Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
MISANO ADRIATICO – Valentino Rossi ne è convinto: «Sono il miglior Valentino di sempre, non mi sembra proprio di essere più lento di quando vincevo 10 o 11 gare a stagione solo perché ho 35 anni». Per riuscirci, però, «ci devi credere» sottolinea mamma Stefania, emozionata e stupita allo stesso tempo. In effetti, quello che sta facendo Rossi ha dell’incredibile: pochi sportivi al mondo hanno avuto una carriera così longeva, sono stati capaci di ripetersi 18 anni e 27 giorni dopo il primo successo.
«E’ stata una grande botta di adrenalina, anche a me sono venuti un po’ gli occhi lucidi quando ho visto gioire tutti i miei amici, la mia fidanzata, quelli che lavorano con me, i ragazzi della “accademy”. Tornare a vincere era l’obiettivo principale di questa stagione: ieri pomeriggio avevo capito che c’era la possibilità, perché questa pista mi piace molto e qui la Yamaha va davvero bene. Bello, poi, che sia stata una sfida come cinque anni fa tra me e Lorenzo: l’ultimo giro è stato emozionante. Per ottenere questo successo abbiamo fatto tutti un gran lavoro, io Silvano Galbusera (il capotecnico, NDA) la mia squadra, la Yamaha, che mi ha sempre trattato benissimo: tornare al successo qui è sicuramente commovente».
Non bisogna mai arrendersi, non bisogna stare a sentire chi ti dice che sei vecchio e che non potrai più vincere
Non hai mai smesso di crederci, è questo il segreto?
«Non bisogna mai arrendersi, non bisogna stare a sentire chi ti dice che sei vecchio e che non potrai più vincere. Bisogna essere obiettivi, analitici: io sapevo che ce l’avrei potuta fare, per quattro volte ero arrivato vicino a Marc. Ero convinto che lui non potesse essere al 100% per tutta la stagione ed ero pronto a sfruttare l’eventuale occasione. Ce l’ho fatta qui a Misano e avere questa coppa con il 58 del Sic significa tanto, per mille motivi. Sotto il podio, poi, c’era veramente un sacco di gente, tipo Mugello: a un certo punto, mi sono sentito un po’ come il Papa».
Come è nato questo successo?
«Sapevamo di avere un piccolo vantaggio sulla Honda: questo mi ha dato una motivazione extra, sapevo che poteva essere il giorno giusto. Parallelamente, però, temevo che sarebbe stato difficile battere Lorenzo con la stessa moto: per questo ho spinto fortissimo dall’inizio, stando ben attento a non fare nemmeno una sbavatura, che avrebbe potuto compromettere la gara. Volevo stare davanti perché avevo un buon ritmo e perché temevo un ritorno della Honda a fine GP, quando, generalmente, loro sono più competitivi di noi. Sono orgoglioso: ho lavorato duro per raggiungere questo risultato. E’ una vittoria molto più solida di quella di Assen dell’anno scorso, perché allora Jorge era infortunato e se fosse stato integro, avrebbe probabilmente vinto. Adesso l’obiettivo è lottare sempre per il podio e provare ad arrivare secondo in campionato (Rossi ha un punto in meno di Pedrosa, NDA)».
Ti sei accorto che Marquez era caduto?
«In alcuni punti, sentivo il rumore della sua moto, poi non l’ho più sentito: ma non mi sono accorto della sua scivolata, pensavo fosse solo più staccato. Poi, quando sono passato sul traguardo, ho capito che lui non c’era più».
Cosa significa questo successo?
«E’ qualcosa di speciale: ero preoccupato di non poter vincere nemmeno una gara, come mi è successo solo nei due anni con la Ducati. E anche Galbusera ha sempre vinto almeno un GP all’anno, non potevo deluderlo… Sono davvero orgoglioso di esserci riuscito. Adesso i rivali sono più giovani, più forti, più professionali: ma se ti alleni, ce la puoi fare, bisogna crederci sempre. Una vittoria così mi mancava dal 2009, forse proprio qui o non mi ricordo dove».
Se Marquez non fosse caduto, avresti vinto lo stesso?
«Sicuramente la sua scivolata mi ha agevolato il compito, ma credo che ce l’avrei potuta fare ugualmente. Qui, durante tutto il fine settimana, siamo sempre andati molto forte, dovevamo sfruttare il piccolo vantaggio rispetto alla Honda: siamo stati bravi a non sbagliare niente e a fare il massimo. Qui Marquez era un po’ in difficoltà e bisognava capire il suo approccio: controllerà per arrivare sul podio o proverà a vincere? Lui ha provato a vincere, anche perché ha un grande vantaggio: però oggi io andavo un po’ più forte».
Che effetto ti fa vincere 18 anni dopo il successo di Brno in 125?
«Sinceramente mi fa più effetto aver ripetuto il podio di cinque anni fa, riuscire a rivincere a Misano una gara molto simile contro Lorenzo, sempre con due secondi di vantaggio. E’ bello, perché durante questi cinque anni sono passato attraverso momenti difficili, stagioni difficilissime con la Ducati, delusioni, anche infortuni, dolore: essere tornato qui è come una scommessa vinta. Ci ho sempre creduto che potesse risuccedere: questa è una vittoria vera al 100%, ci siamo arrivati passo dopo passo. E’ meno una sorpresa di Assen 2013».
L’obiettivo per il quale io sono qui e ho firmato per altri due anni è cercare di vincere il mondiale
Visto che sei in crescita, pensi che prossimi due anni di poter vincere il mondiale?
«L’obiettivo per il quale io sono qui e ho firmato per altri due anni è cercare di vincere il mondiale: credo che un pilota pensi sempre di conquistare il titolo, guai se non ci fosse quell’obiettivo. Se dovessi venire qui solo per fare dei podi starei a casa: è chiaro che è difficilissimo, soprattutto con Marquez e con tutti loro. Il mio più grande obiettivo è rimanere vincente, o comunque in grado di lottare per la vittoria, fino alla fine della mia carriera».
Quando hai pensato veramente di poter vincere qui?
«Stanotte ho sognato che iniziavo l’ultimo giro con scritto sulla tabella “Lorenzo +2”2”; ne avevo 2”497… Ho sbagliato di poco».
Credi che Marquez volesse fare un po’ il “fenomeno” per batterti davanti ai tuoi tifosi?
«Sì, un po’ come il soprasso dell’anno scorso a Laguna Seca al Cavatappi: gli piacciono queste cose un po’ teatrali. Ma oggi non gli è andata bene».