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Dakhla, Marocco, 4 Gennaio 2025. 25 italiani. Miraggio Dakhla. Vuol dire aver raggiunto la giornata di riposo di Africa Eco Race 2025. Non è propriamente metà Rally, sono state disputate 5 delle 12 Tappe e si passerà adesso in Mauritania, ma la prima settimana di gara non ha risparmiato nessuno. E la prima parte del Rally va in archivio con un colpo di scena e una classifica di giornata assolutamente inedita, dietro alla quale c’è una storia e un gran brivido lungo la schiena. Ancora due bicilindriche e un “mono” sul podio di Dakhla, ma non sono le “solite”. La classifica: primo Nicolas Charlier, ex crossista di fama, Yamaha XTZ 690, secondo Francesco Montanari, Aprilia 660 Tuareg Rally, terzo Massimiliano Guerrini, Husqvarna 450 Rally. Ed ecco la storia, che pur nella sua semplicità ha dell’incredibile.
In testa al Rally non è cambiato molto ma poteva cambiare tutto. Il super colpo di scena che non ti aspetti e che non avvilisce, anzi esalta, la natura del Rally-Raid nella sua essenza più originale. Anzi, per la verità il colpo di scena è multiplo e, a dispetto dalla sua forma macroscopica, nasconde una raffinatezza esemplare.
Botturi non è guarito. Sta peggio, la temperatura supera i 39 gradi. È consumato dalla febbre e dalla fatica, ma tiene duro. Immaginatevi di alzarvi con un febbrone da cavallo e mettervi in macchina per raggiungere Roma o Napoli da Milano. Anche in autostrada. Io me ne starei a letto. Immaginate ora di dover andare a Dakhla, confine Sud di Africa Eco Race. Non in auto ma in Moto, non in autostrada ma su piste incerte, inedite, sconquassate dal vento, sabbiose, veloci poi lentissime tra i sassi. Nessun pannello indicatore, solo un ago bussola e uno schermo davanti agli occhi, con le indicazioni di massima… da interpretare con precisione assoluta. Capito, no? Saremmo già alla frutta prima ancora di partire.
Invece Alessandro Botturi parte a martello e apre la pista come se non fosse niente di strano. Tiene duro, ma ci è abituato. Apre e batte il ritmo. Dietro lo recuperano pian piano in due, sono l’immancabile Jacopo Cerutti e Pal Anders Ullevalseter. È normale, è la meno scritta delle regole: chi apre paga, è inevitabile. Jacopo e Pal Anders si avvicinano, tra i due waypoint coi sono oltre 150 chilometri e, tradito dalla presenza di una jeep medica su un a pista parallela, Botturi la prende per buona a va da quella parte. La direttrice sbagliata, ironia della sorte, si rispecchia nel road book, e Botturi va avanti. La conferma delle note trae definitivamente in inganno anche gli inseguitori, e i tre si lanciano in un lunghissimo budello che è un cul de sac. Niente a che vedere con la pista giusta. Difficile immaginare un errore di Botturi, difficile attribuirne uno a Cerutti. Ma l’ufficiale Aprilia ha problemi con il GPS dal mattino, e non può credere ad un errore di Botturi. Fatto sta, passano il tempo e i chilometri, finalmente una nota non torna. Botturi se ne accorge e suda freddo. Si ferma, prova a fare dei calcoli di navigazione, ma tagliare nel Deserto alla ricerca della pista giusta è un altro rischio, grosso. Si consulta con gli avversari, ora sulla stessa scialuppa di salvataggio, infine i tre decidono di tornare sui loro passi fino al punto dell’errore, riprendono la pista giusta e si avviano verso la fine della Speciale. Cerutti taglia al 35° posto, Botturi al 37°, Ullevalseter al 38°! Il loro ritaro dai primi è di circa 50 minuti.
Meno male che i risparmi in banca erano cospicui. Dopo 5 giorni di gara, infatti, Botturi e Cerutti, ma anche Ullevalseter, avevano le spalle coperte e un buon fido. Ecco perché non cambia molto. Cerutti, Aprilia, torna al comando del Rally, Botturi, Yamaha, è secondo a un minuto e mezzo tondo, Francesco Montanari, Aprilia, sale al terzo posto. Poi Borne e Ullavelseter, Clarlier e l’incredibile Pedrero, Martinez, Libaert e Menichini per chiudere la top ten. 6 biclindriche, la metà sono Aprilia, e quattro “mono”, tutte del Gruppo austriaco di KTM.
Andrea Perfetti… perfetto. Lo chiamano così (o così si fa chiamare sdrammatizzando). Ma questa volta il nickname è… perfetto. Andrea ha concluso la sua quinta tappa, quella che consideravamo della svolta, al 16° posto assoluto. È vero, è successo il finimondo e una classifica così non ce la saremmo mai potuta immaginare. Ma questo non cambia la sostanza, Andrea ha mantenuto saldamente il sangue freddo e la sua corsa tra le mani. Ha superato le difficoltà e si è superato. I tempi parlano chiaro, ha alzato appena il ritmo, ma non strafatto. È fisiologico, ora attenzione al prossimo step. Chiaramente, Andrea avrà ora un’intera giornata per far pesare ai Campioni, Botturi e Cerutti, di averli battuti, umiliati, disintegrati in quella che certamente passerà alla storia come la Tappa più dura della storia del Rally-Raid in Africa, perdio! Il premio più grosso? No, non è la classifica, è poter fare una doccia e concedersi una pausa, godere di un giorno di bivacco con i compagni dell’Avventura. Dakhla gli rimarrà nel cuore.
Il bivacco è la città del Rally-Raid, è il centro nevralgico e sociale delle operazioni e della vita del Rally. In alcuni casi è diventato una fortezza inespugnabile, un campo di prigionia burocratizzato e fiscale, Dakar, in altri casi è il luogo dove tutti si ritrovano e condividono, l’avventura e la passione, Africa Eco Race. Solarys Team ha portato e assiste alla 16ma edizione di Africa Eco Race 11 Piloti. Sette sono giapponesi, Shinya e Yuki Fujiwara, Kahara, Oshitamoto, Tanaka, Saito, Sujimura, e 4 italiani, Pietri, Rigoni, Livi e Guerrini, omonimo del vice-capo, Franco (il capo vero, il boss, è Margherita). Non si è mai capito se nelle campagne di assistenza ai Rally-Raid, sia più fornito il magazzino ricambi o la cambusa. In ogni caso stasera sotto le tende di Solarys si festeggia, si stappa, si scolano kili di pastasciutta, si affetta jamon serrano: Massimiliano Guerrini, il funambolico e “pericoloso” maremmano del Team, è salito per la prima volta sul podio, e con lui hanno voluto starci tutti i componenti della band. Compreso Piero il Presidente della suddetta Maremma….. che fa il raid con una Ducati, il quale ha invece scelto di offrire al “Guerra” una grossa fetta di Canapone di Mamma Picchi - il nome qualcosa vi dovrà pur suggerire – per cercare di raffreddare i bollori dell’exploit.
Basta! È stata una giornata forte, degna del migliore Rally-Raid. Ora riposo, meccanica, igiene, pasti senza fretta. La striscia di terra sull’Atlantico è pettinata dal vento tiepido, si sta bene, finalmente è pausa.
© Immagini. Alessio Corradini