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VALENCIA – Non è tipo da commuoversi facilmente, ma questa volta anche Valentino Rossi si è emozionato dopo aver sentito cosa hanno detto di lui i suoi avversari. Primo fra tutti Marc Marquez. «Valentino ha fatto una stagione incredibile, non solo perché ha 35 anni, ma, soprattutto, perché dopo due anni difficilissimi in Ducati e uno in Yamaha così così, era quasi impossibile tornare a certi livelli. Eppure, dopo tre stagioni tanto complicate, Valentino ce l’ha fatta: ho grande rispetto per quello che sta facendo, mi piacerebbe fare una carriera lunga come la sua, ma sarà difficile» dice Marquez con grande sincerità, evidentemente ammirato per i risultati ottenuti da Rossi.
Così come è sincero Jorge Lorenzo quando afferma: «Dopo tre anni difficili, Valentino si è migliorato tanto nella guida quanto nella preparazione fisica: solitamente, quando il tuo compagno di squadra è sempre più veloce di te, diventa difficile recuperare, invece lui non si è dato per vinto, ha lavorato duro e adesso è lui davanti a me, sono io che devo recuperare».
E ancora. Stefan Bradl: «Prima di arrivare in MotoGP, ero un grande tifoso di Valentino: adesso, che corro nella sua stessa categoria, lo sono un po’ meno visto quello che è in grado di fare…». Per finire, Pol Espargaro: «Negli ultimi 10 anni, la MotoGP è cambiata totalmente, è quasi un altro sport, ma Valentino è stato capace di aggiornarsi continuamente, di cambiare modo di guidare: solo pensare di arrivare a 35 anni in una simile situazione mi mette i brividi».
Chissà se Marquez, Lorenzo, Bradl, Espargaro e tutti gli altri che lo elogiano, verranno accusati di essere “valentiniani”.
Conquistare il titolo sarà difficilissimo, ma solo pensare di poterci provare dà gusto
Ecco quindi che è normale che perfino uno come Rossi si possa emozionare. «Sono abbastanza imbarazzato: più che l’ultima gara della stagione, sembra l’ultimo GP della mia carriera… Questo 2014 è stato importante: se non ottenevo certi risultati, mi toccava smettere! Mi sento bene, in forma e, teoricamente, nel 2015 si può ancora migliorare, perché adesso io e Silvano (Galbusera, il capo tecnico, NDA) ci conosciamo meglio, lui l’anno prossimo avrà più esperienza sia sulla M1 sia sulle piste. Detto così, si può anche pensare al titolo, ma, dall’altra parte, non si può dimenticare che sarà difficilissimo, perché l’anno prossimo Lorenzo partirà subito fortissimo e guiderà come sta facendo nella seconda parte del campionato (9 podi consecutivi, NDA). E, soprattutto, non si può dimenticare Marquez che quest’anno ha vinto 12 gare, ovvero 10 più di me… Insomma, conquistare il titolo sarà difficilissimo, ma solo pensare di poterci provare dà gusto. Ma per riuscirci bisogna fare un altro passo in avanti».
Per il momento, c’è un secondo posto da difendere: Valentino deve amministrare 12 punti di vantaggio su Lorenzo: in caso di vittoria del compagno di squadra, Rossi dovrà arrivare almeno sul podio per conservare il piazzamento alle spalle di Marquez.
«Avendo così poco margine, non si possono fare calcoli: bisogna provare a vincere. Prima di tutto per conservare il secondo posto nel mondiale, poi perché significherebbe essere andato veloce anche su questa pista, tradizionalmente ostica per me». Infine un’altra considerazione su Jeremy Burgess, il tecnico che l’ha seguito dal 2000 al 2013 nella sua trionfale carriera in 500/MotoGP. «Dal punto di vista umano, è stata una decisione difficilissima da prendere, perché con Jerry (così Valentino chiama Jeremy Burgess, NDA) avevo e ho un ottimo rapporto, ma ero anche abbastanza sicuro della mia scelta, perché adesso, dentro al box si lavora in modo completamente differente, passando un sacco di tempo sul computer a studiare tutti i dati».