Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
St. Louis, Senegal, 29 Ottobre. Africa Eco Race entra in Senegal e congela il risultato. È giusto. Undici giorni di gara contro il Deserto… amico sono abbastanza. E poi il dodicesimo è particolare, diremmo sacro. L’ultimo giorno sarà festa e celebrazione, il Lago Rosa come sfondo, simbolo e tempio di questa passione travolgente. È Jean Louis Schlesser che ha avuto l’dea e voluto questa forma di epilogo, di rispetto. L’ansia da risultato, prestazione o vendetta è roba da ultima spiaggia, non da questa Spiaggia grazie alla quale si è fissato un mito in un luogo geografico. Era Parigi, era Dakar, sono sparite entrambe per lasciare il posto a un logo itinerante. Però il mito, la leggenda del Lago Rosa vive dove è rimasto lo spirito del Rally-Raid.
La discesa da Ouad Naga è lunga, stressante per le assistenze inviate su strade difficili, nervosa per i Concorrenti alle prese con l’ultima prova speciale. Corta, guidata, quasi trascurabile se confrontata con le precedenti della Trilogia dell’Inferno. Tuttavia c’è la regola dell’ultimo metro che tiene altissimo il livello di adrenalina. I giochi sono fatti, nel bene e nel meno buono, bisogna quindi disfarsi anche dell’ultima possibilità che qualcosa vada davvero storto, e che l’esperienza si concluda con una disfatta. 11 giorni di gara sono l’essenza di un’Avventura che non ammette rinuncia, sin dall’intenzione, ma che non garantisce il bersaglio grosso solo per assiduità o presenza. Insomma, bisogna finire, è obbligatorio tagliare l’ultimo traguardo, consegnare la tabella oraria, avviarsi sul trasferimento dell’ultimo bivacco con la lista dei to do interamente spuntata.
121 chilometri verso Sud, quasi un filo a piombo per l’ultima fatica contro il cronometro. Stefan Svitko dimostra di tenere particolarmente a quello che ha costruito in 11 giorni, e ci mette il carico da 11. Vince anche l’ultima Speciale interamente in Mauritania, rifinisce il proprio margine di vantaggio e si avvia verso il confine. Secondo nella tappa che doveva concludersi a Mpal con una seconda Speciale in Senegal è Xavier Flick, terzo l’inglese Robbie Wallace. Pol Tarres è ormai il cavallo di battaglia di Yamaha, quarto, e alle spalle dello spagnolo ecco Gerini e Botturi. Nessuno si azzarda più a fare il passo più lungo della gamba, Bellini, Guerrini e la Principessa sono nei venti. La lunga fila degli italiani è chiusa da Alessandro Madonna, che come ha fatto a finire, con tutti i guai che ha avuto, lo sa solo lui. Un osso duro, questo è certo!
Doveva esserci una seconda Speciale, 65 chilometri tutti in Senegal, ma si sapeva sin dall’inizio del Rally che sarebbe scomparsa dal programma. Chi è entrato in Senegal dalla frontiera della Diga ha capito perfettamente. Piogge, allagamenti, fango. Ora, con il gran caldo ad asciugare tutto, strade e piste sono completamente distrutte. Buona idea, nessuno si è lamentato del cambiamento. Anzi. Cancellata l’ultima Speciale è stato spostato anche il bivacco. Da Mpal e Diama, non più una struttura tipica, come in Marocco e Mauritania, bensì un magnifico campeggio alla Ksar Ghilane dei bei tempi. L’ideale per espellere le ultime tossine di adrenalina e schiantarsi in relax dimentichi delle angherie del Deserto. Le classifiche sono definitive, dubito che qualcuno abbia voglia di reclamare, farebbe solo la figura del fesso o dell’ingrato. Allora dobbiamo solo aspettare la passerella della piccola Speciale conclusiva. Molto più che un classico. 21 chilometri. Partenza in linea sulla spiaggia atlantica, lo striscione d’arrivo attorno al Lago Rosa. Vengono i brividi, vero?
© Immagini Africa Eco Race – Alessio Corradini