Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Battere Marc Marquez, ormai sembra diventata un’ossessione. Più per chi sta fuori, per la verità, perché i piloti – a parte, forse, Jorge Lorenzo – sono più concentrati sul proprio lavoro che sul nuovo fenomeno del motociclismo mondiale. Dopo un terzo del campionato, ecco il punto della situazione di Alberto Puig, da quest’anno non più a fianco, come una volta, di Dani Pedrosa (ma è sempre il suo manager), ma ancora collaboratore della HRC e da inizio stagione bravissimo commentatore per la televisione spagnola.
Alberto, ogni volta, Marc Marquez riesce a stupire, ogni suo successo mette in mostra una nuova qualità: al Mugello, Marc ha trionfato sfruttando pazienza, forza, acume tattico. Qual è il tuo giudizio?
«Credo che Marquez abbia un potenziale molto alto, come lo hanno avuto in tanti nella storia del motociclismo. E’ vero, ogni volta vince in maniera differente: per esempio, a Le Mans (da decimo a primo, NDA) ce l’ha fatta prendendo dei rischi che gli altri piloti non si prendono. Per questo motivo, la differenza con gli altri è grande: sia Lorenzo sia Pedrosa, se vogliono batterlo, devono rischiare di più».
Quindi il suo vantaggio non è nel modo di guidare, ma nei rischi che prende?
«No, naturalmente non è solo una questione di azzardo, ma una combinazione di fattori: Marc guida molto bene, è sensibile e sente tanto la moto. Nel 2013 è caduto tante volte e questo gli è servito per capire bene qual è il limite suo e della RC213V: non a caso, adesso commette pochissimi errori. Questo è il primo elemento. Il secondo è che ha un potenziale molto grande, il terzo è il maggiore rischio che prende rispetto ai suoi rivali, il quarto è che guida un “missile”, un progetto totale: la Honda, in questo momento, funziona quasi alla perfezione. La combinazione Marquez-RC213V è fenomenale, alla fine il risultato è quello che si vede: la sua vittoria è quasi “matematica”».
Devo essere sincero: non mi aspettavo un Rossi così veloce e determinato
Un altro fattore per me sorprendente di questo primo terzo di stagione: la grande competitività di Valentino Rossi, nonostante i suoi 35 anni e le difficoltà delle ultime tre stagioni. Sei d’accordo?
«Devo essere sincero: non mi aspettavo un Rossi così veloce e determinato. La mia convinzione era che, in situazione normale, Marquez, Lorenzo e Pedrosa facessero storia a parte, pensavo che Valentino avesse qualche possibilità, ma piuttosto limitate. Questo inizio di stagione mi ha smentito, mi fa pensare di essermi sbagliato: Rossi ha ancora una grande voglia e, soprattutto, l’orgoglio di non accettare che altri vadano più forte di lui e per questo lotta con tanta grinta. Davvero bravo».
Riesci a spiegare perché Pedrosa non è più efficace, come lo era in passato, a inizio gara?
«Non posso risponderti, perché non sono più dentro al box al suo fianco: da fuori, non è giusto parlare, non si possono sapere esattamente come stanno le cose. Ho naturalmente un mio giudizio, ma lo tengo per me. (Grandissimo Puig: avrebbe potuto togliersi più di un sassolino, invece ha preferito non commentare le difficoltà di Pedrosa, NDA)».
E di Lorenzo cosa pensi?
«Anche in questo caso non posso dire molto, non sono all’interno del box Yamaha: non sarebbe giusto per me dare un giudizio su un qualcosa che non conosco perfettamente».