglio le cadute.
Misano: Rossi è in grande forma, la Yamaha super competitiva, ma Marquez – forse anche per fare il “gradasso” – prova comunque a stare dietro al rivale-amico. La sua Honda è in modo evidente meno stabile sulle buche, ma Marc ci prova lo stesso, rischia più del dovuto, forte anche di un margine in classifica ormai incolmabile per gli avversari.
Aragon: Marquez è tranquillo al comando, gestisce un buon vantaggio, ma la pioggia cambia tutto. Anche in questo caso Marc esagera, confida troppo nelle sue capacità di guida, non rientra per cambiare moto e gomme e cade. Ma è evidente, perlomeno per me, che se il suo vantaggio in classifica fosse stato risicato, non avrebbe commesso un simile errore.
Phillip Island: Marc ha ormai la vittoria in tasca, tanto che rallenta di tre decimi al giro (lo dice il cronologico dei tempi), ma in frenata, a moto dritta, perde il controllo della sua moto. Un altro errore dettato dal troppo vantaggio: in una gara tirata non avrebbe sbagliato.
Concludendo: per me Marquez rimane un pilota fenomenale, al di sopra della medie, nonostante gli ultimi errori, mentre non sono più così certo che con la Honda vincerebbe chiunque.