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LE MANS – Perlomeno ci prova, mentre gli altri si sono già arresi: Marc Marquez è mostruoso, imbattibile, addirittura inavvicinabile, ma, quantomeno, Valentino Rossi ci prova, si dà da fare, cerca in ogni modo di trovare quei decimi (secondi?) che servono per infastidire un pilota che sta provando a entrare nel libro dei primati vincendo tutti i GP della stagione, impresa che sembrava impossibile nell’era moderna prima dell’arrivo di Marquez. Quindi, tanto di cappello a Valentino, che a 35 anni ci crede ancora, non si dà per vinto. E promette: «Il Mugello arriva nel momento giusto per provare a fregare Marquez».
In attesa di riuscirci, per il momento sei soddisfatto di esserci arrivato vicino?
«Sì, è mancato solo tanto così (mima il gesto con le dita, NDA). Mi spiace perché nel momento cruciale ho fatto un errore, l’unico della gara, e non ho potuto giocarmela fino alla fine. Anche senza lo sbaglio, sarebbe stato difficile batterlo, perché lui comunque aveva qualche decimo più di me, ma ho sbagliato di un pelo la frenata e sono andato largo: così, per lui, è stato troppo facile. In ogni caso, è un altro podio, un’altra bella gara: arrivo alla domenica e la moto è sempre a posto, riesco a guidare bene. Anche la strategia è stata azzeccata: sapevo che se fossi riuscito a superare Bradl e Dovizioso avrei potuto imporre il mio ritmo e avrei potuto provare ad andare via».
Cosa bisogna fare per battere Marquez?
«Stiamo lavorando per migliorare la Yamaha in frenata e in entrata di curva. La Honda ha anche un’elettronica più evoluta della M1 e questo permette loro di essere più efficace in accelerazione, la loro RC213V non “pattina” mai in uscita di curva. La nostra moto è già eccellente, non è facile migliorarla, ma stiamo lavorando duro per riuscirci».
Intanto hai raggiunto il traguardo dei 150 podi in 500/MotoGP: qual è il segreto della tua longevità?
«Non sono lontano dai 200 podi complessivi in carriera (186, NDA) in 299 GP disputati: non male. Lavoro sempre duro per stare qui, studio ogni modo per rimanere competitivo. Oggi ho guidato bene, sapevo che se avessi rallentato, Marquez sarebbe arrivato velocissimo: purtroppo ho fatto un errore nel momento cruciale ed è un peccato perché avevo una piccola possibilità di lottare con lui fino alla fine. Marc in questo momento è più forte, ma io proverò a batterlo in ogni GP, specie al Mugello… La mia stagione è sicuramente positiva: ho fatto tre secondi posti e anche ad Austin e a Rio Hondo avevo il potenziale per salire sul podio. Questo significa che posso essere competitivo in ogni circuito e che sfrutto bene la Yamaha. Lorenzo ha vinto le ultime tre edizioni del GP d’Italia: battere Marquez al Mugello è una questione d’onore, anche se la Honda e Marquez sembrano avere qualcosa in più. Ma bisogna provarci».
Ma è la Honda o Marquez a fare la differenza?
«Direi che conta di più il pilota: Pedrosa, che è uno veloce e ha la stessa moto, ha finito quinto. Marquez è sempre davanti, fin da venerdì mattina. Sicuramente la Honda ha un piccolo vantaggio sulla Yamaha, ma è Marc a fare una maggiore differenza. Lui è uno di quei piloti che ce ne sono ogni tanto, un po’ come ero io una decina di anni fa… Oggi non ero lontano, ma ho fatto un piccolo errore: peccato, volevo fargli fare il “collo lungo”».
Mi sembra però che la chiave sia proprio qui: lui amministra, fa un po’ quello che vuole, mentre voi – inteso tutti gli altri - per provare a batterlo dovete rischiare moltissimo.
«E’ così, perché va un po’ più forte. Oggi era indietro, ha sbagliato. È andato largo, eppure ha vinto. Si vede da come parte: gli altri scattano tutti con il coltello tra i denti, lui parte tranquillo: la conosco bene quella sensazione, perché io facevo uguale. Il suo problema, adesso, è non stare sempre davanti, perché se no si stufa anche un po’; però non le vincerà tutte, no? Io devo stare lì, dargli fastidio, fare il massimo: oggi ho fatto tanti giri in testa, sono veloce e arrivano due piste dove la Yamaha è sempre stata competitiva: anche l’anno scorso che ero nettamente più lento del 2014, al Mugello andavo forte. Se tanto mi dà tanto, quest’anno dovrei essere ancora più competitivo».
Cosa succederebbe se tu avessi 22 anni?
«Penso che sarebbe divertente: però, a pensarci, dico che è stato meglio così sia per me sia per lui, così ho vinto di più… In ogni caso, io così forte non sono mai andato, nemmeno quando avevo 22 anni, sono in forma, sto guidando molto bene e più forte di quando ero giovane: ma erano altre moto, non si può fare un paragone».
Hai un po’ di rammarico per quanto successo nel 2013?
«No, non mi sono mai pentito: dopo i due anni in Ducati dovevo cercare di essere competitivo con la Yamaha insieme a Jeremy (Burgess, NDA), perché erano più di dieci anni che stavamo insieme, non sarebbe stato giusto, un tentativo bisognava farlo. Però sono molto contento della mia scelta: Silvano (Galbusera, NDA) mi dà molte motivazioni, mi fa stare sempre al 100%, ci crede come ci credo io, arriviamo alla domenica che la moto è sempre a posto».