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Cosa ha detto il GP di Aragon?
1) Marquez ha commesso un errore di “sopravvalutazione” di se stesso: era convinto di poter controllare la sua Honda con le “slick” nonostante l’asfalto evidentemente bagnato;
2) La sfida in “casa” tra i due piloti Honda, ha inciso pesantemente sul risultato finale: Pedrosa ha ammesso che: «controllavo quello che faceva Marquez, non sono rientrato ai box anche per questo motivo», mentre Marquez non è rientrato ai box alla fine del 20esimo giro, perché non sapeva che Pedrosa fosse caduto all’inizio del medesimo passaggio;
3) La più grande differenza tra Honda e Yamaha è che al box HRC riescono ad avere una messa punto di base efficace in qualsiasi pista e in ogni condizione, mentre in quello di Iwata impiegano generalmente parecchio tempo per arrivare a una configurazione vincente, o comunque competitiva. Con qualche eccezione, tipo Misano.
Come ha giustificato Marc Marquez la sua scelta di non rientrare ai box?
Risponde Marquez: «E’ stata tutta colpa mia, una mia decisione. Dai box vedono solo dalla televisione le condizioni dell’asfalto, non possono sapere meglio del pilota qual è la reale situazione. L’asfalto era chiaramente bagnato, ma mancando solo 4 giri, ho creduto di poter conservare il vantaggio (23”665, NDA) che avevo alla fine del 20esimo passaggio: mi sono concentrato sul distacco, non sui rischi nel guidare in quelle condizioni. Adesso posso dire che era impossibile pilotare con le slick: se non fossi caduto in quel punto, sarei scivolato alla curva successiva! Ma è tutta esperienza: è la prima volta che mi trovo in una situazione simile».
Perché alla fine del 15esimo giro Marquez ha fatto un gesto plateale a Lorenzo per farlo passare?
Risponde Marquez: «Aveva iniziato a piovere più forte e in quella situazione chi è davanti rischia di cadere, perché non conosce bene il limite. Allora gli ho detto: prego, vai...».
Se non fosse caduto al 19esimo giro, mentre era quarto ormai vicino a Lorenzo, Andrea Dovizioso avrebbe potuto vincere?
Sì: non a caso, Andrea era piuttosto demoralizzato nel dopo gara. «Avevo la possibilità di giocarmi la vittoria, perché ha vinto Lorenzo e io ero proprio alle sue spalle. Sull’asciutto eravamo nella posizione che ci aspettavamo e quando ha iniziato a piovere più forte, davanti hanno logicamente rallentato, mentre io, prendendo qualche rischio, mi sono avvicinato. Purtroppo, era molto difficile capire dove c’era più o meno acqua: all’uscita della nove, in discesa, ce n’era di più e ho perso il controllo del posteriore. Dà fastidio perché un piccolissimo errore si è trasformato in un grandissimo errore, vista la situazione… Certo, con il senno di poi, sarebbe stato meglio rientrare un giro prima, ma anche il 19esimo sarebbe andato bene: purtroppo sono caduto prima di poter effettuare il cambio».
A che giro hanno effettuato il cambio moto i primi sette piloti al traguardo?
Lorenzo: 19°; Aleix Espargaro 17°; Crutchlow 18°; Bradl 18°; Smith 18°; Pol Espargaro 19°; Bautista 18°.
La Ducati è al terzo podio stagionale: “incappa” quindi nelle prime limitazioni regolamentari?
No, perché il podio di Assen è stato ottenuto in una “wet race”, gara bagnata, quindi non conta. Non è chiaro, però, come venga considerato questo podio (dal regolamento non si capisce): sulla classifica ufficiale, l’unica che conta per gli archivi, c’è scritto “dry race”, quindi il terzo posto di Cal Crutchlow diventerebbe il secondo ottenuto sull’asciutto: al prossimo, le Ducati perderebbero 1,5 litri di benzina, passando dagli attuali 24 a 22,5 litri.
Sia Andrea Iannone sia Valentino Rossi sono caduti anche per aver messo le ruote sull’erba sintetica: è giusto porla all’esterno delle curve?
Risponde Dovizioso: «E’ un argomento di cui si parla sempre in Safety Commission, ma, purtroppo, non è di facile soluzione. L’ideale sarebbe mettere la terra, ma non si può fare perché i tracciati devono essere omologati anche per le auto, che non vogliono assolutamente la terra. Di conseguenza, si cercano delle alternative. Per la sicurezza, l’asfalto sarebbe forse la soluzione migliore, ma è anche vero che se c’è l’asfalto, un pilota tende andare sempre più forte, giro dopo giro e gli spazi di fuga diventano insufficienti. E’ vero, però, che in alcuni punti l’erba sintetica non ha proprio senso e diventa pericolosa, come per esempio a Sepang dove era caduto nel 2013 Stefan Bradl (alla prima curva, NDA)».